Tuco e Rehn sono le nostre missionariae protectivae inviate qui per impiantare i semi dell'intolleranza verso la stupidità che presto faranno sbocciare un grande jihad purificatore.
Tu hai parlato di rolex. Io ti parlo di auto. Se applichiamo il principio da te accennato, io in teoria non dovrei mai rivendere la mia auto. Se non fosse che quando uno la rivende, probabilmente è per comperare il nuovo e provare ancora le emozioni delle quali parli tu e che l' auto vecchia non puo piu dare.
Scusa ma se voglio vendere 5 giochi usati, che mi hanno gia dato emozioni e che ora prendono polvere sullo scaffale, per comprarmene 1 nuovo e provare un' emozione, voglio essere libero di farlo a prescindere e senza dovermi giustificare, visto che il gioco è mio e teoricamente potrei farci quel che voglio.
Ma solo a me sembra logico ch ognuno faccia cio che vuole della sua proprietà? State facendo l' apologia della mancanza di libertà
Io parlo di beni voluttuari: orologi, videogiochi, migliorano la qualità di vita di chi li acquista ma sono dei piaceri non indispensabili.
Nell'ottica di uno studente universitario, per fare l'esempio di Carr, e in quella di una persona del XXI secolo invece libri di studio e automobili non sono beni voluttuari, lussi, ma sono dei beni necessari.
Il bene voluttuario lo acquisti per piacere, il bene necessario lo acquisti, appunto, per necessità.
Mi sembra che venga da se che essendo diverse le esigenze siano diversi anhe i comportamenti di acquisto: un gioco puoi decidere se comprarlo, auto e libro universitario no, te li devi procurare per forza.
ma anche un auto fa parte dei beni voluttuari, specialmente se parliamo di auto di un certo livello. Resta cmq il fatto che uno vende il bene, quando questo non gli da piu emozioni (sia esso un auto, un orologio, una bici o un videogioco) e le vuole provare nuovamente con qualcosa di nuovo. La svalutazione a mio avviso, è già sufficiente a penalizzare la vendita dell' usato.
Cmq , sia steam con la sua politica di steamworks che il provvedimento che vogliono prendere le software house, lede il mio diritto a rivendere il mio bene. Altrimenti che lo specifichino, non pago il possesso ma il comodato d' uso.
che palle, sta diventando come agorà.
fai come sto per fare io con te
mettimi in ignore list.
mettimi in ignore list.
Boh a me non sembra così assurdo il concetto "compro un oggetto -> è mio -> posso farne ciò che voglio."
Che sia una casa, un'auto, un libro, un orologio o un videogioco, secondo me questo concetto è sacrosanto, indipendentemente dalle emozioni che mi da o se sia un bene necessario o voluttuario.
Laddove un videogioco per essere giocato online, richiede la validazione di un codice associato a un account utente, mi può stare anche bene...perché entrano in gioco vari fattori tipo i multiaccount o il cheating che possono in qualche modo sminuire l'esperienza di gioco e il divertimento degli altri acquirenti, del resto per HL e i suoi mod era già così nel lontano'98, molto prima di steam.
Il resto imho è il solito piagnuccolì piagnuccolò delle sh, che non sanno più con chi prendersela...vorrebbero pure fare in modo che un gioco non sia rivendibile, così uno deve scucire 70 euri per un gioco di magari due anni prima.
Al massimo, invece di metterla in culo come sempre al consumatore finale, chiedessero una percentuale forfettaria ai vari gamestop, gamerush e simili, che su sto giro di usato ci lucrano non poco.
Che sia una casa, un'auto, un libro, un orologio o un videogioco, secondo me questo concetto è sacrosanto, indipendentemente dalle emozioni che mi da o se sia un bene necessario o voluttuario.
Laddove un videogioco per essere giocato online, richiede la validazione di un codice associato a un account utente, mi può stare anche bene...perché entrano in gioco vari fattori tipo i multiaccount o il cheating che possono in qualche modo sminuire l'esperienza di gioco e il divertimento degli altri acquirenti, del resto per HL e i suoi mod era già così nel lontano'98, molto prima di steam.
Il resto imho è il solito piagnuccolì piagnuccolò delle sh, che non sanno più con chi prendersela...vorrebbero pure fare in modo che un gioco non sia rivendibile, così uno deve scucire 70 euri per un gioco di magari due anni prima.
Al massimo, invece di metterla in culo come sempre al consumatore finale, chiedessero una percentuale forfettaria ai vari gamestop, gamerush e simili, che su sto giro di usato ci lucrano non poco.
Non hai colto il senso del problema, comunque...
1) Quando compri un software di fatto non stai comprando un cd e un manuale, bensì una licenza d'uso. Questo fatto ne implica un altro: il software non è il tuo, ma è del detentore dei diritti, che infatti normalmente inserisce una clausola di divieto di cessione a terzi. Per cui tu già a monte non doresti vendere software del quale non sei detentore dei diritti, ovvero creato da te.
2) Steam di fatto è un facilitatore di accesso a software licenziato: sia dal punto di vista tecnologico sia dal punto di vista economico; eliminando buona parte della filiera di distribuzione sono possibili grandi economie di scala che di fatto si riflettono sul prezzo finale che consente molti più margini perchè i costi complessivi sono minori rispetto alla distribuzione retail.
3) Steam è una figata perchè è comodo e costa poco: il fatto che non ti consenta una pratica contrattualmente espressamente vietata (anche se non sicuramente vietabile) è un tuo problema, che personalmente ritengo abbastanza poco interessante.
4) Se non ti va bene non comprare Steam ma vai da Gamestop a rifornirti, ti fanno pure l'assicurazione ( ) sul DVD rigato.
5) Mi dispiacerebbe molto se questa risposta ti segnalasse una mia qualche disponibilità ad un dibattito con te sull'argomento: ti assicuro che non è così.
Non so cosa tu abbia capito ma io non compero ne' da steam ne' da gamestop. I giochi li prendo nuovi come copie fisiche.
Poi, rispondi quindi dimostri interesse nella conversazione e ti contraddici subito dopo dicendo che non ti frega niente.
Sulla confezione di un qualsiasi gioco, non c' è scritto che è vietata la vendita ma bensì che i marchi e i nomi sono di proprietà dei detentori e che è vietata la RIPRODUZIONE.
Checchè tu ne dica, dal momento in cui compero un dvd e un cofanetto, cmq detengo un bene fisico che posso rivendere quando mi pare e le SH vorrebbero togliermi questo DIRITTO SACROSANTO. Perchè? Per poterti rivendere a prezzo pieno un gioco vecchio.
Tra parentesi, fosse come dici tu , i varii gamestop, gamestorm, blockbusters, sarebbero tutti chiusi. Non mi pare che lo siano.
Ora se compro un gioco su steam a 5€ mi metto a pensare sulla rivendibilità dello stesso
Poi ovviamente il cretino che si compra giochi prettamente commerciali su steam a prezzo pieno tipo 50€ ci sta sempre
Poi ovviamente il cretino che si compra giochi prettamente commerciali su steam a prezzo pieno tipo 50€ ci sta sempre
Ora non è che tutti i giochi su steam stiano a 5€ sempre eh.
no, infatti
steam è così figo e utile che ti vende delle copie "virtuali" facendotele pagare il 25% in piu rispetto alle copie fisiche di play.com o thehut
Da veri genii acquistare il nuovo su steam!
Certo, come no.
ad esempio:
http://tos.ea.com/legalapp/eula/US/en/PC/
Il punto è disciplinato al numero 1 lettere A, B, C e numero 2.
precog: so già che dirai una cazzata.
non e' un diritto sacrosanto
al massimo e' un cavillo consentito dalla legge attuale
ma concettualmente e' quasi una truffa perche' rivendi un prodotto che NON si e' svalutato con il tempo/utilizzo
quindi tu hai usufruito interamente del prodotto e poi il seguente utente ne usufruira' interamente pure lui, e a prezzo ridotto e stabilito da te
nonsense, anche se ora e' legale e' moralmente inaccettabile
Moralmente cosa?
Scusa, io non studio legge, ma da quando ho un' intelligenza che mi consente di fare le addizioni, so che se una cosa la compro, allora è di mia proprietà.
Ora cos'è la proprietà?
Il termine proprietà può essere definito come il diritto reale in base al quale il proprietario può godere e disporre di un bene in modo pieno ed esclusivo, nei limiti degli obblighi sanciti dalla legge.
Quindi con un gioco mi ci posso pulire il culo, usarlo come poggiabicchieri, prestarlo a 40 amici, ma non usarlo per sgozzare la gente a mo di frisbie.
Ora se la legge mi consente di venderlo privatamente, non capisco che amoralità ci sia in tutto ciò, altrimenti ddd mi devi estendere il campo a TUTTO il mondo dell'usato.
http://www.microsoft.com/About/Legal/EN/US/IntellectualProperty/UseTerms/Default.aspx
Si può scaricare l'euladi una qualunque versione di windows 7 e leggere.
Articolo 8, Artivolo 16 lettera a, Articolo 18.
Si può scaricare l'euladi una qualunque versione di windows 7 e leggere.
Articolo 8, Artivolo 16 lettera a, Articolo 18.
Non si vede nulla
eh lo so ho tirato fuori la url da un javascript ma non funziona, editato cmq.
il diritto di rivendere il prodotto (o meglio, se parliamo di diritto d'autore, il supporto) coperto da privative di proprietà intellettuale/industriale (diritto autore/brevetto) NON è certo un cavillo, ma un principio fondamentale del diritto comunitario (e nazionale) che si chiama principio di esaurimento.
http://www.filodiritto.com/index.php?azione=visualizza&iddoc=537
(semplificando al massimo) dice che se tu detentore della privativa metti in commercio un dato prodotto non ti puoi opporre alla sua circolazione successiva e ulteriore. In pratica, non puoi impedire il mercato dell'usato o i fenomeni di transito commerciale ulteriore (es., la esportazione/importazione da parte dei distributori sul territorio* per cui vale il principio di esaurimento).
Ora, perché le case produttrici ameranno sempre di più il digital delivery?
Perché con il d.d. siamo sul campo dei servizi, non dei beni (i.e. della circolazione, secondo regole proprietarie, del c.d. "corpus mechanicum": ovvero del supporto in cui si materializza l'opera protetta... il dvd, il libro, etc.).
Ergo, NON si applica il principio di esaurimento. Il detentore della privativa rimane libero di opporsi a qualsiasi circolazione ulteriore dei contenuti offerti... e a livello contrattuale può riservarsi di stabilire la natura temporanea del servizio stesso (o apporvi tutte le condizioni e limitazioni possibili di fronte all'erogazione di un servizio).
Cosa (quella di mantenere un controllo sul contenuto protetto anche dopo la sua distribuzione) che storicamente è sempre stata tentata, con la scusa di qualificare come licenza il rapporto anche con il consumatore finale, ma che di fatto non ha mai avuto un fondamento effettivo (cioè capace di reggere ad alcuni elementi legati alla natura di vera e propria cessione, e non di mera licenza, quantomeno di alcuni degli elementi del prodotto coperto da privativa) quando si parla di distribuzione su supporto fisico... e che invece, con la piattaforma del d.d., streaming, etc. diventa assolutamente possibile.
edit:
*il che implica che invece è possibile opporsi ai fenomeni di importazione parallela FUORI dal territorio comunitario... es., dagli stati uniti o dalla cina, etc.
Elemento che consente tutt'oggi ai detentori di privative di mantenere i mercati separati. Anche grazie al meccanismo delle region per quanto riguarda i mezzi per fruire del multimediale e del prodotto informatico.
http://www.filodiritto.com/index.php?azione=visualizza&iddoc=537
(semplificando al massimo) dice che se tu detentore della privativa metti in commercio un dato prodotto non ti puoi opporre alla sua circolazione successiva e ulteriore. In pratica, non puoi impedire il mercato dell'usato o i fenomeni di transito commerciale ulteriore (es., la esportazione/importazione da parte dei distributori sul territorio* per cui vale il principio di esaurimento).
Ora, perché le case produttrici ameranno sempre di più il digital delivery?
Perché con il d.d. siamo sul campo dei servizi, non dei beni (i.e. della circolazione, secondo regole proprietarie, del c.d. "corpus mechanicum": ovvero del supporto in cui si materializza l'opera protetta... il dvd, il libro, etc.).
Ergo, NON si applica il principio di esaurimento. Il detentore della privativa rimane libero di opporsi a qualsiasi circolazione ulteriore dei contenuti offerti... e a livello contrattuale può riservarsi di stabilire la natura temporanea del servizio stesso (o apporvi tutte le condizioni e limitazioni possibili di fronte all'erogazione di un servizio).
Cosa (quella di mantenere un controllo sul contenuto protetto anche dopo la sua distribuzione) che storicamente è sempre stata tentata, con la scusa di qualificare come licenza il rapporto anche con il consumatore finale, ma che di fatto non ha mai avuto un fondamento effettivo (cioè capace di reggere ad alcuni elementi legati alla natura di vera e propria cessione, e non di mera licenza, quantomeno di alcuni degli elementi del prodotto coperto da privativa) quando si parla di distribuzione su supporto fisico... e che invece, con la piattaforma del d.d., streaming, etc. diventa assolutamente possibile.
edit:
*il che implica che invece è possibile opporsi ai fenomeni di importazione parallela FUORI dal territorio comunitario... es., dagli stati uniti o dalla cina, etc.
Elemento che consente tutt'oggi ai detentori di privative di mantenere i mercati separati. Anche grazie al meccanismo delle region per quanto riguarda i mezzi per fruire del multimediale e del prodotto informatico.
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Che cazzaltro c' è da aggiungere?