Siccome sono in fissa per Bungo Stray Dogs, propongo
di Dazai Osamu, che è anche il “protagonista” del manga/anime.
Dazai Osamu (Kanagi, Giappone, 1909 - Tōkyō 1948) rivelò fin dall’adolescenza un’indole infelice e dissoluta, insieme a spiccate doti letterarie. Nichilista, collezionò matrimoni e relazioni, abusi di sostanze di ogni tipo e numerosi tentativi di suicidio, di cui l’ultimo gli fu fatale. Tra le sue opere più celebri La moglie di Villon (1947), Il sole si spegne (1947) e Lo squalificato (1948).
Lo squalificato
Incapace di comprendere gli altri esseri umani, soprattutto le donne, o di tessere relazioni autentiche, fin dall’infanzia Yōzō azzarda un’inutile riconciliazione con il mondo, finendo poi per nascondere la propria alienazione dietro una maschera da buffone e in seguito per tentare il suicidio. Senza cedere per un attimo al sentimentalismo, Yōzō ripercorre i fallimenti, le meschinità della propria esistenza, con fuggevoli lampi di tenerezza.
Grande classico del Novecento, tra i libri giapponesi più letti e amati, Lo squalificato (1948) – qui tradotto per la prima volta dall’originale giapponese – esercita tuttora un fascino che va ben oltre le inquietanti similarità tra la vicenda narrata e la biografia dell’autore. Solo il genio letterario di Dazai Osamu, un Rimbaud dell’Estremo Oriente, poteva rendere con tale impeccabile rigore la sublime, sciagurata disperazione di un’esistenza votata all’annientamento.
Lo stile
Dazai[2] appartiene alla corrente della Burai-ha o scuola decadente, un gruppo di scrittori dissoluti che esprimevano la mancanza di scopi e la crisi di identità nel Giappone del secondo dopoguerra. La tecnica narrativa più usata è quella dello shishōsetsu, vale a dire il Romanzo dell’Io: un tipo di romanzo confessionale dove gli eventi nella storia raccontata corrispondono agli eventi della vita dell’autore.
Lo stile letterario di Dazai è sicuramente influenzato dalla letteratura europea, pur rimanendo molto legato alla letteratura giapponese classica. Questa convivenza di influenze fa sì che egli sia uno scrittore accessibile anche al lettore occidentale, anche se adopera alcuni insoliti mezzi letterari, più strettamente legati alla letteratura orientale. Talvolta infatti Dazai fornisce la battuta finale di un dialogo, che spesso si rivela essere quella cruciale, e poi torna indietro per raccontare la vicenda che conduce a quella battuta, in un efficacissimo uso della prolessi.
Un altro peculiare aspetto della prosa di Dazai è la maniera di descrivere fatti secondari per suggerire situazioni più vaste. In questo egli si rifà alla tecnica della poesia giapponese, in particolare alla miniatura del haiku, una composizione di diciassette sillabe dove ogni parola è una parte vitale del tutto, e dove si tenta di offrire al lettore la vastità della natura distillata in poche gocce di poesia.