Ass. Giovanni Caudo: “320 milioni stanziati per le opere di urbanizzazione, di cui 195 di interesse pubblico, esterne allo stadio. Lo stadio è della Roma, è di proprietà della Roma: la cosa che teniamo a garantirci è che lo stadio sia legato in maniera indissolubile all’As Roma. La condizione è fare in modo che l’utile di quest’opera, parte degli utili extra-stadio, vadano a favore del club giallorosso tramite una join venture. E’ prevista una clausola in caso di rottura di questo legame: rimarrà alla Roma per 30 anni, la società avrà il diritto di prelazione sull’impianto“.
EDIT: #stadiodellaroma nel progetto anche attracco sul Tevere che è navigabile fino alla foce
LAROMA24.IT – La dirigenza della Roma, rappresentata dal direttore generale, Mauro Baldissoni e Mark Pannes, responsabile della societa’ per progetto stadio, e il costruttore, Luca Parnasi sono arrivati in Campidoglio poco prima dell’arrivo del Sindaco di Roma, Ignazio Marino, e dell’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo.
(foto di Davide Stoppini – VAI ALLA FOTO SUL SUO PROFILO TWITTER)
Il primo cittadino della capitale inaugura la seduta della Giunta che dovrà’ votare la delibera di interesse pubblico sullo stadio della Roma. A palazzo Senatorio sono arrivati anche i capigruppo della maggioranza che parteciperanno al punto stampa che si terrà al termine della seduta. Bocche cucite per i dirigenti giallorossi che sono andati via poco prima dell’inizio della giunta, evitando i cronisti all’uscita dal Campidoglio. Alla fine della Giunta il Sindaco incontrerà la stampa in conferenza stampa per fare il punto sulla formalizzazione di quanto deliberato dalla Giunta stessa. Questo il titolo delle slide di presentazione del progetto: “Il nuovo stadio della AS Roma e i benefici per la città”.
Ass. Giovanni Caudo: “Abbiamo concluso l’istruttoria, oggi la giunta dichiara l’interesse pubblico della proposta con condizioni che devono essere rispettate. 320 milioni stanziati per le opere di urbanizzazione, di cui 195 di interesse pubblico, esterne allo stadio. Lo stadio è della Roma, è di proprietà della Roma - afferma l’Assessore all’Urbanistica – La cosa che teniamo a garantirci è che lo stadio sia legato in maniera indissolubile all’As Roma. La condizione è fare in modo che l’utile di quest’opera, parte degli utili extra-stadio, vadano a favore del club giallorosso tramite una join venture. E’ prevista una clausola in caso di rottura di questo legame: il Comune, in tal caso, pretenderà il pagamento della parte relativa all’interesse pubblico. Lo stadio rimarrà alla Roma per 30 anni, la società avrà il diritto di prelazione sull’impianto“.
Parla il Sindaco Marino: “Una giornata memorabile, questa delibera è una ‘SbloccaRoma’. Oggi grazie al lavoro del Consiglio, della maggioranza, degli uffici che hanno lavorato durante questo mese di agosto, abbiamo uno scenario per cui è stato approvato il bilancio, abbiamo un piano di rientro che porterà rigore e abbiamo concluso una serie di azioni importantissime. Quella che qui comunichiamo lo è molto, non solo per il valore economico, per gli abitanti di quell’area, per i tifosi, ma anche per il metodo - continua il Sindaco della capitale - Abbiamo ricevuto una proposta da oltre un miliardo di euro che era inizialmente irricevibile in quel modo, perché un’amministrazione che ha deciso di investire molto sull’ambiente e sui trasporti non poteva permettere che più di 50.000 persone si recassero in quella zona in auto. Abbiamo una nuova possibilità, insperata per la gente di quella zona, dimostrando che con la schiena dritta, il rigore, il dibattito e la trasparenza abbiamo oggi un piano che è veramente straordinario. Tra poco aprirà questo cantiere, tra i più grandi della nostra penisola e avremo non solo lo stadio e il trasporto su ferro, ma anche un parco da 34 ettari che altrimenti non avremmo mai avuto. Abbiamo chiesto e ottenuto - prosegue Marino - che ogni singolo metro quadro venga sorvegliato affinché l’area possa essere sicura 7 giorni su 7 come avviene nelle altre città a qualsiasi orario del giorno. Per chiarezza, non si fa nessuno stadio e nessuna partita, finché non saranno completate tutte le infrastrutture, verosimilmente nel 2017 per poter permettere a Francesco Totti di giocarci. Stiamo parlando di lavori che inizieranno nei prossimi 8-10 mesi, con tremila posti di lavoro durante e altri tremila per il mantenimento delle opere. Penso che Roma abbia un motivo per essere soddisfatta“.
Il Sindaco risponde poi alle domande dei cronisti presenti nella Sala della Protomoteca:
Sul parco: “Il parco era previsto nell’iniziale progetto. Ora non è solo un disegno, sarà di 34 ettari, più grande di Villa Borghese”
(foto di Davide Stoppini – VAI ALLA FOTO SUL SUO PROFILO TWITTER)
Il primo cittadino della capitale inaugura la seduta della Giunta che dovrà’ votare la delibera di interesse pubblico sullo stadio della Roma. A palazzo Senatorio sono arrivati anche i capigruppo della maggioranza che parteciperanno al punto stampa che si terrà al termine della seduta. Bocche cucite per i dirigenti giallorossi che sono andati via poco prima dell’inizio della giunta, evitando i cronisti all’uscita dal Campidoglio. Alla fine della Giunta il Sindaco incontrerà la stampa in conferenza stampa per fare il punto sulla formalizzazione di quanto deliberato dalla Giunta stessa. Questo il titolo delle slide di presentazione del progetto: “Il nuovo stadio della AS Roma e i benefici per la città”.
Ass. Giovanni Caudo: “Abbiamo concluso l’istruttoria, oggi la giunta dichiara l’interesse pubblico della proposta con condizioni che devono essere rispettate. 320 milioni stanziati per le opere di urbanizzazione, di cui 195 di interesse pubblico, esterne allo stadio. Lo stadio è della Roma, è di proprietà della Roma - afferma l’Assessore all’Urbanistica – La cosa che teniamo a garantirci è che lo stadio sia legato in maniera indissolubile all’As Roma. La condizione è fare in modo che l’utile di quest’opera, parte degli utili extra-stadio, vadano a favore del club giallorosso tramite una join venture. E’ prevista una clausola in caso di rottura di questo legame: il Comune, in tal caso, pretenderà il pagamento della parte relativa all’interesse pubblico. Lo stadio rimarrà alla Roma per 30 anni, la società avrà il diritto di prelazione sull’impianto“.
Parla il Sindaco Marino: “Una giornata memorabile, questa delibera è una ‘SbloccaRoma’. Oggi grazie al lavoro del Consiglio, della maggioranza, degli uffici che hanno lavorato durante questo mese di agosto, abbiamo uno scenario per cui è stato approvato il bilancio, abbiamo un piano di rientro che porterà rigore e abbiamo concluso una serie di azioni importantissime. Quella che qui comunichiamo lo è molto, non solo per il valore economico, per gli abitanti di quell’area, per i tifosi, ma anche per il metodo - continua il Sindaco della capitale - Abbiamo ricevuto una proposta da oltre un miliardo di euro che era inizialmente irricevibile in quel modo, perché un’amministrazione che ha deciso di investire molto sull’ambiente e sui trasporti non poteva permettere che più di 50.000 persone si recassero in quella zona in auto. Abbiamo una nuova possibilità, insperata per la gente di quella zona, dimostrando che con la schiena dritta, il rigore, il dibattito e la trasparenza abbiamo oggi un piano che è veramente straordinario. Tra poco aprirà questo cantiere, tra i più grandi della nostra penisola e avremo non solo lo stadio e il trasporto su ferro, ma anche un parco da 34 ettari che altrimenti non avremmo mai avuto. Abbiamo chiesto e ottenuto - prosegue Marino - che ogni singolo metro quadro venga sorvegliato affinché l’area possa essere sicura 7 giorni su 7 come avviene nelle altre città a qualsiasi orario del giorno. Per chiarezza, non si fa nessuno stadio e nessuna partita, finché non saranno completate tutte le infrastrutture, verosimilmente nel 2017 per poter permettere a Francesco Totti di giocarci. Stiamo parlando di lavori che inizieranno nei prossimi 8-10 mesi, con tremila posti di lavoro durante e altri tremila per il mantenimento delle opere. Penso che Roma abbia un motivo per essere soddisfatta“.
Il Sindaco risponde poi alle domande dei cronisti presenti nella Sala della Protomoteca:
Sul parco: “Il parco era previsto nell’iniziale progetto. Ora non è solo un disegno, sarà di 34 ettari, più grande di Villa Borghese”
ma che rosichelle 
http://sport.ilmessaggero.it/CALCIO/stadio_roma_pallotta_marino_comune/879021.shtml

http://sport.ilmessaggero.it/CALCIO/stadio_roma_pallotta_marino_comune/879021.shtml
ovviamente mi aspetto le scuse di kjb (cit.), visto che alla fine ce l'hanno fatta in 3 mesi.
Spiace tantissimo per Caltagirone.
Così impara a sfasciare il quadrante sud-est di Roma.
Così impara a sfasciare il quadrante sud-est di Roma.
Ignazio Marino @ignaziomarino 5 min
Con la Giunta capitolina abbiamo approvato la delibera sullo @StadiodellaRoma http://www.ignaziomarino.it/stadio-della-roma/
Con la Giunta capitolina abbiamo approvato la delibera sullo @StadiodellaRoma http://www.ignaziomarino.it/stadio-della-roma/

E il depuramerda?
interrano.
una cosa non mi è chiarissima però, per la metro fanno una fermata tra marconi ed EUR (tipo sulla ostiense e poi la gente si fa 500 m a piedi) oppure fanno una diramazione della metro B fino a davanti allo stadio un po come accaduto con la metro B1 che arriva a conca d'oro?
Perchè nel secondo caso sarebbe abbastanza un casino, già con la B1 la frequenza dei treni si è dimezzata se non sei nel tratto principale
Perchè nel secondo caso sarebbe abbastanza un casino, già con la B1 la frequenza dei treni si è dimezzata se non sei nel tratto principale

In realtà per lo stadio nuovo è andata più o meno così.
Il Messaggero di oggi

Mai letto così tante rosicate scritte in un unico articolo

Ce ne sono due di articoli, in uno parlano di ecomostro e del consigliere superparnasiano Caudo mentre nell'altro lodano lo stadio della juve
propongo un ban per chi parla senza linkare o piemmare.
pravetta, sei avvisato....appena c'hai il video della lawrence piemma
pravetta, sei avvisato....appena c'hai il video della lawrence piemma

ce ne sono TRE

e ieri sera un trafiletto asciuttissimo di 5 righe per annunciare la pubblica utilità

Il caso dello Juve Stadium, molto sport e pochi edifici
IL MESSAGGERO (L. PASQUARETTA) – «Casa dolce casa». Aveva proprio ragione John Howard Payne. E’ davvero dolce la nuova casa della Juve. «Lo stadio che ha cambiato il calcio italiano», come ama ricordare sovente il presidente Andrea Agnelli. Uno stadio rigorosamente di proprietà, da 41mila posti (quasi sempre esaurito, 92% di saturazione al netto del settore ospiti), aperto 7 giorni su 7. Efficiente. Moderno. Senza barriere. Molto anglosassone: dove l’entertainment va a braccetto con il business, dove si può mangiare (21 bar ed 8 ristoranti), fare spesa e shopping (presso l’adiacente Area 12, il centro commerciale griffato E.Leclerc-Conad che hanno investito 100 milioni), visitare il J-Museum (ad oggi 372 mila visitatori) e avventurarsi nel Tour. Marketing e merchandising in continuo divenire. E dal 2016 aprirà i battenti pure la Cittadella presso l’area adiacente della Continassa. Insomma uno stadio vincente sia dal punto di vista sportivo che economico-finanziario, costato 160 milioni e finanziato per 75 milioni grazie alla cessione dei naming rights alla società francese SportFive e per la quota restante attraverso l’accensione di un mutuocon il Credito Sportivo. Tutto iniziò nel dicembre del 2002, ai tempi della triade (Giraudo- Moggi-Bettega), quando il consiglio comunale di Torino approvò la variante al piano regolatore, destinando l’area del vecchio Delle Alpi alla società bianconera, che nel luglio 2003, ne divenne proprietaria, versando 25 milioni. Con Calciopoli tutto sembrava finito. Ed invece, l’ex a.d. bianconero Jean-Claude Blanc prese in manola situazione.
I CANTIERI A luglio del 2009 iniziarono i lavori. Dal giorno dell’inaugurazione (8 settembre 2011) la Juve ha vinto 3 scudetti consecutivi. Innumerevoli i benefici, in particolare per i ricavi da stadio, aumentati in maniera esponenziale: prima di trasferirsi nella nuova casa, la società fatturava 11 milioni, passati a 35 il primo anno, a 44 il secondo e dovrebbero sfiorare i 50 il terzo (i dati saranno resi noti il prossimo 23 settembre, il giorno dell’assemblea degli azionisti). La Juve ha corretto un’anomalia tutta italiana. I ricavi da stadio rappresentano circa il 13% degli introiti delle società italiane, contro il 27% di Inghilterra oGermania. E tanto per non farsi mancare nulla dall’inizio del 2015 inizieranno i lavori per la Cittadella della Juventus, presso la Continassa. Lo scorso 22 luglio la giunta del Comune di Torino ha dato il via libera al Piano esecutivo convenzionato: l’area da 176.000 mq (costata 11,7milioni) ospiterà la nuova sede (il trasloco nel 2016), il centro di allenamento, un albergo da 155 camere, un concept store e l’International School of Europe per 600 studenti. Serviranno 92 milioni, che saranno reperiti attraverso la costituzione di un fondo immobiliare d’investimento (per il 50% ricorrendo all’indebitamento con le banche e per il resto con l’equity di investitori). Insomma l’investimento complessivo, diretto ed indiretto, fra stadio, Area 12 e Progetto Continassa è di 340 milioni di euro, che ha generato tra l’altro ricadute occupazionali importanti, la riqualificazione di una zona degradata e una compatibilità ambientale ottimale, grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate ed ecosostenibili
IL MESSAGGERO (L. PASQUARETTA) – «Casa dolce casa». Aveva proprio ragione John Howard Payne. E’ davvero dolce la nuova casa della Juve. «Lo stadio che ha cambiato il calcio italiano», come ama ricordare sovente il presidente Andrea Agnelli. Uno stadio rigorosamente di proprietà, da 41mila posti (quasi sempre esaurito, 92% di saturazione al netto del settore ospiti), aperto 7 giorni su 7. Efficiente. Moderno. Senza barriere. Molto anglosassone: dove l’entertainment va a braccetto con il business, dove si può mangiare (21 bar ed 8 ristoranti), fare spesa e shopping (presso l’adiacente Area 12, il centro commerciale griffato E.Leclerc-Conad che hanno investito 100 milioni), visitare il J-Museum (ad oggi 372 mila visitatori) e avventurarsi nel Tour. Marketing e merchandising in continuo divenire. E dal 2016 aprirà i battenti pure la Cittadella presso l’area adiacente della Continassa. Insomma uno stadio vincente sia dal punto di vista sportivo che economico-finanziario, costato 160 milioni e finanziato per 75 milioni grazie alla cessione dei naming rights alla società francese SportFive e per la quota restante attraverso l’accensione di un mutuocon il Credito Sportivo. Tutto iniziò nel dicembre del 2002, ai tempi della triade (Giraudo- Moggi-Bettega), quando il consiglio comunale di Torino approvò la variante al piano regolatore, destinando l’area del vecchio Delle Alpi alla società bianconera, che nel luglio 2003, ne divenne proprietaria, versando 25 milioni. Con Calciopoli tutto sembrava finito. Ed invece, l’ex a.d. bianconero Jean-Claude Blanc prese in manola situazione.
I CANTIERI A luglio del 2009 iniziarono i lavori. Dal giorno dell’inaugurazione (8 settembre 2011) la Juve ha vinto 3 scudetti consecutivi. Innumerevoli i benefici, in particolare per i ricavi da stadio, aumentati in maniera esponenziale: prima di trasferirsi nella nuova casa, la società fatturava 11 milioni, passati a 35 il primo anno, a 44 il secondo e dovrebbero sfiorare i 50 il terzo (i dati saranno resi noti il prossimo 23 settembre, il giorno dell’assemblea degli azionisti). La Juve ha corretto un’anomalia tutta italiana. I ricavi da stadio rappresentano circa il 13% degli introiti delle società italiane, contro il 27% di Inghilterra oGermania. E tanto per non farsi mancare nulla dall’inizio del 2015 inizieranno i lavori per la Cittadella della Juventus, presso la Continassa. Lo scorso 22 luglio la giunta del Comune di Torino ha dato il via libera al Piano esecutivo convenzionato: l’area da 176.000 mq (costata 11,7milioni) ospiterà la nuova sede (il trasloco nel 2016), il centro di allenamento, un albergo da 155 camere, un concept store e l’International School of Europe per 600 studenti. Serviranno 92 milioni, che saranno reperiti attraverso la costituzione di un fondo immobiliare d’investimento (per il 50% ricorrendo all’indebitamento con le banche e per il resto con l’equity di investitori). Insomma l’investimento complessivo, diretto ed indiretto, fra stadio, Area 12 e Progetto Continassa è di 340 milioni di euro, che ha generato tra l’altro ricadute occupazionali importanti, la riqualificazione di una zona degradata e una compatibilità ambientale ottimale, grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate ed ecosostenibili
non trovo gli altri due ora...prima mi era capitato tra le mani l'altro con caudo superparnasiano
IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) – Costi effettivi delle opere pubbliche, cubature sproporzionate, rischio speculazione sulle rivalutazioni dei terreni, la grana degli espropri. Approvata, faticosamente, la prima delibera del Comune, il percorso del progetto Tor di Valle rimane costellato di nodi ancora tutti da sciogliere, tanto da essere più simile a un campo minato che a una strada in discesa.Decisivo sarà il lavoro della Regione, che entro 6mesi dovrà decidere se dare o meno l’autorizzazione definitiva al progetto.
ECOMOSTRO Il primo ostacolo è il colosso da quasi un milione di metri cubi di cemento che il costruttore Parnasi vorrebbe tirare su accanto allo stadio. Un «Ecomostro» – così lo hanno definito le principali associazioni ambientaliste – destinato a un mega-centro di uffici e hotel. La Regione è già stata chiara. Alla Conferenza dei servizi preliminare ha scritto che «la superficie edificata è superiore di tre volte rispetto al consentito». E «va ridotta ». Il Comune però ha apportato solo una mini-sforbiciata (-10%), forse anche sulla spinta dell’assessore “super-parnasiano” Caudo, che anche ieri si affrettava a dire che «le cubature non si toccano». Mail nodo alla Pisana sarà affrontato. Già ieri Cristiana Avenali della Commissione regionale Urbanistica tuonava: «Oltre 800mila metri cubi sembrano una scelta assurda. Un interesse pubblico così non ci sarà mai». Anche Legambiente è tornata a picconare l’« Ecomomostro»: «Sarebbe una colata di cemento inaccettabile». Al tema cubature è legato quello del rischio-speculazione. Dato che i terreni – acquistati da Parnasi per 42 milioni – grazie all’operazione calcistico-immobiliare potrebbero fruttare, secondo alcuni studi, fino a 800 milioni. Questo al netto dei 900 milioni necessari per costruire lo stadio e il mega-centro commerciale. Come a dire: metti 42 milioni di euro per i terreni e ne incassi fino a venti volte tanto, con il placet del Comune. A qualcuno potrebbe sembrare un regalo troppo grande. Rimane sul tavolo anche la questione dei costi effettivi per le infrastrutture di pubblica utilità. Se aumenteranno, secondo la delibera del Campidoglio, dovrebbero essere a carico del costruttore.Ma non è chiaro cosa accadrà se le cifre varieranno all’ingiù, di molto, tanto da stravolgere il sistema delle compensazioni. Il rischio è dell’ennesimo regalo a chi costruisce. Altra spina: i 15mila uffici privati che verrebbero realizzati, muoverebbero oltre 25mila impiegati. Senza affrontare i problemi legati alla viabilità, c’è un tema di fondo: inun momentodi crisi economica e imprenditoriale della città, è facile prevedere che nel nuovo mega- complesso più che nuove imprese arriverebbero i dipendenti di quelle già attive in altre parti – decisamente più facili da raggiungere – della città. Si tratterebbe insomma di «trapiantare» in blocco 25mila persone da una zona all’altra (ultra-periferica) da un giorno all’altro, snaturando un assetto urbano già in difficoltà.
AZIONI LEGALI C’è poi la grana degli espropri: Parnasi possiede poco più del 50% dei terreni previsti. Della metà restante solo l’8% verrebbe «asservito» perché di proprietà pubblica. Il restante 40% è di altri privati e sarebbe da espropriare. Con tutti i ricorsi possibili (dal Tar al Consiglio di Stato) il progetto potrebbe naufragare o slittare di anni.
ECOMOSTRO Il primo ostacolo è il colosso da quasi un milione di metri cubi di cemento che il costruttore Parnasi vorrebbe tirare su accanto allo stadio. Un «Ecomostro» – così lo hanno definito le principali associazioni ambientaliste – destinato a un mega-centro di uffici e hotel. La Regione è già stata chiara. Alla Conferenza dei servizi preliminare ha scritto che «la superficie edificata è superiore di tre volte rispetto al consentito». E «va ridotta ». Il Comune però ha apportato solo una mini-sforbiciata (-10%), forse anche sulla spinta dell’assessore “super-parnasiano” Caudo, che anche ieri si affrettava a dire che «le cubature non si toccano». Mail nodo alla Pisana sarà affrontato. Già ieri Cristiana Avenali della Commissione regionale Urbanistica tuonava: «Oltre 800mila metri cubi sembrano una scelta assurda. Un interesse pubblico così non ci sarà mai». Anche Legambiente è tornata a picconare l’« Ecomomostro»: «Sarebbe una colata di cemento inaccettabile». Al tema cubature è legato quello del rischio-speculazione. Dato che i terreni – acquistati da Parnasi per 42 milioni – grazie all’operazione calcistico-immobiliare potrebbero fruttare, secondo alcuni studi, fino a 800 milioni. Questo al netto dei 900 milioni necessari per costruire lo stadio e il mega-centro commerciale. Come a dire: metti 42 milioni di euro per i terreni e ne incassi fino a venti volte tanto, con il placet del Comune. A qualcuno potrebbe sembrare un regalo troppo grande. Rimane sul tavolo anche la questione dei costi effettivi per le infrastrutture di pubblica utilità. Se aumenteranno, secondo la delibera del Campidoglio, dovrebbero essere a carico del costruttore.Ma non è chiaro cosa accadrà se le cifre varieranno all’ingiù, di molto, tanto da stravolgere il sistema delle compensazioni. Il rischio è dell’ennesimo regalo a chi costruisce. Altra spina: i 15mila uffici privati che verrebbero realizzati, muoverebbero oltre 25mila impiegati. Senza affrontare i problemi legati alla viabilità, c’è un tema di fondo: inun momentodi crisi economica e imprenditoriale della città, è facile prevedere che nel nuovo mega- complesso più che nuove imprese arriverebbero i dipendenti di quelle già attive in altre parti – decisamente più facili da raggiungere – della città. Si tratterebbe insomma di «trapiantare» in blocco 25mila persone da una zona all’altra (ultra-periferica) da un giorno all’altro, snaturando un assetto urbano già in difficoltà.
AZIONI LEGALI C’è poi la grana degli espropri: Parnasi possiede poco più del 50% dei terreni previsti. Della metà restante solo l’8% verrebbe «asservito» perché di proprietà pubblica. Il restante 40% è di altri privati e sarebbe da espropriare. Con tutti i ricorsi possibili (dal Tar al Consiglio di Stato) il progetto potrebbe naufragare o slittare di anni.
RASSEGNA STAMPA - Non ci stanno, gli imprenditori di Ostia. «In queste condizioni di scarsa mobilità tra la città e il mare - attacca Nicola Della Puca, presidente dell'Assohotel Mare di Roma - le nostre strutture saranno tagliate fuori dall'incoming. Sarà come mettere un muro tra Roma e le spiagge». Per Ginetto Pugliè, presidente della Confesercenti, «il progetto che conosciamo sembra più un centro commerciale con annesso stadio piuttosto che il contrario». «Il rischio è che questa parte di Roma divenga una superborgata», tuona Renato Papagni - scrive Il Messaggero (G. Mancini) - presidente Assobalneari.