[Split] Fonti e controfonti sulla salute transgender

Non lo stavo centrando sulla transizione nel mio primo reply. È che in questo topic si parla di transizione.

Comunque, in generale, l’impatto dei genitori sulle scelte dei figli è un problema importante, perché subdolo. Il figlio può dichiararsi convinto di una scelta, ma essere in realtà condizionato.
Ci sono genitori che impongono il tipo di dieta, la religione, il percorso di studi, ecc. Figurarsi se non ti esce lo schizzato che vuole il figlio trans (ovvio anche l’opposto, sennò mi riprendi :asd:)

Detto in maniera molto semplice, il problema fondamentale è che le “critiche” sono fin troppo spesso manufatte e/o strumentalizzate allo scopo di generare ostilità, ostilità che poi viene presa ed utilizzata a mo’ di clava chiodata, non per assicurarsi che le persone - trans e non - abbiano l’attenzione e la cura opportuna, ma per provare ad eliminare dalla società qualsiasi elemento che non sia in ordine con l’immaginata gerarchia sociale (ed etnica) tradizionale.

Come ho accennato sopra, l’esplosione del discorso nel suo complesso è un secco riprendere la stessa retorica che ha ammazzato non si sa quante persone omosessuali negli scorsi decenni, prima che l’accettazione sociale prendesse piede - con gli stessi argomenti, le stesse modalità, le stesse paure proposte e fomentate.

La traduzione pratica di queste affermazioni la vedi nell’impianto legislativo che sta essendo proposto in numeri sempre maggiori negli ultimi anni, principalmente in diversi stati USA (a trazione GOP) e in UK, impianto che non si fa scrupoli ad essere violento, a disumanizzare, ad inventarsi problemi da risolvere creandone altri incidentali, su basi che nel migliore dei casi sono aneddotiche e pseudoscientifiche, negli altri son semplicemente inventate.

Ammesso e non concesso che dubbi leciti esistano e richiedano ulteriore studio, è disumano pensare che questi dubbi debbano avere la precedenza sull’accettazione sociale e i diritti basilari di un gruppo di persone fragili che in questo momento è il bersaglio prescelto (non l’unico, ma di certo il principale) di chi ha deciso di criminalizzare il diverso e punirlo con l’eradicazione sociale.

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Vabbè Tuco adesso, tu sei quello che quando in una chat in cui siamo entrambi sono uscite le dichiarazioni a supporto delle persone trans di Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint ha immediatamente suggerito che lo facessero per tornaconto personale eh.

Sentirti che accusi gli altri di screditare le critiche a prescindere fa un bel po’ sorridere.

No, Brom, sei tu che hai scelto di interpretarla così.
Perché anche tu non è che sia esattamente nuovo a saltare a conclusioni.

Tu eri uscito con un commento tipo “Anche gli attori dei suoi film han buttato la Rowling sotto un treno”.

Quello che ti ho detto io in quell’occasione (e su una chattina Whatsapp dove si parla sempre in fretta e in quattro alla volta, spesso mentre si sta facendo anche altro, senza mai soffermarsi su nulla) è che in realtà non c’era alcun margine di manovra per “il cast di Harry Potter”, che le uniche opzioni che avevano erano ripudiare la Rowling pubblicamente o diventare paria insieme a lei.

Poi ho anche concesso (nella stessa frase, eh, nemmeno in un messaggio successivo) che questo non esclude assolutamente che poteressero davvero credere con fervore alla posizione ideologica che stavano prendendo.

Ha ragione shenlong. Anche se è uno studio tra molti, non è sufficiente. Non a caso gli autori, in base a quello che hai incollato, parlano di dati mancanti ed incertezza. L’effetto del campione può portare a conclusione totalmente erronee.

Detto questo, di una cosa sono convinto tra quelle che hai detto. L’effetto long-term sarà da capire e non è scontato. Se prendiamo il campo alimentare, alcuni xenobiotici sono stati banditi a distanza di anni, perché causa di tossicità cronica. Nel breve periodo sembravano innocui.

Ricordiamo lo status di “paria” della Rowling, che ha attualmente quattordici milioni di follower su Twitter, è diventata l’idolo e il volto del movimento anti-trans, è recentemente stata soggetto di un chiacchieratissimo podcast che ne ha preso le difese, e per non farsi mancare nulla è stata nominata produttore esecutivo della serie decennale su Harry Potter della HBO, giusto per dimostrare che non sono solo quattro matti su Twitter a darle credito.

Alla faccia del paria.

Specifichiamo, li hai descritti come “i più ferventi virtue signaler del pianeta”. Non esattamente una concessione di genuinità, visto il significato che ha quel termine nel discorso comune.

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È impossibile spingere per via culturale un’appartenenza identitaria profonda come può essere quella data da una disforia di genere, che molto spesso si manifesta già in età prescolare.
Come qualsiasi orientamento di genere, non si può forzare o fingere: o lo sei o non lo sei.

Altro discorso è la scoperta della propria sessualità e la sua esplorazione, cosa molto comune. Oggi semplicemente è un qualcosa di più visiblle e con meno tabù.

Sono esplosi i casi di persone che percepiscono un’identità fluida (specie in adolescenza) non i casi di chi si sottopone a una transizione di genere, che resta stabile intorno sotto l’1%.

C’è anche una questione generazionale che rende più visibile il fenomeno, in quanto i ragazzi giovani di oggi percepiscono un’instabilità estrema su ogni fronte della vita (prospettive future, lavoro, famiglia ecc).

Semplicemente c’è più visibilità e si spera anche meno repressione.

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La storia del “senza effetti collaterali” mi ha sempre lasciato perplesso: ammettiamo (e non credo ci siano i dati a sufficienza, ma ammettiamo) che clinicamente siano completamente reversibili come in tanti li propagandano. Se anche riuscissi a bloccare la pubertà, ci sarà comunque un’altra variabile che è intoccabile e che continuerà a fare il suo sporco lavoro: il tempo. Il soggetto ricevente, nel momento in cui decidesse di interrompere i bloccanti, tornerebbe a sperimentare gli effetti della pubertà, con la manifestazione dei caratteri sessuali secondari. Il problema è che nel mentre (mesi? anni?) tutti quelli che potremmo definire col termine social peer avranno fatto il loro percorso e il soggetto ricevente di cui sopra sarà, indiscutibilmente, indietro. Soggetto di sesso femminile? Sarà piatta come un’asse da stiro mentre le coetanee avranno due bocce così. Soggetto di sesso maschile? Avrà le spalle strette e la vocina da sopranino leggero mentre i coetanei avranno il primo velo di barba, una muscolatura in via di sviluppo e la voce un’ottava più bassa. E non ci sarà ALCUN modo per recuperare.

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Intendi nessun modo di recuperare tranne aspettare 2 anni?

Perchè i puberty blockers li prendi massimo per 2 anni.

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È un paragone difficile però, perché quando avevamo 11-13 anni noi, ad esempio, non c’era grossa consapevolezza nemmeno di cosa fossero disturbi dell’apprendimento o adhd.

Non che di colpo oggi sia una scelta facile, ma l’assenza di discussione del tema rendeva lo scenario diverso a tutti i livelli, in primis per l’assenza di un quadro di riferimento per le famiglie.

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A me sta cosa fa giusto un po’ sorridere perché qui si parla di accettazione sociale come elemento prioritario per il benessere delle persone, e questo post suppone (in maniera abbastanza libera per quel che riguarda il caso specifico, ma andiamo di ammesso e non concesso anche qui) che la mancanza di accettazione sociale fa danni, addirittura irrecuperabili.

La soluzione dunque è… uh, meno accettazione sociale.
Non capisco, davvero.

Non sono sicuro di capire cosa intendi.

Immagina un bimbo di 10 anni (A) che non prende una sega, ed un identico bimbo di 10 anni (B), che per 2 anni prende sti blocker.

Vediamoli a 14 anni.

Secondo te saranno identici?
O B sarà come era A a 12 anni?

Ipotizziamo ora che lo sviluppo si fermi attorno ai 21 anni.
Secondo te quando ne avranno 40 saranno identici, perchè lo sviluppo di B sarà proseguito fino ai 23. Oppure B sarà rimasto per sempre indietro di 2 anni?

Non ho alcuna vena polemica, voglio solo capire cosa stai intendendo.

E, tanto per capire di che stiamo parlando, pensi che nel momento in cui l’assunzione di PB viene interrotta, la pubertà riprenda senza la minima ripercussione sull’organismo, tipo mettere in pausa la playlist su itunes e poi schiacciare di nuovo play?
Che quei due anni di pausa non comportino alcuna conseguenza a lungo termine?

Non mi metto nemmeno a discutere se hai ragione o torto, voglio proprio capire cosa stai affermando qui.

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In linea di massima è così, sì.
C’è la possibilità di alcuni effetti collaterali (come per pressoché qualsiasi medicinale) ma non sono comuni o diffusi, e la medicazione è considerata safe. Studio sugli effetti a lungo termine è chiaramente ancora necessario, ma questo è il consenso attuale.

Sì, aspetti due anni e il soggetto recupera. Nel mentre il mondo è DUE ANNI avanti al soggetto. E il gap rimarrà lì.

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Gente i moderatori/admin possono bypassare lo slow mode. Stateci attenti per non trasformare il topic in una chat tra staff con gli utenti normali limitati.

La prima che hai detto. E anche molto prima dei 40. Fra i 18 e i 25 anni non ci sono più differenze.

No il gap non rimane. Smetti di inventarti delle cose. :dunnasd:

Non capisco se c’è qualcosa su non ci stiamo intendendo, se non capisco io qualche passaggio, o se, come mi sembra, Cardoza sta sostenendo una ipotesi contraria a qualsiasi logica.

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Ho letto diverse volte e onestamente non capisco che stai dicendo.
Tento di chiarire il mio post precedente: sono perplesso circa la facilità con cui si somministrano bloccanti perché di fatto a mio avviso sono un male minore, ma sono comunque un male. Che il soggetto intraprenda la transizione o meno sarà sempre e comunque due anni dietro ai coetanei e di questo nessuno ne parla, ci si limita a dire “eh bloccanti reversibili tutto ok”.

Hai ragione, non intendo dire che “il gap rimane visibile vita natural durante” perché giustamente crescendo le differenze si livellano, ma converrai con me che quando sei sui 13-15 la differenza c’è e si nota, ed è quello il periodo in cui l’individuo sente maggiormente il bisogno di sentirsi parte di un gruppo, e una differenza anche minima viene ingigantita.

p.s. evita gli asdini, cortesemente.

Quello che ti sfugge è che in mancanza di bloccanti, una persona trans vedrà il proprio corpo modificarsi in maniera indesiderata - un’esperienza che le persone trans descrivono spesso come kafkiana, con ovvio riferimento alla metamorfosi - e vivrà un disagio fisico, identitario e sociale incredibilmente maggiore di qualsiasi possibile ritardo nello sviluppo, a cui è molto probabile seguirà una vita da persona adulta peggiore, con maggior rischio di stigma sociale, perché la transizione post-puberale è più complicata e non è altrettanto efficace.

Tra l’altro, la pubertà non ha l’orologio preciso: persone diverse ne hanno esperienza in momenti diversi - tra i 10 e i 14 anni nelle persone AFAB, tra i 12 e i 16 anni nelle persone AMAB. Questo “gap” di cui parli esiste di base a prescindere da possibili puberty blocker, ed esattamente come avviene naturalmente, scompare a posteriori del passaggio attraverso la pubertà.

Per fare un esempio pratico - anche se chiaramente parziale e non davvero rappresentativo, immagina se al te giovane, con la tua identità e la tua concezione di te immutata, avessero detto che da lì a poco ti sarebbero iniziate a crescere le tette, e potevi prendere prima un medicinale per evitarlo, e poi testosterone per affermare la tua identità maschile una volta sicuro della scelta - e poi qualcun altro arriva e dice “fermi tutti, non fate niente, meglio fargli prima crescere le tette, perché sennò si sentirà a disagio coi suoi coetanei”.

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