Thread del femminicidio

Dire che sono squilibrati però mi pare una scorciatoia.
Anche perché di gente che arriva all’omicidio ce n’è relativamente poca, ma di gente che non è capace di chiudere una relazione senza fare stalking, ricatti, rotture di cazzo, direi che ce ne sta molta, molta di più. Tutti malati di mente?

Se si comportano così direi che qualche problema grosso c’è .
Ho avuto anche una esperienza personale a tal proposito.

A volte basta essere anche solo estremamente fragili, narcisisti e viziati imho.

Di malati di mente è pieno, molti più di quelli diagnosticati.
Di omicidi meno, nel senso che difficilmente la fai franca dopo aver ucciso qualcuno. Ma puoi essere abusivo per tutta la vita senza arrivare a vedere mai un professionista, anzi, direi che la maggior parte degli abusivi non vede professionisti.

si ma è un disturbo eh, direi che rientra nalla malattia mentale. Poi ovviamente “non lo sei” fino a che qualcuno non te lo diagnostica, il che comporta che devi pure frequentare un medico, fare una terapia, arrivare ad una dignosi, e questo accade dopo mesi/anni, e prima di arrivare dal medico sono passati altri anni di abusi inflitti agli altri (non mi riferisco al caso di cronaca specifico)
Il sommerso di persone con disturbi è gigantesco.

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Societá, a volte famiglia, generica tossicitá adolescenziale tra i banchi di scuola.

Non essere in grado di gestire ira, gelosia o tutte le normali emozioni negative che una persona puó avere la imputo molte volte all’immagine dell’uomo che la societá da’ all’adolescente.

Se piangi, ti fai mollare o non avere la ragazzina sei relativamente catalogato subito a mo’ di finocchio o perdente dai tuoi coetanei o comunque sulla testa oscilla questa ascia del giudizio pronta a decapitarti perché non si appare “uomini”. Insomma, quando i tuoi simili formano attorno a se stessi una realtá narcisistica e dove la fragilitá é una debolezza, beh, crescono uomini cosi.

Non sono direttamente genitore, quindi non saprei le difficoltá famigliari nell’entrare in discussione con i propri figli su certi argomenti ma sono certo, per esperienze personali da figlio, che un sano rapporto genitore-figlio potrebbe portare un po’ di stabilitá emotiva dove stabilitá magari non c’é.

Sono sicuro che ognuno di noi, me compreso, una volta nella vita si é sentito dirsi “ma che voi fa, quella é 'na troia - le donne te le devi chiavá ebbasta”.
Fortunatamente sono cresciuto in una famiglia dove non volavano sberle o violenze domestiche a parte forse qualche situazione infelice, ma comunque che mi hanno bene o male portato a riconoscere le mie debolezze e quando é giusto lasciar andare una persona.

Lo squilibrio mentale é tutt’altra roba, tipo andare a sparare mezza scuola.

Cioè voglio dire, se prendi 1000 persone, e di queste 1000 200 hanno qualcosa che apparentemente non va, di queste 200 quelle che andranno da un medico quante saranno? 10?
Nel frattempo ne hai altre 180 tossiche.
Numeri a caso per dire una roba banale che la stragrande maggioranza delle persone non è lontanamente consapevole della sua condizione mentale, e l’equilibrio mentale neanche lo considera un elemento da curare come si fa con il fisico o l’alimentazione.

gente che non sa vivere la vita. ragazzi di ora mezzi froci che pensano agli addominali scolpiti piuttosto che scopare (detto dalla figlia di una mia collega 22enne :asdsad: ) ragazzi insicuri, quindi vedendosi venir meno l’unico punto saldo, piuttosto lo portano a fondo con loro come una persona che annega. e il lockdown ha accentuato la cosa.

di solito la spiegazione che viene data è che nn voglio che stia con un altro, o con me o con nessuno
che è quello che poi porta all’omicidio, il possesso a ogni costo

Io invece sono cresciuto in una famiglia dove la violenza domestica era costante. Mio padre abusava di mia madre e l’ha fatta letteralmente scappare.
Poi si è trovato un’altra donna e ha iniziato ad abusare anche di lei.
Abusava di me e mia sorella, e anche degli amici che riusciva a farsi facilmente e portarseli a casa. Aveva una personalità manipolatrice potentissima e crudele che mi ha fatto crescere in un ambiente letteralmente saturo di terrore in cui ogni secondo poteva arrivarti lo schiaffo che ti faceva girare la testa o il calcio che ti faceva volare nell’altra stanza.
E qui devo dire che sono d’accordo con chi sopra diceva che alcune vittime sono predisposte.
Mia madre è scappata da mio padre. La seconda moglie di mio padre no.
E quando mio padre è morto lei si è trovata IMMEDIATAMENTE un nuovo uomo che era la copia carbone di mio padre: abusivo e violento.

Io ragionerei più su un piano di giustificazione della propria esistenza. Quella persona giustifica la mia esistenza che senza è priva di scopo, collocazione, direzione.
Il possesso è una manifestazione conseguente.
Il possesso stesso degli oggetti in ottica consumistica, lo status symbol, che sia una macchina, un paio di scarpe o un telefono, è uno dei tanti elementi a cui attingi per costruirti un’identità.

Problema terrificante. Per come la vedo io dal basso della mia ventina di anni passata nel settore è una vera e propria epidemia.

Negli ultimi anni si sono fatti sforzi enormi con le procedure, la formazione, la creazione di reparti appositi nelle forze di polizia, codici rossi, rosissimi, profondi rossi, ma sembra non bastare mai. Io ogni volta che leggo di un femminicidio la vivo come una sconfitta personale.

I tribunali hanno i tempi che hanno e il sistema in sé fallisce spesso e volentieri ma il problema è fondamentalmente culturale.

Ormai sono quasi convinto che molti uomini siano scimmie poco evolute che quando finiscono gli argomenti e gli strumenti intellettuali vedano come unica opzione la violenza fisica. Mentre il contrario succede, ma è statisticamente molto più raro.

Va va sans dire che queste dinamiche si instaurano normalmente in rapporti molto sbilanciati economicamente e dico spesso in maniera provocatoria che l’emancipazione femminile è contemporaneamente il fattore scatenante (dopo la brutalità maschile) e la soluzione al problema

È che l’alternativa al femminicidio, quando non riesci a lasciare andare, è il suicidio, fisico o psicologico, e qui parlo per esperienza personale. Un po’ come il Joker di Phoenix, che nella scena della diretta TV a un certo punto si chiede “ma perché mai devo essere io a morire per la mia sofferenza?”, va full evil e bam bam bam… Il problema è pertanto esattamente l’educazione alla fine di un rapporto, o meglio alla gestione della sofferenza che ne deriva, in un mondo che aborre ammettere che la vita è anche dolore, e che propone l’idillio come standard di normalità quando invece la normalità è che qui c’è da ingoiare merda tutti i giorni.
Direi quindi in generale che la stragrande maggioranza dei problemi di cui si è parlato qui dentro finora è prettamente di natura educativa. E i problemi di natura educativa nascono per tre ragioni, spesso concomitanti, ovvero

  • la povertà e arretratezza dei contenuti educativi che si trasmettono
  • la mancanza quasi totale di figure educative autorevoli
  • la quasi totale assenza di educazione emotiva e affettiva

Questi tre nodi vanno risolti al più presto, ma se Dio patria e famiglia ancora porta voti la vedo molto difficile onestamente

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Se vivi una vita dove la normalitá é quella allora diventa la tua normalitá, il mondo é fatto di persone che sono deboli e si sentono piú deboli da sole, quindi accettano il compromesso quando magari fuori c’é letteralmente di meglio. Non sono d’accordo a dire che c’é una predisposizione all’essere vittima o al martirio.

Se dovessi sentire di una persona a me cara che subisce violenze probabilmente la ospiterei a casa per qualche tempo o la indirizzerei a centri dove sanno come meglio gestire la cosa e come proteggere una persona. Certo in italia non saprei, qui é pieno di associazioni che trovano case rifugio per vittime di violenza domestica.

Per quanto riguarda questa vicenda mi pare di capire che tutti nella famiglia, zii compresi e nella famiglia di lui sapessero di questo attaccamento dell’ex ragazzo e che non accettava la fine della relazione. Se sapessi che una mia ipotetica figlia avesse a che fare con uno del genere, o avessi un figlio con questo atteggiamento probabilmente prenderei provvedimenti.

Mmmh
Non ho studiato abbastanza per poter dire nulla di più che un’opinione basata solo su una limitata - ma importante - esperienza.
La seconda moglie di mio padre era allo stesso tempo una complice e una vittima.
Era vittima quando mio padre beveva troppo (dopo ogni pasto, se non esagerava e sprofondava in uno stato soporifero, diventava verbalmente violento e poi all’occasione passava alle vie di fatto) o per gelosia e quelle due volte che ha provato a scappare, lui ha usato le solite armi che ormai conosco così bene e che sono tipiche: un mix di “come farò senza di te?”, “ti amo davvero”, “se mi lasci mi uccido la mia vita è finita”, “vai pure, cagna schifosa”, “giuro su dio che ti ammazzo”, “farò sapere a tutti che razza di persona sei” e via dicendo.
Quindi una vittima al 100%
Però c’è un però…
Quando erano insieme, erano un’associazione a delinquere. Agivano come una squadra ai danni del prossimo, inventandosi trappole, trucchi, tranelli, furti e raggiri. C’era una sintonia fantastica, ma se lei alzava troppo la cresta nel fare il lavoro sporco, lui subito la riprendeva per far capire chi era che comandava.
Quando lui è morto lei ha ricreato la medesima dinamica con un altro uomo: truffatore violento pure lui.

ps: tutto questo l’ho ricordato/scoperto solo recentemente dopo anni di terapia e per pur caso. Mio padre nella sua mania di controllo aveva messo una telecamera in un angolo della casa e aveva ripreso centinaia di ore di vita quotidiana. In particolar modo aveva estratto da queste interminabili registrazioni dei filmati in cui “aveva fatto il colpo”. Me ne capitò uno per caso sotto mano e quando li vidi rabbrividii.
C’era lui che dieva una cosa e lei che annuiva, come una ruota di scorta di una gang. Poi lei girava intorno alla vittima, punzecchiava con mio padre che ascoltava beffardo. QUando lei esagerava lui la richiamava all’ordine, annientandola e passando per quello che comanda, ma che è buono, in fondo. Giusto più che buono.
Erano soci a delinquere.

Non era per giustificare… anche io quando sento l’ennesima notizia di femminicidio provo una certa vergogna di essere maschio.
Era per spiegare quanto sia difficile e arduo trovare delle soluzioni a un problema che è radicato COSI’ nel profondo. Ci si possono mettere delle pezze tramite l’educazione e le leggi, e mi auguro vivamente venga fatto sempre di più in futuro, ma il problema di fondo rimarrà sempre lì purtroppo.

ALTRI MIEI VANEGGIAMENTI BIOLOGICI SOTTO SPOILER :asd:

Ad esempio, la possessività penso derivi semplicemente dalla territorialità, istinto presente in una grande parte degli animali da tempo immemore. Negli altri animali la territorialità si ferma lì, dato che non hanno gli strumenti cognitivi per “trasformarla” ulteriormente (al di là delle occasionali scazzottate con gli altri maschi, che in natura non sono QUASI MAI mirate ad uccidere, ma solo a “dimostrare”), ma nella nostra specie, essendo dotati di una coscienza molto più complessa, facciamo dei passaggi ulteriori: territorialità persa → insoddisfazione → collera → perdità della sanità mentale → violenza cieca (pure contro se stessi)

Fixed

Vabbè ma povero cristo che vuoi che dica?

È scomparso anche suo figlio, sarà anche lui incredulo e un sacco in angoscia, colpevolizzarlo per aver dato questa risposta mi pare proprio voler dare la caccia al mostro a qualunque costo.

Anche perché è facile dare per scontati i segni a fatto avvenuto (sia che si tratti di un rapimento o, come sembra sempre più probabile, di qualcosa di più grave). Prima tendi a sottovalutarli. Chi mai si aspetterebbe che dietro tuo figlio, o dietro la persona con cui hai studiato all’università, si nasconda un potenziale assassino?

Violence is the last refuge of the incompetent. -Isaac Asimov

scherzi a parte penso davvero che quando un essere umano non abbastanza evoluto abbia esaurito le carte da giocare faccia l’unica cosa che gli resta da fare: usa la forza, se ce l’ha.

Infatti l’errore, compiuto consapevolmente però da un giornalismo sensazionalista e barbarico, sarebbe proprio intervistare i parenti delle persone coinvolte in circostanze tanto incerte e coincitate.

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