Il Fantastico Mondo di Sanctuary



Non vi fu tempo per le congratulazioni all'Amazzone - che in verità tutto avrebbero voluto essere fuorché congratulazioni, visto che se avesse mancato il bersaglio come suo solito, quello li avrebbe come minimo affettati! - ma solo uno sguardo fra Electra e Jesus. Poi iniziarono a partire gomitate per ogni dove, gambe si protendevano a scianghettare altre gambe, bestemmie e magie si sprigionarono a destra e a manca.
L'unica che rimase lì, immobile e allibita a contemplare un ammasso molliccio di materia cerebrale scivolare sul muro, era Klarisse, e l'unico pensiero che aveva si potrebbe esprimere press'a poco così: Uh guarda! Non sapevo che anche il cervello facesse la bava come le lumache!
Questa profonda riflessione teologico-filosofica, si perse fra le urla degli altri due.
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E ancora, gomitate e pedate si dispersero nell'etere.
<> gemette, il povero Paladino.
<> gli rispose, sferrandogli una pedata fra le gambe (fortuna che aveva su l'armatura!)
La lotta terminò con la caduta, e rispettiva rotolata in discesa, di Jesus-Renegade, e un grido selvaggio di vittoria di Electra.
Solo allora, dopo essersi avvicinata al grumo grigiastro e averlo stuzzicato prima con un bastoncino e poi col dito, Klarisse si pose la domanda di cosa cavolo stessero facendo quei due!?
<> si lamentò il Paladino <>
<> lo zittì, continuando a frugare fra i resti fumanti di quella ch'era stata la "Signora Andariel Dell'Angoscia".
<devo studiarla!>>
<per favore di morire e lasciarmela in eredità, mi hai cacciato via in malo modo!>>
Jesus sembrò confuso. Effettivamente non era stato molto gentile...
Iniziò a ballonzolare attorno alla giovane, dopo essersi rialzato a fatica da terra, mentre quella continuava l'opera di sciacallaggio.
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<> intervenne l'Amazzone, perplessa <>
Electra le lanciò uno sguardo di fuoco.
<MIA spada!>> l'ammonì.
<> domandò l'altra, ancora affatto chiarificata.
<TUA spada, Electra!>> bofonchiò il Paladino.
<> risolse la questione, sbrigativa come al solito.
Ma in mezzo a quel groviglio di membra aculeate, sarebbe stato difficile ritrovare anche le fattezze iniziali della demone stessa, figuriamoci una spada! Così la ricerca dell'Incantatrice andò a vuoto un bel po' più a lungo di quanto non avesse preventivato.
Quando stava per terminare la pazienza a sua disposizione, ciò vale a dire molto presto, e stava per scegliere le maniere forti, ovvero le sue solite maniera, accadde qualcosa.
<> l'invitò garbatamente (forse anche troppo), Jesus.
<> declinò, altrettanto garbatamente, la giovane.
<> tentò, Klarisse.
<> berciò il Paladino.
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<> rifletté fra sé, l'Amazzone.
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<> Si lamentò quella, allontanandosi dai due esaltati e tornando a giocherellare con la porzione di materia grigia spiaccicata sul muro.
<> tornò alla carica, Jesus.
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<> l'occhieggiò lei, sorpresa.
<> ricominciò a balbettare lui, abbassando lo sguardo in terra e tornando a scalciare la polvere.
<> l'additò, puntandogli contro l'indice come se fosse una prova netta di ciò che stava dicendo.
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<> lanciò un gridolino straziato, l'altra <>
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<> berciò lei, portandosi una mano alla fronte in segno di mancamento, <>
<> l'avvertì Klarisse, ancora intenta a far "camminare" il pezzetto di cervello giù per il muro.
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Electra non parve del tutto convinta.
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<> gli disse greve, scotendo la testa in cenno di diniego.
Poi tornò a sforzarsi di voltare il cadavere della demone, che oramai iniziava ad irrigidirsi. Sbuffò e faticò per qualche secondo, e quando si accorse che non sarebbe più riuscita, ormai, a scansare la carcassa, decretò:
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Così Jesus, contento e raggiante come una domenica primaverile, venne raggirato dall'Incantatrice, con somma soddisfazione di entrambi. Solo che la sua soddisfazione apparteneva al genere ottuso.
Tanto che Electra quasi si sentì in colpa per la facilità con la quale s'era liberata di una seccatura e aveva guadagnato un aiuto.
Quasi, ho detto.
Finalmente, sotto la carcassa di Andariel trovarono la lama.
Una magnifica lama nera come il nulla, lucente, dal manico finemente lavorato in oro e gemme preziose.
Alcuni simboli runici erano intarsiati sia sull'elsa che sulla stessa lama, e a guardarla troppo a lungo ci si poteva smarrire per sempre; contemplarla faceva quasi male agli occhi.
L'arma non era tanto una spada quanto una scimitarra dalla lama dolcemente ricurva e minacciosamente affilata.
Jesus dovette distogliere lo sguardo.
<> sussultò, col tono carico di dolore.
<> lo ammonì lei, raccogliendo il bottino di guerra.
La sollevò davanti agli occhi, soppesandola e rimirandola con perizia.
<> esordì la spada allegramente, facendo sobbalzare entrambi dalla sorpresa.
<> chiese nello stesso tono festoso e un tantino metallico.
Electra sbatté le palpebre un paio di volte, senza capire esattamente cosa stesse accadendo.
<> dichiarò il Paladino, anch'esso stupito, <>
<> lo redarguì Drow, voltandosi un poco nella mano di Electra, per rivolgersi direttamente al suo maleducato interlocutore.
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<> si alleò alla scimitarra, l'Incantatrice.
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<> l'apostrofò, la lama.
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<> bisbigliò Electra, dando di gomito a Jesus.
<> berciò l'arma, in direzione di Klarisse.
<> s'informò distrattamente lei, scostandosi di mala voglia dal divertimento corrente.
<> interpretò Electra, poco convinta.
<> La spada sembrò quasi saltellare dalla contentezza, nonostante fosse saldamente nella mano della fanciulla.
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<tuoi nemici! In tal caso diverrebbero anche miei nemici! Ed io mi comporterei di conseguenza!>>
Electra si scambiò uno sguardo perplesso con Jesus. Qualcosa, una vocina dentro di sé - la stessa che spesso le suggeriva di tenersi lontana da qualche pericolo, e che puntualmente veniva ignorata sfacciatamente - le fece notare che con tutta probabilità si era appena cacciata in un ennesimo guaio.
Anche stavolta venne spietatamente zittita.
Per riconsolarsi e dare un senso a quel torrente di parole, la giovane le chiese: <>
<>
<> le intimò, gelida quasi quanto il bagliore della lama.
<> Si risentì, quella. <> disse, con immenso orgoglio nella voce metallica.
<> chiese dubbioso il Paladino, portandosi inconsciamente una mano alla propria protezione.
<> ribadì, ma poco convinta, Drow.
<> insisté l'Incantatrice.
<> terminò allegramente.
<> le chiese Electra, scotendola appena, in tono di chi non ammette altra risposta che quella diretta alla sua domanda.
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<> Insisté.
<> Rispose la spada, imbronciandosi (ammesso e non concesso che una spada possa imbronciarsi).
<> rise il Paladino.
<> le chiesero in coro, spada e Incantatrice.
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<> berciò l'arma, facendosi quasi venire un attacco apoplettico.
<> s'impettì il Paladino, e fece la voce grossa, in tutta la sua fierezza.
Electra gli si avvicinò e gli mollò un calcio su uno stinco, facendolo - nell'ordine - afflosciare e piegare.
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<mia proprietà "serva del Male", ci penserai su due volte!>>
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<> disse, riprendendo finalmente il controllo della situazione. Poi strappò dal fianco di Andariel il fodero dell'arma, e ivi la ripose, avvolgendosi la catena che tratteneva il tutto alla vita.
<> disse poi, <> disse, sferrando un calcio alla carcassa, <>
<> le rispose Jesus, avviandosi verso il portone dal quale erano entrati non più di un'ora prima.
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<>
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<> rispose, calma, Klarisse, senza distogliere la sua attenzione dalla materia organica ch'era di tanto interesse.
Electra sollevò gli occhi in preda al dubbio orrendo che fosse vero, e un sassolino la centrò in piena fronte. Si scostò appena in tempo (trovandosi peraltro catapultata dall'altra parte del salone) per evitare una pietra assai più grossa che cadendo si schiantò a terra.
<> berciò Jesus.
<> rispose l'Incantatrice, che ancora stava cercando di capire come diamine fosse arrivata lì.
<>
<> chiese il Paladino a Klarisse che si limitò a scrollare le spalle e indicare col mento un portale ovale di colore azzurro intenso, dall'altra parte del quale si scorgeva una porzione di prato e un pezzo di tenda.
Varcarono la soglia, e una voce leggermente tremula li accolse: <non spio nessuno! ...mi limito a controllare.>>
Quando Jesus e Cain si trovarono faccia a faccia, il secondo fu colto da tremori violenti, mentre una maschera di orrore gli si dipinse sul volto.
Cain indietreggiò protendendo le mani davanti a sé, in un gesto di puro terrore, trascinandosi all'indietro claudicante.
<> bisbigliò Electra a Klarisse, che di nuovo scrollò le spalle spingendo il labbro inferiore all'infuori.
<> supplicò il Vegliardo, continuando ad indietreggiare.
Jesus era fermo impalato al centro della scena, leggermente rosso in volto, ma sorridente.
<> s'interessò l'Incantatrice, avvicinandosi allo spaventatissimo Cain.
<> berciò l'altro, scacciando l'aria con le mani.
<> suggerì Klarisse, in tutta tranquillità.
Cain inciampò su uno dei tiranti della tenda più vicina, e cadde pesantemente sulle natiche, richiudendo di scatto la bocca e sbattendo i denti. Solo allora tacque.
<> si offrì gentilmente il Paladino.
Il Vegliardo tentò di farsi scudo con le braccia, ma fu tutto inutile.
Allora Jesus lo afferrò piegandosi verso di lui, da sotto le ascelle e tentò di issarlo in piedi... ma il Vegliardo era troppo spaventato e oppose tutta la resistenza che aveva in corpo, trascinandosi dietro il poverino, già squilibrato di suo, che finì sopra il vecchio, schiacciandolo e ammaccandolo con l'armatura.
Cain mandò più che un urlo, uno sbuffo di dolore, poi più nulla.
<> sentenziò Klarisse, sempre calmissima, come se la cosa non fosse di un benché minimo interesse per chi che sia.
<> bofonchiò Electra, trascinandosi dietro l'amica.
Lo afferrarono ognuna per un braccio e riuscirono ad issarlo a mezz'aria, mentre lui faceva il suo meglio per puntare i piedi in terra e non lasciarli scivolare sull'erba umidiccia.
<>
Akara era loro arrivata alle spalle, facendo prendere uno spavento alle due ragazze che si sentivano colpevoli comunque, nonostante non stessero facendo nulla di male, solo per forza di abitudine.
Entrambe mollarono la presa, e il Paladino ripiombò di peso sul povero Cain, schiacciandolo di nuovo.
Stavolta si avvertì nitidamente un flebile crock.
<> tentò di capire, la Sacerdotessa.
<> si affrettò a dire, Klarisse.
<> Puntualizzò Electra, additando il Paladino riverso al suolo.
<> le diede man forte, l'altra.
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<> lo presentò Electra, raggiante.
Intanto Akara si era portata una mano davanti alla bocca e aveva iniziato a contorcersi in smorfie irripetibili, mentre un colorito paonazzo le inondava tutto il viso.
<> tentò Electra, ma quella le scoppiò a ridere proprio sotto gli occhi, lacrimando copiosamente, con la bocca spalancata in una sghignazzata rumorosa.
Si batteva una mano su un ginocchio, l'altra la teneva premuta sulla pancia e rideva, rideva, rideva...
<> sospirò Klarisse, sbadigliando scompostamente e stiracchiandosi. Poi si grattò lo stomaco gustandosi la scena.
<> berciava la Sacerdotessa, <> e giù altre risa sguaiate, tanto che quasi non si reggeva più in piedi nemmeno lei.
<>
<> sbuffò.
Di nuovo lo presero per le braccia e lo issarono.
<> si lamentò il ragazzo.
<>
<> una vocina flebile e strozzata rispose loro.
<> constatò l'Amazzone, con una grassa porzione di delusione nel tono.
Alla fine le due riuscirono a ridare la posizione verticale al compagno.
<> si offrì lui.
<> gridarono in coro Electra, Klarisse e Cain.
<>
Akara lo sostenne, in effetti si era sicuramente incrinato un paio di costole, magari se ne era addirittura rotta una a giudicare dal crock che avevano sentito.
<> sentenziò Electra, scotendo la testa.
Nel mentre, comunque, la Sacerdotessa non aveva smesso di sbuffare ilarità da tutti i pori, tanto che stava irritando il collega.
<> le chiese, con fare scocciato.
<> e tornò a sghignazzare, poi: <> Si riscosse, mossa a pietà per il ragazzo.
<> Si unì al coro di protesta, Electra.
<> Contribuì con passione, Klarisse.
<> S'infervorò Akara, gesticolando con la mano libera.
<> tentò il povero Cain, dimenticato da tutti.
<> gli chiese, mossa a compassione, Akara.
<> il giovane era diventato rosso come la fucina dei demoni, e si era messo a scalciare l'aria e la polvere, come sua consuetudine ogni qualvolta era imbarazzato.
<> lo incoraggiò con dolcezza.
<>
<> sentenziò la vecchia.
<> si sbrigò a rivelare, il Paladino, puntando l'indice contro Cain.
Il Vegliardo ebbe bisogno di tre ore di giustificazioni e spiegazioni per uscire più o meno vivo dalla "pacifica" discussione con le tre donne, e nonostante tutto, riuscì a salvare dai lividi poche parti del proprio corpo, e solo perché vi teneva le mani strettamente legate a coppa sopra.
Quando Electra, ritemprata dalla "discussione" col vecchiaccio, uscì dal tendone dei convegni, vide Jesus intento a pulire l'armatura.
Indossava una casacca verde oliva, un paio di calzamaglie pesanti color marrone, e uno strano gilet che sembrava trapuntato, nero.
<> gli chiese, toccando il tessuto spesso e molleggiato.
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<> borbottò lei, osservando l'invenzione.
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<> berciò contro l'arma, Electra. Akara la guardava come si potrebbe osservare un documentario sui manicomi.
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Electra gliela porse molto lentamente e altrettanto malvolentieri.
D'altronde Akara si guardò bene dallo sfiorare la lama con le mani, e usò due sole dita per toccarne l'elsa.
Osservò le rune incise sulla lama. Poi quelle sull'elsa.
<> mormorò fra sé.
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<> disse l'altra, in realtà tutt'altro che interessata.
<> scrollò le spalle. <>
Electra riprese la spada e si diresse verso la sua tenda bofonchiando qualcosa.
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La risatina che si mal celava nella voce metallica della spada non piacque affatto all'Incantatrice.
<> disse, ficcandola con rabbia nel fodero.
Klarisse si prese la sua piccola rivincita quando, con nonchalance, mostrò il Martello Horadrim a Charsi che rischiò di farsi rotolare gli occhi fuori dalle orbite quando lo vide.
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<> le rispose amabilmente, facendoglielo cascare su un piede.
Poi, senza curarsi delle grida di dolore dell'altra, le voltò le spalle e se ne andò impettita.
Fu allora che venne intercettata da Kashya, l'antipaticona di turno.
<> le disse, rimirando i nuovi fiammanti stivali rossi che portava ai piedi.
<> minimizzò Klarisse, stuzzicandosi i denti con la punta di una freccia.
Kashya storse un tantino la bocca a quella vista, non tanto per lo stuzzicadenti, quanto per i versi di risucchio che l'Amazzone faceva.
<> proseguì, indicando le calzature.
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<> si accigliò, l'Amazzone.
<> Kashya prese l'espressione di chi si è appena reso conto d'aver fatto una gaffe atroce.
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Kashya sospirò guardando l'Amazzone che s'allontanava a grandi passi. Invidiava molto quella donna; il suo sogno segreto, sin da piccola, era sempre stato quello di appartenere alla nobile stirpe delle Amazzoni, ma quando aveva tentato l'arruolamento era stata scartata per "scarsa prestanza fisica, e poche poppe". Non aveva ben capito cosa volesse dire la seconda voce...
Però ammirava e invidiava moltissimo Klarisse. Un po' meno Cain.
<> berciò l'Amazzone, entrando nella tenda di Electra, che giusto in quel momento stava prendendo il suo bagno caldo.
<> si riscosse l'altra.
<>
L'Incantatrice ci pensò su un momento, sempre immersa nell'acqua fumante.
<>
<ordina di fare, il Vegliardo, si trasforma in una lunga fatica per noi?>> rifletté Klarisse.
<> meditò Electra.
<per noi?>> considerò l'Amazzone.
<NON farebbe mai!>> ponderò l'Incantatrice.
<> si rassegnò l'altra, guadagnandosi un'occhiataccia dalla compagna.
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<> si risolse, l'Amazzone. Poi sembrò confusa. <>
Electra le spedì un'altra occhiataccia mentre usciva dal suo bagno caldo. Si asciugò velocemente e si rivestì in fretta.
<>
Jesus-Renegade era seduto vicino al fuoco assieme a Warriv, ed era tutto preso a ungere la lama della sua spada, dopo averle ritoccato il filo.
<> chiese loro, allegramente.
<
> rispose, poco convinta, Klarisse.
<> meditò, quasi fra sé.
<> si risolse poi, alzandosi e trafficando per riporre tutti gli strumenti di "bellezza" per la spada.
Cain era appena riuscito a prendere sonno, anche se i suoi sogni erano molto agitati da presagi nefandi.
Nel suo incubo, aveva la visione di due mostri orrendi che gli correvano incontro brandendo strane armi... o comunque poco usuali per dei mostri che si rispettino.
Ricordava che uno dei due lo minacciava con un arco disarmato.
Nel buio della sera, fra i flutti del sonno e dei medicamenti che Akara gli aveva somministrato, non si accorse praticamente di nulla, non riconobbe le due figure che s'intrufolarono nella sua tenda.
Di quella dolorosa avventura ricordò solamente pochi brani; frasi sconnesse come "questo è per la cartina truccata", e dolori lancinanti a seguire ad ognuna di quelle frasi...
"questo è per la brevità delle tue strade"
"quest'altro per ricordarti di non tentare più furbate di nessun genere"
"ma non potevi portarti un'altra cosa? Quest'arco mi impaccia i movimenti!"
"e tieni bene a mente anche questo!"

Poi tornò il buio ad inghiottirlo, o quasi.
In effetti qualcos'altro c'era, anche se aveva tentato con tutte le forze di rimuovere il trauma dalla mente.
Una lama di luce era apparsa e scomparsa subito, in direzione dell'apertura della tenda. Poi ancora voci. Lontane.
"è sveglio?"
"non so, forse lo trovi ancora vivo..."
"ma... come? E cosa ci fai con quell'arco in mano?"
"non te ne crucciare."
"E tu, perché hai quel randello?"
"souvenir! Ma non volevi ringraziarlo anche tu?"
"oh sì!"
"allora affrettati a dargli il saluto estremo!"

Poi le voci cessarono, e tempo indefinibile dopo, di nuovo apparve la lama di luce.
Solo allora s'arrischiò ad aprire gli occhi, ma fu un grosso errore: nella lama di luce, come un angelo della morte, vi era il maldestro Paladino. Colui che l'aveva ridotto a claudicare per il resto dei suoi giorni, distruggendo al contempo opere d'inestimabile valore artistico e simbolico, il flagello di tutti i tempi, l'orrore strisciante! Jesus-Renegade.
Fu in quel preciso istante che comprese la verità: Jesus-Renegade era il terzo Prescelto!
Non resse a tutto ciò. Lanciò un urlo straziante, e perse i sensi.
<>
<> la redarguì il Paladino, accennando l'inizio di una preghiera.
<> lo fermò, l'altra, <fragili!>>
<> confermò, l'Amazzone.
Jesus scrollò le spalle; si stava abituando alle stranezze di quelle due, e nonostante tutto non le riteneva cattive persone.
<> esordì, allegrissimo, <>
<> bofonchiò Klarisse, cambiando corda al suo arco.
<> s'accigliò l'altro.
<> sghignazzò, Electra, lanciando una piccola sfera magica per ravvivare il fuoco del bivacco.
<> Sbottò a ridere, Klarisse, picchiandosi una mano sulla coscia. Anche l'altra la seguì nell'ilarità che si protrasse fino alle lacrime, sotto lo sguardo confuso del Paladino.
come al solito, comunque....
incredibile, quando uno pensa di aver letto il massimo della comicità, ecco che arriva un nuovo capitolo.... ma li hai scritti tutti gli atti? e sono tutti così? no, perchè se si, beh, allora
dire gratz è riduttivo...
Rinnovo i miei complimenti ogni nuovo capitolo è un puro piacere da leggere
Oddiooooooooooooooooooooo.............

Una spada parlanteeeeeeeee....................


Non me l'aspettavo davvero.
Quanto ha di ego?

Bello, bello come al solito. Non vedo l'ora arrivino gli altri. L'ultima frase del capitolo è piuttosto sibillina al riguardo.

P.s. Mi son passate davanti agli occhi tutte le findate fatte con qualcuno e le baruffe per gli items.
Non riesco a smettere di rotolare...


Credo intorno ai 240'000



No, non li ho ancora scritti tutti gli atti; per la verità state leggendo con una brevissima differita, io sono arrivata (proprio oggi) alle Sale del Morto.
Sono abbastanza lenta a scrivere, per questo cerco di esserlo anke nel proporvelo, altrimenti riskieremmo di aspettare troppo tempo fra un pezzo e l'altro... cerco di "bilanciare" un po' le cose.
Il problema è ke scrivo 5 pagine e ne posto 10

Non credevo ke il nuovo capitolo riscuotesse tutto questo successo, nonostante tutte le volte ke mi tocca rileggerlo non possa fare a meno di rotolollare sulla tastiera... e questo è già strano ...insomma... l'ho scritto io

Piccola anticipazione e un po' di ragguagli:
J&B la frase ke ho messo lì per "ultima", non voleva in alcun modo essere una indicazione di ciò ke potrebbe accadere in futuro, semplicemente è lì perké... mi faceva ridere
Dunque no, il prossimo incontro non sarà un Negromante
Penso ke i prossimi atti saranno un tantino più "diluiti" giakké mi son resa conto di non riuscire a "presentare" al meglio un personaggio e farne capire più o meno le peculiari (le demenzialità, è meglio dire ) raccontando semplicemente le missioni... non so se mi spiego...
Forse, se riuscirò a farlo senza riskiare troppo appesantimento nella fluidità della storia, i prossimi atti diverrano un po' più narrativi e un po' meno "a tappe"... spero ke li apprezzerete come avete apprezzato questi


Tranqui, ormai ci siamo affezzionati a quei tre sfigati.
Almeno, io.....

Tu pensa solo a postare.
up!!



X

Si mossero dal Campo delle Ranger un paio di giorni dopo, per affrontare un viaggio che sarebbe stato difficile e pericoloso.
Warriv mise a disposizione la sua carovana e tutta l'esperienza di carovaniere. Per la verità era stato supplicato da Cain che l'aveva convinto parlandogli di una "minaccia" alla sua stessa incolumità, se non avesse trovato un mezzo comodo e confortevole sul quale compiere la traversata. Così, mosso a compassione da quel povero vecchio (che sembrava veramente impaurito da non si sa bene cosa), aveva deciso di intraprendere la traversata.
E poi, si diceva che a Lut Gholein si facessero buoni affari.
Dal canto suo, il Vegliardo non era preoccupato solo per la propria incolumità, ma anche per il forte ritardo accumulato fra una ciancia e l'altra.
Oramai era passato da un giorno il termine dell'appuntamento; forse i restanti Prescelti (ebbe un attacco di diarrea fulminante al solo pensiero) avevano deciso di affrontare tutti i pericoli da soli... forse addirittura erano già morti nel tentativo!
Si guardò furtivamente attorno, e pregò in cuor suo che nulla di tutto ciò fosse accaduto, perché pensare che questo gruppo fosse l'unico responsabile delle sorti del mondo, gli provocava un effetto disastroso alle viscere...
<> lo apostrofò, poco decorosamente, Electra.
Era seduta sulla sommità del carro di Warriv, e da lì godeva di un'ottima visuale del deserto di Aranoch che li circondava.
In effetti faceva un caldo balordo, e lei si sentiva sudata e appiccicaticcia, nonché abbastanza spazientita da quella fermata imprevista.
<> borbottò, scagliando sassolini a terra.
<> la richiamò, estasiata, Klarisse, indicando dei puntini in movimento nel cielo, <>
Electra osservò qualche momento, poi: <>
Klarisse si risentì un poco. <>
<>
<> la sfidò, mentre i volatili si avvicinavano. Ora se ne potevano contare quattro.
<> chiese Electra, mentre una luce avida le si accendeva negli occhi.
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<>
<> si lamentò l'Amazzone, sventolandosi con un lembo di stoffa.
<>
<>
<>
<>
<> sospirò, lanciando un sassolino sulla testa di Cain, ancora accucciato appena dietro un carro merci.
<>
Klarisse incoccò una freccia al suo arco, per scoccarla subito dopo aver preso la mira.
Il gruppetto di volatili (ora se ne potevano distinguere nettamente cinque), si sparpagliò per evitare il colpo, ma uno fu meno lesto degli altri...
<> sentenziò l'Amazzone, falsamente contrita.
<> berciò Jesus, indignatissimo, genuflettendosi in una preghiera di purificazione dell'anima.
<>
<> profetizzò, il Paladino, continuando a pregare in ginocchio nel fondo del carro.
<> gli vociò dall'alto, Klarisse, stuzzicandolo con l'estremità dell'arco.
<> sghignazzò l'Incantatrice.
<> rise e partì di corsa.
Alla fine, Electra dovette pagare pegno, ma Klarisse saltò cena e colazione, e rischiò di morire disidratata mentre la maga si strafogava d'acqua con sommo gusto.
Qualche giorno più tardi, quando ormai la distesa arida e sabbiosa di Aranoch si stava trasformando in distesa arida, terrosa e sassosa, avvistarono uno splendido lupo bianco che da lontano seguiva la carovana con lo sguardo.
Questa volta Klarisse non volle scommettere che si trattava di una jena ridens, ma per tutta la restante giornata continuò a rimbrottare: <>
<> borbottò Jesus, infilandosi sotto le sue due coperte e addormentandosi all'istante.
<> brontolò l'Amazzone, aggiungendo legna al fuoco.
Questo avveniva alle nove di una serata gelida e senza luna ne' stelle nel cielo.
Giunte che furono le undici e mezzo, Klarisse diede di gomito alla compagna addormentata.
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<>
<>
<>
<>
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<>
<> disse, rivoltandosi dall'altra parte e tirandosi la coperta fin oltre la testa.
<>
<> ringhiò l'altra.
<>
<> borbottò, mentre scivolava di nuovo nel sonno.
<>
<> russò.
Quando si svegliò per il suo turno di guardia, era così assonnata e stanca che quasi non riuscì a mettersi in piedi. Poi una bella pensata le fece passare il torpore.
Mezz'ora più tardi scosse Jesus.
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<>
<> sbuffò lei, <>
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E in men che non si dica era sprofondata di nuovo nel sonno.
L'indomani mattina, dopo una lauta colazione, i tre si scambiarono le impressioni della nottata trascorsa.
<>
<> cercò di farla ragionare, Jesus.
<>
Electra ed il Paladino si scambiarono uno sguardo eloquente.
<> si rammaricò l'altro.
<>
<> soggiunse, arrossendo un poco.
<> terminò la maga, dandogli una pacca sulla spalla.
<> propose, poi.
Mentre s'incamminavano verso la carrozza di testa, Klarisse gridò loro dietro: <>
Warriv comunicò ai due che il viaggio sarebbe durato ancora un paio di giorni.
<>
<> disse, sfregandosi le mani e sogghignando, la maga.
Effettivamente appena Cain vide i due ebbe una crisi di sgomento, specie quando Electra gli si sedette affianco e Jesus gli offrì di lavargli i piedi in segno di ossequio.
<> gli sorrise amabilmente la ragazza. Jesus non udì molto della conversazione, a parte l'idea della maga di stabilirsi vicino al Vegliardo per offrirgli più aiuto e sostegno possibile.
<>
<> sospirò.
<> si rivolse a Cain dandogli delle pacche sulla testa, <> disse, e uscì di nuovo sotto al sole torrido del deserto.

Intanto Klarisse aveva avvistato un nuovo gruppo di corvi... o forse era sempre lo stesso, da quella distanza poteva solo vedere che si trattava di quattro grossi esemplari neri come la notte, che pareva seguissero proprio la carovana.
Mah... forse sono avvoltoi...
Si disse.
Certo che non è carino che un branco di avvoltoi ci segua con la lingua pendula e l'acquolina in bocca, non è di buon auspicio!
Rifletté.
Più li guardava e più si convinceva che si trattasse di quei volatili mangiacarcasse.
Certo, se sparissero dal mio campo visivo mi sentirei un tantino meglio; magari un colpetto d'avvertimento potrebbe disperderli...
Così decise di sparare una freccia infuocata in mezzo al mucchio, giusto per diradarlo.
Purtroppo riuscì a bruciacchiare le penne delle ali di almeno due di quelli che, si rese conto subito dopo, erano innocenti corvi.
I poveri malcapitati caddero a picco su un cumulo di sabbia, ringraziando i loro Dei che si trattasse di un atterraggio morbido.
<> la rimproverò una vocina alle sue spalle.
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<> disse semplicemente, facendo spalluccia, senza nemmeno disturbarsi a chiedersi chi avesse parlato.
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<> si difese la ragazza, mentre cambiava corda all'arco.
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<> Solo allora si rese conto di stare parlando con Drow, che aveva sputato via il fodero e se ne stava sotto al sole assorbendo la luce diretta, senza emettere il minimo baluginio.
Klarisse ebbe un moto di stizza.
<esseri viventi! E vieni a far la morale a me, solo perché ho cercato di cacciare un gruppo di avvoltoi?>>
<> precisò la lama, imbronciandosi.
Non che si possa definire in che maniera s'imbronci una lama, ma vi assicuro che anche solo a guardarla, Drow sembrava imbronciata!
<> l'accusò Klarisse, riprendendo con nonchalance a cambiare corda all'arco.
<>
<> le domandò, cambiando bruscamente discorso.
<>
<>
<<>
Klarisse inorridì.
<> rabbrividì, nonostante i 45 gradi all'ombra.
<>
<> si lamentò l'altra, ignorando completamente tutta la parte del discorso precedente a quell'appellativo.
<> le intimò.
<>
<>
<non sono di metallo! ...o comunque non di vile e comune metallo!>>
<>

Quando tornarono al carro, Electra e Jesus, trovarono Klarisse di pessimo umore, e Drow che ancora parlava. Aveva attaccato un argomento di alta filosofia, e stava blaterando di spazi, mondi e dimensioni parallele non visibili e non percepibili dagli esseri umani che non fossero addestrati a farlo.
<> sospirò affranto, il compagno.
<> brontolò, lanciando un'occhiata assassina all'arma, che ora stava facendo delle osservazioni poetiche sul frangersi del sole nella landa desertica.
<> disse Klarisse, spennando il retro di una freccia.
<> tentò l'Incantatrice.
<<>
Electra riuscì ad escludere quella nenia fastidiosa dai suoi sensi, mentre Klarisse si era ormai troppo assorbita nel compito di ri bilanciare le proprie frecce.
L'unico che pagava le conseguenze di tanto ciarlare, era come al solito il povero Jesus che, chiedendo perdono mille volte agli Dei, coprì Drow con una pesante coltre di lana, sperando di soffocarne il blaterare.
Letto solo adesso perchè in questo periodo sono un filino incasinato, ma... Complimenti Più passano le puntate più son divertenti e ben scritte. Ogni settimana un raggio di buon umore rischiara la giornata. Continua così!
cain
falchi
Bello quest'episodio.

E' filato via liscio e piacevole.

Forse non è il più divertente (ma quelle due sagome sono fantastiche), ma bilancia i precedenti, fatti di combattimenti. E ci dà l'opportunità di vedere i nostri in una situazione tranquilla.

Bello bello.

Continua così Wri.
Tu non sai il piacere che si prova quando si vede questo topic uppato.


P.s. DuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDuduDudu......................
...e voi non immaginate la gioia ke da' a me leggere i vostri commenti!
Ma non perké siano un elogio a qualcosa fatta da me.... se mi conosceste un po' meglio sapreste ke se riesco a dar vita a qualcosa ke mi piace e mi soddisfa (praticamente non accade quasi mai, ma per PreLo(a)D è andata così ) qualsiasi commento - in positivo o in negativo ke sia - mi tange ben poco... sono troppo convinta di quel ke faccio, se a mio parere riesce bene
...dicevo, non tanto xké sono un elogio al mio operato, quanto perké vedo e leggo il vostro piacere nel ritrovare il gruppo di folli... è come se sentissi l'affetto ke portate per loro (ebbene sì, anke per Cain ) ed il piacere ke provate nel reincontrarli, tanto ke - nonostante sia assai lontana - l'idea di dover prima o poi scrivere una fine, mi fa male
Ma per ora sono io a ringraziare voi per i bellissimi commenti ke mi regalate; commenti ke mi commuovono e mi fanno sentire... "utile" in una forma ke non so esprimere a parole, ma ke cmq mi regala davvero tanta gioia.
Grazie a tutti



P.S. magari il leggere la storia a "puntate", potrebbe indurre a pensare ke effettivamente io la scriva anke a puntate. Invece la mia concezione del racconto e dei fatti ke lo caratterizzano è ben diversa; per me è un racconto unico, nonostante (un po' per colpa dello spazio sul forum, la scomodità nel leggere da qui, il piacere protratto e tanti altri motivi) lo inserisca qui in una sorta di puntate.
Ma non appena sarà giunto al termine, se vorrete vi passerò l'originale, sperando ke sia un "dono" gradito
Che risate


<> disse Warriv, sollevandosi in piedi sul suo carro.
Klarisse era seduta alla sua destra, mentre Electra stava a sinistra. Jesus gli era appena dietro, in piedi all'interno del carro.
<> disse Electra.
<> rispose umilmente, il Paladino. Quel ragazzo piaceva molto al vecchio carovaniere, sapeva essere talmente ruffiano! E la cosa bella era che nemmeno se ne accorgeva, lo faceva con naturalezza e ingenuità.
<> esordì Klarisse, facendosi scudo con la mano dal sole.
<> la schernì Electra, agitando la mano nell'aria.
<>
Jesus, Electra e Warriv guardarono Klarisse con la medesima espressione stampata in faccia e gli stessi pensieri in testa, e si scostarono impercettibilmente da vicino a lei.
<> tentò di sedarla, il carovaniere.
<>
Ma i tre vedevano solamente qualche roccia, e forme ambigue mosse dal calore rovente che si sollevava dal terreno.
<> le propose, estremamente gentile (e per questo sospetta), l'Incantatrice.
<>
<> spiegò Electra.
<<...ed un orso polare a 45 gradi all'ombra...>> approfondì Jesus.
<<...e un uomo che si porta dietro un circo di animali!>> terminò Warriv, poco convinto e molto allarmato. Iniziava a chiedersi se non fosse pericolosa.
Klarisse li guardò uno ad uno, con espressione vitrea negli occhi.
<>
Gli altri tre tentarono di far cadere la discussione, parlando del fasto di Lut Gholein, della sua incredibile storia, del fatto che era forse l'unico insediamento che aveva resistito ed era prosperato nell'inospitalità del deserto di Aranoch.
Warriv spiegò loro che anche le persone erano diverse dalle Ranger, molto più... come dire... aperte... più... espansive... più...
<> chiarificò meglio, Electra.
Warriv tossì, diventando paonazzo in volto, poi con un fil di voce soggiunse: <<...ehmmm... non era necessario essere così... coff coff... diretti, ecco...>>
<> deviò bruscamente l'attenzione, Klarisse.
<> si accigliò il carovaniere.
<> bofonchiò l'Incantatrice.
<> concordò Jesus.
<>
<> Anche Klarisse iniziava a non credere più ai propri occhi, ma in compenso si beccò uno sguardaccio bieco dal carovaniere.
<> precisò.
<> spiegò il Paladino, cercando di adoperare tutto il tatto possibile.
<> lo apostrofò, risentito, Warriv.
<prima che desse ragione alla nostra amica, qui!>> specificò, candidamente.
<> Cinguettò, l'Amazzone, <>
Warriv aguzzò ancora lo sguardo.
In effetti, ora poteva sembrare che l'essere umano (era certo, adesso, che si trattasse di un bipede umano) fosse accompagnato da un essere a quattro zampe. Se era un orso non l'avrebbe proprio saputo dire, era chiaro che Klarisse, pazza o meno, aveva l'occhio assai lungo... anche se talvolta confondeva condor, aquile, falchi e avvoltoi con semplici corvi.
<> sbottò, tutta euforica. A guardarla dall'esterno sembrava un'indemoniata preda di visioni.
<> chiese incuriosita Electra, che ormai aveva iniziato a vedere la cosa come un delirio totale e pure contagioso.
<>
Mentre Klarisse vedeva chissà cosa, Warriv aveva iniziato a scorgere distintamente l'uomo vestito di pelli, il suo orso bianco, e un paio di altri animali che sembravano cani.
Jesus continuava a tenere la mano di taglio sulla fronte per schermarsi dal riverbero solare; vedeva solo un baluginare di forme indistinte, ma di sicuro si stavano avvicinando con andatura regolare.
Electra ancora non vedeva altro che tremolii bollenti, sagome di grosse pietre, sassi e sabbia.
<> disse l'Amazzone, scrollando il carovaniere per il bavero, tanto che rischiò di volare di sotto, se non si fosse aggrappato saldamente al carro.
<> tentò, Jesus, cercando di ammansirla come meglio poteva.
<>
L'Amazzone non lo degnò minimamente di uno sguardo, era troppo intenta a studiare lo strano individuo che arrivava.
Ora era diventato visibile a tutti, lui, il suo orso bianco, tre lupi bianchi anche loro, e due corvi che gli volavano attorno alla testa come un'aureola.
<>
<> tentò di spiegarle, senza speranza, Jesus.
<> disse, ormai partita per la tangente, incoccando una freccia e mirando.
<> si rassegnò, Electra.
<> sospirò il Paladino, scotendo la testa.
<> berciò il tipo, avvicinandosi ora più velocemente.
<>
Klarisse fu colta da un attimo di dubbio, nonostante il suo arco non accennasse ad abbassarsi.
L'altro, di contro, era stato preceduto dai tre lupi bianchi, che ora ringhiavano sommessamente contro l'aggressore.
<>
<> disse sottovoce, quasi automaticamente, il Paladino.
<> lo apostrofò Electra, che aveva addosso una certa ansia da pre-sbranamento.
<> si difese il povero vagabondo.
<> le sussurrò Electra.
<> berciò l'altra, <>
<> la rassicurò l'amica.
...e mentre tentava di calmarla, Warriv e Jesus andarono a fare gli onori di casa; l'uno mosso dalle antiche leggi del deserto, per le quali ogni viandante ha diritto ad una borraccia d'acqua se non ne ha di suo, e ad un po' d'ombra rifocillante. L'altro per semplice cavalleria.
Non osarono avvicinarsi perché sembrava che gli animali del vagabondo fossero un tantino irrequieti, ma comunque offrirono ciò che avevano da offrire.

<> gli chiese Warriv, accennando a offrirgli dell'acqua.
Quello gli mostrò un bastoncino da rabdomante per sottolineare che se avesse avuto sete, avrebbe tranquillamente potuto mettersi a cercare tutta l'acqua che voleva.
Poi strappò di mano la borraccia a Warriv, e bevve avidamente.
Dopo che si fu asciugato la bocca con il dorso della mano, e dopo aver ruttato sonoramente, finalmente fu più bendisposto nei confronti del genere umano... o comunque in quelli di quei due.
<>
<> cinguettò Jesus, <>
Il tipo osservò con sguardo torvo la fila di carri.
<> berciò una voce dai toni impazienti.
Il piccolo gruppetto si voltò verso quel richiamo perentorio, scorgendo Electra in piedi a cassetta, col pugno sollevato minacciosamente verso di loro.
<> disse Jesus, e poi venne bruscamente sbattuto da parte.
Lo strano figuro, non appena aveva scorto l'Incantatrice, s'era catapultato verso di lei, e quando le era saltato in grembo, si era trasformato in una specie di cane.
Ora stava beatamente accucciato sulle gambe della giovane, scodinzolando beatamente, e tentando di leccarle la faccia altrettanto beatamente.
Electra non reagì, ma non perché aveva una passione per gli animali, semplicemente era troppo basita per reagire.
<<...>> disse, osservando il bestio.
<> proferì Klarisse, che le era ancora vicina; ma quando avvicinò una mano per carezzarlo, quello le ringhiò addosso.
Nel mentre Jesus s'era avvicinato al carro. Prese per un braccio l'Amazzone e le bisbigliò: <>
Quella lo guardò qualche secondo, poi decise di seguire il consiglio.
Un attimo dopo, Electra si riprese dallo chock.
<> disse in un sol fiato e, come accadeva sempre quando era frustrata, indignata, contrariata, adirata... occhei, occhei la faccio breve... come accadeva sempre, punto, si mise ad emanare scosse elettriche.
Il bestio, guaendo di dolore, si catapultò giù dal carro tre volte più veloce di quando era salito, e si nascose tremante e con la coda fra le zampe dietro il suo orso, ch'era rimasto lì pacioso ad osservare la scena.
Jesus aveva assistito con occhi strabuzzati, Warriv - uomo di mondo, che tante e tante ne aveva viste, e ormai non si meravigliava più di nulla - era svenuto, e Klarisse era come al solito alienata.
Electra invece, circondata da scosse elettriche vaganti e pericolose, era furente.
Mai era stata così oltraggiata... o almeno, mai da un canide!
<> tuonò.
E non è un eufemismo, tuonò sul serio!
Attorno ai suoi piedi s'era ricreato quello strano anello di elettricità, e dopo ogni piccolo fulmine che si abbatteva sul malcapitato, un boato di tuono si faceva udire nelle immediate vicinanze.
Incombendo come una furia della natura, scese dal carro e si avvicinò con intento bellicoso e omicida al poveraccio sempre più rannicchiato dietro le terga dell'orso, che comunque restava pacioso a godersi la scena, con un'espressione da inglese in bombetta e ombrello, sul muso.
<> tentò Jesus, tremante a sua volta, memore di cosa significasse l'ira funesta della collega.
<> le scappò un ennesimo fulmine che s'abbatté sul tipo, ormai ritrasformato in essere umano... o qualcosa di simile.
<<...fulmino!>>
<> si lamentò quello, coprendosi come meglio poteva.
<> berciò lei. Ma ormai si stava quietando, e il caldo torrido del deserto silente stava ritrovando la propria pace.
Indignata, l'Incantatrice risalì sul carro.
<> ordinò Jesus, gettandosi prontamente in una serie di preghiere propiziatorie e guaritrici, nonché lenitive.
L'Amazzone, sbuffando rumorosamente, prese a calci il carovaniere finché non lo sentì mugolare di dolore.
<> lo apostrofò, con delicatezza e femminilità degne di un Barbaro.
Intanto il nuovo arrivato si stava riprendendo, e a malincuore Jesus dovette salutare i propri Dei e smettere di prodigarsi in suppliche e invocazioni varie.
<> gli disse, sorreggendolo.
<>
<>
<> gli chiese, quando proprio non ce la faceva più, indicando Electra.
Il tipo arrossì. I suoi lineamenti erano duri ma piacevoli; la folta barba legata insieme con un laccio di morbida pelle e i capelli raccolti a coda dietro la nuca, rossi come il fuoco, gl'incorniciavano un bel volto abbronzato, dagli zigomi alti, sotto due occhi azzurri e glaciali.
Scrollò le ampie spalle senza proferire parola in merito.


questa mi ha fatto troppo rotolare!!

ah, stupenda la descrizione finale dei lineamenti del druddo... complimenti...

Sò già che adorerò quest'orso.

DUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDUDU

Che bello, forse a Lut Golein conosceranno un certo Emilio


XI


Nonostante Warriv si ostinasse a descriverla come la più bella, fastosa e grande cittadina mai sorta in un deserto, Lut Gholein era proprio come se l'erano immaginata: un covo di calura, sabbia, ubriaconi e battone da quattro soldi dalle quali ci si poteva prendere un'infinita gamma di malattie veneree e non, per sole due monete d'argento, birra inclusa.
In seguito fu chiaro a tutti il motivo di tanta ostinazione da parte del carovaniere: Lut Gholein era l'unica cittadina mai cresciuta in mezzo ad un deserto.
E infatti, ognuno a modo proprio, si chiedevano perché qualche pazzo avesse avuto la brillante idea di costruire una città giusto in mezzo al deserto, e tutti (tranne Klarisse) giunsero alla conclusione che il dissestato psichico era stato bastonato da un colpo di sole l'attimo prima di partorire cotale idea.
Ma quando entrarono a Lut Gholein, s'avvidero che qualcosa non andava.
Vennero accolti con fasto e allegria, questo sì, ma mancavano le vivande.
Fortunatamente, l'orda era troppo impegnata in altre richieste per accorgersi immediatamente della cosa.
Presero alloggio nella locanda di Atma.
Beh, per la verità "locanda" era un nome comune che poteva indicare qualsiasi cosa; nel caso di Atma era garanzia di birra annacquata e donnine altrettanto annacquate. Era strano trovare tanta acqua in mezzo al deserto!
Atma poteva raccontarti qualsiasi cosa: che aveva rimesso in piedi la locanda tutta da sola, che gli affari andavano a rotoli a causa del male che si respirava in giro, che da quando il figlio e il marito erano scomparsi nemmeno i clienti erano più quelli di un tempo. Sta di fatto che a qualsiasi ora del giorno e della notte c'era un continuo viavai sui tavoli del piano di sotto e nei letti di quello superiore.
Era incredibile come nemmeno la mostruosa calura fosse d'intralcio ai poco chiari affari della donna.
Electra si trovò subito a proprio agio. Lei aveva una lunga esperienza di bettole e angoli bui nei quali intessere interessanti attività che vedevano coinvolti un paio di dadi a venti facce e tante, tante puntate!
E infatti si mise subito in società con Atma, che per la verità rischiò di restare folgorata quando Electra le disse: <>
La povera donna capì non troppo bene cosa in realtà l'Incantatrice le stesse offrendo, e candida come un giglio le rispose: <>
Fortunatamente la ragazza si sentiva spossata per il lungo viaggio, per aver abbrustolito lo straccione, per aver malmenato Cain non appena giunti in città perché - a quel che pareva - si era raccomandato di non farsi riconoscere anche qui, "specie tu, ragazzina piantagrane" le aveva detto, e quella si era ricordata che il vecchiaccio era la causa principale di tutti i suoi mali o quasi... ma che lo era sicuramente del sudore e del senso di appiccicaticcio che si sentiva addosso.
Aveva anche picchiato Jesus quando, con tutta la delicatezza di questo mondo, le aveva fatto notare che se era sudata e appiccicaticcia forse era a causa dei 50 gradi all'ombra, e non del povero Vegliardo...
Dunque, dicevo, Electra s'era risparmiata di fulminare Atma, limitandosi a spedirle un'occhiata becera.
Quella, accortasi della gaffe, aveva attaccato la solita storia del "queste povere ragazze senza casa ne' lavoro, senza parenti! Per loro sono come una madre, e loro per me sono come delle figlie, specie da quando il mostro delle fogne si è preso il mio adorato unicogenito e il mio amatissimo marito..."
Dunque, capita al volo la solfa, le aveva risposto: <> e poi, senza attendere risposta, aveva proseguito: <>
Gli occhi di Atma, inondati dal dolore del ricordo della perdita degli amatissimi parenti, s'illuminarono di cupidigia.
<>
Electra, giovane ma non deficiente, la prese sotto braccio amichevolmente, portandola dentro al locale, e le sussurrò con gentilezza: <>
Tanto fu pattuito, quando qualcosa distolse la giovane dalle interessantissime trattative in corso.
La locanda era ridotta ad un ammasso di legname - che una volta aveva costituito tavoli e sedie - di cui il pezzo più grosso poteva essere un moncone di zampa di un tavolaccio, impiantato a forza dentro un muro.
<>
<>
<> si preoccupò.
<>
<<Uno?>> berciò Electra, <>
Detto questo, si avviò a prendere possesso della sua stanza.
Quel posto iniziava a piacerle.

Non appena Jesus, Cain e il nuovo arrivato misero piede nel locale, vennero accolti da un gruppo di fanciulle coperte - o, per meglio dire, scoperte - da veli semi trasparenti, che lanciarono risa e gridolini estasiati alla vista di volti che non fossero i soliti noti.
Le ragazze li attorniarono, coprendosi pudicamente la bocca ilare con le mani, studiandoli e osservandoli con sguardi bramosi, e scambiandosi colpetti d'intesa l'un l'altra.
Jesus stava per cadere in ginocchio in una preghiera accorata rivolta ad almeno sedici divinità, mentre lo straccione si riparava tentando di difendersi come meglio poteva e dalla civiltà del luogo, e dall'inciviltà delle donzelle.
Cain sghignazzava felice come un bambino che fa il bagno nel cioccolato, e continuava a ripetere allegramente frasi come: <>, palpeggiando un po' di qua e un po' di la' per non offendere nessuna delle ragazze.
<> disse Atma, rinfoderando le belve e sfoderando un sorriso accattivante e carico di promesse per il futuro, ai tre uomini.
<>
Cain accolse dignitosamente l'avvenente signora dalle mani cariche di anelli che stava loro arrivando incontro a braccia tese, reclinando la testa con deferente classe, in cenno di saluto.
Jesus s'inginocchiò chinando il capo, dopo essersi liberato dell'elmo.
<>
Venne caldamente ignorato. Atma gli passò di fianco e si diresse verso il Vegliardo.
<> gli chiese in tono cordiale ma preoccupato.
<> disse, mentre un improvviso attacco di claustrofobia s'impadroniva di lui.
<> piagnucolò la dama, <> disse, asciugandosi una tempestiva lacrima, <> proseguì, mentre il labbro inferiore iniziò a tremare, <<...da quando la mia locanda è stata quasi rasa al suolo dalla furia di un forestiero...>> indicò il troncone di legno piantato nel muro, <> terminò, allargando le braccia nel gesto di un abbraccio collettivo.
Nel frattempo, il nuovo arrivato si era messo ad annusare ogni angolo del luogo, sollevando di tanto in tanto la testa e tendendo l'orecchio con la lingua penzoloni, carponi a terra.
<> si risentì, indicando l'uomo carponi, accostato contro un muro, con una gamba sollevata.
Jesus raccattò lesto un giornale, lo arrotolò a mo' di mazza, e lo batté delicatamente ma fermamente sul fondoschiena dell'altro, che incassò la testa nelle spalle e lo guardò con occhioni carichi di colpevole affetto.
<> lo redarguì, il Paladino, agitando il giornale arrotolato, davanti al naso del bestio.
<> tentò la donna, interrotta da Cain.
<>
<> s'inviperì l'altra, <Druido? Nella MIA locanda? Con le MIE figliole? Seduto alla MIA tavola?>>
In quel momento scese le scale Electra.
<<...naturalmente è il benvenuto! Valoroso signore, fa' come se fossi nella tua caver... sulle tue mont... nei tuoi bos... fa' come se fossi a casa tua, insomma!>> tagliò corto, sorridendo amabilmente al Druido, che nel frattempo s'era rialzato da terra, ricomposto, e aveva ripreso un contegno umano.
<> proferì quello, in tono altezzoso, <> concluse, come a dire che sicuramente quella compagnia era migliore.

Klarisse, dissociata come sempre, aveva preferito ambientarsi, esplorare il luogo prima di rilassarsi.
Per questo motivo, da quando aveva messo piede in città, aveva attaccato bottone con una tipa rossa tutta forme e martelli.
<> le chiese, giusto per presentarsi.
<>
<>
<bello non si dice mai nulla da queste parti.
<>
<>
Fara rimase un momento perplessa, mentre Klarisse continuava a guardarsi attorno.
<> le chiese, indicando un sontuoso palazzo verso la periferia dell'agglomerato.
<> proferì, con orgoglio. Poi, abbassando la voce ad un sussurro: <>
Klarisse capì subito che quella ragazza dai capelli rossi, sarebbe diventata una delle sue migliori amiche.
<> s'informò.
<>
<>
<>
<>
<E riuscivano vive. Poi un bel giorno sono entrate ma nessuno le ha più viste uscire.>>
<>
<>
<>
<>
<>
<>
Klarisse, che non era un genio ma non era nemmeno stupida, specie per quel che riguardava il gossip, era vivamente interessata alle parole di quella donna, e pendeva dalle sue labbra come un rivolo di saliva nella notte.
Fara lo sapeva, e la cosa le dava un immenso piacere visto che in città nessuno la stava mai ad ascoltare: tutti sapevano tutto di tutti, e i suoi pettegolezzi erano sempre boicottati.
<<...ma la realtà è tutt'altra!>> svelò, con un fil di voce pieno di pathos.
<<<<>
Klarisse ascoltava rapita.
<<<doveva prendervi parte, ma questo non spiega la presenza del figlio la' sotto.>>
Klarisse era letteralmente in brodo di giuggiole, dimentica del sudore che le correva lungo la schiena, della sete, della fame, della voglia di farsi un bagno!
Quella tipa era fenomenale!
<<<<<>
Le si accostò maggiormente, e con fare confabulante le rivelò: <>
Terminò, inarcando la schiena e stiracchiandosi un po'.
Tutto questo accadeva mentre i quattro facevano conoscenza con la protagonista della storiella di amore familiare che Fara stava raccontando a Klarisse.
Alla fine, anche l'Amazzone dovette prendere possesso della stanza e riuscì a farsi il tanto sospirato bagno freddo.
Quando tutti furono lavati, sistemati e rifocillati a dovere, si ritrovarono nella locanda che Atma aveva diligentemente fatto rimettere apposto.
Non v'erano più tracce dell'avvenuto disastro, a parte il moncherino di tavolo conficcato nel muro... che in dieci uomini non erano riusciti a smuovere di un solo millimetro da quella innaturale posizione.
Electra lo stava osservando con interesse, grattandosi il mento.
<> chiese, analizzando la grossa crepa che dal troncone si dipartiva su, fino al soffitto.
<>
<>
<grosso!>> disse, in tono reverenziale, <> soggiunse in un sussurro. Il che la diceva lunga sulla stazza del tipo.
Electra scrollò le spalle, gettando un'ultima occhiata al mozzicone di tavolo conficcato nella roccia viva.
<> li richiamò Cain, spostandosi in preda al terrore quando Jesus lo avvicinò.
<> disse al gruppetto, <<...il nostro nuovo amico.>> indicò lo straccione.
<> e terminò la frase in un ciancichio incomprensibile.
<> chiese Klarisse.
<> biascicò di nuovo, cercando di risparmiarsi qualche altro attacco di malattie stravaganti.
<> lo apostrofò Electra, che si stava spazientendo.
Cain arrossì un istante, poi spalle al muro si vide costretto a pronunciare l'infausto appellativo:
<> proclamò, mentre un violento attacco di meningite lo colse, lasciandolo stordito e febbricitante per qualche secondo.
Quando si fu ripreso, proseguì nelle presentazioni.
<> disse poggiando una mano sulla spalla dell'Incantatrice, che spedì uno sguardo minaccioso al nuovo arrivato che, senza rendersene conto, aveva cacciato la lingua facendola penzolare allegramente dalla bocca socchiusa.
<> poggiò una mano sul braccio dell'Amazzone giacché la sua spalla era un tantino troppo su per lui, <> accennò appena al Paladino, scostandosi da lui il più possibile, <>
Il Druido aggrottò le sopracciglia e reclinò la testa da un lato.
<> disse, quasi orgoglioso di potersi presentare davanti al suo Padrino, con il nome che gli aveva dato.
Inaspettatamente, il Druido esplose in una risata sguaiata e scomposta, mentre le gambe avevano già iniziato a cedergli, e piano piano lo portavano inesorabilmente giù.
La risata si protrasse per un bel po', mentre quello - ormai sdraiato in terra - si teneva la pancia e buttava lacrime dagli occhi.
Quando si fu ripreso un tantino, e ricomposto, sghignazzò: <>
...probabile ch'io stia scadendo nella monotonia, ma non è colpa mia se tutti quelli che facevano la conoscenza del povero Jesus erano assaliti dalla solita reazione e dalle stesse domande!
Nessuno rispose all'innocente domanda, ma Cain dovette assentarsi improvvisamente per una questione non ben nota.
Comunque la presentazione terminò con il nome del Druido, che era Gibli, il vento del deserto... nonostante fosse nato vissuto e cresciuto in mezzo alle foreste montuose, a nord di Sanctuary.