Ispirato da questo enunciato
mi è sorto un dilemma.
Assunto un disastro che estingue il 99% degli umani, quelli che restano diventano 80 milioni.
Ora sti 80 milioni sarebbero a spanne
50 miloni di asiatici
12 milioni di africani
10 milioni di americani
7 milioni di europei
1 milione di oceanici
e 10 in antartide, tutti laureati.
Che tipo di civiltà si formerebbe secondo voi?
Migliore o peggiore dell’attuale?
È che non mi capacito di che genere.
L’ho chiesto a chatgpt:
È difficile prevedere con certezza quale tipo di civiltà emergerà in seguito a un disastro su scala planetaria che causi la scomparsa del 99% della popolazione. Molto dipenderà dalle circostanze specifiche, dalla resilienza della società rimasta, dalle risorse disponibili e dalla capacità di adattamento delle persone.
In generale, le conseguenze potrebbero essere complesse. Da un lato, potrebbe esserci una maggiore attenzione alla sostenibilità, alla conservazione delle risorse e alla coesione sociale, dato che la sopravvivenza della civiltà sarebbe a rischio. Dall’altro lato, potrebbero emergere nuove sfide, come la competizione per le risorse rimanenti o il potenziale per il predominio di gruppi autoritari.
Non è possibile stabilire con certezza se sarebbe migliore o peggiore dell’attuale, poiché ciò dipenderà dalla gestione delle sfide e delle opportunità che sorgono in una tale situazione. Sarebbe una realtà molto diversa da quella attuale, con aspetti positivi e negativi, e sarebbe soggetta a molte variabili.
Prova a ipotizzare lo scenario più probabile
Ipotizzando uno scenario in cui il 99% della popolazione umana scompaia a causa di un disastro su scala planetaria, potrebbe verificarsi quanto segue:
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Iniziale caos e disordini: Inizialmente, ci potrebbe essere un periodo di caos e disordini con la scomparsa della stragrande maggioranza delle persone. La mancanza di risorse, la paura e la disorganizzazione potrebbero predominare.
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Concentrazione di risorse: Le risorse rimanenti come cibo, acqua, combustibile e medicine potrebbero diventare oggetto di competizione tra i sopravvissuti. Questo potrebbe portare a conflitti iniziali.
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Comunità di sopravvissuti: Nel tempo, le persone potrebbero organizzarsi in comunità più piccole e autosufficienti. La cooperazione diventerebbe essenziale per la sopravvivenza.
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Nuovi valori e priorità: Con la perdita di molte comodità moderne, potrebbero emergere nuovi valori, come la sostenibilità, la condivisione delle risorse e la conservazione dell’ambiente.
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Decadimento tecnologico: Senza la manutenzione adeguata, molte infrastrutture e tecnologie potrebbero decadere. La società potrebbe ritornare a uno stadio più primitivo.
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Potenziale per l’autoritarismo: In situazioni estreme, potrebbe emergere il potenziale per gruppi autoritari o dittatoriali che cercano di assumere il controllo delle risorse rimanenti.
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Rinascita culturale: Allo stesso tempo, potrebbero emergere nuove forme di arte, cultura e conoscenza, poiché le persone si adattano alle nuove circostanze.
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Evoluzione adattativa: La sopravvivenza dell’umanità dipenderebbe dalla capacità di adattarsi a questa nuova realtà e di trovare soluzioni creative per le sfide che si presentano.
In generale, è difficile prevedere con precisione come si evolverebbe una civiltà in un simile scenario, ma una cosa è certa: la situazione sarebbe estremamente difficile e complessa, con aspetti positivi e negativi. Molto dipenderebbe dall’abilità delle persone a collaborare e adattarsi per affrontare le sfide.
Quanti sarebbero i sopravvissuti tra poeti, musicisti, idraulici, contadini, avvocati, ingegneri, medici e infermiere?
Non è possibile stabilire con precisione quanti sopravvissuti ci sarebbero tra le diverse categorie professionali dopo un disastro su scala planetaria, poiché dipenderà da molti fattori, tra cui la casualità e la geografia. Tuttavia, posso darti alcune considerazioni generali:
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Poeti e musicisti: Queste categorie professionali potrebbero avere una buona probabilità di sopravvivenza, poiché le loro abilità artistiche potrebbero portare un valore culturale e morale in una società post-disastro.
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Idraulici e contadini: Le abilità pratiche per la gestione dell’acqua e la produzione di cibo sarebbero essenziali per la sopravvivenza a lungo termine. Quindi, potrebbero essere relativamente numerosi tra i sopravvissuti.
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Avvocati, ingegneri, medici e infermiere: Queste categorie professionali potrebbero avere abilità specifiche che sarebbero preziose in una società post-disastro. Tuttavia, il loro numero sarebbe probabilmente inferiore rispetto a idraulici e contadini, ad esempio.
Ricorda che in un disastro su scala planetaria, ci sarebbe molta casualità coinvolta, e la sopravvivenza non sarebbe basata solo sulle professioni. Le competenze di sopravvivenza, la resilienza e la capacità di adattamento individuale sarebbero anch’esse importanti.
Quale sarebbero i cibi e le ricette che diventerebbero più diffusi?
In un’ipotetica situazione post-disastro su scala planetaria, i cibi e le ricette più diffusi dipenderebbero in gran parte dalla disponibilità delle risorse locali e dalla capacità di produzione alimentare delle comunità rimaste. Tuttavia, ci sono alcune tendenze generali che potrebbero emergere:
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Cibi non deperibili: Inizialmente, i cibi non deperibili come i legumi secchi, il riso, la pasta, le conserve e i cereali a lunga conservazione potrebbero diventare la base dell’alimentazione, poiché possono essere immagazzinati per periodi prolungati.
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Cibi locali: Le persone potrebbero fare affidamento su ciò che possono coltivare o cacciare localmente. Questo potrebbe portare a un aumento del consumo di cibi locali, freschi e di stagione.
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Prodotti da allevamento: L’allevamento di animali potrebbe essere una fonte importante di proteine. Carne, uova e latte da animali locali potrebbero essere consumati.
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Cucina semplice: In un mondo post-disastro, le ricette sarebbero probabilmente semplici e basate sugli ingredienti disponibili. Le preparazioni culinarie elaborate potrebbero diventare meno comuni.
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Cibi conservati: La conservazione alimentare diventerebbe essenziale per evitare sprechi. Sarebbero popolari metodi come l’essiccazione, l’inscatolamento e la fermentazione.
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Cibi vegetali: Poiché la produzione di carne richiede risorse considerevoli, potrebbe esserci una maggiore enfasi sui cibi a base vegetale come fonte di nutrizione.
Le abitudini alimentari varieranno notevolmente da una regione all’altra, in base alle risorse locali e alle tradizioni culturali. Le ricette e i modi di preparare i cibi sarebbero influenzati da queste circostanze. Tuttavia, in generale, la sopravvivenza e la sostenibilità alimentare sarebbero le principali preoccupazioni.
Che brani musicali canterebbe la gente?
La scelta dei brani musicali che la gente canterebbe in una situazione post-disastro su scala planetaria dipenderebbe dalla cultura, dalle preferenze personali e dalle risorse disponibili. Tuttavia, potrebbero emergere canzoni che riflettono speranza, resilienza e unità, poiché la musica spesso svolge un ruolo importante nell’ispirare le persone e nell’offrire conforto in momenti difficili.
Ecco alcuni tipi di canzoni che potrebbero diventare comuni:
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Inni e canzoni patriottiche: Le canzoni che evocano il senso di patriottismo e di appartenenza a una comunità potrebbero essere cantate per unire le persone.
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Canzoni di speranza e resilienza: Brani che esprimono speranza, determinazione e la volontà di superare le avversità potrebbero diventare popolari.
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Canzoni tradizionali e folkloristiche: La musica tradizionale e folkloristica potrebbe essere tramandata per conservare le radici culturali e il senso di identità.
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Canti religiosi: In molte culture, i canti religiosi potrebbero offrire conforto spirituale e un senso di comunità.
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Canzoni locali e regionali: Le canzoni che riflettono la storia e la cultura locali potrebbero essere importanti per mantenere le tradizioni.
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Canzoni per celebrare la natura e l’ambiente: Date le sfide ambientali, potrebbero emergere canzoni incentrate sulla conservazione dell’ambiente e sulla bellezza della natura.
Le canzoni che le persone canterebbero varieranno notevolmente da una comunità all’altra, ma la musica potrebbe svolgere un ruolo significativo nel mantenere l’identità culturale e nell’ispirare speranza e resilienza in un mondo post-disastro.