Il Fantastico Mondo di Sanctuary

MAAAAA LOOOOOOOOLLLLLLLLLLLL!



Troppo lolloso!
Mi son letto i quatro capitoli fin qui postati tutti d'un fiato!
Son filati via lisci e lollosi.

Very compliments.

Aspetto il prossimo aggiornamento.









Troppo forti Cain e Klarisse rantolanti e urlanti a Tristram:
"Incendierò i miei fans!"
"Aiuto, pietà, salvatemi!"
Poooooooovera Electra.
Bella, brava Wri

E anche editare un pezzo alla volta è una bella idea

V

Quando Akara vide il Vegliardo sano e salvo, fu talmente contenta da arrivare perfino a ringraziare le due debosciate.
Ma quando il Vegliardo (che si chiamava Cain) seppe che proprio quelle due erano le prescelte (o qualcosa di simile) per portare a termine una missione il cui esito avrebbe sancito la salvezza o la disfatta dell'intero mondo, per poco non tirò definitivamente le cuoia colto da un coccolone.

<> chiese Akara, in un impeto di contentezza, pregustando già il ritorno alla normalità del suo amato Campo.
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<> poi, con un sospiro talmente commovente che a sentirlo avrebbe stretto il cuore di chiunque, soggiunse a voce bassissima: <<...e speriamo che gli altri siano meglio!>>
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<DANZARE!>> sibilò Klarisse, dando di gomito ad Electra e mettendole il broncio.
L'altra fece un'alzata di spalle come a dire che tutto questo era irrilevante, e proseguì nella sua personalissima arringa.
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<> rispose Cain, meditando attentamente su qualsiasi cosa dicesse: non sapeva perché ma aveva la netta sensazione che qualsiasi affermazione, anche la più innocente, gli si sarebbe potuta ritorcere contro nel modo peggiore.
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Akara si fece scura in volto. Essendo a capo di una setta di donne, era chiaro che fosse di tendenze femministe, e nonostante l'affetto che provava per il suo vecchio amico, e il rispetto profondo del suo rango di Sacerdote Horadrim, si sentì in dovere di contribuire alla discussione.
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<> disse Klarisse, scotendo la testa.
<> tentò di difendersi, il Vegliardo.
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<mio portale cittadino!>>
<> berciò Electra, additandolo minacciosamente.
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<> sussurrò, scandalizzata, Akara.
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Gli occhi della giovane Zann Esu si bagnarono di lacrime autentiche (era una grandissima attrice), e si andò a rifugiare fra le braccia di Klarisse che l'accolse accarezzandole la testa, mentre le sussurrava dolcemente:
<danzare!>>
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Effettivamente si mise parecchio male per il Vegliardo che dovette prima chiedere scusa, con tanto di inchini e genuflessioni assortite, e poi ringraziare dal profondo Klarisse ed Electra di avergli salvato la vita.
Del resto, da che mondo è mondo, l'uomo non può vincere una discussione contro due o più donne.
La "pacifica" riunione si concluse con le cosiddette "missioni prioritarie", e qui il Vegliardo svelò quello che sarebbe stato il prossimo compito da dover assolvere abbastanza urgentemente.
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<> bofonchiò Klarisse.
<> ribatté pazientemente, poi proseguì il suo racconto: <<...dicevo, questo Monastero ha annessa una caserma dotata di armeria e di tutto quello che c'è dentro alle caserme. Attraversati Monastero e caserma dovrete cercare il passaggio che porta alle prigioni e da lì trovare l'accesso al chiostro interno del Monastero. Ivi giunte...>>
<> berciò Electra che già si sentiva stanca alla sola idea di dover raggiungere questo fantomatico Monastero.
<> soggiunse il Vegliardo, con enfasi crescente, giusto per dare una parvenza di veridicità alle sue asserzioni. In realtà iniziava a comprendere la psicologia di quelle due: bastava solo dire quello che loro volevano sentirsi dire, era semplice.
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<> strepitò Klarisse molto, molto contrariata.
<> si risentì, Electra.
<<...o almeno non gratis!>>
Cain alzò gli occhi al cielo, prese un bel respiro cercando di mantenersi calmo, e poi si decise a dare ulteriori lumi.
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<> bisbigliò Electra alla compagna.
<NON mi metterò di nuovo a danzare, sia chiaro!>>
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Poi, rivolgendosi al Vegliardo:
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<> sibilò Klarisse, piantando una gomitata sulle costole della maga.
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<> protestò Electra.
<> disse, e poi fu assalito da una moltitudine di tic nervosi, <<...ne va della vita dell'intero mondo di Sanctuary, non possiamo certo metterci a cavillare su chi deve fare prima cosa, non vi pare?>>
<> rifletté Klarisse.
<> berciò l'Incantatrice, usando scongiuri d'ogni genere.
<> le rispose sdegnosa, l'altra.
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<> esordì Akara, che era rimasta allibita dalla varietà di insulti che quelle due riuscivano a concepire.
In quella, entrò berciando una giovane Arciera.
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<<...approposito>> bisbigliò Klarisse all'orecchio di Electra, <>
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Akara sembrava atterrita e preoccupatissima al contempo, nonché – se la cosa poteva essere possibile – più vecchia di dieci anni.
<> s'intrufolò Electra.
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<> chiese Klarisse, cordiale ma dubbiosa.
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<> dichiarò Akara.
<dobbiamo" non mi rassicura per niente, Klarisse, tu cosa ne pensi?>>
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Le due, quatte, si alzarono dal loro posto e raggiunsero furtive l'uscita della grande tenda dei convegni.
<> proclamò la vecchia.
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<> tentò Electra.
<> le rispose Cain, con un ghigno dipinto in faccia che non presagiva notizie favorevoli.
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<> obiettò l'Amazzone.
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<> esplose la maga, ormai al culmine dell'ira, <>
<> disse Akara, tentando di riportare la ragazza sulla via della ragione.
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<> si difese, la Sacerdotessa.
<> ribatté la ragazza, con veemenza.
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<> azzardò la Ranger che aveva portato la notizia, <>
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...detto fra noi, questa è la parte di storia ke preferisco di più... la più demenziale ke la mia mente abbia partorito sin'ora... dico solo una cosa: tutte le volte ke la rileggo (come anke questa, prima di postarla), rido da sola
...e sì ke non sono mai contenta dei miei lavori, ma questa parte di racconto... la amo in tutta la sua (mia) demenzialità
Esiste il termine "kakkio" nel mondo di LoD?
Complimenti per il racconto, veramente divertente e ben scritto.
Il punto dello psettacolino di danza a Tristram è il mio preferito; continua così! Leggerò con molto piacere la continuazione
Grazie, Wri

...mi sono sempre chiesta: Ma tra Akara e Cain c'è stato del tenero?

...a me dà quest'impressione...


E di cosa?
Semmai sono io ke devo ringraziare voi, xké continuate a leggere i miei vaneggiamenti, e xké li apprezzate, nonostante non avrei mai pensato ke potessero riscuotere tanta approvazione... non dei miei scritti, per lo meno
E vi devo ringraziare soprattutto xké se non avessi letto pareri così... mmm... favorevoli, probabilmente non avrei continuato a scrivere con tanto entusiasmo, così rinnovato, delle avventure dei miei pg skizzati

Quindi, ragazzi, il GRAZIE va a voi ke leggete questo thread e ke, soprattutto, mi allietate e invogliate a scrivere tramite i vostri commenti

...à propos, sono bene accette anke le critike... purké di natura costruttiva, così da migliorarmi

VI


Electra ebbe finalmente il suo bagno caldo, assistita da tre Ranger brontolanti che dovettero lavarle la schiena, spazzolarle i lunghi capelli, versare dell'altra acqua calda nel catino e, dulcis in fundo, asciugarla con fresche spugne odorose di sapone da bucato.
Klarisse, invece, fece un bagno meno pretenzioso e s'intrattenne in chiacchiere civettuole con Charsi, il fabbro del villaggio (che era una ragazza, solo che scrivere "la fabbra" suona proprio male!), discutendo animosamente sui leggendari Barbari e il loro presunto fascino bestiale che, si raccontava, stregasse il gentil sesso... e, leggenda o meno, sembrava che Charsi fosse stregata dai Barbari, di default.
<> disse poi, con nonchalance, <>
<> indagò Klarisse, affatto felice.
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<> rispose Klarisse, andandosene a letto.

Saltando a pie' pari tutta la parte della colazione, mi limiterò solo ad informare il gentil lettore che le nostre due... ehmmm... eroine, si trovarono a metà strada verso il Cimitero.
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<<...ciò non toglie che questa strada è quella che abbiamo percorso ieri per tutto il giorno.>> brontolò Klarisse.
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Klarisse lasciò correre, onde evitare polemiche che, sapeva bene, con Electra non sarebbero sfociate in nulla di buono.
Si diressero verso l'inferriata semi divelta del Cimitero.
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<non danzerò!>>
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<<...mmm... pensa se non li avessi mirati!>> bofonchiò. <>
Scelsero quindi un passaggio fra i cancelli, ma il "comitato d'accoglienza" le festeggiò ugualmente come meritavano.
Un'orda di zombie ammuffiti bloccò loro la via tendendo le braccia e dicendo "braaaain".
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<> bisbigliò l'amica, <>
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Klarisse rinunciò anche stavolta e si dedicò all'arte di lanciar frecce alla rinfusa, ovvero quello che le riusciva meglio di fare.
Non fu propriamente una scelta saggia, perché preda di quelle stesse frecce divenne anche Blood Raven, poco lontana sì, ma distratta da una pennichella (visto che rianimare morti è faticoso), e poiché che la demone era alquanto suscettibile nella norma, figuriamoci ad essere svegliata con così poco garbo.
Fu allora che iniziarono i guai per le nostre sprovvedute eroine...
Il primo particolare che non mancarono di notare era che, nonostante sbadigli e occhiaie, Blood Raven si moveva a una velocità impressionante.
Il secondo, che scoccava frecce infuocate.
Il terzo, che le frecce infuocate bruciavano.
Poi non notarono più alcun particolare, visto che erano troppo intente a fuggire e a nascondersi facendosi scudo coi corpi dei nonmorti.
Uno di questi – in vero molto contrariato dal fatto d'essere usato come scudo – tentò di mordere Electra ad un braccio.
<> si lamentò la ragazza, bastonando il malcapitato con la verga che usava per catalizzare i suoi incantesimi.
<> borbottò Klarisse, facendosi a sua volta scudo di uno zombie.
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<> Le fece notare l'altra, calpestando con veemenza l'ormai cadavere dello stesso nonmorto di prima, e riflettendo che se solo Soraya (la sua maestra) l'avesse vista usare la Sacra Verga per darla sulla zucca a chicchessia, l'avrebbe senz'altro fatta fuori e radiata dall'albo, non necessariamente in ordine logico.
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<> Poi, osservando il suo scudo-nonmorto, che stava prendendo fuoco a causa di una freccia scagliata da Blood Raven, se ne disfece molto contrariata.
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<> Ma Klarisse era già partita, uscendo dal cancello e facendo di corsa tutto il giro del Cimitero.
Electra, rimasta sola, non poté fare altro che usare i restanti zombie per ripararsi dalle bordate lanciate dalla demone.
Naturalmente, poiché non erano molto senzienti, doveva proteggersi anche dai tentativi di morsicarla, graffiarla, dilaniarla e, infine, prelevarle il cervello per banchettarci, unico scopo dei cadaveri rianimati dall'ex Ranger.
Non era un compito molto semplice, ma Electra riuscì benissimo ad adempierlo... almeno finché c'erano zombie nei dintorni. E visto che ormai erano diventati merce rara, anche le sue risorse si stavano spegnendo.
Nel mentre, Klarisse aveva fatto tutto il giro, abbattuto altri sette, otto fra zombie e scheletri, e preso un posto in prima fila proprio alle spalle della demone.
La paura le aveva immobilizzato braccia e gambe, ciononostante continuava a ripetersi che era solo "cautela", che fare dietro front non avrebbe causato nessun problema... o comunque non avrebbe peggiorato troppo la situazione in cui Electra si trovava... e anche se l'avesse peggiorata, non sarebbe stata una grossa perdita per l'umanità!
Anzi,
si disse,
sarebbe solo un favore!
Ma d'un tratto un pensiero le folgorò la mente:
Per gli Dei, gli stivali che indossa Blood Raven sono la quint'essenza del kitsch! Devono essere miei ad ogni costo!
E miracolosamente il coraggio l'invase da capo a piedi...
Per essere sinceri, più che di "coraggio", si trattava di bramosia allo stato puro. Le fece dimenticare ogni cosa: paura e "cautela" andarono a farsi benedire, e, quasi in preda a una visione mistica, uscì dal suo nascondiglio gridando:
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le si scaraventò addosso tentando di abbrancarle gli stivali oggetto dei suoi desideri, e sotto lo sguardo esterrefatto di Electra, la trafisse ripetutamente con una freccia estratta, per l'occasione, dalla faretra.
<> osservò la maga.
Blood Raven tentò vanamente di levarsi Klarisse dalla schiena; ormai era partita per la tangente e, di certo, non si sarebbe chetata prima di raggiungere il suo scopo e dissetare le proprie bramosie.
Intanto Electra s'era avvicinata (giusto per non perdere manco un particolare di quel pietosissimo spettacolo), e per non farsi distrarre aveva fatto piazza pulita di tutti gli scheletri e i zombie che ancora erano scampati all'essere usati come scudi, a suon di fulmini.
Quando la demone cadde a terra sfinita (e Klarisse ancora a cavalcioni della sua schiena), le mollò il colpo di grazia e s'affrettò a rubarle gli stivali.
<Mieiiii!>>
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<<Mieiiiiiii!!!>>
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<> le disse, con sdegno.
L'Amazzone non le prestò granché attenzione; era troppo impegnata a tirar via il paio di stivali rossi dai piedi della defunta Blood Raven.
Naturalmente, alla sua morte s'erano scatenati fulmini e giochi pirotecnici d'ogni genere, solo che nessuno, nemmeno il narratore, vi aveva prestato caso intenti com'erano a gustarsi lo spettacolo di Klarisse che depredava il cadavere dei suoi stivali.

Quando si rimisero in viaggio, l'Amazzone non fece altro che decantare la gloria di quelle calzature che - a detta sua - non solo erano un esempio più unico che raro della megalomania che potrebbe essere intrinseca in uno stivale, ma possedevano anche la peculiare di rendere più veloce colei che l'indossava.
<> abbozzò, sbadatamente, Electra. Poi, quasi fra sé: <>
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<> concluse l'altra, abbastanza seccamente. Non tanto per una reazione indignata nei confronti dell'amica, quanto perché s'erano ritrovate nel bel mezzo di un accampamento di Caduti, una razza di demonietti il cui talento massimo era urlare bestemmie e invocazioni a un certo Rakanishu. Quando Electra ne afferrò uno dal collo e l'avvertì che il suo adorato feticcio aveva fatto una brutta fine, ed era stato trasformato in un generatore di elettricità durante la loro avventura precedente, quello per poco non sbottò in lacrime o, per meglio dire, sarebbe sbottato in lacrime se la ragazza non lo avesse ridotto ad un cumulo di brace. Povera Electra, in fin dei conti era troppo sensibile per sopportare anche le lacrime!
Quello che Klarisse odiava di più in assoluto dei gruppi di Caduti, era il loro Sciamano. Secondo l'ordinamento demoniesco, questa specie moveva in branco, si accampava in branco e viveva in branco, e ogni branco era corredato rigorosamente dal proprio Sciamano.
Dal momento che i Caduti, in realtà, erano demoni molto socievoli e compagnoni con i loro simili, capitavano spesso dei gruppi così folti ma così folti da perdercisi dentro e rischiare di venire sopraffatti.
Questi erano più tribù riunite, e se ne poteva conoscere l'esatto numero contando tutti gli Sciamani presenti.
Il guaio degli Sciamani, però, non era tanto la loro facoltà di rianimare i Caduti che venivano fatti fuori, quanto quella di sparare palle di fuoco assai fastidiose, nonché decisamente troppo calde.
E Klarisse lamentava proprio questo, specie perché la maggior parte di loro aveva sviluppato un'immunità al fuoco che poco andava d'accordo con i suoi dardi incendiari.
Dunque la giovane Amazzone doveva ripiegare sulle frecce guidate, per somma gioia di Electra che, grazie a questi dardi magici che centravano sempre il loro bersaglio, poteva anche abbassare la guardia senza doversi preoccupare troppo di schivare i colpi dell'amica.
Anche se non avrebbe smesso del tutto di stare all'erta, nemmeno sotto minaccia di morte.
E' bello fidarsi dei propri compagni.
A difesa dei bastioni del Monastero c'era un nugolo di mostri d'ogni genere.
<> osservò freddamente la maga.
<> la tranquillizzò l'altra, imbracciando di nuovo il proprio arco.
<> bofonchiò Electra, sbuffando annoiata.
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<> E difatti le frecce non tardarono molto a farsi sentire, anche dalla povera Incantatrice ch'era stata brutalmente mandata in prima linea.
Dopo aver schivato per puro miracolo la prima bordata di colpi, giunse impietosa anche la seconda.
In questo episodio c'erano due lati, uno positivo e l'altro negativo.
Quello positivo era che finalmente Klarisse poteva vantarsi di aver trafitto qualcosa con il proprio arco, quello negativo era che il "qualcosa" in questione era parte integrante del corpo dell'Incantatrice, una di quelle parti che quando viene trafitta fa più male alla dignità che alla pelle.
...e come sempre capita quando Electra è frustrata, abbattuta, iraconda, depressa e quant'altro, un temporale di portata divina si scatenò per ogni dove, e lampi e tuoni e fulmini ridussero tutto quello che potevano - nel raggio di trecento metri - in polvere.
Klarisse, per fortuna abbrustolita solo in superficie, si accorse anche di un'altra proprietà magica degli stivali: isolavano dai fulmini.

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Dopo questo rimprovero, Electra ebbe la certezza che l'amica stava esultando ferocemente all'idea di provocarle dolore fisico.
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Piegata sulle ginocchia dell'Amazzone, somigliava ad una bimba che sta per essere sculacciata. Con la sola differenza che a una ragazzina in punizione, non spunta una freccia dalla natica destra.
<> chiese l'altra, ghignando mentre strattonava via la freccia.
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<<(questa me la paghi, Klarisse!) Qualcuno che se ne stia in prima linea a combattere, mentre noi nelle retroguardie usiamo le nostre armi!>>
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Quest'affermazione innocua fece raggelare il sangue nelle vene di Electra, mentre con cautela si rialzava da una posizione che poco si addice ad una signorina per bene.
<> la rallegrò l'Amazzone, assestandole una pacca sulla natica in questione.
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Electra sprizzò lacrime da tutti i pori, ma naturalmente l'amica non se ne accorse nemmeno. Era troppo intenta a crogiolarsi all'idea che la sua mira si stesse aggiustando col tempo.
Il suo pensiero era: oggi Electra e domani un mostro! ...beh, anche se dovesse toccare a Electra pure domani, il mostro prima o poi lo beccherò senz'altro!

Tutto questo era avvenuto dopo il loro trionfale ingresso nel Monastero. Il comitato d'accoglienza non era dei più vivi, ma senz'altro erano vivaci: gruppi di scheletri, nonmorti e Caduti, più che stendere un tappeto rosso per le due, tentavano di fare loro la festa; ma c'è anche da dire che la povera e dolorante Electra trovò giovamento nel farsi sparare addosso palle di gelo da mostri che sembravano un incrocio fra cane e Minotauro... non altro desensibilizzava la parte dolente, anche se era poco decoroso parare i copi col sedere, ma tant'è...
Klarisse ebbe l'ordine tassativo - pena l'incenerimento istantaneo - di non usare le sue raffiche di dardi, ma di dar fondo solo all'amabile freccia guidata, almeno i danni restavano limitati ai soli nemici.
Non fu troppo difficile disinfestare l'ambiente e trovare un angolino per curarsi, specie per Electra che, giunta alla soglia massima di sopportazione del dolore concessa a un essere umano, dopo aver tentato svariate volte di congelarsi la parte dolorante, si sarebbe fermata anche in mezzo alla marmaglia di demoni pur di levarsi quella maledetta freccia da lì dietro.

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<> specificò Klarisse.
Non impiegarono molto a trovare l'antro del Fabbro, una volta superato il Monastero e raggiunta l'entrata della Caserma, ma Electra fece giust'attempo a pensare: decisamente qui c'è qualcosa che non quadra...
che si ritrovarono accerchiate da orde di nemici.
Si piazzarono schiena a schiena (Electra pensava che quello fosse il sistema meno pericoloso, con Klarisse) e diedero fondo a tutte le loro carte.
Sfere congelate vagavano ingiro per ogni dove, mentre le frecce di fuoco facevano il resto e tutto sembrava procedere come si conviene ad una storia d'avventura, ovvero le due graziose fanciulle stavano vincendo senza troppi sforzi.
Ma una storia d'avventura che si rispetti deve avere un colpo di scena, così mentre erano riuscite a sopraffare i nemici con i loro poteri, cadde un silenzio di tomba, e persino i Caduti smisero di bestemmiare e stridere come una forchetta sul vetro.
<> chiamò la maga, con un fil di voce.
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L'Amazzone abbandonò la postazione schiena-a-schiena, si voltò nella direzione in cui guardava la compagna, e per poco non finì in terra priva di sensi.
Davanti a loro c'era un essere del tutto simile ad un troll, ma con due corna che sarebbero state minacciose anche senza la sottostante testa mugghiosa e ringhiante.
L'essere era privo di collo. Al suo posto c'era un ammasso di muscoli bitorzoluti che guizzavano per ogni dove in maniera abbastanza preoccupante.
Quello che, invece, era seriamente preoccupante, erano le braccia. Spropositatamente lunghe, spropositatamente muscolose, spropositatamente forti. Quelle braccia erano uno sproposito!
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<> concluse seccamente, Electra.
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<> tuonò quello. La voce, come l'aspetto, non era granché rassicurante. Anzi, per la verità era ancora meno rassicurante dell'aspetto stesso.
Electra diede uno spintone a Klarisse, e quella volente o nolente fu costretta a presentarsi.
<> tentò, ma vedendo che, oltre a non rispondere, il Fabbro aveva iniziato a dilatare e restringere le narici come uno stantuffo, pensò che forse sarebbe stato più conveniente omettere le presentazioni e passare subito al sodo.
<> disse l'Amazzone, schiarendosi la voce e drizzando le spalle, <>
Il resto divenne molto ma molto sfocato nelle piccole menti delle due ragazze; l'unica cosa che rimase nitida, impressa a fuoco nei ricordi di quel momento, fu una voce tonante che sembrava provenire direttamente da Madre Terra, dalle viscere più profonde, umide e putride di Essa:
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oltre questo, il buio.
Bella bella
...e questo mi fa tristemente ricordare la prima volta che affrontai il Fabbro col mio piccolo Barbaro, senza un minimo di esperienza e supporto mercenario, e che fu subito trucidato da quel mostro che ritenevo, all'epoca, impossibile da abbattere...
Ma ne è passata di acqua sotto i ponti e di esperienza ne ha fatta eccome il grande Barbaro
Che risate, non avevo ancora notato sto topic ... un amazzone maggiorata psicotica e cleptomane insieme ad una maga snob scansafatiche e isterica.

Se trovo un po' di tempo mi metto a scrivere la storia del mio dudu

VII


Tempo dopo Electra ebbe come un senso di déjà-vu quando vide una folgore cadere dal cielo a picco sui nemici.
Quando l'Incantatrice riprese i sensi, s'avide che non c'erano mostri di due metri per due vicino a lei, né altri pericoli roboanti. Era tutto silenzioso e tranquillo, tanto che pensò quasi di restarsene sdraiata e schiacciare un pisolino prima di controllare d'avere la testa ancora attaccata laddove la gente normale la tiene attaccata generalmente.
Ma poi, visto che la curiosità è femmina, l'impellenza di tastarsi in giro per il corpo ebbe la meglio.
Notò immediatamente che tutto sembrava apposto, a voler ignorare un formicolio diffuso come se un alto voltaggio le fosse passato attraverso, e la quasi totale impossibilità di muovere le braccia.
Arrischiò una levatina di testa dal pavimento.
<> le disse una voce proveniente da qualche parte.
<> Si accorse di non riuscire a spiccicare parola, solo a mugugnare. Lì per lì si spaventò, ma poi una riflessione la colse di sorpresa: non sarà forse per il fatto che ho un fazzoletto fra i denti?!
Il dubbio era per lo meno legittimo.
<> la sgridò, la voce.
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La voce si avvicinò. Electra se ne accorse solo perché sentì uno sferragliare, come di qualcuno che si porta dietro un sacco di latta, e lo trascina perché non riesce a portarlo in spalla.
<> l'avvertì, tirando via la stoffa.
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Electra non rispose, rimase in silenzio come di rado accadeva.
Anche l'altro rimase in silenzio.
Si guardarono per un po', sempre in silenzio.
<> chiese la ragazza, indignata.
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<> rifletté il ragazzo in armatura (per la cronaca, era quella che sferragliava come una locomotiva a vapore) <> ma non parve troppo convinto del fatto.
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<> le rispose, dinoccolandosi in un inchino poco semplice, data la bardatura.
<io sono stata gentile ed educata con te, mentre tu mi tieni legata come un salsicciotto! E questo non è affatto educato, nossignore, proprio no!>>
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<>
<> disse, in preda ad una totale, completa, assoluta confusione mentale. Poi s'aggrappò a un'idea suggeritagli dal Galateo, e parve ritrovare sicurezza in sé stesso.
Assunse una posizione eretta e molto professionale, con un braccio davanti e uno dietro la schiena; sul volto scuro si dipinse un'espressione di fiero valore, si tolse l'elmo sfavillante, lo mise sotto il braccio esattamente come si conviene a un Cavaliere d'antica e nobil stirpe, e disse:
<> e blaterò qualche altra cosa che parve tutt'altro che chiara, <<... e sono un Paladino del Sacro ordine della Mano di Zakarum.>>
<>
<> e tornò a masticare il resto della frase.
<resto del nome! Vuoi cortesemente scandirlo in modo comprensibile?>>
Il Paladino sbuffò e parve arrossire violentemente.
<> biascicò.
<> berciò l'altra, che si stava spazientendo.
<> urlò lui.
Electra si zittì. Il suo volto si contrasse lentamente ma inesorabilmente. Il labbro inferiore iniziò a tremolare. Anche morsicandosi a sangue l'interno della bocca proprio non riuscì a trattenersi.
Sbottò in una risata sguaiata, e rise fino a che due lacrimoni grossi come acini d'uva non le imperlarono le gote rosse. Tant'era la forza di quella risata che ripiombò a terra, continuando a sghignazzare senza riuscire (né provandoci minimamemnte) a calmarsi. Il suo corpo si scoteva tutto da cima a fondo, e in men che non si dica i legacci erano sciolti.
Electra si sollevò di nuovo a sedere, asciugandosi le lacrime sotto lo sguardo quasi furibondo e pieno di umiliazione del Paladino.
<> disse, fermando sbuffi d'ilarità, <<...fammi capire, tu sei un Paladino... e ti chiami Jesus-Renegade? Ma Renegade proprio? Renegade come "rinnegato"?>>
<> borbottò l'altro, chinando il capo e calciando invisibili pezzi di qualsiasi cosa una persona possa scalciare.
<> si strinse nelle spalle, mentre si alzava da terra e si spolverava le natiche, levandosi dai piedi il groviglio di corde, <>
<> bofonchiò, tenendo il capo decorosamente rivolto a terra.
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<<<> disse, sospirando amaramente.
<>
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Electra scoppiò a ridere immaginando la disastrosa scenetta. Quando l'accesso fu arginato, tornò a informarsi sulla vicenda.
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<<...e c'era anche un'Icona Sacra, antichissima, tramandata di generazione in generazione dai Monaci Horadrim prima, e dagli adepti della Mano di Zakarum poi. Anche quella andò in pezzi.>>
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<<...e naturalmente il leggio sul quale poggiava. Distrutto nella caduta!>>
<<...che potesse accaderti!>>
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<> Meditò la ragazza, in tono quasi d'ammirazione.
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Jesus-Renegade rimase interdetto per un po'.
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<> rispose l'altra, che si stava irritando.
<> Bofonchiò Electra, levandole il bavaglio.
<> Le chiese, quando finalmente ebbe la bocca libera.
<> si ricordò, finalmente, Electra.
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<>
<> non seppe trattenere uno sghignazzo, <>
<> disse l'Amazzone, che non aveva afferrato granché bene il nome.
Pazientemente, Electra, glielo ripeté.
La reazione che ebbe l'altra, non fu molto differente da quella dell'amica: sbottò a ridere sfrontatamente, picchiandosi sul ginocchio con una mano e dondolando il resto del busto avanti e indietro.
<> Ridacchiò ancora, poi s'asciugò le lacrime dagli occhi e disse semplicemente
<>
Quando si accorse di non riuscire a muovere le mani perché era ancora legata, si rivolse alla maga: <>
<> minimizzò, l'altra.
<> protestò, il Paladino. Poi richiuse di scatto la bocca quando vide che Klarisse, scrollando le spalle una unica volta, si fece scivolare da dosso le corde.
<> Disse ad Electra, poi, rivolta al Paladino: <>
Il poverino, ormai abbastanza mortificato dall'indelicatezza di quelle due, preferì saggiamente non rispondere e abbassò gli occhi al suolo.
<> Gli chiese Klarisse, nei suoi soliti modi sbrigativi.
<<> mimò qualcosa di veramente grosso, cercando al contempo di dargli un nome che però non arrivava.
<<...coso, e c'eravate anche voi due... insomma, il tipo grosso sono riuscito a metterlo KO,>> disse, mostrando loro una specie di poltiglia liquida e verdognola, in terra.
<> gemette Electra.
<voi...>>
<> berciò l'Amazzone, <pugni??>> gli gridò, saltandogli quasi alla gola.
Fu trattenuta a stento da Electra, che l'aveva placcata e agganciata per la vita.
<> le disse il Paladino, con un fil di voce e avvampando in volto (non era abituato al tocco di una fanciulla, sebbene quest'ultimo fosse stato più di origine violenta e manesca), <>
<>
<> l'apostrofò, scaltramente, Electra, mollando la presa da attorno ai fianchi dell'Amazzone, tanto che l'altra per poco non finì addosso al povero Jesus che iniziava ad essere alquanto impaurito.
<>
<> rimbrottò il giovane.
<> le chiese l'altra, con gli occhi che le brillavano.
<>
<>
<> balbettò Jesus.
<> disse, richiudendo la bocca con uno schiocco, e tornando di colore paonazzo.
<> gli chiese, bruscamente, l'Amazzone.
<>
<>
<>
<>
<>
<> parve riflettere, l'altra, <> Poi, di nuovo ad Electra: <>
Electra si guardò attorno un tantino confusa. Le sarebbe spiaciuto, in effetti, che Klarisse avesse abbrustolito quell'impacciato ragazzo, nonostante la sbadataggine, lo trovava spassoso.
Prese l'amica per un braccio, delicatamente, l'allontanò dalle orecchie indiscrete del Paladino, e le disse: <>
<> chiese l'altra, sospettosa.
<>
<> Si ostinò l'altra, senza voler sentire ragioni.
<> Sbottò Electra, <>
L'altra non se lo fece ripetere due volte, ma estrasse una freccia dalla sua faretra, di quelle così magiche che possono continuare a bruciare in punta anche restando dentro la faretra, e non incendiano niente... o almeno finché non arrivano fra le mani dell'Amazzone.
<> sentenziò Electra, quasi con la stessa gravità di un cartomante che predilige sventura e tragedia, se non viene ricompensato a dovere.
<> le chiese l'altra, aggiustando bene la mira, mentre Jesus-Renegade se ne restava fermo, seduto su un "coso" che sembrava una mini rastrelliera per armi, ma senza armi e con una specie di ripiano sul quale, in quel momento, poggiavano le natiche ferrose del Paladino. Aveva un'espressione abbastanza rassegnata, e continuava a osservare un punto indistinto fra i suoi piedi, prestando a tutto ciò che gli stava accadendo intorno un'attenzione pari allo zero assoluto, su una scala da uno a dieci.
<> proseguì la maga, in tono arringoso, <danzare ancora per distrarre i nemici!>>
La punta infuocata della freccia sull'arco tremò istericamente per un istante, poi pian piano si abbassò verso terra.
<> le chiese l'altra, parlando in un tono falsetto che risuonava come le punte di una forchetta sulla lavagna.
<> Rispose Electra, prendendo l'aria di chi la sa pareccho lunga.
Quasi come un gioco di prestigio spettacolare, la freccia scomparve rapidissimamente nel fodero, così come l'arco tornò a cavalcioni della spalla della ragazza.
<> esordì l'altro, che pareva essere tornato su dai propri pensieri solo in quel momento.
Le due si guardarono, poi s'avvicinarono al ragazzo e a quello che stava indicando a terra, fra i piedi ferrugginosi dell'armatura.
<>
Di nuovo uno sguardo complicemente interrogatorio scattò fra le due.
<> chiese Klarisse guardando la mappa disegnata dal ragazzo.
Jesus sollevò la testa e le guardò come se non le avesse mai viste; si scrollò dai pensieri, e tornò ad assumere un'espressione un po' meno vitrea.
<>
<Quellaroballì?>> domandò la maga.
<> rispose l'altro, rendendo la voce un filo sottilissimo di tela di ragno, <>
<> lo rimbeccò l'altra, minimizzando con un gesto della mano.
<> diede di gomito all'amica con aria cospiratoria. Chi conosceva Electra da almeno un'ora sapeva benissimo che s'era ficcata in testa l'intenzione di scoprire gli affari del povero malcapitato di turno.
<> s'impettì il Paladino.
<>
<> Rispose, facendosi ancora più austero.
Klarisse sembrò riscuotersi a quella frase.
<>
<>
<> chiese, mentre un sospetto atroce stava instradandosi nei suoi pensieri.
<necessario addestrare lo Spirito prima del corpo!>>
<> rifletté la ragazza, quasi fra sé.
<sempre! I Sacri Cavalieri della Mano di Zakarum sono ben più che semplici monaci, essi sono La Luce, puri nello spirito e nell'animo, puri nei pensieri, nelle parole e nei gesti, sono gli Illuminati, il... il... il braccio armato degli Dei!>> disse, fiero e orgoglioso.
<> gridò, allora, Klarisse, puntando il dito sul giovane, <> disse, facendo un gesto anche troppo eloquente, <<...mi spiego, no?>>
<> esplose l'altra, arrossendo pudicamente, mentre Jesus venne colto da un accesso di tosse convulsa, diventando paonazzo in volto e caracollando quasi in terra.
L'Amazzone si guardò attorno leggermente stralunata.
<>
Quando Jesus riuscì a calmari e a recuperare una parvenza di dignità, disse: <<...dunque, ora io dovrei proseguire per la mia strada, se non avete ancora bisogno di me.>>
<> lo fermò, Electra.
Lui la guardò un istante, interrogativamente.
<>
<> tagliò corto l'altro, mentre l'imbarazzo crebbe di nuovo sul suo volto.
<> l'acchiappò per un braccio ferroso, costringendolo a voltarsi.
<> disse, occhieggiando l'amica e cercandone la complicità, <<...un forte braccio che ci scorti?>>
Jesus-Renegade ci pensò su un po', combattuto fra la voglia di darsela a gambe, e lo spirito paladinesco che insegnava la cavalleria e tutti gli altri bei valori.
<> chiese poi, guardingo.
<>
<>
<>
<> concluse, voltando le spalle e avviandosi fuori da quell'antro buio e umidiccio.
<> implorò, Electra.
<veramente bisogno di me.>>
<> proruppe Klarisse, che iniziava a rivedersi costretta a danzare, <>
<> la corresse distrattamente. Poi tornò sulla sua strada.
<> gli berciò dietro, l'Amazzone.
Sembrò che, anziché parole, l'avesse colpito un dardo gelante di Electra, giacché si bloccò con il passo a mezz'aria e così rimase per qualche momento.
Piano, molto piano, ritrovò una posizione più umana - per quanto l'armatura glielo permettesse - rilassandosi appena.
<> piagnucolò, <<...ma io devo salvare il mondo...>>
<> disse allegramente, Electra, prendendolo a braccetto e inviandosi verso l'uscita, con l'intenzione di cercare il passaggio che li avrebbe condotti alle Prigioni, sotto la Caserma.
Klarisse, prima di uscire dalla grossa sala puzzolente, s'avvide di raccattare il Malus Horadrim, il prezioso martello di Charsi, lo ripose nel tascapane, e seguì i due.
ghghghghgh.. anche il lampadino....
Ma che bel colpo di scena...la compagnia si allarga

VIII


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Klarisse si grattò la testa osservando il cumulo di membra sanguinolente.
<> rifletté, quasi fra sé.
Ora, va detto che tutta la conversazione avvenne a voce bassissima, quasi un bisbiglio, giusto per non urtare la sensibilità del Paladino che s'era messo alla guida del gruppetto.
In effetti, in quasi due ore di cammino, i tre giovani non avevano fatto altro che entrare e uscire più e più volte dalle stesse quattro porticine posizionate ad anello, all'intento della Caserma.
<>
<> partì in tromba, ma venne fermata dall'amica.
<>
<>
L'altra le sorrise, lasciandola andare.
<> berciò l'Amazzone, raggiungendo al gran trotto il Paladino.
<> gli ringhiò in faccia.
<> bofonchiò, al culmine della vergogna, tirando fuori dalla bisaccia appesa all'armatura una mappa leggermente spiegazzata.
<> gliela strappò di mano e si mise a studiarla.
Regnò qualche secondo di completo silenzio, momenti in cui Electra s'era portata le mani a coprirsi il volto e aveva scosso la testa in segno di profonda contrarietà, e Jesus s'era messo a fissare di nuovo il punto non ben definito fra i due piedi con fare imbarazzatissimo.
<> gridò Klarisse, iniziando a frustarlo con la mappa, mentre quello si faceva sempre più piccolo per l'imbarazzo, <>
<> balbettò il poverino, cercando di ripararsi dai colpi della giovane.
<>
<>
<> intervenne, pietosa, l'altra.
Quando l'Amazzone si fu calmata (ed ebbe scagliato in terra il pezzo di carta), Electra con voce delicata, chiese spiegazioni al Paladino.
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<>
<>
<> s'illuminò, l'altro, <>
<quali sono le tue terre?>>
<>
<> disse, semplicemente, l'Incantatrice.
<>
<> chiese, garbatamente, il Paladino.
<> gli sorrise amabilmente.
Finalmente, dopo aver lasciato il fatale anello di porticine, tre traverse più in la' trovarono la scala che li portò nelle Prigioni.
<> brontolò la maga, stringendosi nelle spalle.
Effettivamente l'ambiente non era dei più spensierati; dava come l'impressione di anime incarcerate che si dibattevano e si lamentavano, mentre lontane echi di torture e mutilazioni s'udivano nel silenzio irreale delle celle vuote.
<> mormorò in tono contrito, il Paladino.
<> concluse Klarisse, guardandosi intorno e facendo seguire l'arco agli spostamenti degli occhi.
<>
<> chiamò Electra, senza voltarsi a guardarlo, bussando leggermente sull'armatura attorno all'avambraccio.
<> chiese lui, continuando a ispezionare la zona con lo sguardo.
<<...che raggio coprono i tuoi... ehmmm... "dintorni"?>>
<>
<>
Tutti si voltarono come un sol uomo, e videro un'apparizione fluttuante e leggermente fosforescente avvicinarsi.
Sembrava eterea come un fantasma, ma il rumore di sospiro simile a un sibilo che si lasciava dietro, non presagiva nulla di buono.
Klarisse scoccò una freccia contro l'essere; quella lo oltrepassò conficcandosi in una colonna poco distante.
<> disse, con voce tremolante, Electra.
<> la spronò l'altra.
Meccanicamente la ragazza richiamò a sé il Fulmine che, oltre a dipanarsi dalle sue mani in grosse, lattiginose scariche elettriche simili a fruste, e raggiungere quella presenza spettrale, ebbero anche un altro risvolto tecnico.
L'essere fluttuante cadde a terra ridotto a un cumulo d'ossa che già stavano sgretolandosi, ma le due donne non ebbero il tempo di rilassarsi che avvertirono un nuovo mugolio lamentoso, proprio alle loro spalle.
Si voltarono, pronte a dar battaglia ai demoni dell'inferno, ma trovarono solo Jesus-Renegade senza elmo in testa e coi capelli dritti.
Stava mugugnando mentre tentava di andare a raccattare l'elmo, ma non ci riusciva molto bene giacché sembrava muoversi a scatti, come un robot al quale stan finendo le batterie.
<> chiese Klarisse, osservandolo quasi esterrefatta.
<> rispose l'altro, parlando anche a scatti robotici.
<>
<> tradusse, Electra.
<>
Da allora, la pelle del volto di Jesus, assunse un bel colorito mogano, tanto che a vederlo di sfuggita sembrava uno di quei tipi da spiaggia tutti lampade e muscoli.

I tre eroi avvistarono altre creature imprigionate in quella tomba di sbarre, che differiva dalle altre solo per una "s", una "r" e qualche lapide.
Non ebbero seri problemi, a parte quando incontrarono un gruppo di Fantasmi piuttosto coriacei, qualche scheletro agguerrito e piccoli e aggressivi Caduti blateranti.
Il dedalo di celle e corridoi si snodava per parecchi metri; non seppero capire se si trovavano ancora al livello della terra, o fossero scesi più in basso. Il posto era umido e puzzava tremendamente di morte e sangue stantio, e quelle prigioni avevano sicuramente ospitato milioni di poveri malcapitati.
Scesero ancora un piano, e trovarono altre celle e altri labirinti. Nessuno parlava molto, e attorno regnava una calma quasi innaturale, era come se il silenzio fosse causato da qualcuno o qualcosa che stesse disperatamente tentando di non fare alcun rumore.
Raggiunsero il terzo piano scovando un altro passaggio che li portò ancora più verso il basso. Sembrava che i cunicoli e le nicchie non finissero più, e che il tempo avanzasse lentamente come se fosse invischiato nella melassa.
Il posto era più buio del piano superiore e di quello sopra ancora giacché non c'era nemmeno l'ombra di lucernai. La poca, flebile luce che vedevano di tanto in tanto, proveniva da fiaccole mezze marcite, che spesso e volentieri si spegnevano al loro passaggio, con il solo spostamento d'aria delle figure.
<> bofonchiò Electra.
<> si lamentò Klarisse, indicando il povero Jesus.
Quando si voltarono a guardarlo, videro una cosa abbastanza curiosa: la sua armatura risplendeva impercettibilmente nell'oscurità. Certo, non tanto da fare luce, ma quel poco che - per lo meno - avrebbe fatto scorgere il Paladino in pieno buio.
<> lo apostrofò Klarisse, come se fosse una colpa.
<>
<> Ammise la maga.
<> si lamentò, ancora, l'Amazzone.
<>
<>
<>
<>
<> si lamentò fiocamente, da dietro, Jesus che ancora stava smaltendo l'ultima scarica elettrica.
Klarisse sbuffò contrariata, mentre Electra disse: <> avanzò, dubbiosa.
<> la redarguì, l'altra.
L'Incantatrice fece spallucce, poi avvertì: <>
Gli altri due si guardarono per un momento, poi Klarisse azzardò: <>
<> non fece a tempo a terminare la frase, che attorno a lei si fece deserto, mentre Jesus e Klarisse fuggivano come impazziti e si tuffavano sotto tavoli, sedie e quanto potesse riparare le loro povere teste.
<> provò un paio di gestacci con le mani che non ebbero granché successo.
<> ma un boato non molto distante le fece cambiare idea, qualcosa era successo, c'era da capire di quale entità fossero i danni.
Molti boati non molto distanti dopo, finalmente, s'affacciò dalla mano a coppa dell'Incantatrice una flebile e timida fiammella.
<>
I due, cacciarono le teste dai nascondigli con molta circospezione; Jesus si alzò da terra senza però abbandonare la sedia che portava sul capo a mo' di ombrello, mentre Klarisse fece un paio di passi trascinandosi sulla schiena il tavolo sotto il quale aveva preso riparo.
<> l'Incantatrice lanciò loro uno sguardo indignato e impettito, mostrandogli la fiamma che guizzava nel suo palmo, <> li apostrofò, e si mise in cammino.
Finalmente trovarono una scala che saliva anziché scendere sempre di più, decisero di imboccarla, felici che sulla sua sommità s'intravedesse di nuovo la luce del giorno.
<> Disse allegramente, l'Amazzone, stiracchiandosi ai caldi raggi solari.
<> sbuffò l'altra, cercando di spegnere la fiamma che recava in mano, senza darsi fuoco.
<>
Questa riflessione gli provocò due occhiatacce, e comprese che forse era meglio evitarsi domande troppo scabrose in presenza di quelle due.
Il posto sembrava un allegro porticato con fontane e vasconi per le piante. Ancora non era stato devastato come il resto dell'edificio, e non pareva nemmeno infestato da bestie di varia e dubbia natura.
<> chiese Electra, che stava iniziando a vedere la cosa come un pic-nic in allegria.
Ma effettivamente era un po' che non mettevano nulla nello stomaco, almeno le due fanciulle. Jesus non ricordava assolutamente - nonostante gli immani sforzi che facesse - l'ultima volta che aveva messo qualcosa nello stomaco. Iniziò ad avere un lieve sospetto, solo quando Electra tirò fuori dei panini imbottiti e l'odore procurò al giovane un boato nella pancia, un giramento di testa, un rivolo di bava all'angolo della bocca, e uno svenimento. Dopo averne ingurgitati tre in due secondi netti, Jesus proclamò: <>

Ripresero il cammino - in realtà si trattò di un girovagare per il chiostro dell'edificio, sotto colonnati e pergolati, fra praticelli fioriti e tagliati all'inglese - ch'erano satolli e rilassati, anche se a detta della maga un buon riposino non avrebbe fatto altro che giovare le loro membra.
L'incanto andò in frantumi quando giunsero dinnanzi ad un grosso portone.
<> Proclamò Klarisse.
<> sentenziò torvamente l'altra.
<> ordinò Klarisse.
<> disse Electra.
L'unico errore che commise Jesus, fu - oltre quello di dar retta alle due - di spalancare i battenti dal centro, restandosene sulla traiettoria di fuoco delle due.
Gran parte della sventagliata di frecce dell'Amazzone tamburellò come grandine sulla sua armatura, colpendo prevalentemente le gambe (Klarisse era una fautrice del "fuoco basso"; la unica sua strategia consisteva nello sparare alle gambe dei nemici di modo che quelli non potessero più scappare se non strisciando, e poi finirli infilzandoli come spiedini su di un giavellotto o una lancia, a scelta).
Non fu propriamente ferito, certo, ma la raffica di fulmini a catena che l'investì, quella l'avvertì per bene!
Per fortuna non tutti i colpi delle due si scatenarono sul Paladino, qualcuno riuscì perfino a centrare qualche mostro.
E sì che sarebbe stato difficile il contrario, dato che la Cattedrale del Monastero era gremita di bestiame vario e parecchio assortito.
Le due superarono, schivandolo agilmente, Jesus, facendo attenzione a non toccarlo visto che era diventato la scala uno a dieci di una piccola centrale elettrica... se solo gli avessero ficcato una lampadina in bocca, quella si sarebbe accesa senza problemi, e a giudicare da quanta corrente aveva immagazzinato, avrebbe pure potuto esplodere.
Agguerrite come non mai, si gettarono nella mischia, sparando frecce e magie a più non posso, e i demoni stavano anche indietreggiando per la sorpresa. Ma quando si resero conto del numero (i demoni saranno pure perfidi e senza scrupoli, ma, in quanto ad intelligenza lasciano molto a desiderare), tornarono alla carica consci e forti del fatto che anche se ne avessero abbattuti la metà, ne restava sempre un numero sufficiente per levare di mezzo gli intrusi.
<> chiamò Electra, che iniziava a rendersi conto di quello che i mostri avevano percepito un attimo prima (si vede che le due erano ancora meno sveglie dei demoni, nonostante fossero quasi prive di perfidia... e di scrupoli, ok, ma questo non è detto che salvi sempre la pelle!).
L'altra le diede poco conto, era ancora intenta ad infervorarsi contro i demoni, a prenderli a frecciate e, quando si avvicinavano troppo, direttamente ad arcate in testa.
L'Incantatrice rimase ad osservarla per qualche istante; non aveva mai veduto nessuno usare l'arco in quel modo!
Lanciò ancora un paio di incantesimi per rallentare i mostri col gelo, e si rivolse di nuovo all'amica chiamandola con maggiore insistenza.
L'altra, senza distogliere l'attenzione dalla mischia, rispose scorbutica: <>
<> colpì col piede uno zombi che stava tentando di morsicarle un polpaccio, e proseguì: <>
<> berciò. Evidentemente delle due, Klarisse era quella più... ehmmm... lenta di comprendonio, così esattamente dopo quindici di quei preziosissimi trenta secondi, si rese conto che Electra non l'aveva "distratta" solo per due chiacchiere.
<>
<> bofonchiò l'altra.
<> tagliò corto, l'Amazzone.
<> il tono le si smorzò sull'ultima parola, e un ghigno sardonico le stiracchiò le labbra.
Le due teste si voltarono molto lentamente verso il Paladino, ancora tremante e fremente per l'elettricità accumulata in quel lasso di tempo, e rinnovata ad ogni uso che Electra faceva del proprio elemento naturale.
Forse, se Jesus avesse avuto tempo e modo di scorgere i due sorrisetti sui visi delle fanciulle, si sarebbe salvato... in qualche modo.
Ma non vide nulla. Anzi aveva un certo sentore della battaglia alla quale avrebbe partecipato volentieri (un Sacro Paladino non si ritira mai dalla pugna, è anzi sempre in prima linea per battersi con valore e morire con eroismo!), se solo fosse riuscito a comandare i suoi movimenti, invece di essere praticamente governato da fremiti e convulsioni che gl'impedivano ogni cosa.
Intanto le due, neanche fossero state telepatiche, si stavano avvicinando al ragazzo, stabilendo il piano che le avrebbe portate alla salvezza.

(to be continued...)
Uha Uha Uha

Aaaaaaaaaaaaaaah

Devo ancora riprendermi.......

Povero Jesus.
Che sfigato. Beccare proprio quelle due.............

Eh Eh


P.s. finalmente sappiamo perchè il palado è nero!
Nessuna scelta politycally corretc. SOlo causa di forza maggiore!
Effettivamente Jesus non ci sta facendo una gran bella figura...forse è ancora di livello troppo basso
Così come anche a me avevano sorpreso la prima volta che ho notato i caratteri somatici che gli hanno assegnato nel gioco: mi sa che siamo traviati dai troppi film di Excalibur che sfornano ad Hollywood!
Devo dire che la spiegazione che hai dato, Wri, calza proprio bene


il fatto è ke il Slmrn è molto piu bello del SdA secondo me

entrambi stupendi
riletti periodicamente