VIII
Il cumulo di mostri si stava compattando visibilmente, e tutti sembravano assai più veloci e più accaniti di prima. Forse si stavano accorgendo della situazione disperata nella quale versavano i tre intrusi, e avevano capito che, se per gli uni era disperata, per gli altri - cioè loro - era vittoriosa. Forti di questi ragionamenti di pura logica, avevano velocizzato il passo per accerchiare i nemici.
Klarisse, spostata sul fianco di Jesus, a debita distanza, fece cenno verso il suo arco ad Electra, l'altra annuì e indicò il proprio bastone ricevendo un ammiccamento di assenso dalla compagna.
Tutto, come al solito, avvenne rapidissimamente: Electra piazzò il bastone in diagonale davanti alle gambe del Paladino, mentre con una sincronia perfetta e quasi impressionante, Klarisse lo colpì alla schiena con l'arco, spingendolo contro la verga dell'Incantatrice.
Le due ragazze si guardarono attorno: la folla sembrava raddoppiata di numero, e ormai le aveva semi accerchiate.
Le possibilità di salvezza s'erano drasticamente ridotte a due su un milione. Se la prima fosse fallita, avrebbero optato per il dietro front e la fuga.
Il poveraccio non ebbe molto da opporre resistenza, era troppo sossopra a causa delle scosse elettriche che ridondavano nella sua armatura e tutt'attorno a sé. Cadde in terra come un sacco di patate, restando in equilibrio sui rigonfiamenti dell'armatura, mentre le braccia e le gambe, che erano rimaste sollevate dal terreno a causa della rigida corazza, sussultavano violentemente, e dalle dita gli uscivano piccoli fulminetti blu.
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E, come un sol uomo, le due mollarono uno spintone all'armatura del Paladino, aiutandosi con il bastone e l'arco, fatti di legno, per non beccarsi la scossa elettrica racchiusa in quella che era diventata la prima bomba umana della storia.
Jesus-Renegade rotolò velocemente nel bel mezzo del mucchione, ululando qualcosa d'incomprensibile, ma sicuramente ad effetto, e facendone fuori un paio con la sola forza d'inerzia... praticamente li schiacciò sotto la pesante armatura, rotolandogli addosso.
Superato l'attimo di esterrefatta immobilità, i demoni - più infuriati di prima - si catapultarono all'unisono contro il proiettile-Jesus ricoprendolo del tutto.
Le due osservarono la scena con orrore crescente.
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Quel che videro bloccò loro il passo e la respirazione.
La calca di mostri, così stipati l'uno contro l'altro a causa della sete di sangue, aveva iniziato uno strano ballo. Coloro che avevano capelli e pelame, se lo ritrovarono ritto in testa e sul corpo, che iniziava a fare fumo bianco in lggere ma distinte volute.
Chi invece non era dotato di questi accessori pelosi, si accontentò di produrre tale fumo dalle orecchie e dal naso, e quelli che avevano la bocca aperta, lo cacciavano anche da lì.
Nonostante avessero capito cosa li stesse uccidendo, non potevano più staccarsi gli uni dagli altri, mantenuti assieme grazie al cumulo di elettricità che da Jesus s'era propagata a tutto il gruppo, dando vita al primo generatore di energia più o meno umano.
Electra e Klarisse videro i primi corpi ormai carbonizzati staccarsi e cadere, provocando il rumore di un sacchetto di carbonella per il camino che viene poggiato a terra. Piano piano tutti fecero quella fine, chi più chi meno velocemente. Alcuni prima di schiantarsi giù, si trovarono coi bulbi oculari che gli esplosero per la troppa corrente, altri - i più esterni al gruppo - ebbero meno fortuna e dovettero attendere la morte per dissanguamento, ma non troppo a lungo, visto che ogni singolo poro della pelle aveva iniziato a sputare liquidi simili o comunque funzionanti come il sangue umano.
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Quando finalmente tutto si fu calmato, e a terra non era rimasto altro che cadaveri bruciacchiati e fumanti di esseri demoniaci, la coscienza delle due - o qualunque cosa fosse, vicino al nostro concetto di "coscienza" - si fece sentire.
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La maga iniziò a scansare col bastone i cadaveri, senza troppe cerimonie, finché non colpì con la punta qualcosa che fece un clangore metallico.
Forse la botta, forse l'essere stato alleggerito di un bel po' di zavorra, risvegliarono il cavaliere dallo svenimento del quale era stato preda.
Un accesso di tosse scosse il cumulo di detriti fino a mostrare il volto annerito di Jesus-Renegade, che osservava le due dalla schiena, con occhi rossi e sgranati.
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Che domanda banale
pensò distrattamente, l'Incantatrice.
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Lo sguardo del Paladino si fece ancora più incredulo; si passò addosso quasi a chiedersi come diavolo avesse fatto, da sdraiato ...e in effetti se lo chiese davvero.
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Si sollevò a fatica da terra, aiutandosi col bastone di Electra che preferì, per cautela, porgergli qualcosa che non propagasse corrente.
Si spazzolò di dosso la fuliggine ottenendo il solo effetto di spanderla meglio, si sgranchì gli arti per quello che il guscio gli permetteva, e si guardò attorno. Tutto questo con aria vistosamente perplessa, e sotto il preoccupato silenzio e l'apparente indifferenza delle due.
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In realtà passarono due ore prima che riprendessero il cammino. Electra aveva tirato fuori dal piccolo tascapane che si portava dietro, un paio di dadi a venti facce. C'era voluto del tempo per convincere Jesus che non si trattava di un peccato capitale, che lanciare dadi era solamente un passatempo... alla fine gli aveva detto: <
...e con questa scusa l'aveva ripulito per bene di tutti i suoi averi ammontanti a ventotto monete d'argento, due monete d'oro, tre caramelle (di cui una appena di seconda mano), un grosso ago da rammendo, un rotolino di spago e, dulcis in fundo, un lapis temperato talmente tanto che ormai non v'era più nemmeno legno sufficiente per usarlo.
Anche Klarisse fu depredata allegramente, nonostante i suoi averi fossero molto più magri.
Alla fine i due mangiarono la foglia.
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L'ingresso per le Catacombe era lì in bella vista; non dovettero affrontare corridoi infiniti, labirinti di mura e cose simili. Era una semplice scalinata che scendeva, impossibile sbagliare perché era l'unica.
Quando arrivarono al piano di sotto trovarono una gelida oscurità puzzolente ad attenderli.
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Istintivamente, Electra e Jesus si ritirarono dietro all'altra, che per fortuna incantò i propri dardi in modo che colpissero solo i nemici.
Il cunicolo era stretto e buio, nulla di più semplice che essere colpiti da una freccia vagante.
L'attimo di luce prodotta dalla freccia magica, mostrò un bel gruppo di scheletri, alcuni dei quali si stavano facendo temerariamente avanti.
Il Paladino, con gesti coreografici, invocò il suo potere consistente in un raggio azzurro che sembrava provenire direttamente dagli Dei.
Il primo raggio s'abbatté sul più vicino mucchio d'ossa semovente, imprimendo nelle loro retine il bagliore azzurro del colpo.
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La sfera di ghiaccio si costruiva dal nulla, condensandosi nella mano a coppa della giovane, vorticando su se stessa. Quando fu giunta a una dimensione abbastanza preoccupante, la maga fece tre passi in avanti e la lanciò contro il gruppo di nemici.
Quella, vorticando, sparò aculei di puro gelo in ogni direzione, tanto che Jesus dovette sollevare lo scudo per proteggersi da quella pioggia pericolosa.
La sfera s'abbatté contro i mostri, trapassando le carcasse scheletriche che cadevano giù disgregate, e colpendo le retrovie; e dove non arrivava lei, ci pensavano gli aculei che come frecce congelate si appuntavano indistintamente contro muri e nemici... e se non fosse stato per lo scudo di Jesus, non avrebbero risparmiato nemmeno lui.
In breve, il comitato di benvenuto fu spazzato via, e i tre decisero di imboccare la direzione dalla quale erano venuti gli scheletri.
Non ebbero molto successo. Aprirono un paio di porte, ne chiusero un altro paio, e sbatterono contro un muro. Anche le Catacombe erano un vero e proprio labirinto in cui non ci si poteva perdere, ma solo perché si era persi non appena vi si metteva piede dentro.
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Erano un numero quasi impressionante, quattro, forse anche sei Clan riuniti assieme, e tutti molto, molto arrabbiati.
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Un boato lacerò l'aria immobile e densa di cattiveria, spingendo anche i Caduti ad ammutolirsi.
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<<"Oh-oh" cosa?>> le fece eco, il Paladino.
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La meteora si schiantò con un fragore assordante, di lì a pochi istanti dopo. Fortunatamente non provocò danni ingenti, a parte tre muri divelti, due soffitti bucati, e l'intera riunione di Clan di Caduti sterminati.
Il sasso - se si può chiamare "sasso" un meteorite incandescente, di un metro di diametro, così bollente da continuare ad affondare nel pavimento a causa della liquefazione delle pietre sottostanti - era lì, fermo e pacifico, la superficie sembrava quasi fredda anche se fumava vistosamente, ma al suo interno c'era qualcosa che continuava a muoversi, a brillare e a generare tanto calore da fondere il granito.
...e in effetti, il granito sottostante stava fondendo. Videro l'enorme roccia sferica farsi strada verso il basso, mentre piccole volute di fumo si sollevavano dal punto dove era entrato in contatto con il suolo.
Tutti e tre attorno al masso, rimasero a bocca spalancata.
Quando fu caduto al piano di sotto, lasciandosi dietro una voragine circolare di un metro e mezzo di granito vetrificato, si riebbero dallo sbigottimento, e Klarisse iniziò a imprecare contro Electra.
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Entrambe accantonarono in men che non si dica il reciproco astio, per coalizzarsi contro il giovane che aveva osato interromperle.
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Si schiarì la voce con qualche colpetto di tosse, sotto gli sguardi assassini delle due, e ritentò.
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Le due si fecero sospettose.
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...e molti "uhmmm" dopo, finalmente si decisero a tentare la discesa dal buco.
Al piano sottostante, nella stanza in cui era scivolata la meteora, vi erano stati molti nemici, tutti abbattuti dal semplice cadere del grosso sasso. Quelli invece che s'erano salvati, erano stati uccisi dall'immensa quantità di calore rilasciata mentre si andava raffreddando.
Dal buco arrivavano volute di vapore, e l'aria era irrespirabile perché troppo rovente.
Il piano fu di refrigerare il masso con il potere del gelo, in modo di ri-umidificare l'aria grazie all'evaporazione delle sfere ghiacciate.
Fatto ciò, il primo a scendere fu il Paladino.
Non era un salto troppo grande, ma bisognava evitare di cadere sulla meteora.
Nonostante la latta che si portava dietro, Jesus-Renegade diede prova di una grande agilità, tanto che le due si chiesero mentalmente come poterla sfruttare al meglio in futuro.
Klarisse si calò nel buco, restando aggrappata al bordo vetrificato e lasciando oscillare la parte inferiore del corpo fino a darsi lo slancio necessario per atterrare oltre il meteorite.
Mentre era intenta nell'acrobazia, lo sguardo del Paladino scivolò accidentalmente dove non avrebbe dovuto. Il poverino distolse gli occhi prima ancora di capire dove li avesse puntati, ma non servì a molto.
Quando l'Amazzone fu a terra, diede un'occhiata al colorito del volto di lui, paonazzo, e gli chiese gentilmente: <
Lui non comprese, ma eseguì cavallerescamente, e non appena fu a testa nuda, un pugno di inaudita forza lo scaraventò a gambe all'aria.
Klarisse si massaggiò la mano con la quale lo aveva colpito, e gli disse pacatamente: <
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Le due paia d'occhi si sollevarono nell'attesa.
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Vagarono a lungo, imbattendosi in nemici sporadici. Il secondo piano delle Catacombe sembrava stranamente vuoto, anche se la sensazione pressante di magia mista a orrori e cattiveria continuava ad inspessire l'aria attorno.
Finalmente trovarono il passaggio per il terzo livello, ed Electra già brontolava e borbottava come una pentola a pressione.
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Klarisse rise sotto i baffi. Non che Klarisse avesse un paio di baffi sotto i quali ridere, è un modo di dire per spiegare al lettore che rise senza farsi vedere. Non che fosse semplice vedere qualcosa o qualcuno in quell'oscurità, ma se fosse stato facile, probabilmente Electra non l'avrebbe vista ridere.
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L'Amazzone sghignazzò ancora di più, stavolta più apertamente.
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Qualcosa in quell'asserzione obbigò Klarisse a prendere l'appunto mentale di non mentire mai alla compagna.
La sottile differenza fra il secondo e il terzo piano delle Catacombe, risiedeva prevalentemente nel buio: se al piano di sopra non si vedeva un palmo dal naso, e l'oscurità era affettabile con un coltello, qui non si vedeva ne' oscurità, ne' coltello ne' naso proprio o di chiunque altro.
Qui si stava sospesi in un limbo fatto di percezioni, suoni stantii, bisbiglii sommessi e sinistri e olezzo di morte per ogni dove.
Di tanto in tanto ci si rendeva conto di essere ancora in un luogo esistente solo perché si toccava o si cozzava contro la viva pietra; ma anche il pavimento non aveva più la consistenza solida del piano superiore. Qui era antico. Così antico che gli anni s'erano depositati fra le spaccature dei lastroni di pietra, avevano sedimentato e s'erano cementati assieme alla roccia. Così antico che la pietra stessa non conservava più le sue proprietà, ricoperta da polvere d'ossa che aveva contribuito a creare un morbido tappeto spesso forse alcuni centimetri, sul quale i passi - anche quelli più pesanti e lamierosi di Jesus - risultavano attutiti come se i tre avessero camminato su una moquette assai folta.
Anche i rumori, i suoni normali e le loro voci sembravano propagarsi attraverso una membrana di melassa, come se il suono facesse fatica a percorrere la strada fra chi lo produceva e chi lo ascoltava, tant'è che si diffondevano solamente i rumori più forti.
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Nel silenzio che ne seguì, si sentì solo un bisbiglio infastidito: <
Dopo un po' di passi stentati, la voce tremula del Paladino disse qualcosa che si perse assorbita dalla polvere ossea.
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Ne seguì un rumore simile alla visiera di un elmo che cala sugli occhi.
Anche l'Amazzone si preparò inforcando una freccia nel proprio arco.
Electra era stranamente silenziosa, e ancora più stranamente seria.
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Dopo un indeterminabile lasso di tempo, Jesus avvertì che la presenza malvagia era assai più vicina; poi non avvertì più, si limitò a dire, per ogni passo: <
L'Amazzone stava preparando ogni suo singolo muscolo all'attacco, e più le esclamazione agli Dei che uscivano dalla bocca del Paladino si facevano veloci, e più Klarisse si approntava alla battaglia.
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Klarisse, tesa ormai più della corda del suo arco, scoccò nel buio un micidiale dardo di fuoco che per pura fortuna (o in risposta a tutte le invocazioni che Jesus aveva proferito sino a quel momento) non centrò in pieno il Paladino davanti a lei, ma scelse di schiantarsi contro la parete alla quale si trovavano di fronte.
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L'Amazzone staccò dal muro la freccia incandescente e la sollevò sopra la testa a mo' di torcia, per fare un po' di luce sulla faccenda.
Attorno c'era il solito e ormai familiare corridoio in pietra, alle sue spalle c'era ancora Electra, davanti a sé c'era sempre Jesus, alla sua destra c'era una scala che portava al piano di sotto, alla sua sinistra ancora corridoi e buio. Praticamente nessuna traccia di Andariel.
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Una palla di fuoco passò nell'esatto mezzo dei due litiganti che si voltarono basiti, troncando immediatamente la discussione civile e matura che stavano portando avanti con serietà e dedizione.
Electra ne aveva un'altra in mano.
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I due, alla luce della piccola sfera di fuoco che l'Incantatrice teneva nel palmo, si guardarono vicendevolmente ancora più basiti, entrambi incapaci di richiudere la bocca.
Poi Klarisse si ricordò di un particolare che aveva visto, facendo luce con la freccia ormai spenta.
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Jesus mostrò interesse crescente.
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Quando gli altri si avvicinarono e videro, con la luce di Electra, la scala che li avrebbe portati di sotto, fecero per congratularsi con Klarisse, ma ci ripensarono immediatamente quando quella disse: <
Sia Jesus che Electra la sorpassarono lanciandole sguardi torvi e assassini, e avviandosi per la scala.
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