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Io ho finito Cime tempestose... a mio avviso, tempo perso.




Pensa che è uno dei libri di fantascienza che mi è piaciuto di più, perché il resto è peggio
Finito Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie, una scrittrice nigeriano-statunitense. L'ho trovato interessante primo perché racconta la storia dell'immigrazione delle classi alte mentre spesso quando si parla di Afritca è tutto un mani mozzate, bimbi gonfi, fame e guerre, offrendo un punto di vista per me inedito, poi perché dimostra come anche le critiche con le migliori intenzioni poi falliscono. Quindi parti per criticare la società americana da un punto di vista "esterno" e finisci ad esaltarti per Obama dopo aver letto quel libro meme dove spiega come è finito a dronare la gente in Bangladesh perché la fiche al college non se lo scopavano nemmeno dopo che si era impegnato tanto a leggere Marcuse. Per il resto letterariamente potrebbe essere un libro nordamericano con taglio sarcastico, tipo Mordekai Richler con i negri al posto degli ebrei, molto conforme alla letteratura contemporanea USA ( ).

C'è anche una storia d'amore che potrebbe essere bella se non fosse così specialina, quel tipo di relazione che ha l'esclusività della profondità dei sentimenti e delle passioni mentre tutte le altre intorno sono triviali e pragmatiche.

L'ultima parte è il ritorno in patria con la descrizione sociale della vita delle elite arricchite del postcolonialismo nigeriano, un'altra roba di cui non si sente parlare spesso e che magari può interessare.


Lo sto leggendo lentamente e mi sta piacendo. Pagine e pagine di rambling senza alcuna trama, sono a pagina 200 di mille ed il massacro del Circeo non è stato menzionato per nulla. Sono sicuro che moltissimi lo troveranno noioso


Sulla bacheca di goodreads di una mia amica è "in reading" da tipo otto mesi, nel frattempo avrà finito altri 20 libri
Secondo me poi rende meglio in inglese. In italiano immagino la lettura suoni più comune è ke sue opinioni fastidiose, mentre in inglese è parecchio diverso da come la gente parla e scrive, ed è una boccata d’aria fresca — l’effetto letteratura nazionale dove gente come Murakami e Bolaño è più considerata all’estero che nel proprio paese


E' un'elaborata parafrasi per dire che gli inglesi scrivono di merda?
Tipo che pubblicare in USA è il livello "easy" coi mob mongoloidi che si incastrano sugli scalini.


In realtà no, ma sono molto inquadrati con poca varietà stilistica e spesso incapaci di uscire da quello che sono argomenti tipici. Parte è anche dovuto a quanto sono immersi nei cicli dei media e le conversazioni che producono.
avete qualcosa in particolare da consigliare a proposito di far west? Qualsiasi cosa, romanzi, travel literature, biografie, anything grazie
cominciato 2666 di bolano, per ora non male.
Ho letto jocelyne uccide ancora dello sgargabonzi... e se tanto mi da tanto domani andrò a comprarmi Confessioni di una coppia scambista al figlio morente

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ah per gli appassionati di sport consiglio la collana
https://www.66thand2nd.com/

Niente di trascendentale ma si fanno leggere bene. Più che altro parlano molto del background storico del periodo e sono parecchio interessanti.

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La roba di McCarthy, Trilogia della frontiera, Meridiano di sangue ecc...

*


sopravvalutati per me...
Mark twain altrimenti?
McCarthy è spettacolare.

Ma se vuoi roba più di genere/leggera sul western prova lonsome dove di Larry McMurtry
Eddai

Al massimo possiamo dire che della Trilogia ce n'è uno un po' più palloso degli altri (forse il secondo, se non ricordo male), ma ce ne fossero di scrittori americani come McCarthy


premesso che io ho letto solo cavalli selvaggi, ma non mi ha trasmesso molto, ecco.
Ma credo sia un problema mio.
Ora so che verrò crocifisso, ma neanche "the road" mi aveva fatto gridare al miracolo
Ho letto il mio primo Camilleri, eeeee, sarà che l'ultimo giallo che ho letto l'ho letto a 13 anni ed era la Christie, non so, forse non è roba per me.

Sto invece leggendo On Violence della Arendt, e la prima parte mi ha fatto incazzare abbestia. Amo la Arendt, la trovo una filosofia acutissima, sia nelle sue riflessioni prettamente filosofiche (Vita Activa), sia sugli aspetti storici (Le origini del totalitarismo, ovviamente La banalità del male). Ecco, On Violence comincia con un capitolo strumentale e pretestuoso in cui Arendt parla dei movimenti di protesta nei college americani, e in particolare dei movimenti Black Power, con una superficialità e una mancanza di focus disarmante, prova che quando si esce dal proprio seminato forse bisognerebbe fare attenzione a cosa si dice e a come lo si dice. Nella seconda parte, più prettamente filosofica, si lancia in una riflessione su violenza, potere, autorità e mi sembra più sul pezzo, o quantomeno più nel suo. Vediamo come va a finire.

Mi ha fatto intanto venire voglia di leggere qualcosa di Fanon, tipo I dannati della terra, perché lo nomina spesso (ovviamente in contrapposizione). Com'è?
grazie per i consigli