Ukraine: The clankening. (Part 3)

Giorno 531

La concezione, pianificazione ed esecuzione di una campagna militare è una faccenda estremamente complessa. Quando si discute dell’attuale conflitto senza conoscerne approfonditamente le dinamiche intricate occorrerebbe almeno avere un’idea della sequenza logica di come le decisioni fondamentali vengono prese durante un conflitto armato.

I colleghi e gli esperti civili inorridiranno al modo semplificato in cui esporrò l’argomento e alla terminologia inaccurata che adopererò per farlo, ma loro queste cose già le conoscono e il mio scopo è rivolgermi a chi in questo campo esperto non è.

Indipendentemente da quali siano le cause del conflitto stesso e da quanto queste siano o meno giustificate, la decisione alla base di tutto è di natura esclusivamente politica e dipende dall’autorità di governo che si assume la responsabilità di iniziare le ostilità – o di avviare un nuovo ciclo operativo nell’ambito di una guerra già in atto. Lo scopo, condivisibile o meno che sia, è sempre quello di addivenire ad una situazione strategica finale da ritenersi preferibile rispetto a quella di partenza.

La decisione dell’autorità di governo viene comunicata ai vertici militari nelle forme previste dal Paese o dall’organizzazione di cui si parla (in Occidente si parla di Direttiva) ed assume i lineamenti di un ordine.

In un sistema statale sano e funzionale questo ordine viene discusso preventivamente con i vertici militari stessi destinati a riceverlo, e anche con i rappresentanti degli altri poteri dello Stato, dell’economia e della società. In un sistema autoritario o disfunzionale esiste però la possibilità che l’ordine venga emanato senza discussione preliminare e sulla base della decisione di un unico individuo, o comunque di un numero ristretto di persone più o meno competenti in materia.

L’autorità politica emana l’ordine in base alle proprie priorità, e i vertici militari lo traducono in termini compatibili con la pianificazione tecnica da parte dei rispettivi Stati Maggiori; lo sottopongono per l’approvazione all’autorità politica, e se questa lo approva assume la forma di quella che in Occidente viene definita Direttiva di Pianificazione, il cui nocciolo è l’End State, cioè l’esito finale desiderato, accompagnato da una serie di vincoli e limitazioni sul come giungere ad esso (ad esempio l’obbligo di coinvolgere o meno alleati, di rispettare il Diritto Internazionale o di salvaguardare la neutralità di Paesi terzi).

Sulla base della Direttiva di Pianificazione lo Stato Maggiore incaricato elabora una serie di possibili soluzioni militari destinate a raggiungere l’End State rispettando i vincoli e le limitazioni ed impiegando lo strumento militare disponibile.

Le soluzioni individuate vengono messe a confronto fra loro e il responsabile della pianificazione ne sceglie una, ordinando di approfondirla e formattarla per una presentazione all’autorità politica. Se quest’ultima la approva, la soluzione assume la forma di Concetto Operativo: un documento che viene diffuso nell’ambito degli Stati Maggiori interessati e dei Comandi militari subordinati per la successiva elaborazione.

Conclusa quella che si chiama Fase Concettuale, si passa a quella Organizzativa, che include tanto la pianificazione vera e propria che l’approntamento pratico delle forze militari necessarie alla sua attuazione.

Durante la pianificazione, i vari livelli operativi lavorano in contemporanea ciascuno definendo le modalità per organizzare le forze, la manovra e il sostegno in base alle proprie responsabilità: i vari livelli si scambiano a più riprese le rispettive bozze coordinando così il lavoro nella maniera più armonica possibile, ma ovviamente i documenti dei livelli superiori assumono per quelli sottoposti la forma di ordini a cui i rispettivi pianificatori devono ottemperare nella stesura dei rispettivi piani (che costituiscono a loro volta ordini per i relativi sottoposti).

L’invio verso il basso delle bozze successive assume la forma di veri e propri “pacchetti di ordini” in sequenza, che consentono oltre alla pianificazione dei livelli inferiori, anche l’approntamento tempestivo delle forze destinate ad eseguire gli ordini stessi, l’accatastamento dei materiali necessari e la programmazione dei successivi movimenti e trasporti, nonché l’acquisizione di quanto necessario ad alimentare lo sforzo militare per il tempo giudicato necessario.

La definizione delle modalità per mettere in pratica il Concetto Operativo consiste largamente nell’individuazione del Centro di Gravità avversario da colpire e di quello proprio da proteggere: il Centro di Gravità è quell’elemento il cui controllo garantisce il conseguimento della Missione (la “vittoria”) e la cui perdita (o mancata acquisizione) porta al fallimento (la “sconfitta”)”. L’elemento in questione a sua volta può essere a seconda delle situazioni una località geografica o una specifica capacità del sistema politico-militare, e per raggiungerlo occorre prima conseguire una serie di obiettivi militari specifici.

Per poter conseguire questi obiettivi bisogna poter ottenere determinati effetti sul terreno e sul nemico raggiungendo posizioni precise e riducendo le capacità militari dell’avversario; tali effetti si ottengono manovrando le proprie forze sul terreno, fornendo loro supporto di fuoco, di mobilità e di comando, e sostenendole logisticamente con continuità per alimentarne lo sforzo.

In pratica la pianificazione militare consiste nella definizione di tutte le attività tese a ottenere gli effetti desiderati e gli obiettivi necessari ad acquisire il Centro di Gravità avversario e a proteggere il proprio.

Quando lo Stato Maggiore competente completa il proprio lavoro (generalmente entro vincoli di tempo stabiliti dai vertici), lo presenta per l’approvazione al Comandante responsabile. Questi lo approva oppure lo rinvia per correzioni, ma alla fine lo presenta all’autorità politica per l’approvazione finale.

Quando l’autorità politica approva il piano, la responsabilità nella gestione del conflitto passa ai militari… O almeno così dovrebbe essere in uno Stato funzionale.

La pianificazione di vertice viene passata ai livelli inferiori che a loro volta definiscono la propria facendola approvare dai superiori e passandola poi ai subordinati sotto forma di ordini, e in breve l’intero strumento militare dispone della propria pianificazione di dettaglio: ogni singola unità militare riceve i propri ordini e si dispone sul terreno in base ad essi.

A questo punto anche la Fase Organizzativa è conclusa, e lo strumento militare è pronto ad entrare in azione in base alla pianificazione complessiva.

L’autorità politica a questo punto ha l’opzione estrema di bloccare tutto, oppure di dare l’ordine esecutivo.

Nel primo caso, tutto rientra nella normalità: nessun atto ostile è stato consumato e l’intero ciclo organizzativo si traduce in una semplice attività addestrativa, con un impatto diplomatico più o meno significativo a seconda di quanto tutto quanto sopra abbia o meno avuto visibilità mediatica.

Nel secondo caso, hanno inizio le ostilità – oppure nel caso la guerra fosse già in atto ha inizio un nuovo ciclo operativo in base alla nuova pianificazione. Si tratta quindi della cosiddetta Fase Esecutiva, durante la quale lo strumento militare esegue sul terreno la manovra prevista dalla pianificazione per ottenere – o cercare di ottenere – l’End State indicato nella direttiva iniziale.

Ora, è vero che “nessun piano sopravvive al primo impatto con il nemico”, in quanto anche l’avversario ha la propria pianificazione e cerca di metterla in atto; è però vero che nella maggior parte dei casi lo “scostamento” fra quanto pianificato e quel che si verifica sul campo è relativamente limitato e per correggerlo bastano ordini emanati al livello appropriato ed eseguiti dai comandanti sul campo. È qui che assume un’importanza fondamentale la cosiddetta “Catena di Comando”, lungo la quale si coordinano le attività delle unità sul campo e si correggono gli errori e gli “scostamenti” rispetto al piano originario man mano che questi diventano evidenti: colpire la Catena di Comano nemica significa rendere questo coordinamento e queste correzioni via via sempre più difficili fino a renderli impossibili.

L’esecuzione di un piano può condurre a risultati variabili: dal completo assolvimento del compito con la realizzazione dell’End State richiesto, fino al totale fallimento che porta alla necessità di interrompere l’azione militare pianificata e a passare ad un altro ciclo operativo (quindi con una pianificazione completamente nuova basata su presupposti differenti) ovvero a richiedere una cessazione completa delle ostilità.

Quanto sopra potrà apparire ostico ai più (ed esageratamente semplificato agli esperti), ma è fondamentale per comprendere cosa sia andato storto nella performance del “secondo esercito più potente del mondo” e cosa stia avvenendo sul campo in questi giorni in cui si sta lentamente sviluppando la controffensiva ucraina.

Ma ne parleremo negli articoli successivi.

ORIO GIORGIO STIRPE

“Colonnello questa notte l’ho sognata, era venuto nel mio giardino ed analizzavamo assieme i detriti caduti dal cielo dopo un combattimento tra un F-16 ed un MIG-29”

:v

Interessante la questione della catena di comando e del rapporto tra politica e strategia bellica, ma è un discorso che sa molto di democrazia. In una dittatura come quella russa, è tutto molto diverso. E lo fa notare pure lui con una battuta.

be la politica decide la linea, la democrazia indica la dittatura impone
la differenza è che poi il dittatore tende a guidare la linea di comando e spesso causa disastri

Ma c’è movimento quindi?

In ordine sparso:

  • A nord hanno ricacciato a pedate quella improbabile testa di ponte dei russi ormai da giorni, per il resto gli ucraini continuano a respingere qualsiasi altro tentativo lì o altrove, in più sembra che abbiano spostato là la “brigata svedese” di riserva, penso per avere la certezza che mentre si concentrano a sud lì non passi nulla.
  • Verso sud fino a Zaporizhzhia continua il grinding: allargamento del fronte, preparazione per future avanzate (sminamento, etc…), causare più perdite possibili ai russi soprattutto considerando che hanno impegnato tutte le riserve che avevano. Gli ucraini su quel fronte hanno ridotto l’artiglieria russa al lumicino, il che ha la sua bella importanza.
  • Puntate offensive importanti oltre il Dnipro, se ne parla sopra.
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completo con:
-bakhmut avanzano a sud di qualche centinaio di metri al giorno, tutte le vie di accesso russe sono sotto il fuoco dell’artiglieria e a nor di backhmut i russi sono in un saliente in cui sono sotto fuoco da tutte le parti;
-Velyka Novosilka: le forse ucraine sono entrate in urozhaine e i russi sono in costante ripiegamento da settimane. Questo settore è importante perché le forze ucraine procedono lungo il corso del fiume Mokri Yaly che sostanzialmente è l’unica barriera naturale che protegge il donbass occupato fino a Mariupol. In caso di cedimento russo a ZAporizizha, il Mokri Yaly è un punto a cui si potrebbero aggrappare i russi. Non a caso subito dietro stanno costruendo una nuova linea difensiva con denti di drago e campi minati

ah dimenticato. Qualcuno (non si sa bene chi) ha comprato qualche decina di Leopard 1 da mandare in Ukr dopo la messa a nuovo.
Inoltre la Polonia ha deciso di mandare i tecnici direttamente su suolo ucraino per fare manutenzione alle armi polacche per tenerle più a lungo in zona operativa.

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Minchia se sono incazzati i polacchi per fare una roba del genere. Mandare personale su suolo ucraino :sbav:

Forse semplicemente si rendono conto che per un’europa più sicura ora come ora la russia deve essere sconfitta. Questo argomento qui in italia è quasi taboo. se lo dici in certi ambienti ti linciano. In altri ti guardano male.
Ma è così

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Il problema dei polacchi è che oggi sono forse il paese europeo più incattivito coi russi e che procederebbe per la propria strada anche nel caso (remoto) in cui USA ed Europa si svilassero dal conflitto, ma se diventano troppo potenti un domani saranno loro i neofascisti da cui dovremo difenderci :asd:

A livello economico sono ancora indietro, ma come riferimento militare europeo sono fra i più convinti nel contrastare la Russia e autorevoli, oggi.

Se avessero preso l’Ucraina si sarebbero ritrovati con qualche milione di uomini da mobilizzare ( forzatamente o meno) e schiantare ad ovest, ci sarebbe stato poco da dormire tranquilli.

Sarebbero andati avanti a fare propaganda e, forti della vittoria, avrebbero convinto buona parte dell’elettorato che è meglio avere un amico dittatore russo che stare sotto nato cattiva o, peggio, avere un nemico dittatore russo.
Anche ora con tutte le batoste prese e la ridimensionata, c’è tantissima gente che ha paura della russia e vorrebbe che l’ucraina cedesse anche solo perché così poi Putin è contento e non se la prende con noi.
Pesa se avesse vinto facile

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il tizio di reportin from ukraina ha smesso di fare video da 3 giorni :/

Grazie al cazzo, Pitò. :sbonk:

Altra industria che salta per aria in Russia

https://twitter.com/visegrad24/status/1689212246696542208?s=20

Qui invece un grafico che fa capire come vengono aggirate le sanzioni occidentali
La sola Italia ha aumentato le esportazioni verso il Kirghizistan del 400% ma siamo comunque dei pivelli, per la Germania l’aumento è del 2000%…

https://twitter.com/LucaBolognini82/status/1688927438779428864?s=20

Scrivono però che si tratta di un incidente

Shouigu dice che gli USA hanno commesso un crimine di guerra dando le bombe a grappolo all’Ucraina

Quindi loro che le usano dal primo giorno, oltre quelle al fosforo? :asd:

A tal proposito: https://twitter.com/wartranslated/status/1688871077760430080

Senza dubbio un incidente, così come ce ne sono stati a centinaia da inizio guerra, ovviamente alcuni sono veri incidenti ma le coincidenze sono troppe

Meanwhile i BRICS sono sempre più uniti

https://twitter.com/generalsvr_en/status/1689187905887985664?s=19