Non vi fu tempo per le congratulazioni all'Amazzone - che in verità tutto avrebbero voluto essere fuorché congratulazioni, visto che se avesse mancato il bersaglio come suo solito, quello li avrebbe come minimo affettati! - ma solo uno sguardo fra Electra e Jesus. Poi iniziarono a partire gomitate per ogni dove, gambe si protendevano a scianghettare altre gambe, bestemmie e magie si sprigionarono a destra e a manca.
L'unica che rimase lì, immobile e allibita a contemplare un ammasso molliccio di materia cerebrale scivolare sul muro, era Klarisse, e l'unico pensiero che aveva si potrebbe esprimere press'a poco così: Uh guarda! Non sapevo che anche il cervello facesse la bava come le lumache!
Questa profonda riflessione teologico-filosofica, si perse fra le urla degli altri due.
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E ancora, gomitate e pedate si dispersero nell'etere.
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La lotta terminò con la caduta, e rispettiva rotolata in discesa, di Jesus-Renegade, e un grido selvaggio di vittoria di Electra.
Solo allora, dopo essersi avvicinata al grumo grigiastro e averlo stuzzicato prima con un bastoncino e poi col dito, Klarisse si pose la domanda di cosa cavolo stessero facendo quei due!?
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Jesus sembrò confuso. Effettivamente non era stato molto gentile...
Iniziò a ballonzolare attorno alla giovane, dopo essersi rialzato a fatica da terra, mentre quella continuava l'opera di sciacallaggio.
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Electra le lanciò uno sguardo di fuoco.
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Ma in mezzo a quel groviglio di membra aculeate, sarebbe stato difficile ritrovare anche le fattezze iniziali della demone stessa, figuriamoci una spada! Così la ricerca dell'Incantatrice andò a vuoto un bel po' più a lungo di quanto non avesse preventivato.
Quando stava per terminare la pazienza a sua disposizione, ciò vale a dire molto presto, e stava per scegliere le maniere forti, ovvero le sue solite maniera, accadde qualcosa.
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Electra non parve del tutto convinta.
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Poi tornò a sforzarsi di voltare il cadavere della demone, che oramai iniziava ad irrigidirsi. Sbuffò e faticò per qualche secondo, e quando si accorse che non sarebbe più riuscita, ormai, a scansare la carcassa, decretò:
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Così Jesus, contento e raggiante come una domenica primaverile, venne raggirato dall'Incantatrice, con somma soddisfazione di entrambi. Solo che la sua soddisfazione apparteneva al genere ottuso.
Tanto che Electra quasi si sentì in colpa per la facilità con la quale s'era liberata di una seccatura e aveva guadagnato un aiuto.
Quasi, ho detto.
Finalmente, sotto la carcassa di Andariel trovarono la lama.
Una magnifica lama nera come il nulla, lucente, dal manico finemente lavorato in oro e gemme preziose.
Alcuni simboli runici erano intarsiati sia sull'elsa che sulla stessa lama, e a guardarla troppo a lungo ci si poteva smarrire per sempre; contemplarla faceva quasi male agli occhi.
L'arma non era tanto una spada quanto una scimitarra dalla lama dolcemente ricurva e minacciosamente affilata.
Jesus dovette distogliere lo sguardo.
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La sollevò davanti agli occhi, soppesandola e rimirandola con perizia.
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Electra sbatté le palpebre un paio di volte, senza capire esattamente cosa stesse accadendo.
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Electra si scambiò uno sguardo perplesso con Jesus. Qualcosa, una vocina dentro di sé - la stessa che spesso le suggeriva di tenersi lontana da qualche pericolo, e che puntualmente veniva ignorata sfacciatamente - le fece notare che con tutta probabilità si era appena cacciata in un ennesimo guaio.
Anche stavolta venne spietatamente zittita.
Per riconsolarsi e dare un senso a quel torrente di parole, la giovane le chiese: <
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Electra gli si avvicinò e gli mollò un calcio su uno stinco, facendolo - nell'ordine - afflosciare e piegare.
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Electra sollevò gli occhi in preda al dubbio orrendo che fosse vero, e un sassolino la centrò in piena fronte. Si scostò appena in tempo (trovandosi peraltro catapultata dall'altra parte del salone) per evitare una pietra assai più grossa che cadendo si schiantò a terra.
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Varcarono la soglia, e una voce leggermente tremula li accolse: <
Quando Jesus e Cain si trovarono faccia a faccia, il secondo fu colto da tremori violenti, mentre una maschera di orrore gli si dipinse sul volto.
Cain indietreggiò protendendo le mani davanti a sé, in un gesto di puro terrore, trascinandosi all'indietro claudicante.
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Jesus era fermo impalato al centro della scena, leggermente rosso in volto, ma sorridente.
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Cain inciampò su uno dei tiranti della tenda più vicina, e cadde pesantemente sulle natiche, richiudendo di scatto la bocca e sbattendo i denti. Solo allora tacque.
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Il Vegliardo tentò di farsi scudo con le braccia, ma fu tutto inutile.
Allora Jesus lo afferrò piegandosi verso di lui, da sotto le ascelle e tentò di issarlo in piedi... ma il Vegliardo era troppo spaventato e oppose tutta la resistenza che aveva in corpo, trascinandosi dietro il poverino, già squilibrato di suo, che finì sopra il vecchio, schiacciandolo e ammaccandolo con l'armatura.
Cain mandò più che un urlo, uno sbuffo di dolore, poi più nulla.
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Lo afferrarono ognuna per un braccio e riuscirono ad issarlo a mezz'aria, mentre lui faceva il suo meglio per puntare i piedi in terra e non lasciarli scivolare sull'erba umidiccia.
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Akara era loro arrivata alle spalle, facendo prendere uno spavento alle due ragazze che si sentivano colpevoli comunque, nonostante non stessero facendo nulla di male, solo per forza di abitudine.
Entrambe mollarono la presa, e il Paladino ripiombò di peso sul povero Cain, schiacciandolo di nuovo.
Stavolta si avvertì nitidamente un flebile crock.
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Intanto Akara si era portata una mano davanti alla bocca e aveva iniziato a contorcersi in smorfie irripetibili, mentre un colorito paonazzo le inondava tutto il viso.
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Si batteva una mano su un ginocchio, l'altra la teneva premuta sulla pancia e rideva, rideva, rideva...
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Di nuovo lo presero per le braccia e lo issarono.
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Alla fine le due riuscirono a ridare la posizione verticale al compagno.
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Akara lo sostenne, in effetti si era sicuramente incrinato un paio di costole, magari se ne era addirittura rotta una a giudicare dal crock che avevano sentito.
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Nel mentre, comunque, la Sacerdotessa non aveva smesso di sbuffare ilarità da tutti i pori, tanto che stava irritando il collega.
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Il Vegliardo ebbe bisogno di tre ore di giustificazioni e spiegazioni per uscire più o meno vivo dalla "pacifica" discussione con le tre donne, e nonostante tutto, riuscì a salvare dai lividi poche parti del proprio corpo, e solo perché vi teneva le mani strettamente legate a coppa sopra.
Quando Electra, ritemprata dalla "discussione" col vecchiaccio, uscì dal tendone dei convegni, vide Jesus intento a pulire l'armatura.
Indossava una casacca verde oliva, un paio di calzamaglie pesanti color marrone, e uno strano gilet che sembrava trapuntato, nero.
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Electra gliela porse molto lentamente e altrettanto malvolentieri.
D'altronde Akara si guardò bene dallo sfiorare la lama con le mani, e usò due sole dita per toccarne l'elsa.
Osservò le rune incise sulla lama. Poi quelle sull'elsa.
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Electra riprese la spada e si diresse verso la sua tenda bofonchiando qualcosa.
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La risatina che si mal celava nella voce metallica della spada non piacque affatto all'Incantatrice.
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Klarisse si prese la sua piccola rivincita quando, con nonchalance, mostrò il Martello Horadrim a Charsi che rischiò di farsi rotolare gli occhi fuori dalle orbite quando lo vide.
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Poi, senza curarsi delle grida di dolore dell'altra, le voltò le spalle e se ne andò impettita.
Fu allora che venne intercettata da Kashya, l'antipaticona di turno.
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Kashya storse un tantino la bocca a quella vista, non tanto per lo stuzzicadenti, quanto per i versi di risucchio che l'Amazzone faceva.
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Kashya sospirò guardando l'Amazzone che s'allontanava a grandi passi. Invidiava molto quella donna; il suo sogno segreto, sin da piccola, era sempre stato quello di appartenere alla nobile stirpe delle Amazzoni, ma quando aveva tentato l'arruolamento era stata scartata per "scarsa prestanza fisica, e poche poppe". Non aveva ben capito cosa volesse dire la seconda voce...
Però ammirava e invidiava moltissimo Klarisse. Un po' meno Cain.
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L'Incantatrice ci pensò su un momento, sempre immersa nell'acqua fumante.
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Electra le spedì un'altra occhiataccia mentre usciva dal suo bagno caldo. Si asciugò velocemente e si rivestì in fretta.
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Jesus-Renegade era seduto vicino al fuoco assieme a Warriv, ed era tutto preso a ungere la lama della sua spada, dopo averle ritoccato il filo.
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<> rispose, poco convinta, Klarisse.
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Cain era appena riuscito a prendere sonno, anche se i suoi sogni erano molto agitati da presagi nefandi.
Nel suo incubo, aveva la visione di due mostri orrendi che gli correvano incontro brandendo strane armi... o comunque poco usuali per dei mostri che si rispettino.
Ricordava che uno dei due lo minacciava con un arco disarmato.
Nel buio della sera, fra i flutti del sonno e dei medicamenti che Akara gli aveva somministrato, non si accorse praticamente di nulla, non riconobbe le due figure che s'intrufolarono nella sua tenda.
Di quella dolorosa avventura ricordò solamente pochi brani; frasi sconnesse come "questo è per la cartina truccata", e dolori lancinanti a seguire ad ognuna di quelle frasi...
"questo è per la brevità delle tue strade"
"quest'altro per ricordarti di non tentare più furbate di nessun genere"
"ma non potevi portarti un'altra cosa? Quest'arco mi impaccia i movimenti!"
"e tieni bene a mente anche questo!"
Poi tornò il buio ad inghiottirlo, o quasi.
In effetti qualcos'altro c'era, anche se aveva tentato con tutte le forze di rimuovere il trauma dalla mente.
Una lama di luce era apparsa e scomparsa subito, in direzione dell'apertura della tenda. Poi ancora voci. Lontane.
"è sveglio?"
"non so, forse lo trovi ancora vivo..."
"ma... come? E cosa ci fai con quell'arco in mano?"
"non te ne crucciare."
"E tu, perché hai quel randello?"
"souvenir! Ma non volevi ringraziarlo anche tu?"
"oh sì!"
"allora affrettati a dargli il saluto estremo!"
Poi le voci cessarono, e tempo indefinibile dopo, di nuovo apparve la lama di luce.
Solo allora s'arrischiò ad aprire gli occhi, ma fu un grosso errore: nella lama di luce, come un angelo della morte, vi era il maldestro Paladino. Colui che l'aveva ridotto a claudicare per il resto dei suoi giorni, distruggendo al contempo opere d'inestimabile valore artistico e simbolico, il flagello di tutti i tempi, l'orrore strisciante! Jesus-Renegade.
Fu in quel preciso istante che comprese la verità: Jesus-Renegade era il terzo Prescelto!
Non resse a tutto ciò. Lanciò un urlo straziante, e perse i sensi.
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Jesus scrollò le spalle; si stava abituando alle stranezze di quelle due, e nonostante tutto non le riteneva cattive persone.
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