Mia madre ha quasi distrutto il mio mondo

this, la presenza mica è per forza necessaria su 1000 incontri

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Perché secondo te riconoscono la figura del mediatore? Ovvero accettano di venir giudicati da un terzo estraneo, su una cosa dover loro ritengono di aver fatto tutto il possibile? Not in a million years

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Beh se ad esempio mio padre venisse in terapia con me e iniziasse a fare il Richard Benson ne trarrei comunque beneficio perché avrei un feedback esterno su di lui come persona e sulla sua influenza, e conferme ulteriori che non sono pazzo :asd:

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Unicorni a parte, chi è alla fine della sua vita non ha voglia di rimettere in discussione il proprio operato di decenni prima, soprattutto perché di solito pensa di aver operato (e sbagliato) in buona fede, cercando di fare il meglio.

Si, il modo in cui veniamo cresciuti spesso determina molti nostri comportamenti ed il modo in cui affrontiamo la vita.
Si, in alcuni casi fa assolutamente bene realizzare il prima possibile certi errori compiuti dai propri genitori per cercare di affrancarsene e non ripeterli.

Se un giorno la prole mi chiederà di andare in terapia, so già quello che gli dirò:
Sono sicuro di aver fatto errori, alcuni evidenti li ho già presenti e ne ho rimorso.
Ho fatto del mio meglio e credo di essere riuscito a crescerti meglio di quello che hanno fatto i miei genitori con me; so per certo che è quello che hanno fatto anche loro, e so che se mai avrai figli, farai lo stesso anche tu.
Il mondo è imperfetto, Live with it

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l’implied boomer-sbagliato di sto ragionamento è dare per scontato che esista sempre un rapporto iper razionale soddisfacente con la realtà. Tuo figlio sta di merda perché hai fatto un errore a fin di bene, ma scopre che appunto lo frustavi solo per forgiarli il carattere e se è un uomo oggi in grado di prendere di petto l’esistenza è per quel motivo; ora che l’ha capito con la razionalità sa che il mondo è imperfetto e può finalmente andare avanti sapendo che quella sofferenza lo ha reso Sylvester Stallone.

Quella che il genitore chiama realtà però è solo l’analisi iper soggettiva di una linea tracciata arbitrariamente e che chiama “a fin di bene” per stare meglio con la propria coscienza. Anzi, tante volte, può essere un modo subdolo, prepotente e manipolatorio per zittire le richieste insofferenti dei propri figli e mai mettersi in discussione. Dopo tutto il genitore ne sa sempre di più no? Tante volte sotto l’ombrello del “fin di bene” ci han messo le peggio stronzate che difficilmente si adattavano ad un’analisi di realtà (menare ad es.) e quando i figli avevano ragione nella loro sofferenza dovevano pure subirsi lo “stacce”.

Se il rapporto fosse banalmente iperrazionalizzabile, Gears non si troverebbe nella situazione di oggi, così come tantissima altra gente. Le azioni dei genitori a volte diventano simboli mentali che vanno ristrutturati attraverso percorsi pieni di sofferenza. A volte questi percorsi che viaggiano su piano pienamente simbolico hanno bisogno di momenti di ritualità e closure dove se si chiede al genitore di andare in terapia a sucare, se è un buon genitore, cioè una persona che riconosce la sofferenza del figlio, va li, si mette la coda in culo senza dire una parola.

Potrei anche sbagliarmi ma Gears l’analisi di realtà l’ha già fatta allora come mai non ne esce? Ha detto che, nonostante la madre si senta in colpa quando lui ha messo sul tavolo le sue sofferenze, la madre non si è mai degnata di lasciarli la benedizione per tornare a fare fotografia. Ti sembra che l’analisi di realtà “genitore preoccupato per situazione materiale dei figli > cerca lavoro stabile” lo abbia aiutato qui?

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Sono fondamentalmente d’accordo con te, ed infatti ho scritto che a volte sarebbe bello fare il prima possibile un percorso di terapia per affrancarsi da certe schifezze.

Io lo vedo dal punto di vista generazionale:
sono convinto che, se ipoteticamente potessi forzare quel genitore tossico a fare terapia, scoprirei che la sua tossicità deriva a sua volta da come è stato cresciuto.

Quello che possiamo fare e solo interrompere il cerchio e dare gli strumenti alla prossima generazione per interrompere il prossimo.

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o mi so riletto sembrava volessi accoltellarti ma il tono non era aggressivo ma più thought-provoking come cazzo si traduce vabbè

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…a Gears l’analisi di realtà l’ha già fatta allora come mai non ne esce? Ha detto che, nonostante la madre si senta in colpa quando lui ha messo sul tavolo le sue sofferenze, la madre non si è mai degnata di lasciarli la benedizione per tornare a fare fotografia. Ti sembra che l’analisi di realtà “genitore preoccupato per situazione materiale dei figli > cerca lavoro stabile” lo abbia aiutato qui?

P.s. ho troppi pochi elementi per giudicare ma se dovessi scommettere a cazzo, direi che l’OP non ha mai superato la morte del padre, la madre centra il giusto.

La cosa che mi è sempre stata più sul cazzo di tutte dei genitori (miei e degli altri) è la mancata predisposizione a MANGIARE LA MERDA se necessario per il benessere del proprio figlio.
Invece siamo figli di una generazione di ignoranti, egoisti, materialisti e narcisisti i cui bisogni sono sempre venuti PRIMA dei nostri. E questo vale pure per chi è stato viziato dalla categoria suddetta, i bisogni veramente importanti non si soddisfano comprando cose.
Quindi se un ipotetico figlio sofferente in un ipotetico futuro mi chiedesse di andare con lui in terapia, ci andrei senza fiatare a sopportare tutto quello che devo sopportare per il suo bene.

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non credo che al momento meriti un focus il lutto del padre.

Per me Gears il lavoro che potresti fare un domani è porti delle domande esistenziali su un paio di cose importanti che però ti fanno soffrire al momento.

Il primo set di domande potrebbe magari riguardare i tuoi desideri - e questo già di per se è un rar GIGANTESCO di cazzi amarissimi da dover unzippare per ogni persona. Ti lascio delle domande così a caso per riflette ma è un lavoro che ti conviene fare in separata sede con gente per un bel po di tempo. Che cosa vuoi? Se sai cosa inseguire allora perché continui a vivere i desideri di un’altra persona? I tuoi desideri sono meno importanti? Perché hai delegato a tua madre la possibilità di liberarti da questo impasse?

Poi dovresti farti un set di domande su cosa è per te la fotografia. L’idea di farlo come hobby ti fa così cacare? La sensazione che ho io da quello che leggo è che senza un ritorno egotico come il prestigio non varrebbe lo sbatta. Se però dovessi scoprire che la fotografia è l’arte della quale non puoi fare a meno, è possibile almeno demolire lo stereotipo che essere un hobbysta non significa aver fallito?

Da piccolo disegnavo senza sosta, ecco il mio “sono nato per quello”, è stato all’età si 23 anni il mio primo vero lavoro, che ho mi sono creato con le mie sole forze lavorando a livelli molto alti con non poche difficoltà, ma è quello che mi fa sentire non bene di più, che mi ha fatto avere la mia indipendenza economica, che mi ha reso totalmente fiero di me stesso ma sopratutto, mi ha fatto sentire importante, utile, affidabile dai clienti, creando sicuramente una sorta di assuefazione a quel mondo, il creare qualcosa, l’essere ricercato, amato per chi ero persino a New York, farlo come hobbista mentre farei un lavoro che mi fa sentire tutt’altro: inutile, sottopagato (1000€mensili), in contesti dove a stento ti salutano perchè sei un bidello,in contesti dove non cè ambizione se non guardare un muro, stare seduti e aspettare il 23 del mese per toglierti indebiti, un loop brutale, proprio l’opposto totale a cui sono stato forgiato.
Non è tanto il fare o non fare la fotografia, ma il come mi sono sentito per 5 anni, mi sento come se fossi stato in un carcere ingiustamente, un carcere mentale dove sono stato torturato tutti i giorni e dove più passavano i giorni più non riuscivo a tornate indietro e sempre più vedevo le mie doti artistiche innate bruciarci e sentirmi sprecato e umiliato.
Il Cammino di Santiago mi ha dato una consapevolezza talmente profonda che mi si è rivoltata contro, nonostante sia stata un esperienza che mi ha profondamente cambiato ma reso anche troppo sensibile alle cose microscopiche della vita.
In questi anni moltissime volte ho espresso il mio malessere sempre più profondo da rendermi un depresso cronico.

Non capisco perchè odiare tua madre. Con un minimo di empatia si capisce benissimo che amandoti ha cercato di fare la cosa più giusta secondo lei dandoti l’opportunità di un lavoro indeterminato. Non conosceva il tuo vecchio mondo della fotografia e non ti vedeva “sistemato”. E se a quell’età sei stato convinto da tua madre a fare un trasloco a Lecco per un lavoro vuol dire che sotto sotto avevi paura anche tu del buio lavorativo che avevi.

Fossi stato sicuro del tuo lavoro da fotografo ci avresti riso sopra la candidatura a bidello proposta da tua madre.

Imho
Chi ha vissuto la povertà assoluta delle guerre mondiali, faceva figli per automatismo, perché la religione gli diceva di farlo, perché erano forza lavoro, l’affettivitità era un suppellettile, un accessorio.

I figli nati in quell’epoca (1930- 1955), avendo vissuto la povertà hanno avuto come obiettivo l’affrancamento economico, hanno fatto meno figli, gli hanno dedicato piu disponibilità economica ma dal punto di vista psicologico non avevano strumenti, la società non insegnava niente, i genitori non avevano insegnato niente, e loro non “avevano tempo”.

È la generazione successiva che, non dovendosi occupare di problemi economici, ha potuto approfondire la sfera sentimentale /affettiva.
Si sono fatti ancora meno figli, ma si è cercato di dedicargli piu tempo, attenzioni, ascolto, fatto un po alla buona, perché di nuovo nessuno ci ha insegnato a farlo, né la scuola, né la famiglia.

Si probabilmente lo faresti, perché ti brucia che i tuoi genitori non l’abbiano fatto per te, è evidente, ma il risultato nel migliore dei casi sarà “mi spiace figlio mio, ho fatto il meglio che ho potuto, cerca di fare meglio di me”

E non c’e’ niente di male nell ammettere che il progresso sociale e’ lento e discontinuo e il massimp che possiamo fare e’ cercare di non ripetere gli errori di chi ci ha preceduto e cercare di fare un po’ meglio.
Non e’ una colpa essere imperfetti, basta cercare di essere adeguati.

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Scusa se riporto temporaneamente il discorso a livello terra terra, ma se stavi veramente lavorando a livelli alti ed eri indipendente economicamente, come ha fatto tua madre a convincerti a mollare tutto per un posto da 1000 euro? Che argomenti ha usato e perché ti avevano convinto?

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Anche io sono fortemente confuso, e francamente leggere tutto questo risentimento verso un genitore, sulla base del poco che hai scritto, mi infastidisce alquanto. Poi magari hai omesso tanti dettagli.

Non credo che se tua madre ti vedesse felice e realizzato, lavorativamente ed economicamente, andrebbe su tutte le furie perché hai smesso di fare il bidello.

Sei sicuro di non star mitizzando la tua precedente vita? Anche queste esperienze a New York che rivanghi… Non è necessariamente una cosa clamorosa, dipende sempre da quello che fai.

Ci sarà un motivo se hai reiterato certe decisioni per anni. Non credo sia tua madre, più probabilmente è lo stato mentale in cui ti trovi. Il lavoro se ti fa stare male lascialo, di lavori se ne possono fare tanti (la maggior parte di merda, ma magari li troveresti meno umilianti).

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Questo post riassume la quasi totalità delle cose che una persona nel suo stato NON dovrebbe sentirsi dire, e parlo per esperienza.

Sentirsi dire “Ma no dai non è colpa di tua madre, è colpa tua” è tipo l’esatto opposto di quello che un buon terapeuta cercherebbe di far uscire.

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Per non parlare del tuo indignarsi completamente a cazzo se uno infama sua madre. Ma saranno cazzi suoi?
Siamo nell’800? Se io scrivo che mia madre è una persona di merda ti dà fastidio?

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Per non parlare del “massì ma dai, le tue passioni cosa vuoi che siano, new York? Sicuramente niente di speciale, accontentati di un lavoro di merda”

Godot sei proprio l’emblema del naysayer, leggere te e altri in sto thread che dicono le stesse robe mi fate imbestialire

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