Io quando ci penso ho paura.
Il fatto di non esistere più completamente.
Ovviamente finisci anche di ‘accorgertene’.
Ovviamente anche a me i pensieri arrivano la sera nel letto, soprattutto dopo la dipartita di mia madre…
Una conseguenza di questi pensieri è l’esistenza stessa.
Il fatto che il nostro cervello non riesca a comprendere il senso stesso del tempo.
Se andiamo indietro nel tempo all’infinito, cosa c’è?
Che vuol dire che prima c’era il nulla, che senso ha?
Siamo davvero una macchietta nell’universo?
Infinito a questo punto inteso come spazio/tempo.
E se anche banalmente fossimo una simulazione, chi è sopra di noi?
Stesse domande a cascata…
eccomi qui a descrivere la mia situazione.
Mi hanno diagnosticato un tumore alle ossa quasi cinque anni fa… Stavo in perfetta forma e credevo di poter campare altri 1000 anni visto la totale assenza di vizi. Ma la vita ci fa sempre tanti inaspettati regali. Come ho reagito alla notizia:
con una freddezza che non pensavo d’avere, forse per via del lavoro, come se il protagonista non fossi io ma un amico o un parente. Ci ho messo una quindicina di giorni a metabolizzare la cosa. Alla fine ho capito che il malato ero io. Comunque nessun tipo di disperazione ma solo la paura nel dover comunicare ai miei cari tale notizia. Mi sono sentito e mi sento, a volte, ancora in colpa per il dolore provocato a loro. Poi il male ha pure avuto la sfrontatezza di peggiorare per un certo periodo, diffondendosi qua e là ma ormai ero pronto al peggio. Ho comnciato subito le terapie che hanno fermato la bestiolina allo stato attuale. Ok questa la premessa.
Adesso vivo come prima, è vero, mi sento come una candela che si consuma lentamente, molto lentamente e che è destinata a spegnersi prima di quanto pensassi ma la cosa non mi spaventa. Ho avuto molto tempo per ragionarci su e all’inizio mi ero lasciato un po’ andare, prendendo anche peso, rincorrendo una sorta di via verso l’ autodistruzione ma poi mi sono fermato. Perché aggiungere male al male? Quindi ho ricominciato a mettermi in forma e adesso ho ritrovato le stesse energie di prima della malattia, potrebbe essere la classica “ultima fiammata” della candela che sta per spegnersi ma sinceramente me ne frego. Vivo, vivo ogni singolo momento, mi godo ogni sensazione e affetto. Ho ritrovato la bellezza dei momenti semplici, una birra con gli amici, una passeggiata nella natura, una salita verso una vetta o anche più semplicemente la bellezza della solitudine e del silenzio che in certi luoghi e momenti è possibile vivere. Sinceramente non penso alla morte ma penso alla vita, non guardo avanti ma nemmeno indietro. Vivo e basta e questo mi basta. Ah ho un tumore abbastanza aggressivo 9 su 10 di non so che scala. Ho momenti di depressione? Ne ho avuti alcuni ma ho compreso che piangersi addosso non migliora nulla, viceversa vivere appieno, anche oltre i limiti e i dolori che alla sera si fanno sentire, aiuta tantissimo. Aiuta me e aiuta i miei cari. Dolore, paura, fatica… semplici stati mentali facilmente superabili. Quindi per ora mi dovrete sopportare ancora e ancora e anco
azzo Lampo mi dispiace davvero.
come hai fatto per non passare il “tempo che ti resta” (scusa la locuzione, non so come altro dirla ma vale per tutti…potrei essere preso da un tir alle 18 quando esco dall’ufficio per dire ) a piangerti addosso? penso che sia la parte più dura e ammirevole da un altro punto di vista.
vivo un giorno alla volta con le stesse aspettative di prima. Non penso alla malattia, seppur vada 4 giorni in ospedale ogni mese. Mi son buttato a capofitto nel volontariato e impegno ogni istante del mio tempo a fare cose
Un abbraccio e ammiro molto la tua reazione stoica.
Che consiglio avresti verso i sani, o verso un te stesso da sano?
A livello di logica sappiamo quasi tutti che bisognerebbe godersi ogni passeggiata, momento con i nostri cari, e tutto il resto, ma nella pratica si fa fatica appunto a mettere questi concetti in pratica e a parte alcuni ritagli di tempo la frenesia della vita prende sempre il sopravvento.
Come avere una mentalità “terminale” (che poi a suo modo la vita stessa è terminale per tutti, tu purtroppo hai ricevuto un’accelerazione rispetto a quello che erano le aspettative) ma da sano?
Avere una “data” tangibile è un prerequisito per vivere apprezzando la vita in questo modo?
Belle domande. Effettivamente provo a darmi una risposta da qualche mese, da quando ho cominciato a scrivere una sorta di autobiografia. Partendo dalla decisione di arruolarmi nell’esercito e quindi di come da 18enne ho vissuto quei momenti, una tappa alla volta, una conquista alla volta. Poi la scelta di cambiare divisa e così via. Nelle ultime settimane, dopo essere stato in quel di Brunico, luogo dove ho cominciato la mia carriera militare, ho iniziato a narrare l’incontro di me stesso di oggi col “ragazzino” diciottenne di allora. Non è semplice descrivere a un giovane me stesso come sarà la vita, soprattutto nei momenti più difficili. La difficoltà maggiore è sorta alla domanda: “come stai tu oggi” ovviamente posta dal me stesso di allora. Sinceramente dopo tale quesito ho smesso di scrivere e non so se sia giusto o meno rispondere.
Alla tua domanda rispondo con una metafora. “Sono arrivato a un punto della vita nel quale la strada diritta che mi permetteva di procedere guardando lontano è finita, adesso comincia un tratto di strada piena di curve da affrontare con prudenza e calma. Non ho più modo di vedere oltre ma certamente il viaggio non è finito. Sia a me che a una persona sana non è concesso di conoscere data e ora di arrivo perciò sostanzialmente il nostro viaggio continua allo stesso modo. Per te più velocemente per me più piano. Io ho quindi il vantaggio di godermi meglio il panorama”. Adesso chiedo a te, sano, “cosa o chi ti impedisce di rallentare un attimo, che fretta hai, che differenza c’è fra la tua meta e la mia?”. Fidati, nessuna!. La mia vita non ha ricevuto nessuna accelerazione, anzi scorre più lentamente. Una fase come questa l’ho vissuta da bambino, quando ogni cosa era scoperta, stupore e novità. Quindi siamo già collaudati, senza saperlo, per vivere la vita in modo più “moderato”. Hai presente gli insormontabili problemi che si avevano da ragazzini quando si sapeva di essere in zona interrogazione, oggi ci ridi sopra. Per me gli insormontabili problemi non esistono più, tutto ciò che vale sono gli affetti e non gli effetti personali. Io non ho una data tangibile della fine ma ne ho solamente la piena certezza. Si tratta solo di prenderne atto. È inutile avere paura e ti assicuro che quando si smette d’aver paura si comincia a vivere per davvero.