[Università] Più tasse per tutti, non solo per i fuoricorso



Un laureato diventa produttivo dopo x mesi e in alcuni casi anni.
Il tutto dipende dal proprio percorso, dalle proprie esperienza lavorative e da quello che è in grado di fare oltre agli studi universitari.

Ci sono state persone con la 3 media che hanno creato imperi economici rovinati da persone con master e sticazzi. Non si può generalizzare e purtroppo in una realtà come quella italiana un laureato occuperà (nella maggior parte dei casi) un impiego da diplomato che è in discapito del laureato: più giovane, più pronto mentalmente, meno inquadrato rispetto ad una persona che ha studiato ma ha appunto meno conoscenza perchè, sarà l'azienda a formare.


Un laureato in ingegneria ha una produttività nel suo campo infinita rispetto ad un non laureato (quest'ultima è 0)
Allo stesso modo il laureato in lettere ha una produttività nello scrivere un libro di letteratura molto più elevata di un non laureato.
Il problema è che di competenze ingegneristiche c'è una domanda elevata, di libri di letteratura la domanda è bassa.

E' normale, anzi oserei dire giusto, che lo stipendio dei letterati sia basso: è un fattore di riequilibrio: deve diminuire l'offerta di quelle competenze, in quanto eccessiva.

Evidentemente in USA con l'università privata questi fattori di equilibrio funzionano in modo più efficiente, visto che l'aspirante studente deve in qualche modo rientrare nei costi sostenuti e ci pensa due volte a scegliere studi non remunerativi.
Poi vabbè in italia il mercato del lavoro è disastrato per una serie di motivi che alcuni capiscono benissimo ed altri non vogliono ammettere: l'allocazione dei posti di lavoro è completamente sfasata ed inefficiente.
Il che comporta ovviamente ulteriori distorsioni.

Gabriele io studio economia comunque.


L'azienda ha un campo di formazione limitato: è una superspecializzazione limitata, ma le conoscenze di base devono esserci per forza e se mancano l'apprendimento sarà molto più lento e difficile.
Detto ciò io sno il primo a dire che un laureato non è uno che conosce ma è uno che ha passato gli esami, ed io come tanti ne abbiamo viste di cotte e di crude.
C'è gente che ha lo stesso titolo di altra e non ne vale una frazione, magari anche con voti simili.
Dinofly la tua spocchia e sicurezza fa onestamente paura. Messo in qualsiasi posizione di comando faresti facilmente dei danni incredibili. Ti suggerisco onestamente un "fly down". Sei una nullità, come tutti noi. Non c'è motivo di sentirsi così sicuri.
Totalmente gratuito visto che non si parlava di nessun fattore che mi riguardi.
Ma chi se ne frega se ti riguarda, rilleggiti e nota con quanta nonchalance spari giudizi gratuiti verso chiunque non appartenga alle categorie ritenute da te degne.


Per certi percorsi hai bisogno di strumenti e mezzi che economicamente non è detto che uno possa permetterseli .
Se per sviluppare una conoscenza anche pratica ti serve un telescopio , un satellite , l' accesso a dati particolari , l' università alla fine è l' unica possibilità.
Viceversa se devi studiare programmazione , un pc è alla portata di tutti ..
Nel campo letterario ad esempio in linea di massima non servono mezzi ..



Si ma Gabriele sta facendo l' altalena tra lo faccio per conoscenza personale e il lo faccio per un eventuale nuovo lavoro .. e nel secondo caso logico che serva la Laurea ..
Ma se uno lo fa per conoscenza personale senza mirare a un lavoro diverso, non ha neanche la necessita di conoscere tutto per filo e per segno , sopratutto a livello generale , ma magari potrà approfondire singoli aspetti nel dettaglio , studiando man mano le nuove curiosità in fase di studio.


a me pare che in entrambi i post abbia detto solo verità


Ah, adesso ci erigiamo pure a giudici della verità, one step forward


Hahaha mavvà hai capito male.
Non è che ritengo indegno uno storico, per carità è una disciplina di grandìssima importanza connessa anche praticamente ad ogni tipo di materia e che si è evoluta con approcci e metodologie anche scientifiche.
Non la ritengo meno degna e fautrice di progresso spirituale delle nostre materie.

Il punto era che chi studia queste materie ha scelto un percorso che nella maggioranza dei casi non sarà remunerativo e che non darà vantaggi nella ricerca di un posto di lavoro.
Non è un problema di sistema, non è un problema di PMI o altre cose, si tratta di semplicemente di quanto le conoscenze siano funzionali a soddisfare i bisogni degli altri.
E dubito fortemente che chi sceglie un percorso di studi non abbia in mente gli sbocchi professionali: in storia ci si limita (presumo) ai lavori di ricerca, divulgazione e insegnamento.
E da qualche anno la domanda è a terra per tutte e tre.


ellamadonna addirittura ! solo perchè ho detto che A ME PARE abbia ragione... "giudici della verità" non starai esagerando?
Comunque qualora non sia ancora stato detto: Se un laureato ha meno competenze di un diplomato, e "non serve" in molti casi, la soluzione è molto semplice: si chiudano le università. che senso hanno?
Lo studente guadagna meno e inizia a lavorare più tardi e lo stato spende soldi a vuoto.
Che senso ha continuare a parlare, mi sembra lapalissiano.

Stesso ragionamento se il laureato acquisisce competenze superiori a un diplomato dopo 5\10 anni, perchè a sto punto il gioco non vale la carriera.



Questa frase è particolarmente acuta e la quoto perché solleva un problema fondamentale.
Chi ambisce al sapere letterario (e in generale alla ricerca "pura") lo fa per provare a "evadere dal mondo", per fuggire le imposizioni utilitaristiche della società, che ci spinge a fare delle attività "utili" per gli altri (in quanto richieste, domandate, ben pagate). Quindi un individuo non cerca il "sapere letterario" in quanto tale, ma vuole piuttosto fuggire dal dominio oppressivo dell'utilità, del lavoro che "serve" agli altri e perciò (perché serve agli altri) che permette di portare a casa uno stipendio. Il sapere "puro", letterario, filosofico, scientifico, artistico, ma in generale ogni stile di vita "puro", cioè disinteressato, è solo un pretesto. Si cerca la verità, la bellezza, etc., solo per fuggire il giogo dell'utilità, solo per fuggire le logiche perverse e melmose del mercato. Ogni forma di vita pura è bella, proprio perché non rientra in queste logiche insopportabili: essere poeti, scultori, scienziati, filosofi, archeologi, che importa, l'importante è cercare l'assoluto, appunto la bellezza e la verità. Una volta che si prova la gioia di una vita siffatta (e molti studenti italiani lo provano all'università, immaginandosi filosofi o artisti nei 4-5 anni di bucolici studi universitari), la prospettiva di una "vita normale", in cui si vende il proprio tempo per fare un lavoro "sporco", "interessato", diventa insopportabile, e ciò per quanto questo lavoro sia ben pagato. Anche supponendo di essere un capo di azienda che prende 10000 euro al mese, il lavoro resterebbe "impuro" perché non votato all'assoluto, ma al contrario a vendere cibo per cani, o bulloni, o spazi pubblicitari, o servizi di assistenza tecnica per vecchiette. Che senso ha, si domanderebbe un individuo che mira alla purezza, una vita in cui la principale attività è il fare soldi per poi godersi i benefici di questa attività nel poco tempo restante? Senza contare, continuerebbe, che una vita disinteressata è una vita dedicata appunto a delle attività finalizzate all'assoluto (come la verità o la bellezza), e queste finalità costituiscono la sola illusione capace di dare senso alla vita. E visto che lavorando "veramente" non si avrebbe tempo da dedicare a queste illusioni, la vita diventerebbe affatto priva di senso, diventerebbe una orrenda macchina che continua a distruggere e riprodurre, e la rappresentazione contemporanea di questo movimento leopardiano è la routine dell'impiegato: sveglia-->macchina-->lavoro-->computer-->dormire-->sveglia.
Dunque il nostro giovane cercatore di "purezza" cerca un lavoro che gli permetta di svolgere in santa pace la sua attività orientata all'assoluto, ad esempio la carriera accademica. Egli poteva forse svolgere un lavoro "normale", "utile", e a fianco perseguire le sue mete letterarie, scientifiche, artistiche. Ma la verità è che egli non vuole tali conoscenze, non è interessato a tali mete letterarie, scientifiche, etc in quanto tali: egli è interessato solo a vivere una vita disinteressata.


Buona analisi, sono sostanzialmente d'accordo con te. Ti invito però a riflettere sul rapporto tra la "normalità" e la "giustizia" nella frase: "E' normale, anzi oserei dire giusto...". Un conto è ciò che è, un altro conto ciò che dovrebbe essere. Noi possiamo immaginare una situazione diversa, in cui anche i letterati (o in cui solo i letterati ) usufruiscono della redistribuzione delle risorse economiche: e se possiamo immaginarlo vuol dire che si può anche fare (attraverso delle politiche pubbliche, come già tutti gli stati fanno parzialmente). Senza contare che la "domanda" di beni è in una certa misura creata e imposta dagli assetti sociali esistenti, cioè dai mercati, dallo stato, etc.


ma giusto per parlare a sproposito, secondo me solo in italia c'è sta cosa del laureato inutile, sarà anche colpa delle istituzioni ?! docenti fasulli, ladrate varie, no meritocrazia e inculate a destra e sinistra ?


Ma questo vale in tutti i campi in cui sia richiesta una laurea, sia un requisito legale o fattuale.
Per restare agli esempi di "lauree inutili" (che sinceramente e' una definizione semplicemente ridicola), che utilita' ha un diplomato come political analyst? O come government consultant? O ancora, come ricercatore o insegnante di una materia umanistica?
Inoltre, e questo sembra che sia un punto mancante nella maggior parte delle analisi qua, la laurea non ti serve ad apprendere un mestiere. Serve a darti una forma mentis, ad imparare a pensare in una certa maniera.
Tanto e' vero che oggi le piu' importanti firms di investment banking, consultancy e, believe it or not, law firms assumono gente senza considerare il background, basta che abbiano un master e che passino i loro test. Investment banking venendo da lettere, all'estero, e' fattibile. E' in Italia che abbiamo concezioni strane


Io non penso sia inutile.
Ma se è inutile, non vedo che altra discussione.
Quelli chequi sostengono che la laurea alla fine non sia strettamente necessaria ( tranne i soliti medici ingegneri nuculari, etc etc) se avessero un po' di amor proprio dovrebbero essere in piazza a protestare!


Amor proprio?? a me piace invece questa situazione, perché vedo che il lavoro artigianale si rivaluta, e il lavoro dove son richiesti più anni di studio si svaluta ..
Liberalizzassero ad esempio la professione di notaio tanto meglio , se oggi un notaio prende 100k€ , domani si troverebbero 100 notai che prendono 1k€ , l' anno dopo 200 notai con 500€ di stipendio .. e con il costo delle prestazioni in calo.


Purtroppo è il sistema italiano che è malato.
L'unione europea dona fondi a titolo perduto per la formazione, sia aziendale sia per i disoccupati.
Moltissimi enti sperperano all'invero simile questi fondi e altrettante aziende che potrebbero far accedere i propri dipendenti a corsi di specializzazione, falsificano firme e programmi solamente per ottenere i fondi.
Fortunatamente qualcuno viene beccato ma è un vero peccato soprattutto perchè si crea know how.


Test che prevedono un certo background di conoscenze però.
Funziona anche in alcune università private, non ti richiedono la laurea specifica, ma devi passare un test con le materie che costituiscono la base per quel tipo di studi.
Dopotutto la funzione del master è proprio quella della "riconversione" professionale.
Non puoi lavorare in una investment bank senza sapere cos'è un bilancio dai, saresti un costo enorme per l'azienda in termini di training.
Poi vabbè capita spesso che ricerchino, per particolari ruoli, specialisti di altre discipline, tipo fisica per particolari competenze matematiche oppure addirittura dalle carriere militari per la loro capacità di leadership.

Quindi sei contento di pagare più tasse e di rovinare la vita di alcuni concittadini?


Non centra nulla.