Il Fantastico Mondo di Sanctuary


VIII


Il cumulo di mostri si stava compattando visibilmente, e tutti sembravano assai più veloci e più accaniti di prima. Forse si stavano accorgendo della situazione disperata nella quale versavano i tre intrusi, e avevano capito che, se per gli uni era disperata, per gli altri - cioè loro - era vittoriosa. Forti di questi ragionamenti di pura logica, avevano velocizzato il passo per accerchiare i nemici.
Klarisse, spostata sul fianco di Jesus, a debita distanza, fece cenno verso il suo arco ad Electra, l'altra annuì e indicò il proprio bastone ricevendo un ammiccamento di assenso dalla compagna.
Tutto, come al solito, avvenne rapidissimamente: Electra piazzò il bastone in diagonale davanti alle gambe del Paladino, mentre con una sincronia perfetta e quasi impressionante, Klarisse lo colpì alla schiena con l'arco, spingendolo contro la verga dell'Incantatrice.
Le due ragazze si guardarono attorno: la folla sembrava raddoppiata di numero, e ormai le aveva semi accerchiate.
Le possibilità di salvezza s'erano drasticamente ridotte a due su un milione. Se la prima fosse fallita, avrebbero optato per il dietro front e la fuga.
Il poveraccio non ebbe molto da opporre resistenza, era troppo sossopra a causa delle scosse elettriche che ridondavano nella sua armatura e tutt'attorno a sé. Cadde in terra come un sacco di patate, restando in equilibrio sui rigonfiamenti dell'armatura, mentre le braccia e le gambe, che erano rimaste sollevate dal terreno a causa della rigida corazza, sussultavano violentemente, e dalle dita gli uscivano piccoli fulminetti blu.
<> gridò Electra.
E, come un sol uomo, le due mollarono uno spintone all'armatura del Paladino, aiutandosi con il bastone e l'arco, fatti di legno, per non beccarsi la scossa elettrica racchiusa in quella che era diventata la prima bomba umana della storia.
Jesus-Renegade rotolò velocemente nel bel mezzo del mucchione, ululando qualcosa d'incomprensibile, ma sicuramente ad effetto, e facendone fuori un paio con la sola forza d'inerzia... praticamente li schiacciò sotto la pesante armatura, rotolandogli addosso.
Superato l'attimo di esterrefatta immobilità, i demoni - più infuriati di prima - si catapultarono all'unisono contro il proiettile-Jesus ricoprendolo del tutto.
Le due osservarono la scena con orrore crescente.
<> la chiamò, l'Amazzone, <<...forse noi dovremmo... ehmmm... ecco... insomma... Jesus è lì, in terra, sommerso dai mostri, e noi qui... dovremmo proprio...>>
<> le chiese guardandola con un'espressione fra l'inorridito e lo speranzoso.
<>
<> la redarguì l'amica, <> concluse, iniziando a correre <<...e speriamo che Jesus li tenga impegnati per un po'... per farlo a pezzi dovranno trovare un apriscatole, come minimo!>>
<> sbottò l'Amazzone, che prima di fuggire s'era voltata per controllare la situazione.
Quel che videro bloccò loro il passo e la respirazione.
La calca di mostri, così stipati l'uno contro l'altro a causa della sete di sangue, aveva iniziato uno strano ballo. Coloro che avevano capelli e pelame, se lo ritrovarono ritto in testa e sul corpo, che iniziava a fare fumo bianco in lggere ma distinte volute.
Chi invece non era dotato di questi accessori pelosi, si accontentò di produrre tale fumo dalle orecchie e dal naso, e quelli che avevano la bocca aperta, lo cacciavano anche da lì.
Nonostante avessero capito cosa li stesse uccidendo, non potevano più staccarsi gli uni dagli altri, mantenuti assieme grazie al cumulo di elettricità che da Jesus s'era propagata a tutto il gruppo, dando vita al primo generatore di energia più o meno umano.
Electra e Klarisse videro i primi corpi ormai carbonizzati staccarsi e cadere, provocando il rumore di un sacchetto di carbonella per il camino che viene poggiato a terra. Piano piano tutti fecero quella fine, chi più chi meno velocemente. Alcuni prima di schiantarsi giù, si trovarono coi bulbi oculari che gli esplosero per la troppa corrente, altri - i più esterni al gruppo - ebbero meno fortuna e dovettero attendere la morte per dissanguamento, ma non troppo a lungo, visto che ogni singolo poro della pelle aveva iniziato a sputare liquidi simili o comunque funzionanti come il sangue umano.
<> disse Klarisse, <>
<>
Quando finalmente tutto si fu calmato, e a terra non era rimasto altro che cadaveri bruciacchiati e fumanti di esseri demoniaci, la coscienza delle due - o qualunque cosa fosse, vicino al nostro concetto di "coscienza" - si fece sentire.
<> disse, in imbarazzo, mimando il gesto di "dare una ripulita".
<>
<>
<> sbuffò.
La maga iniziò a scansare col bastone i cadaveri, senza troppe cerimonie, finché non colpì con la punta qualcosa che fece un clangore metallico.
Forse la botta, forse l'essere stato alleggerito di un bel po' di zavorra, risvegliarono il cavaliere dallo svenimento del quale era stato preda.
Un accesso di tosse scosse il cumulo di detriti fino a mostrare il volto annerito di Jesus-Renegade, che osservava le due dalla schiena, con occhi rossi e sgranati.
<>
Che domanda banale
pensò distrattamente, l'Incantatrice.
<> la mano di Electra calò sulla bocca della compagna.
<>
Lo sguardo del Paladino si fece ancora più incredulo; si passò addosso quasi a chiedersi come diavolo avesse fatto, da sdraiato ...e in effetti se lo chiese davvero.
<accidentalmente inciampato sul mio bastone quando... ehmmm... Klarisse ti ha accidentalmente spinto nell'impeto della battaglia, e... insomma... sei... uhmmm... caracollato sui nemici...>>
<> Confermò, tutta contenta, l'Amazzone, <> rifletté.
<> si meravigliò, il ragazzo, <>.
Si sollevò a fatica da terra, aiutandosi col bastone di Electra che preferì, per cautela, porgergli qualcosa che non propagasse corrente.
Si spazzolò di dosso la fuliggine ottenendo il solo effetto di spanderla meglio, si sgranchì gli arti per quello che il guscio gli permetteva, e si guardò attorno. Tutto questo con aria vistosamente perplessa, e sotto il preoccupato silenzio e l'apparente indifferenza delle due.
<> chiese allegramente, l'Incantatrice.
<> appoggiò, l'altra, zelante... forse anche troppo.
<>
<elettrizzante!>> disse, soprappensiero, Klarisse. E così si guadagnò una gomitata da parte dell'altra.
<> concesse, poi.
In realtà passarono due ore prima che riprendessero il cammino. Electra aveva tirato fuori dal piccolo tascapane che si portava dietro, un paio di dadi a venti facce. C'era voluto del tempo per convincere Jesus che non si trattava di un peccato capitale, che lanciare dadi era solamente un passatempo... alla fine gli aveva detto: <cadere... non farai torto a nessuno, in fondo non c'è nulla di peccaminoso nell'essere un po' sbadati!>>
...e con questa scusa l'aveva ripulito per bene di tutti i suoi averi ammontanti a ventotto monete d'argento, due monete d'oro, tre caramelle (di cui una appena di seconda mano), un grosso ago da rammendo, un rotolino di spago e, dulcis in fundo, un lapis temperato talmente tanto che ormai non v'era più nemmeno legno sufficiente per usarlo.
Anche Klarisse fu depredata allegramente, nonostante i suoi averi fossero molto più magri.
Alla fine i due mangiarono la foglia.
<> l'accusò l'Amazzone, imbronciata.
<>
<>
<non è fortuna! Nemmeno la Dea Fortuna in persona sarebbe tanto sfacciata da tirare quei punteggi!>>
<>
<> chiese, incuriosito, il Paladino.
<> rispose l'altra, raccattando i dadi e il malloppo e preparandosi per ricominciare il viaggio.
<> commentò Klarisse, borbottando.
L'ingresso per le Catacombe era lì in bella vista; non dovettero affrontare corridoi infiniti, labirinti di mura e cose simili. Era una semplice scalinata che scendeva, impossibile sbagliare perché era l'unica.
Quando arrivarono al piano di sotto trovarono una gelida oscurità puzzolente ad attenderli.
<> si lamentò la maga.
<> proferì Jesus, scosso da un tremito.
<> berciò Klarisse.
<> l'avvertì il Paladino, <<...credo che quel gruppo di scheletri sia il comitato di benvenuto.>>
<> disse l'Amazzone, senza scomporsi, incoccando una freccia all'arco.
Istintivamente, Electra e Jesus si ritirarono dietro all'altra, che per fortuna incantò i propri dardi in modo che colpissero solo i nemici.
Il cunicolo era stretto e buio, nulla di più semplice che essere colpiti da una freccia vagante.
L'attimo di luce prodotta dalla freccia magica, mostrò un bel gruppo di scheletri, alcuni dei quali si stavano facendo temerariamente avanti.
Il Paladino, con gesti coreografici, invocò il suo potere consistente in un raggio azzurro che sembrava provenire direttamente dagli Dei.
Il primo raggio s'abbatté sul più vicino mucchio d'ossa semovente, imprimendo nelle loro retine il bagliore azzurro del colpo.
<> si lamentò la maga, richiamando una sfera congelata nel palmo della sua mano.
<> la schernì l'Amazzone, sparando un altro paio di frecce guidate.
<> bisbigliò il giovane all'orecchio di Electra. Quella si rallegrò del fatto che Jesus fosse lesto ad apprendere.
La sfera di ghiaccio si costruiva dal nulla, condensandosi nella mano a coppa della giovane, vorticando su se stessa. Quando fu giunta a una dimensione abbastanza preoccupante, la maga fece tre passi in avanti e la lanciò contro il gruppo di nemici.
Quella, vorticando, sparò aculei di puro gelo in ogni direzione, tanto che Jesus dovette sollevare lo scudo per proteggersi da quella pioggia pericolosa.
La sfera s'abbatté contro i mostri, trapassando le carcasse scheletriche che cadevano giù disgregate, e colpendo le retrovie; e dove non arrivava lei, ci pensavano gli aculei che come frecce congelate si appuntavano indistintamente contro muri e nemici... e se non fosse stato per lo scudo di Jesus, non avrebbero risparmiato nemmeno lui.
In breve, il comitato di benvenuto fu spazzato via, e i tre decisero di imboccare la direzione dalla quale erano venuti gli scheletri.
Non ebbero molto successo. Aprirono un paio di porte, ne chiusero un altro paio, e sbatterono contro un muro. Anche le Catacombe erano un vero e proprio labirinto in cui non ci si poteva perdere, ma solo perché si era persi non appena vi si metteva piede dentro.
<> borbottò Klarisse alla compagna.
<> biascicò il ragazzo, cercando disperatamente un luogo sicuro sotto al quale nascondersi.
<> lo tranquillizzò, <>
<> l'avvertì l'Amazzone, incendiando la punta di una freccia, e scoccandola nel mezzo di un'orda di Caduti.
Erano un numero quasi impressionante, quattro, forse anche sei Clan riuniti assieme, e tutti molto, molto arrabbiati.
<> avvisò il Paladino.
<>
<> si lamentò, quell'altra.
<> Domandò, cordialmente, il Paladino.
<>
<>
Un boato lacerò l'aria immobile e densa di cattiveria, spingendo anche i Caduti ad ammutolirsi.
<> Klarisse si guardò attorno, cercando di capire cosa diamine fosse quel rombo accompagnato da un fischio che sembravano avvicinarsi a una velocità spaventosa.
<> disse Electra.
<<"Oh-oh" cosa?>> le fece eco, il Paladino.
<> li avvertì.
La meteora si schiantò con un fragore assordante, di lì a pochi istanti dopo. Fortunatamente non provocò danni ingenti, a parte tre muri divelti, due soffitti bucati, e l'intera riunione di Clan di Caduti sterminati.
Il sasso - se si può chiamare "sasso" un meteorite incandescente, di un metro di diametro, così bollente da continuare ad affondare nel pavimento a causa della liquefazione delle pietre sottostanti - era lì, fermo e pacifico, la superficie sembrava quasi fredda anche se fumava vistosamente, ma al suo interno c'era qualcosa che continuava a muoversi, a brillare e a generare tanto calore da fondere il granito.
...e in effetti, il granito sottostante stava fondendo. Videro l'enorme roccia sferica farsi strada verso il basso, mentre piccole volute di fumo si sollevavano dal punto dove era entrato in contatto con il suolo.
Tutti e tre attorno al masso, rimasero a bocca spalancata.
Quando fu caduto al piano di sotto, lasciandosi dietro una voragine circolare di un metro e mezzo di granito vetrificato, si riebbero dallo sbigottimento, e Klarisse iniziò a imprecare contro Electra.
<> più altri appellativi che, per decoro, non trascriveremo.
<> si risentì, quell'altra.
<>
<>
<>
<>
<>
<>
<> proruppe il Paladino, che iniziava a scandalizzarsi della discussione.
Entrambe accantonarono in men che non si dica il reciproco astio, per coalizzarsi contro il giovane che aveva osato interromperle.
<> berciarono in coro, troneggiando sopra di lui.
<>
<> barrirono all'unisono.
<> s'affrettò lui, che iniziava a vedersela assai brutta.
Si schiarì la voce con qualche colpetto di tosse, sotto gli sguardi assassini delle due, e ritentò.
<>
<> gridò Electra, infuriata come una pantera in gabbia, <>
<> si difese lui, facendosi sempre più piccolo e parandosi istintivamente con le mani, sotto gli occhi di fuoco della fiera che aveva di fronte.
<>
<> lo aggredì, Klarisse.
<> si fece ancora più piccolo e rannicchiato, <>
Le due si fecero sospettose.
<> chiese, sprezzante, Klarisse.
<>
<> domandò sospettosa, Electra.
<>
<> disse Klarisse.
<> fece Electra.
...e molti "uhmmm" dopo, finalmente si decisero a tentare la discesa dal buco.
Al piano sottostante, nella stanza in cui era scivolata la meteora, vi erano stati molti nemici, tutti abbattuti dal semplice cadere del grosso sasso. Quelli invece che s'erano salvati, erano stati uccisi dall'immensa quantità di calore rilasciata mentre si andava raffreddando.
Dal buco arrivavano volute di vapore, e l'aria era irrespirabile perché troppo rovente.
Il piano fu di refrigerare il masso con il potere del gelo, in modo di ri-umidificare l'aria grazie all'evaporazione delle sfere ghiacciate.
Fatto ciò, il primo a scendere fu il Paladino.
Non era un salto troppo grande, ma bisognava evitare di cadere sulla meteora.
Nonostante la latta che si portava dietro, Jesus-Renegade diede prova di una grande agilità, tanto che le due si chiesero mentalmente come poterla sfruttare al meglio in futuro.
Klarisse si calò nel buco, restando aggrappata al bordo vetrificato e lasciando oscillare la parte inferiore del corpo fino a darsi lo slancio necessario per atterrare oltre il meteorite.
Mentre era intenta nell'acrobazia, lo sguardo del Paladino scivolò accidentalmente dove non avrebbe dovuto. Il poverino distolse gli occhi prima ancora di capire dove li avesse puntati, ma non servì a molto.
Quando l'Amazzone fu a terra, diede un'occhiata al colorito del volto di lui, paonazzo, e gli chiese gentilmente: <>
Lui non comprese, ma eseguì cavallerescamente, e non appena fu a testa nuda, un pugno di inaudita forza lo scaraventò a gambe all'aria.
Klarisse si massaggiò la mano con la quale lo aveva colpito, e gli disse pacatamente: <>
<> piagnucolò, lui.
<sa.>> proferì lei, con sdegno.
<> avvertì, la maga.
Le due paia d'occhi si sollevarono nell'attesa.
<> chiese loro Electra, avviandosi verso una direzione a caso del secondo piano delle Catacombe.
<> bisbigliò Jesus a Klarisse, che sollevò le spalle indicando che non lo sapeva e non era rilevante saperlo.
Vagarono a lungo, imbattendosi in nemici sporadici. Il secondo piano delle Catacombe sembrava stranamente vuoto, anche se la sensazione pressante di magia mista a orrori e cattiveria continuava ad inspessire l'aria attorno.
Finalmente trovarono il passaggio per il terzo livello, ed Electra già brontolava e borbottava come una pentola a pressione.
<> l'apostrofò l'altra.
<>
Klarisse rise sotto i baffi. Non che Klarisse avesse un paio di baffi sotto i quali ridere, è un modo di dire per spiegare al lettore che rise senza farsi vedere. Non che fosse semplice vedere qualcosa o qualcuno in quell'oscurità, ma se fosse stato facile, probabilmente Electra non l'avrebbe vista ridere.
<>
<>
L'Amazzone sghignazzò ancora di più, stavolta più apertamente.
<>
<> Electra le lanciò un'occhiata che parve penetrare il buio.
<> disse, semplicemente.
Qualcosa in quell'asserzione obbigò Klarisse a prendere l'appunto mentale di non mentire mai alla compagna.
La sottile differenza fra il secondo e il terzo piano delle Catacombe, risiedeva prevalentemente nel buio: se al piano di sopra non si vedeva un palmo dal naso, e l'oscurità era affettabile con un coltello, qui non si vedeva ne' oscurità, ne' coltello ne' naso proprio o di chiunque altro.
Qui si stava sospesi in un limbo fatto di percezioni, suoni stantii, bisbiglii sommessi e sinistri e olezzo di morte per ogni dove.
Di tanto in tanto ci si rendeva conto di essere ancora in un luogo esistente solo perché si toccava o si cozzava contro la viva pietra; ma anche il pavimento non aveva più la consistenza solida del piano superiore. Qui era antico. Così antico che gli anni s'erano depositati fra le spaccature dei lastroni di pietra, avevano sedimentato e s'erano cementati assieme alla roccia. Così antico che la pietra stessa non conservava più le sue proprietà, ricoperta da polvere d'ossa che aveva contribuito a creare un morbido tappeto spesso forse alcuni centimetri, sul quale i passi - anche quelli più pesanti e lamierosi di Jesus - risultavano attutiti come se i tre avessero camminato su una moquette assai folta.
Anche i rumori, i suoni normali e le loro voci sembravano propagarsi attraverso una membrana di melassa, come se il suono facesse fatica a percorrere la strada fra chi lo produceva e chi lo ascoltava, tant'è che si diffondevano solamente i rumori più forti.
<> disse, a fatica, il Paladino.
<> Chiese Klarisse, armeggiando nel buio.
<> si scusò l'altro.
<> fece eco Electra. <>
<> cadde dalle nuvole, lui, <> osservò, lasciando che i suoi toni salissero nell'aria ad un volume abbastanza stridente per un individuo dotato di pomo d'Adamo.
<> concluse seccamente e risolutamente, la maga.
Nel silenzio che ne seguì, si sentì solo un bisbiglio infastidito: <>.
Dopo un po' di passi stentati, la voce tremula del Paladino disse qualcosa che si perse assorbita dalla polvere ossea.
<> domandò Klarisse.
<> osservò spaventato, il giovane.
Ne seguì un rumore simile alla visiera di un elmo che cala sugli occhi.
Anche l'Amazzone si preparò inforcando una freccia nel proprio arco.
Electra era stranamente silenziosa, e ancora più stranamente seria.
<<...>>
<> berciò l'Amazzone.
<>
<> gli rispose, strattonandolo in avanti.
<> si scusò.
<> concluse Klarisse, dandogli una pacca di consolazione.
Dopo un indeterminabile lasso di tempo, Jesus avvertì che la presenza malvagia era assai più vicina; poi non avvertì più, si limitò a dire, per ogni passo: <>
L'Amazzone stava preparando ogni suo singolo muscolo all'attacco, e più le esclamazione agli Dei che uscivano dalla bocca del Paladino si facevano veloci, e più Klarisse si approntava alla battaglia.
<> terminò la nenia, quasi urlando.
Klarisse, tesa ormai più della corda del suo arco, scoccò nel buio un micidiale dardo di fuoco che per pura fortuna (o in risposta a tutte le invocazioni che Jesus aveva proferito sino a quel momento) non centrò in pieno il Paladino davanti a lei, ma scelse di schiantarsi contro la parete alla quale si trovavano di fronte.
<> berciò lui.
<> chiese l'altra, delusa.
<>
L'Amazzone staccò dal muro la freccia incandescente e la sollevò sopra la testa a mo' di torcia, per fare un po' di luce sulla faccenda.
Attorno c'era il solito e ormai familiare corridoio in pietra, alle sue spalle c'era ancora Electra, davanti a sé c'era sempre Jesus, alla sua destra c'era una scala che portava al piano di sotto, alla sua sinistra ancora corridoi e buio. Praticamente nessuna traccia di Andariel.
<qui!>> si lamentò lei, in un atteggiamento infantile.
<qui c'era una concentrazione di malvagità assai più grande che in altri posti!>>
<>
<>
<>
<>
<>
<>
<>
Una palla di fuoco passò nell'esatto mezzo dei due litiganti che si voltarono basiti, troncando immediatamente la discussione civile e matura che stavano portando avanti con serietà e dedizione.
Electra ne aveva un'altra in mano.
<>
I due, alla luce della piccola sfera di fuoco che l'Incantatrice teneva nel palmo, si guardarono vicendevolmente ancora più basiti, entrambi incapaci di richiudere la bocca.
Poi Klarisse si ricordò di un particolare che aveva visto, facendo luce con la freccia ormai spenta.
<> disse, bloccando tutti sul posto. <>
Jesus mostrò interesse crescente.
<>
<>
<>
<> cercò a tentoni sul muro. Poi, quando le sue mani la trovarono, esclamò: <>
Quando gli altri si avvicinarono e videro, con la luce di Electra, la scala che li avrebbe portati di sotto, fecero per congratularsi con Klarisse, ma ci ripensarono immediatamente quando quella disse: <>
Sia Jesus che Electra la sorpassarono lanciandole sguardi torvi e assassini, e avviandosi per la scala.
<> rimase lì, ad interrogarsi confusa.
Evvai!!!!!

E' arrivato il nuovo episodio!!!

Very Very Very compliments, come al solito.

La Signora dell'Angoscia si avvicina. Non vedo l'ora di leggere del grande scontro.
Eh Eh
Devo dire che il trio è sempre più affiatato.
E anche il Lampadino comincia a rendersi utile.

Toglimi una curiosità.
Entreranno in scena anche altri pg?


In effetti era un po' ke non postavo più nulla; non xké avessi finito i paragrafi quanto xké avevo finito... mmm... l'input di postarli
...e in effetti, mi pare ke nessuno abbia sentito granké la mancanza dello squinternato trio



Grazie davvero dell'approvazione e dell'entusiasmo ke mi dimostri
...non so per voi, ma per me è importante sentirmi di tanto in tanto "riconosciuta", senno' perdo di gioia nel fare le cose... sarà infantile?!



Non voglio anticipare nulla, rovinerei la sorpresa
Tu prova però a riflettere su quel ke ha detto Cain alle due pazze, in un determinato momento della storia... la risposta l'ho data subito, non è mica un segreto... ma forse non siete stati attenti?!


No, semplice soddisfazione per il riconoscimento delle proprie fatiche
Io i complimenti li faccio in separata sede

De nada, de nada. Mi fai sentire in imbarazzo...
E tranquilla non è infantile. Direi umano, piuttosto.
E cmq, continua a scrivere che voglio saper come finisce.


Ehmm....
Me ne ero dimenticato, chiedo venia.
Non vedo l'ora di leggere del baba.
Sarà ascioso?


Tu, kiaramente, non fai testo
...e non solo xké hai già letto tutto il racconto... o per lo meno tutto quello ke ho scritto sin'ora
beh, sinceramente non vedevo l'ora di leggere il seguito... le sto stampando tutte, voglio che ne esca un bel libretto.... daidai ke voglio vedè andariel che avvelena un po' di gente

(non credo la mancanza di post indicasse la mancanza di interesse comunque... credo fosse solo attesa di una situazione diciamo "migliore"... )

CHE COSA HAI DETTO???
Io sono qui con l'ansia e il cuore in gola che non vedo l'ora che i tre raggiungano il piano di sootto e non ho proprio il coraggio di pensare che cosa gli capiterà!!!
...anche se già lo immagino
Quanto ai tempi di pubblicazione, lascio a te la scelta...l'importante è che non ti scordi di noi, che stiamo qui ad aspettare frementi puntata dopo puntata

Complimenti, Wri
Concordo.. la mancanza si sentiva...
... datti da fare che voglio sapere come va a finire..
Complimenti continua così
Veramente divertente da leggere , resto fiducioso in attesa del seguito

...ehmmmm... graSSie


IX

Il quarto piano (o per meglio dire il meno quarto piano) di quella costruzione immonda, era la Reggia della Cattiveria; qualcosa che fece pesantemente vacillare Jesus, capace come ogni Paladino di avvertire il Male, Electra, che per definizione qualcosa ne sapeva, e Klarisse, che ancora si stava interrogando su cos'avesse fatto per meritarsi le occhiatacce dei propri compagni.
C'era di buono, comunque, che l'ambiente era rischiarato tanto da far male agli occhi dei tre che oramai s'erano abituati all'oscurità.
Era una stanza non troppo grande, resa ancor più piccola da una sorta di lago ricavato dalle pietre divelte da terra.
Per essere precisi, l'impressione totale non era quella che qualcuno avesse divelto le pietre per metterci un laghetto, bensì che il lago stesso si fosse fatto strada fra le pietre, sradicandole dal terreno con il suo impeto.
A quella vista rabbrividirono tutti e tre, e Klarisse si ritrovò costretta a sorreggere Jesus per un braccio.
<> gli disse, mollandogli uno sganassone per... ehmmm... farlo riprendere.
<> Protestò lui, riportando le palpebre nella direzione normale. Scosse la testa e si giustificò: <>
<> rifletté l'Amazzone.
<> si lamentò il Paladino, afferrandosi alla spalla di lei, e voltando l'elmo dall'altra parte per non guardare il grottesco lago.
Comunque, dicevo, era una stanza non troppo grande, con una sola porta che fortunatamente appariva sprangata e ben solida.
Oltre quella porta si potevano udire schiamazzi, risate e grida demoniache che non rendevano proprio sicuri di volerla aprire, ma in compenso erano molto caratteristiche e in tono con il luogo.
I tre si scambiarono un'occhiata. La tattica era sempre la stessa: Jesus avanti e le due fanciulle si sarebbero mantenute dietro; con la piccola variante, questa volta, di far fuoco solamente sui nemici.
<> disse l'Amazzone, determinata, <>
<>
<>
Jesus fece cenno di sì.
<> gridò Klarisse, infervorata, iniziando a fr fuoco sul legno marcio ma spesso dell'uscio che l'altro stava spalancando, usando l'accortezza di tenersi da parte.
Il Paladino attese la raffica di frecce, poi s'infilò nell'ambiente sguainando la spada e benedicendo il proprio scudo affinché una mano ferma lo portasse a una buona parata.
<> ululò, scagliandosi sui mostri.
Anche Klarisse iniziò a scagliare i propri dardi contro le molte bestie che erano presenti nell'ambiente.
Electra rimase quasi immobile dietro i due, sull'ingresso, studiando l'ambiente circostante con espressione seria e cinerea.
Era un salone abbastanza grande, sicuramente il doppio del vano adiacente. La stanza era puramente quadrata, senza nessun genere di nascondiglio, appariva tutta sotto gli occhi. E lì non c'era la Signora dell'Angoscia.
Il terreno era sparso di cadaveri, e in qualche punto vi erano altre pietre divelte dal sangue che sgorgava copioso in una pozza bella grande, come se la terra stessa fosse stata colpita a morte.
Vi erano alcune trincee fatte di botti e carcami ammassati; la luce proveniva da una serie di torce infuocate appese ordinatamente al muro, e in mezzo alla stanza.
Sul lato destro delle mura perimetrali c'era un grande portone in legno e ferro borchiato, fortunatamente chiuso.
Il solo rivolgervi lo sguardo faceva venire male.
E' lì che si cela la Signora, dunque
pensò l'Incantatrice, facendo vibrare le proprie dita, come un pistolero che si accinge a sparare un colpo in un duello da "Mezzogiorno di fuoco".
Nell'ambiente circostante, mostri, demoni, nonmorti d'ogni specie si accalcavano per raggiungere i due in prima linea.
Quattro o cinque bande di Caduti, berciavano insulti e bestemmie nelle loro lingue piacevoli come il rumore dei denti di una forchetta strusciati contro un piatto di porcellana, e tentavano di ghermire l'Amazzone e il Paladino con le loro scimitarre tozze, ricurve e mangiucchiate dalla ruggine.
A guardare quelle armi ci si poteva preoccupare non tanto d'essere tagliati a metà, quanto di beccarsi come minimo il tetano.
Jesus parò un colpo, e nel contempo portò un fendente con l'altra mano guarnita di spada, contro un demonietto Caduto, falciandone via una bella fetta. Quello cadde a terra morto, con un sogghigno malefico, e non più tardi di dieci secondi dopo se lo ritrovò di nuovo alle calcagna, sano come un pesce.
<> gli gridò Klarisse, usando le frecce Guidate per far fuori un grosso e ringhiante branco di demoni dall'aspetto taurino, dalle corna ritorte e minacciose, e dall'alito così pesante da risultare quasi letale.
L'aria attorno ad Electra iniziò a sfrigolare come se una cuoca avesse gettato del bacon in una padella pregna d'olio bollente.
<> si lamentò Jesus in un suono gutturale che, più che come una supplica, suonò come l'ultimo verso di un impiccato.
Piccole scariche di elettricità iniziarono a sfrecciargli vicino, abbattendosi contro i nemici, aumentando man mano di spessore e voltaggio, divenendo sempre più micidiali.
Eppure la maga era ancora immobile.
Un cerchio di fulmine le si stava formando, vorticando, attorno ai piedi. La morte che emanava tutt'attorno suggerì ai nemici di stare molto, molto alla larga da quella donna e da quel cerchio elettrico.
<> l'avvertì Klarisse, senza voltarsi. Ma visto che non ebbe risposta alcuna, si accontentò di notare che - per la prima volta - non stavano colpendo ne' lei ne' il Paladino, bensì erano rivolti dalla parte giusta della sponda, contro i nemici.
Sembrò che il gruppo stesse raggiungendo una sorta di armonia nell'evitare di colpirsi vicendevolmente.
Jesus si spostò lateralmente all'Amazzone che, per ripulire meglio la zona, iniziò a menare raffiche di frecce che piovvero a ventaglio contro tutti i presenti oltre la linea di salvezza. Nel contempo lui invocava un qualche misterioso potere divino che, baluginando dal Cielo (o comunque da qualche parte in alto, visto che sopra le loro teste c'erano solo strati di pietra), si abbatteva contro gli esseri demoniaci ormai ridotti al minimo sindacale.
In men che non si dica la zona era stata ripulita dalla feccia, e Jesus e Klarisse si sentivano tutti galvanizzati, e si davano pacche di congratulazioni sulle spalle l'un l'altra.
Ancora, Electra restava in silenzio.
L'anello di fulmine le vorticava costantemente attorno ai piedi, ma pareva non rendersene minimamente conto. L'espressione contrita e concentrata lasciava pensare che stesse raccogliendo le forze necessarie per affrontare ciò che si celava dietro al portone, con incantesimi distruttivi, e tutti nutrivano non poche speranze nei suoi poteri.
<> disse Klarisse, ormai lanciata in questo nuovo spirito combattivo.
<>
<> canticchiò, tutta allegra. Gli occhi le scintillavano del Sacro Fuoco della battaglia, e le gote si erano arrossate per l'eccitazione.
Il Paladino era un po' preoccupato, in vero, perché fiutava nell'aria l'immensa mole di malvagità che la Signora dell'Angoscia emanava, e questo gli faceva accapponare non solo la pelle di tutto il corpo, ma anche le ossa della spina dorsale, sebbene nessuno abbia mai capito come le ossa possano accapponarsi.
<> berciò l'Amazzone, imbracciando arco e frecce, e spalancando il pesante portone con una pedata.
Dietro di sé Jesus bisbigliava consacrazioni sul suo scudo, ed Electra muoveva appena le labbra, senza proferire però parola.
Klarisse sparò una raffica di frecce a ventaglio, ululando come una pazza (qualcosa che spiegò poi, essere un'antica usanza barbara); ad ogni singola freccia che incoccava, almeno venti ne venivano fuori spargendosi a raggio, e ogni nuova freccia prima d'essere scoccata era preceduta da una rapida rotazione sulle gambe, in modo che tutto il bestiame assortito della zona potesse godere a pieno dei suoi colpi.
E di bestiame, inutile precisarlo, ce n'era in quantità industriale.
L'ambiente, poi, era diviso in due braccia unite a croce, quindi i nemici piombarono loro addosso da ognuno dei tre lati.
Jesus sguainò la spada e ne affettò qualcuno. Altri vennero folgorati dal bagliore azzurrognolo di quello che aveva chiamato "Pugno Celeste", invocandolo.
Tutto questo spargimento di sangue avvenne nel raggio del portone, giacché lo spazio per muoversi non era molto.
Fortunatamente il grosso dei nemici proveniva dai due lati della sala, e le strombature del portone servivano bene al compito di fornire riparo dalle frecce ossee che il gruppo di Arcieri Scheletrici lanciava loro contro.
Davanti a loro la strada s'impennava in una salita abbastanza scoscesa, e dal soffitto scendeva un muro decorativo a coprire gran parte del tragitto.
Ebbero solo il tempo di registrare il tappeto steso nel mezzo del braccio centrale della sala, e di riflettere che forse lassù si rintanava Andariel.
Altri gruppi di Caduti giunsero loro addosso; da lontano si poteva sentire uno degli sciamani bestemmiare e invocare il loro protettore Rakanishu (probabilmente il poverino non era al corrente che tale demonietto era stato fatto fuori, un paio di giorni prima, da due pericolose svampite).
Klarisse, spazientita, prese una freccia e, in tono perentorio, le ordinò: <>
Quando scoccò, quella, diligente, iniziò a frugare dietro ogni cassa e botte per scovare lo Sciamano; alla fine riuscì a trovarlo e gli si conficcò nel petto strozzandogli in gola una ultima bestemmia.
All'improvviso nell'aria vi fu un cambiamento repentino.
I pochi nemici superstiti che erano rimasti iniziarono ad agitarsi impazziti, correndo per ogni dove, superando il gruppetto di eroi, e fuggendo per le scale, tutto in un innaturale silenzio, che in bocca ai Caduti risultava ancora più innaturale.
Il Paladino sotto la visiera dell'elmo divenne bianco come un cencio (o, per meglio dire, tornò del colore normale, visto che la pelle del volto gli si era scurita grazie ad una scarica di fulmini vaganti, provenienti da Electra), e si sentì venire meno le forze nelle gambe. Dovette puntellare la spada in terra per evitare di finire in ginocchio sul sudicio pavimento di pietra.
Klarisse si guardò intorno con circospezione. Non udì nulla né vide nessuno, solo l'aria che si riempiva di qualcosa di osceno... qualcosa che le stava arrivando contro.
Incoccò una freccia con movimento lento e tentennante, volse uno sguardo dubbioso a Jesus, lasciò la corda dell'arco riabbassando la freccia.
L'altro scosse la testa in cenno negativo. Si stava giusto in quel momento riavendo, schermando la propria Anima dalla malvagità di cui l'aria era satura.
Fu allora che lo sentirono.
Un rumore sordo, dal ritmo non troppo regolare.
Sembrava in rapido avvicinamento, e i colpi in rapida velocità, attutiti da qualcosa. Nonostante ciò, la terra aveva iniziato a tremare sotto quei rumori.
Il Paladino e l'Amazzone si guardarono atterriti, Klarisse mosse la bocca a chiedere "che cos'è" ma non proferì suono.
Da allora gli avvenimenti precipitarono.
Ciò che videro davanti a loro, e che imputarono come causa di quei tonfi sordi, era un paio di zoccoli taurini attaccati ad altrettante zampe, sempre dall'aspetto bestiale.
Man mano che gli arti avanzavano, calando con potenza in terra e sbattendo sempre più velocemente sul tappeto (a mo' di carica – ebbe il tempo di riflettere, Jesus), i due poterono vedere, rispettivamente: un paio di cosce muscolose e ben tornite, ma di proporzioni preoccupanti, un busto nudo se non per uno straccetto che scendeva a coprire le grazie inferiori, un paio di seni adornati con due grossi anelli d'oro attaccati ai capezzoli e una catena dello stesso materiale appesa agli anelli... e fin qui poteva anche essere una visione sexy, non fosse altro che per due artigli d'aquila protesi a ghermire l'aria, e una raggera di quattro tentacoli terminanti in altrettanti artigli attaccati alla schiena della demone.
In fine, Andariel in tutta la sua grandezza comparve al loro cospetto. Senza troppe cerimonie mollò uno spintone al Paladino – finito non si sa come in prima linea rispetto alle due – facendolo volare per tutta la stanza, e cozzare contro un muro che bloccò violentemente il suo viaggio mandandolo a sedere in terra, con un clangore metallico.
Il giovane rimase sul pavimento, con la schiena poggiata alla parete e le gambe allungate davanti a sé, leggermente divaricate, la testa reclinata col mento a puntellare lo sterno.
Klarisse indietreggiò basita, sfruttando l'attimo di distrazione della demone intenta ad osservare l'omino svenuto e a sghignazzare mettendo in mostra una fila di oggetti giallognoli, appuntiti e minacciosi che per mancanza di altri termini più appropriati chiameremo denti.
L'Amazzone tentò di incoccare un dardo, ma le mani avevano iniziato a tremarle vistosamente, un po' per la carica di adrenalina che si stava riversando nel suo essere, un po' per la paura che l'attanagliava.
Scoccò, finalmente, una freccia che le sembrò così misera in confronto al bersaglio. E infatti quando la raggiunse e si appuntò sul fianco nudo, quella la strappò via senza degnarla di un solo sguardo, ma rivolse l'attenzione a Klarisse, sorridendole malvagiamente, mentre con l'artiglio a forma di zampa d'aquila la rompeva a metà senza nemmeno disturbarsi a flettere un muscolo.
Sghignazzò, gettò i due pezzi di freccia in terra e ripartì alla carica contro l'Amazzone.
Quella continuò a indietreggiare senza darle mai le spalle, cercando febbrilmente la prossima mossa da fare.
Andariel era talmente grande che, nonostante il soffitto alto almeno cinque metri, che nel punto più basso ne misurava due, quando passò sotto al muro dovette chinarsi leggermente, facendo tintinnare la catena sul seno.
La fuorisa carica dell'essere non s'abbatté sull'Amazzone, come potrebbe pensare un lettore di poca fantasia, bensì semplicemente si spense quando giunse di fronte all'altra.
Andariel tirò indietro i rostri dando l'impressione non tanto di volerli usare, quanto di "disarmarli".
Si abbassò per guardare negli occhi Klarisse e ci fu un infinito attimo di silenzio e terrore.
<> le disse poi.
L'altra, senza credere alle proprie orecchie, si schiarì la voce e tentò una risposta.
<>
Andariel, piegata con gli occhi verde smeraldo negli occhi di Klarisse, sembrava stesse attendendo.
<> tentò, l'Amazzone. Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, ma lei era abituata ad ammazzare, prima di parlare. E visto che qualcosa le suggeriva che la prima parte del discorso era fuori questione, come minimo avrebbe dovuto rispettare la seconda.
<> fu la prima domanda che le venne in testa di porre.
<> chiese Andariel, ignorando la domanda di Klarisse, con una cadenza che tendeva a trascinarsi le ultime vocali per un po', prima di passare al resto della frase, in un effetto complessivo abbastanza cantilenante.
<> poi ritrovò una traccia dello smalto che si confà ad un eroe, s'impettì assumendo un'espressione orgogliosa (ma distogliendo lo sguardo da quello verde e gelido della demone) e rispose: <>
Andariel si raddrizzò assumendo un'aria stranita, leggermente meditabonda; si portò un artiglio al mento e aggrottò le sopracciglie. Poi, quando credette di aver trovato la giusta risposta alla domanda, disse: <>
<> rispose l'altra, che stava ancora decidendo se questo fosse un bene o un male.
<> l'imbeccò spazientendosi.
<>
Andariel ci pensò su, poi: <> disse, assumendo un'espressione contrita per davvero, <<...ma comunqueeee, ti ucciderei lo stessoooo.>>
<> Concluse seccamente, Klarisse.
<>
<> meditò, passeggiando avanti e indietro in una posa da Sherlock Holmes, <>
<> spiegò la demone, ai limiti della pazienza, <> disse, battendo nervosamente uno zoccolo sulla pietra.
<> sollevò le mani coi palmi rivolti ad Andariel, ma quando l'altra sembrò rasserenarsi, le disse: <>
Per qualche istante la demone sembrò non più troppo sicura di seguire ciò che predicava l'etichetta. Ruotò gli occhi verdi alla ricerca dell'altra fanciulla, e la scorse, chinandosi, oltre i battenti spalancati.
Il dubbio passò nella sua espressione, poi tornò a fissarsi sull'Amazzone.
<> risolse.
<>
<>
E visto che sembrava irremovibile e piuttosto spazientita, la mente di Klarisse iniziò ad annaspare alla ricerca di una via di fuga, giacché sapeva che la Morte era abbastanza prossima.
<> disse, iniziando a salterellare da un piede all'altro, come se avesse un impellente bisogno di fare pipì.
<>
I quattro artigli dietro la schiena della demone si distesero lentamente, i due superiori si tirarono indietro come se si stessero caricando, ricordarono all'Amazzone la testa di un serpente che sta per mordere, o una pantera che si accinge a spiccare il balzo sulla preda.
<<...io sono...>>
Pensò, osservando di sott'occhio quel movimento lento e sinuoso, che non appena avrebbe terminato le presentazioni, si sarebbe trovata infilzata nel cuore un'appendice in più, non troppo piacevole.
Wri, sei tremenda!

Proprio sul più bello interrompi il racconto?

Complimenti per la tensione drammatica
Tensione... uh?? Drammatica??

Cmq ho interrotto sul "più bello", xké un capitolo intero non ci stava in un post, datosi ke in genere copio dalle 4 alle 7 pagine di word... non era voluto tanto il troncare per lasciare col fiato sospeso, quanto il non troncare alla cazzo

Comunque sia, ti è venuta bene
Hehehe.. Wri.. senti.. problemi se (citando la fonte ovviamente) copio tutto sul mio forum ??

Se mi dai ABI e CAB ti faccio arrivare i diritti d'autore
Fai pure con comodo

Comunque più ke l'ABI-Cì non te posso da', squattrinata come sono


<> l'incalzò.
Klarisse cercò una via di fuga trovando solo pietra e casse.
<> tuonò orgogliosamente, <> terminò, spiccando un balzo lateralmente e rotolando su sé stessa fino a raggiungere una fila di botti. Vi si appostò dietro e caricò una freccia incantata sul suo arco.
Attese che la demone si avvicinasse, raggiungendo a grosse falcate la barriera, e sparò una Guidata, dopo averle intimato di colpirla in un occhio.
Nell'isola delle Amazzoni, tutte le fanciulle vengono addestrate sin da piccolissime all'arte del combattimento. Essendo un luogo lussureggiante, ricoperto di folti alberi, liane, rami intrecciati e sottobosco, le giovani imparano immediatamente a destreggiarsi con l'arco e le armi a distanza, sviluppando una mira infallibile e così precisa da riuscire a far passare una freccia attraverso una fila di dieci anelli, per farla terminare nel centro perfetto di un bersaglio ove, prima del tiro, era infilzata un'altra freccia, e dopo il tiro, se ne trovano due metà divise dal dardo sparato dall'Amazzone di turno (1).
Essendo una prova assai difficile da superare, le fanciulle sviluppano una particolare dote che permette loro di controllare perfettamente la direzione che la freccia scoccata dal loro arco deve prendere; questa particolare abilità viene definita Freccia Guidata.
Ecco, Klarisse nelle sue terre, era stata rimandata per dodici volte di seguito a ripetere tale prova, dimostrando di non riuscire ancora a padroneggiare al meglio tale abilità.
E' probabilmente per questo motivo che il dardo, anziché conficcarsi nell'occhio della demone, virò bruscamente prima verso il suo petto e poi contro il muro, riuscendo così a inchiodarla alla parete tramite la catena che le pendeva dai seni nudi.
Andariel rimase leggermente basita da quella mossa (non tanto quanto Klarisse), e impiegò qualche attimo a rendersi conto d'essere stata letteralmente presa al guinzaglio. Tirò indietro il corpo tanto da tendere la catena e avvertire un dolore lancinante laddove si attaccava, quindi provò a disincagliare la freccia così come aveva fatto quando s'era liberata di quella che le aveva pungolato il fianco.
Ma, oltre alla caratteristica di essere comandata dalla volontà dell'Amazzone, il dardo si impregnava anche della forza di volontà della mente che lo governava, così da diventare resistente come la pietra stessa, e da restare conficcato nella parete nonostante gli sforzi della demone di disincagliarlo.
Quella, colta da frustrazione, vibrò un colpo di tentacolo velocissimo, che fendette l'aria appena sopra la testa dell'Amazzone, e distrusse la fila di barili dietro la quale s'era nascosta.
Due di questi esplosero lanciando grosse schegge di legno per ogni dove, alcune delle quali colpirono Andariel infilzandosi in un fianco, altri invece, per par condicio, tempestarono il braccio destro di Klarisse ferendola a sangue.
Non perse tempo a compiangersi, ma si gettò verso il muro dirimpetto a quello dov'era affissa la demone, passandoci rasente per evitare d'essere ghermita dai tentacoli isterici che sfrecciavano per ogni dove.
<> urlò, rivolgendosi al buio oltre i battenti spalancati.
Electra, come se non avesse potuto resistere al richiamo accorato della compagna, sbucò dal buio.
Aveva un'espressione stralunata in viso, come di qualcuno che s'è appena svegliato da un sogno brutto e incomprensibile.
<> la rimproverò.
<> disse, quasi fra sé, grattandosi la testa.
Klarisse sembrò rabbonirsi.
Si avvicinò all'altra massaggiandosi il braccio sanguinante e le sussurrò: <>
<<...invocavo...>> continuò l'altra, come se non l'avesse minimamente sentita, sempre con l'aria di chi sa di aver dimenticato qualcosa, ma non riesce a capacitarsi di che cosa.
<>
Electra la guardò come se la vedesse solo in quel momento.
<<...invocavo un incantesimo,>> disse, riscuotendosi, <>
<> chiese l'altra, sgranando gli occhi e impallidendo.
<> spiegò in tono discorsivo, indicandosi l'anello di fulmine attorno ai piedi, <> sospirò.
<> la bocca della compagna si apriva e richiudeva come se si stesse trasformando in un pesce in un luogo un tantino troppo asciutto per sopravvivere.
<> le gridò in faccia, in preda all'ira più nera, <> berciò.
<Magia elettrica superiore" per racimolare il denaro necessario a giocare ai dadi>> sospirò, nel tono di chi rimpiange, ma non troppo profondamente.
Klarisse non ebbe troppo tempo per trasformare in azione tutte le sevizie che stava pensando d'infliggere all'amica: Andariel era riuscita a liberarsi proprio in quel momento, strappando la catena in due dall'anello prigioniero della freccia.
<> l'avvertì, tirandola per un braccio e togliendosi dalla traiettoria della carica della demone.
Un'artigliata andò a vuoto, un'altra venne schivata abilmente dalle due, la terza fendette l'aria dall'alto al basso, e Klarisse fu costretta a spintonare Electra lontana da sé.
La maga, finita a terra, lanciò una sfera congelata che fu però schivata abilmente dall'essere. Partì di corsa verso la ragazza a terra che istintivamente strisciò indietro su natiche e mani, cercando di ritrarsi da quell'orrore galoppante.
Quando le giunse tanto vicina da poterne sentire l'odore nauseabondo, l'osservò per un istante, e poi fece scattare in avanti contemporaneamente tutti e quattro gli artigli sulla maga.
Jesus mugugnò qualcosa e tentò di muovere la testa. Il dolore lancinante che provò lo destò del tutto dal torpore che l'aveva avvolto.
<> bofonchiò.
Con circospezione mosse un piede osservandolo intensamente come se volesse spostarlo col pensiero.
Quello reagì bene, e senza dolore alcuno, a parte una piccola stilettata nelle zone dell'osso sacro.
Tentò allora di flettere una gamba.
Altre scosse di dolore, questa volta molto più potenti, gli risalirono la schiena arrampicandosi dalle sue vertebre con uncini infuocati.
La situazione era abbastanza dolorosa, ma non drammatica, per lo meno.
Azzardò un'occhiata attorno, protetto da svariate casse accumulate nei pressi, giudicò d'essere sufficientemente appartato e con sforzo sovrumano si scosse dal muro. Strisciando sulle ginocchia, con gli occhi imperlati di lacrime di dolore, giunse le mani, chinò il capo (anche questo gli regalò altre fitte di dolori abbacinanti) e si raccolse in Preghiera.
Klarisse preparò un altro dardo, entrando intimamente in comunione con il legno del suo corpo, le piume della sua coda, il ferro della sua punta. Quando avvertì la fusione della propria anima con la freccia, la scoccò mirando alla base del collo della demone.
Electra si coprì gli occhi con un braccio in un gesto istintivo, ma anziché pugnalare si sentì sollevare delicatamente da terra.
Quando il braccio di lei calò, molto lentamente, e gli occhi si aprirono, si ritrovò davanti due smeraldi rilucenti che la fissavano con interessata curiosità.
<> le chiese, la demone, spargendo attorno a sé una zaffata putrida di olezzi infernali.
Electra rimase basita, inebetita ad osservare il volto di quell'essere, coi piedi penzoloni a mezz'aria (l'effetto dell'anello di fulmine era terminato pochi attimi prima).
Andariel le diede un piccolo scossone sbatacchiandola delicatamente ma fermamente nell'aria.
La tratteneva con i quattro tentacolo: due sotto le ascelle e due sui fianchi.
<> domandò, di rimando, senza capire cosa diamine volesse da lei quell'essere dai capelli d'un rosso improbabile e dalla pettinatura ancora più improbabile.
Electra si chiese come caspita facessero dei capelli tanto lunghi a restarsene ritti come fusi sulla testa della demone.
<> Ripeté di nuovo, pazientemente, Andariel.
<>
La demone sbuffò ricominciando ad agitare uno zoccolo. Il fetore di quello sbuffo per poco non fece perdere i sensi alla fanciulla.
La freccia partì, lanciata a tutta velocità, decisa a raggiungere la base del collo del mostro. Vi arrivò vicino, molto vicino... malauguratamente s'infilò nella pettinatura di Andariel, dividendogliela in due mezzi ciuffi.
La demone lanciò un urlo orrendo alla volta dello stanzone, sbattendo di qua e di la la povera Electra, sempre più frastornata e impaurita.
Poi, con occhi di smeraldo ancora più scintillanti e accesi, spiritati come quelli di un gatto che caccia un topino, si voltò verso l'Amazzone.
<> l'avvertì.
Gettò via Electra come se fosse stata una bambolina di pezza, e si abbatté contro l'altra.
Nel tragitto dal punto del decollo a quello che avrebbe dovuto essere la fermata, ovvero contro il muro, Electra sparì.
Riapparve qualche metro più in là, al sicuro a terra.
Fortuna che di tanto in tanto funziona...
si disse.
L'Amazzone iniziò a correre alla cieca, colta dal panico. Scaraventò a terra una fila di casse che la demone titurò sotto gli zoccoli senza alcuna difficoltà, scartò inutilmente a destra e a sinistra, tentò vani cambi di direzione,quella le era sempre dietro e tentava di ghermirla con i quattro rostri.
Poi un colpo dal cielo la fermò.
Più scioccata che dolorante, Andariel si guardò attorno dimenticando completamente l'Amazzone - che aveva colto la palla al balzo per riprendere fiato.
Leggermente di fianco a lei, vi era il Paladino in tutta la sua combattività. Brandiva la spada e lo scudo, come nella migliore tradizione epico-cavalleresca, e teneva la visiera dell'elmo sollevata per osservare e farsi osservare meglio.
<> la sfidò, il Paladino.
L'altra eseguì l'ordine e si avvicinò ondeggiando leggermente nella sua camminata taurina.
Si fermò vicino a lui, lo guardò incuriosità e poi iniziò la solita cantilena:
<> e si bloccò, tentando di ricordare qualcosa.
Senza proferire altre parole, mollò lì il Paladino e partì di nuovo di corsa, questa volta verso Electra.
Jesus e Klarisse si guardarono perplessi, poi scattarono in una maratona disperata, tentando di superare un metro e mezzo di gambe muscolose e zoccolute in corsa, e di riunirsi alla compagna.
E' superfluo dire che non riuscirono ne' nell'una ne' nell'altra cosa, ma disperati com'erano tentarono il tutto per tutto e si aggrapparono ognuno ad un tentacolo della demone, cercando di fermarla come meglio potevano.
Quella, senza minimamente decelerare il passo, se li trascinò dietro ignorandoli e continuando a puntare su Electra.
Arrivata di nuovo al cospetto dell'Incantatrice, scrollò delicatamente i tentacoli facendone ruzzolar via i due, come se fossero due palle di Natale.
Andariel puntò un indice artigliato al petto della giovane con fare minaccioso e le chiese di nuovo: <>
<<'ork' se sei monotona!>> le disse, Electra, sottraendosi dall'indice della demone.
<> l'avvertì Klarisse, in tono salmodiante.
<> chiese dubbioso, il Paladino.
<> recitò l'altra.
<> si ringalluzzì lui, <> la stuzzicò, punzecchiandola con la punta della spada.
Per tutta risposta, lei fece scattare un tentacolo a ghermirlo, che però colpì lo scudo benedetto.
Una fumata nera e densa si sollevò verso il soffitto, e assieme ad essa un grido di puro dolore di Andariel riecheggiò stridulo.
Il tentacolo si ritrasse, e Klarisse notò che si era scalfito laddove aveva cozzato contro lo scudo del Paladino.
Quella se lo prese fra le mani adunche e iniziò a soffiarci su come se si fosse bruciata.
Poi si rese conto delle tre paia d'occhi che l'osservavano, si ricompose e gridò: <>
E così dicendo fece scattare tutti e quattro i grossi artigli contro di loro.
Klarisse schivò abilmente, Jesus contrattaccò con un fendente ed Electra - per nessuna ragione al mondo - sparì per riapparire dietro le terga della demone.
maledetto teletrasporto!
pensò l'Incantatrice, cercando di non farsi scorgere dall'avversaria.
Le sue labbra cominciarono a muoversi senza proferire parola (eredità paterna), mentre tentava ancora una volta di richiamare a sé il potere del fulmine.
Intanto Jesus continuava a combatterla con la spada, tenendo alto davanti a sé lo scudo benedetto. Andariel (demone, non scema) si guardava bene dal toccare quel coso bollente e pericoloso, e questo le impediva non poco di utilizzare tutte le sue risorse al meglio.
Intanto Klarisse si era spostata nelle retro guardie e aveva iniziato a preparare una freccia, stavolta usando una punta esplosiva. Da quella distanza, e con un bersaglio tanto grosso, non avrebbe dovuto mancare il colpo. O almeno era ciò che sperava.
D'improvviso Electra disse: <>
Klarisse smise di tendere l'arco e si crucciò.
<>
<>
<> chiese, molto perplessa e molto seria, l'amica, grattandosi la fronte con la punta della freccia esplosiva. Quando si rese conto di cosa stesse facendo, allontanò con delicatezza e terrore il micidiale dardo dalla sua testa.
<>
Nonostante il crescente disagio, entrambi videro bene di non contrariarla ed eseguire i suoi ordini.
<> disse, preparandosi mentalmente.
<> mentre l'aria attorno a sé si saturava di energia elettrica.
<> piagnucolò Jesus, beccandosi un'occhiataccia da Klarisse.
<> gridò.
I due saltarono senza che accadesse nulla, mentre Electra comparì di nuovo davanti ad un'Andariel molto accigliata.
<> Electra sbatté i piedi a terra sbuffando rumorosamente.
<> domandò l'amica, con diffidenza.
<>
Un fulmine colpì Andariel dividendole ancora di più i capelli precedentemente ridotti a due ciuffi appuntiti, dalla freccia dell'Amazzone.
<> gridò quella.
<>
<> gridò di nuovo, indietreggiando e tentando di pararsi la testa.
<> bofonchiò la maga, scalciando l'aria e mettendo il broncio.
<> Andariel cercava di rannicchiarsi senza trovare rimedio alcuno a quella pioggia dolorosa di fulmini.
<> la consolò il Paladino, cercando di essere un po' galante.
<> si lamentò la demone, correndo a nascondersi nella parte alta della stanza.
<> sospirò depressa, osservandosi i piedi e i piccoli fulmini che roteavano veloci attorno ad essi.
<> l'incoraggiò l'altro, battendole una mano sulla spalla per ritirarle su il morale.
Nel frattempo Andariel era andata a covare il suo dolore e la sua rabbia in gran segreto, sul trono d'ossa e teschi in cima alla salita col tappeto a terra.
<>
<> esplose Jesus, guardandosi attorno. <>
Klarisse lo guardò così male che lui si sentì avvampare di vergogna fino alla punta dei piedi.
<> comandò poi, scattando in avanti seguita dal Paladino e dalla depressa Electra.
La trovarono, alla fine della salita, appollaiata sul suo trono e con un'aria cinerea e minacciosa.
Quando li vide alla carica, si alzò in piedi pronta a combattere, e non appena li ebbe a tiro si abbassò verso di loro tanto che poterono guardare di nuovo dentro quegli occhi smeraldo che rilucevano di luce propria, e poi soffiò.
Una nube verdognola e putrida avvolse le tre teste.
<> le avvisò il Paladino.
Klarisse ed Electra come meglio poterono si schermarono la bocca e il naso, ma ormai gli effetti nefasti dei vapori velenosi erano entrati nei loro polmoni, e tossendo le due si accasciarono a terra.
<> Gridò il Paladino, brandendo la spada minacciosamente.
Poi ci ripensò.
Scappò qualche passo più indietro, si inginocchiò a terra e iniziò a pregare.
<> brontolò l'Amazzone, da terra.
Andariel - che si era ripromessa di non farsi più sorprendere dalle stramberie di quei tre - iniziò la carica contro il Paladino. Quando quello si alzò, attorno ai piedi aveva un'aura luccicante che si propagò alle ragazze. Ovunque quella luce passasse, contro la nube venefica che ancora aleggiava nell'aria, si lasciava una scia pulita e mondata del veleno della demone, e quando giunse alle due riverse al suolo, le ripulì in pochi attimi, fungendo da antidoto contro l'olezzo emanato dal mostro.
<> esclamò Klarisse, alzandosi da terra e spazzolandosi di dosso la polvere, <>
<> si esaltò, lui!
<> sentenziò Electra, alzandosi a sua volta e sputacchiando un po' di saliva ancora verdognola a causa delle esalazioni.
Il Paladino la guardò basito.
Non conosceva altri modi di combattere, se non quello di chinarsi in terra e dinoccolarsi in lodi alla Luce.
Andariel soffiò di nuovo, più furente che mai.
<> esordì lui, brandendo la spada.
Con un colpo spazientito di artiglio gliela fece volare via di mano, lontano.
Jesus rimase ad osservare la parabola dell'arma a bocca aperta.
Quando fece scattare un nuovo attacco, però, il Paladino fu pronto a pararlo con lo scudo.
Questa volta, gran parte del tentacolo dell'essere rimase attaccato al sacro scudo per qualche momento, emettendo fumo scuro. Andariel urlò e si dimenò nel tentativo di strappare via l'arto da lì.
La furia che li investì quando si riprese dal dolore, li fece tremare dalla testa ai piedi.
Con un balzo possente fu vicina al Paladino, gli brancò il braccio dello scudo con la mano adunca, bloccandoglielo da ogni movimento, e gli piantò uno dei tre arti sani nella spalla, forandogli come burro lo spallare dell'armatura, la cotta di maglia che portava sotto, e almeno altri quattro strati di indumenti vari.
Il dolore che l'avvolse fu ottenebrante. Il tentacolo, ormai intriso del sangue del Paladino, lo sollevò, lo scrollò e lo lanciò via. Jesus lascò nell'aria una scia di goccioline di sangue, poi cadde a peso morto di nuovo contro un muro.
Klarisse tentò di ribellarsi, ottenendo il solo risultato di prendersi una forte botta di tentacolo all'addome.
Poi Andariel volse gli smeraldi su Electra. L'aria attorno alla ragazzina aveva ripreso a frigolare violentemente. Mostrò una fila di denti acuminati, e sollevò un artiglio con l'intento di cavarle fuori le budella.
In quel preciso istante qualcosa accadde.
L'espressione della demone mutò velocemente dalla perfidia al dolore, passando per la sorpresa.
Il sangue del Paladino aveva iniziato a corroderle il tentacolo. L'effetto era più o meno simile alla volta in cui aveva poggiato l'arto contro lo scudo del cavaliere, solo che questa volta era possibile vedere il sangue rosso farsi strada nelle carni e nelle ossa del rostro, annerendo e bruciando le carni che toccava, e facendole fumare come se stessero andando a fuoco.
Andariel urlò. Un grido orribile, un misto fra il verso di un'aquila e lo stridìo del gesso sulla lavagna.
I vetri della dimora della demone esplosero, ed esplosero anche quelli dei piani sovrastanti fino alla Cattedrale che, essendo fatta di vetro per un'intera parete, crollò accartocciandosi su sé stessa.
Finalmente l'energia elettrica che la maga stava richiamando almeno dall'inizio del capitolo, si sprigionò in tutta la sua dirompenza, in grossi anelli concentrici dei quali lei stessa era il centro, scaricandosi contro le gambe di Andariel, e risalendole in grosse scariche lungo le gambe e le cosce.
Gli anelli delle catene attaccate ai seni tintinnarono per la vibrazione del suo corpo sovraccarico di energia, finché non cadde a terra stremata e mezza abbrustolita.
Electra, sfinita e prosciugata dell'energia psichica che serve ai maghi per dar vita alle loro magie, il mana, barcollò all'indietro.
<> gridò Klarisse trionfante, <> caricò l'arco della freccia esplosiva che aveva preparato prima, e scoccò mirando al petto della demone.
Il dardo le si conficcò in un braccio ed esplose dentro le carni procurandole una ferita assai consistente che le solcava la spalla e parte del petto.
Il mostro urlò di nuovo di dolore, seduta ai piedi del suo trono.
Intanto la maga era andata a cercare il Paladino, ma non trovandolo si accontentò di raccattare la sua spada.
Era assai pesante, e dovette maneggiarla con due mani. non per questo si lasciò scoraggiare. Il sangue parterno che le scorreva nelle vene aveva iniziato a ribollire conferendole una tale voglia di distruggere e uccidere da fare spavento a chiunque.
Si avvicinò di nuovo al mostro riverso al suolo. il tentacolo era diventato poco più che una protuberanza ossea senza vita, mangiucchiato qua e la' dal sangue di Jesus che aveva funzionato come se fosse stato un acido corrosivo.
<> disse, osservandola con distacco. Quella roteò verso di lei a fatica gli occhi verdi - non più luccicanti come uno smeraldo - e la guardò con aria sofferente.
<<...fa tanto male?>> le chiese compassionevole.
Andariel fece cenno di sì con la testa, lasciando che due lacrimoni le scivolassero sulle guance.
<> le spiegò, avvicinandosi di più e battendole una mano sul ginocchio, con fare consolatorio.
<> le spiegò, sollevando sopra la testa, con entrambe le mani, la spada di Jesus.
Quando Andariel si rese conto di cosa stava per fare Electra, era ormai troppo tardi. La spada calò tranciandole di netto l'arto, solo ferito fino a un istante prima.
Un fiotto di acido verde schizzò dal moncherino, mentre a terra il resto del tentacolo si divincolava emettendo un suono orribile simile a un urlo prolungato di agonia.
<> sentenziò, l'improvvisata crocerossina, sorridendo allegra, <>
Andariel si contorse in preda al dolore più atroce, tentando di arginare la fuoriuscita di liquido verde, e riuscendoci malamente a causa del braccio ferito.
<> Klarisse scattò verso il punto nel quale aveva visto atterrare il ragazzo. Non lo trovò lì, ma Electra vide la scia di sangue. Seguirono quella.
Jesus-Renegade era inginocchiato dietro le solite casse, poco più avanti. Si era trascinato fin lì per trovare un riparo sicuro.
<> chiese Electra, tenendo la spada di lui come se fosse una grossa clava da troglodita.
<>
<>
<>
<> rifletté.
Poi si avvicinò al giovane genuflesso. Gli batté su una spalla (prestando attenzione a che non fosse quella ferita) svariate volte, finché il ragazzo non le offrì un'espressione seccata.
<>
<> le chiese, senza capire.
<> gli spiegò lei, raggiante, sorridendogli.
<> sbottò lui, alzandosi da terra e strappandole di mano la spada. La guardò per un istante e la rinfoderò con cura. Poi si spazzolò l'armatura (peraltro sempre più lercia e sempre meno lucente) e si riaggiustò con perizia lo spallare bucato.
Sotto di esso s'intravedeva solamente una grossa ecchimosi multicolore.
<> si lamentò l'altra, <> gli chiese poi, osservando meglio il foro e ficcandoci dentro due dita per accertarsi che non si fosse sbagliata.
Il Paladino ebbe un sussulto di puro dolore, scansò gentilmente la mano di Electra, e le spiegò con pazienza: << Noi Paladini con la preghiera alla Luce otteniamo la Purificazione del Corpo!>> disse, esaltandosi.
<> rispose, semplicemente, la maga.
<>
<> Klarisse si voltò e non la vide più. Al suo posto c'era solamente una piccola pozza di liquido verde.
Un istante dopo un grido selvaggio e lacerante li sorprese, e Andariel arrivò loro contro, brandendo una spada dalla lama nera come la notte con la mano ancora sana.
Questa volta la prontezza di riflessi e la mira dell'Amazzone furono impeccabili: ella incoccò e scoccò un altro dardo esplosivo con una velocità incredibile. Questo si conficcò esattamente nell'occhio destro della demone, e quando esplose di lei rimase solo il corpo che guizzava di convulsioni nervose, mentre tutto ciò che era testa e cervello era andato a verniciare la parete di fronte a loro.
Agli sguardi allibiti e pieni di ammirazione dei compagni, Klarisse rispose: <>


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(1) Va bene, ammetto di essermi lasciata prendere la mano dalle leggende metropolitane di abilissimi arcieri d'altri tempi, e aver preso... ehmmm... ispirazione dalle loro gesta.

Non va bene Wri... non va niente bene...
non ti puoi immaginare la faccia che ha fatto il capo vedendo un cretino ridere contorcendosi davanti al Pc...


Uuuuuuuuuh........

Io invece riesco a vedere benissimo la faccia del MIO caporeparto, mentre guardava ME che mi contorcevo come un cretino davanti al pc.

Wri, rischi di farci perdere il posto.....

Povera Andariel...

Povera

Povera

Povera

P.s. Electra è sempre più una vera carognetta...... LA ADORO!