L'angolo del libro: Il Capitale di Piketty

Casaleggio è della CIA, gli amerrigani, i rettiliani, gli ebbrei, howard businiss reuiu (.cit).
Non potrei per contratto.
Edito che poi i bot di Sonne mi laserizzano.
WTF is going on here?
insomma ...
http://www.independent.co.uk/news/science/stephen-hawking-transcendence-looks-at-the-implications-of-artificial-intelligence--but-are-we-taking-ai-seriously-enough-9313474.html

http://www.oxfordmartin.ox.ac.uk/downloads/academic/The_Future_of_Employment.pdf

nessuno ha il pendolino magico ma le prospettive non sono proprio rosee


Era una battaglia di cliché.
Io Pikketty l'ho sentito nominare per la prima volta tipo tre settimane fa, sono indietro. Ero rimasto che le icone culturali della sinistra fossero Zizek, Negri e Hobsbawn

Allora merita o no?
Il primo capitolo di Piketty si apre con una domanda. Data una rendita, quanto spetta al proprietario del capitale e quanto spetta al lavoratore?
Quanto va remunerato l'aver risparmiato ed investito rispetto all'aver lavorato?
Ovviamente questo e' importante perche' il capitale e' nelle mani di pochissimi.

Piketty insiste che la risposta non e' data dall'economia, ma dalla politica. La trattativa tra capitale e lavoro e' continua. I risultati sono cambiati negli anni. Piketty promette un'analisi storica dettagliata nel prossimo capitolo.
Per ora, solo tante definizioni.

Il GDP conta l'output. La produzione nazionale. A Piketty interessa il reddito nazionale, che non e' altro che "GDP - deprezzamento + reddito da possedimenti esteri"
Il reddito nazionale e' diviso tra reddito del lavoro e reddito del capitale.

Se chiami:

Cioe' la percentuale del reddito nazionale che va ai proprietari ed al patrimonio invece che ai lavoratori.

Cioe' il valore di tutto il patrimonio diviso il reddito nazionale (di solito un numero da 400% a 500%)
Allora Piketty chiama "la prima fondamentale legge del capitalismo":

dove r e' la rata di ritorno del capitale.

Questo e' solo un piccolo trucco contabile per misurare in fretta quanto del reddito nazionale non va ai lavoratori ma ai proprietari. Se beta e' 500%,il patrimonio totale accumulato e' 5 volte il reddito nazionale annuo, e i tassi d'interesse sono al 5% allora i proprietari raccolgono il 25% del reddito totale nazionale.

A che serve? L'idea e' che beta, come ho postato nel riassunto dell'introduzione, e' cambiata molto nel tempo. Era al 700% all'inizio del 900, e' scesa al 250% durante gli anni 50 e ora e' tornata al 500%. La percentuale del reddito nazionale si e' mossa di conseguenza.

Il capitolo si chiude con uno sguardo alla distribuzione del reddito e della produzione tra nazioni.
Piketty critica l'idea classica di "convergenza" secondo la quale le nazioni ricche investono in quelle piu' povere fino a farle arricchire. Secondo Piketty questa idea non puo' funzionare: gli investitori stranieri aumentano la produzione locale ma il reddito da capitale ritorna alla nazione investitrice.
La produzione tra nazioni converge, ma il reddito no.

Allora dopo leggiamo Gorz.


Scusa Sonne, cosa ci sarebbe di strano in questo?
Chiaramente gli immobili di residenza hanno una rendita. Anche bella ovvia. Tralaltro anche nel GDP standard le case fanno parte del capitale.


una letta merita ma io continuo a preferire Harvey

No, non ci siamo capiti, cerco di chiarire.
Piketty non misura il GDP, ma effettua un'analisi qualitativa della proprietà dei mezzi di produzione, spesso anche prendendo le distanze dalle nozioni standard. Nel caso delle abitazioni di proprieta' (adibite ad uso residenziale personale) mi stupisce che abbia continuato a considerarle, come comunemente si fa, come capital assets (quando lo stesso legislatore invece le sottopone ad un regime agevolato), quando altrove non opera con la stessa cortesia, la casa in cui vivi in effetti non è un mezzo di produzione (capitale fruttifero).
Nella misura del GDP le case vengono stimate ad un imputed value che per beni privi di valore di mercato è spesso aleatorio. Il proprietario paga l'affitto a se stesso, ricevendo un corrispettivo per il non consumo del bene che spende nel suo utilizzo.
Non è ricchezza investita (come può essere un'azione), il suo bilancio sarà in pari (al netto di ri/svalutazioni che vanno per essere attualizzate e che non sempre dunque risultano in un'appropriata remunerazione del costo opportunità), quei beni sono fini a se stessi. Non è dunque un'indice di una maggiore partecipazione "attiva" all'economia (sarebbe stato diverso se si fosse trattato di immobili commerciali, o di proprietà data in affitto).
Insomma, la casa di proprietà è un inflationary/volatility hedge, un call sugli affitti.

La questione diventa ancora più spinosa quando si affronta il tema facendo riferimento a periodi storici lunghi (ed è questo il problema, i prezzi degli assets sono volatili) mancando di considerare le differenti policies tra i vari stati.
Un povero che eredita un appartamento in un'area a canone concordato che ha subito nel corso degli anni una rivalutazione del 300% (The mission a San Francisco) e che non può rivendere, non è diventato un capitalista, è un povero con una casa in un distetto trendy. Sono differenze qualitative che spostano un'analisi.

Il libro da' il meglio, ed e' spunto di riflessioni con riferimento alla trasparenza/remunerazioni dei boards. Ma la disequazione (e le critiche che Piketty fa ai sistemi contributivi paygo) sono in contrasto tra loro.
Ma 20 euro il formato digitale?

In b4 non hai capitale
si ok sonne ma cosa sposta l'errata valutazione dell'abitazione in termini di gdp ? frazioni infinitesimali

Beh insomma, se iniziamo ad ammettere certe libertà allora diventa problematico, si giunge col considerare capitale (nella nostra analisi prima di tutto qualitativa) tutto ciò che è patrimoniale. Allora quale sarà il giudizio di merito, il fondo pensione del metalmeccanico è preferibile al portfolio di titoli sovrani detenuti dall'ereditiero? E con i beni a dominio riservato (non vi spoilero nulla, tranquilli)?
Peraltro l'effetto più importante non è sul GDP ma sulle variabili della Pikettian inequality (come poi l'autore calcoli i rendimenti e le sue medie sono un'altra curiosità, ha ragione comunque chi sostiene che il libro è troppo USA-EUcentrico, io dico che avvenga per favorire la propria tesi).

Considera che nell'analisi storica questi fattori sono stati a lungo determinanti, in effetti a differenza di quanto proposto da Piketty, la misura sarebbe statisticamente neutrale se avesse parlato di gross e net assets (gross national income vs net, con riferimento alla critica alla convergenza tra nazioni è smentito dai fatti, la convergenza tra prodotti nazionali, e soprattutto il reddito dei privati che è il dato importante, avviene).
Insomma il capitale di Piketty è omnicomprensivo (nella contabilità pubblica invece si distingue tra produttivo e non). Ritornando al frammento postato da Carr, questa nozione di capitale implica che il capitale produttivo di una Nazione ed il suo patrimonio (per comodità chiamiamola ricchezza) o generalità dei beni (e proprio il pezzo sintetizzato da Carr desta ulteriori dubbi) siano la stessa cosa (e non è assolutamente vero, altrimenti a Luigi XVI sarebbe bastato imitare XIV e far costruire altre 10 Versailles per placare i rivoltosi).


Comunque, come vi ho già detto in Francese è meglio in quanto ad onestà, quotando l'originale:








Ho paura di non continuare a capirti. E' la tua definizione di capitale fruttifero che mi confonde.
Capitale fruttifero e' il patrimonio che genera rendita. Se ti ho capito bene tu consideri una rendita tale solo se monetaria e proveniente da altri. Mi sembra un filtro inutile.

Fammi capire:
Costruisco una casa e l'affitto. La casa conta tra il capitale nazionale.
Stessa casa, ci vivo. La casa non conta piu' tra il capitale nazionale.
Stessa casa, la compri tu con un mutuo. Il mutuo conta tra il capitale nazionale.
Stessa casa, stesso uso, la contiamo a volte si' a volte no? E' un sistema orribile per fare statistica. Va bene giusto per i tributaristi

E a questo punto possiamo fare lo stesso ragionamento con tutto il capitale.
La lockheed martin costruisce una fabbrica per vendere gli f35 allo stato, la fabbrica conta tra il capitale.
Lo stato costruisce una fabbrica per prodursi gli f35, la fabbrica non conta piu'? Perche'? "Bene fine a se' stesso"?
Davvero non capisco il ragionamento.



Il tuo secondo post mi lascia ancora piu' confuso.
Per Piketty patrimonio e capitale sono sinonimi. Lo citi tu stesso in francese. Ora non ho capito qual'e' il problema. Il capitale e' eterogeneo, "dieci regge di versailles non valgono dieci volte una", e' questo il punto che fai?
Davvero sono confuso.

E daje, e pensare che te l'ho anche scritto che non si tratta di misurare il GDP. Non mi interessa parlare di national accounts, lo so benissimo come funziona la contabilità pubblica.
Mi chiedo, ed è questo lo scopo del saggio, se esista o meno un trend di diseguaglianza crescente, e per questo è necessario adottare un punto di vista neutro. Dunque perchè adottare una misura del capitale tout court (incorporando l'housing) piuttosto che limitarsi al capitale eminentemente produttivo, è la seconda grandezza quella rilevante ai fini della discussione.


Sia dato K (stock di capitale) = qualsiasi asset con un return, sia esso implicito o esplicito (quindi sia capital assets che financial assets, housing etc.). (a)

(a) è un'identità, nell'indagine di Piketty capitale = ricchezza (wealth, patrimoine, etc.)
Come tale è una misura strettamente quantitativa.
Ora io mi chiedo (contesto), perchè in un'indagine qualitativa sui mezzi di produzione, venga rifiutata la distinzione tra beni produttivi ed improduttivi (vecchia quanto l'economia) per limitarsi ad un apprezzamento meramente quantitativo?
La discussione non è di oggi o di ieri, è da anni che si discute dell'idoneità degli immobili (Abitativi) ad essere un proxy rilevante.
Ora, non ho mai particolarmente apprezzato la letteratura sull'income inequality, so però che tanto il legislatore quanto gli accademici hanno sempre distinto tra beni produttivi ed improduttivi, spesso traendo conclusioni non discordanti da quelle del francese (Buiter, oppure Davies che scopre che nei paesi industrializzati la percentuale di capitale detenuta dai ricchi assume prevalentemente la forma di beni produttivi o di ricchezza finanziaria, il ceto medio ed i poveri detengono invece beni immobili e improduttivi), sarebbe stupido pensare che Piketty non abbia letto questi studi, perchè allora opera diversamente?
Peraltro fonte e tipo di "ricchezza" non sono elementi trascurabili, tutt'altro, è il motivo per cui su un hotel si pagano decisamente più tasse che su di un B&B.

Allora posto che la nursery di tua figlia non è un mezzo di produzione (se non di pannolini), perchè aggregare nell'identità patrimonio= capitale (indistintamente)
La risposta data da Piketty è il movente economico (è più facile rispettare lo standard), per me è una presa in giro.
La risposta è che l'aggregazione è stata una necessità affinchè r>g (presupposto dell'intero modello), solo infatti con un mercato residenziale crescente r>g.



Non c'entra nulla con quello scritto sopra. Ciò che ho contestato è la rarefazione per cui si considera tutto il capitale e non quello meramente produttivo (perchè l'analisi risulterebbe infondata altrimenti). Che tu percepisca una rendita (è capitalista anche il beneficiario di una polizza? E il welfare recipient? E il beneficiario dell'obbligazione alimentare?) implicita non è indicativo di nulla (peraltro con la volatilità dei prezzi degli immobili residenziali anche giustificarsi adducendo come motivazione l'esigenza di dover semplificare, risulta dequalificante, insomma come misuri il ritorno sul housing capital soprattutto quando il beneficio è non monetario, come comportarsi visto l'andamento dei prezzi e su paesi e periodi così differenti, non sarebbe forse più giusto adottare il metro degli affitti più che il valore di mercato delle abitazioni. Vero che il secondo valore è quello adottato dalla contabilità pubblica, ma è forse meno adatto dell'alternativa. E ancora concettualizzando in qualcosa a me più congeniale, come prezzi lo smile di volatilità, quel tuo stock di capitale residenziale sarà difficilissimo da prezzare, non può essere che i capitalisti incassino semplice remunerazione del rischio?).
E non sono il solo a pensarla così, vedo che hanno risposto alla maggior parte dei miei dubbi: http://ideas.repec.org/p/spo/wpmain/infohdl2441-6d6bmqq2mq9avo75ba1s430vom.html


Giusto per puntualizzare comunque:

A) i beni immobili nello stato patrimoniale delle imprese vengono iscritti all'attivo (Piketty ha confuso anche te). Lasciamo perdere la nozione prettamente economica e consideriamo quella aziendalistica-legalistica perchè stiamo parlando di redditività. Se un bene è strumentale ad un'attività economica è produttivo per definizione (bada bene, capitale sociale \neq capitale nel senso economico del termine, nello stato patrimoniale il capitale sociale è al passivo).
Tra l'altro entrano in gioco altri fattori, qual è il costo opportunita dell'immobile, l'ammortamento, quali sono le regole di rivalutazione, quanto è il rendimento atteso (e quindi il beneficio annuale) dello stabilimento.
Questo non ha nulla a che vedere con l'immobile di residenza, risiedere non è un'attività economica (ancorchè implicante un lucro soggettivo). Se la tua analisi è rivolta a ricostruire i mezzi di produzione e il rendimento del capitale allora questo è il punto di vista che dovrai adottare.

B) Nel caso di uno stato che autoproducesse F35, gli stabilimenti sarebbero capitale (produttivo) fintanto che si trattasse di un'attività di carattere commerciale, se di punto in bianco lo stato non producesse più allora i cespiti dismetterebbero la loro funzione (non più capitale produttivo ma mero patrimonio, verrebbe meno l'elemento qualitativo della funzione).
Così la fabbrica è direttamente mezzo di produzione in quanto destinata ad un'attività ancillare alla creazione di nuovi valori, la casa non è capitale produttivo, sarà un cespite patrimoniale (ed ecco il truccho di piketty, ora a meno che tu non consideri capitalista ogni proprietario di garage, ma in quel caso non avrebbe senso parlare di diseguaglianze visto che beneficeremmo tutti allo stesso modo della crescita di r, ho ragione di essere perplesso).


Che il possesso di un cespite (quindi incremento patrimoniale) è associabile alla disponibilità di una maggiore dose di capitale che non sarà necessariamente traducibile in proprietà di capitale produttivo (mezzo di produzione). Così occupare una dimora lussuosa può apportare un notevole beneficio patrimoniale (o immateriale) ma non necessariamente è associabile al possesso di capacità imprenditoriale o di investimento (e l'argomentazione di Piketty è che il capitale si autoalimenti a danno del lavoro ed a ritmi maggiori dell'economia, ma se per definizione è solo il capitale produttivo a rendere, che senso ha parlare dell'aggregato se non per favorire scopi ultronei), in un'analisi qualitativa che vuole descrivere chi possiede cosa non si può ignorare la destinazione dei beni (o la provenienza della ricchezza, ed è strano visto che piketty accetta l'approccio qualitativo-distributivo, riconosce l'ingiustizia della lotteria degli ovuli ed è quindi favorevole a colpire le rendite ereditarie).
Versailles diventa rilevante per la nostra analisi nel momento in cui il suo occupante decida di trasformarla in un'attrazione turistica (o un albergo).

Okay. Credo di aver capito cosa vuoi dire. La mia posizione e': Piketty e' assolutamente corretto ad ignorare la distinzione tra "capitale produttivo" e "improduttivo". Il fulcro del discorso e' distributivo, non produttivo.

Immagina di avere una casa, ci vivi dentro per 40 anni. Ora in media la casa si sara' apprezzata del 4-6% l'anno. La casa e' un bene "improduttivo". Una volta venduta pero' ha il suo ritorno monetario. Ritorno che ti permette di comprare altri beni. Cioe' ti permette di acquisire una parte di cio' che e' stato prodotto con il lavoro altrui.
Per la sola virtu' di possedere, dunque, il proprietario puo' consumare una parte del prodotto nazionale. Il ritorno da capitale.
Ed e' proprio il punto che fa Piketty. Avere capitale, indipendentemente dall'uso, significa ricevere una parte di cio' che viene prodotto.

Il discorso non e' sui "mezzi di produzione". Il discorso e' sul patrimonio, che ha un ritorno in quanto tale.
Ovviamente poi Piketty prosegue nell'elencare che vari usi del capitale hanno vari ritorni, a seconda del rischio. Ma e' ovvio che se guardi al capitale totale nazionale stai parlando di una media.

Non sono riuscito a trovare nulla sugli autori citati, link? Il paper in francese non lo so leggere, ma la critica che fai e' molto simile alla recensione che aveva fatto Galbraith


Scusa non capisco la logica di questo punto.
Per definizione il capitale improduttivo/residenziale ha una r piu' bassa. Se smetti di aggregarlo e conti solo il capitale nei mezzi di produzione (che e' sempre a rischio) allora r si alza non si abbassa.
Vado di fretta, comunque scende mica sale.
Il residenziale negli ultimi 30 anni non ha fatto che crescere, ed infatti sarebbe stato preferibile valutare gli affitti e non il valore di mercato degli immobili.
Comunque tutt'al più r=g, è evidente, basta che guardi a cosa fa chi gestisce il tuo fondo pensione.
Sulla disequazione ci torniamo più tardi, tempo permettendo, d'altra parte il libro dovete ancora finirlo.
I diritti di proprietà sono una scelta politica, quindi mi spiace dirlo ma si è scoperta l'acqua calda, se io distribuisco i diritti di proprietà (es.: i diritti di successione sono puramente una scelta politica) poi non è detto che io possacompensare con altri strumenti, ad esempio la redistribuzione fiscale.
Purtroppo ho un po' di esami da preparare ora non riesco a mettermici dietro, quindi rimando una partecipazione più attiva alla discussione.

Si ma c'è un evidente errore contabile.
Il capitale di deprezza ad un certo tasso di deprezzamento (poniamo D) quindi il reddito da capitale è (R - D)*K

Sulla questione internazionale il punto è che se c'è libertà di ingresso in un paese, allora tutti gli stranieri investono con delle greenfield per sfruttare la manodopera a costo inferiore, ma è inevitabile che ad un certo punto la concorrenza tra le imprese per accaparrarsi i lavoratori farà in modo che i salari (i redditi) salgano fino alla loro produttività marginale, che converge per forza di cose a livello occidentale (supponendo che usino la stessa tecnologia) e convergerà anche il rendimento da capitale (in quanto i salari si accaparreranno una sempre più grande quota del reddito prodotto).
Nulla poi vieta a questi lavoratori di risparmiare fino a creare il loro di capitale.