[how to] andare dallo psicologo

Ma contano poco era riferito al loro ruolo nella società, non nei confronti del paziente :asd:
Poi t’ho già detto che non c’è il gomitato dei tagliacervelli, non si intende quello, non saprei in che altre parole dirtelo :asd:

La cosa notevole è che in realtà funziona così anche gran parte del resto della medicina.

Gli psicologi non operano mica al di fuori della società. Quello che si intende è che anche il modo in cui la medicina (ed in questo caso la psicologia) interpretano la clinica è filtrato attraverso i valori della società in cui si vive ed inevitabilmente si cerca di “far tornare i conti” su quello che è scienza in accordo con i valori del proprio tempo.

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Bho io ho provato alcuni psicologi, psichiatri e psicoterapeuti (da quella offerto dalla Regione gratuitamente con i vari progetti assistenza post-covid a quelli da 100 euro a botta) in passato e non è semplicemente questa l’impressione che ho avuto.

Il più delle volte ti stanno ad ascoltare, ti chiedono quello che vorresti ottenere e quali sono i tuoi traguardi e ti danno consigli esterni (più o meno scontati) e magari ti propongono esercizi per sovvertire problematiche specifiche o al massimo farmaci.

Ora non ne ho più molto bisogno perchè sto relativamente bene e i soldi che mettevo lì mi danno comunque più utilità marginale investendoli in vestiario, cibo, corsi (non c’è un cazzo da fare se ti senti un fallito inutile che non sa fare nulla il modo più rapido per fartela passare è imparare skill e usarle per essere utile agli altri) e qualche serata ogni tanto.

Considerando anche che la maggioranza degli “strizzacervelli” sono abbastanza scarsi, avevo letto su non quale rivista che il 90% delle recensioni più positive convergono verso il 10-20% dei professionisti che è più o meno la mia stima di professionisti validi nel settore.

Non mi però chiaro come uno psicoterapeuta possa effettivamente mantenere continuità ed efficacia operativa nel tempo, fino a costituirne una carriera invero, senza arrivare a soffrire a propria volta di almeno alcune delle problematiche di cui la professione si farebbe carico, ed eventualmente come una tale eventuale determinata progressione in una o nell’altra direzioni influisca successivamente sulle metriche dell’operato di ciascuno.

Non capisco che intendi

Dalla serie “mi iscrivo a psicologia così risolvo i miei problemi?” (che è probabilmente il motivo numero 1 per cui la gente lo fa insieme a “c’è un botto di figa” per maschi e lesbiche)

Boh, anche magari, non era parte dell’insieme a cui volessi far riferimenti ma sembra un’interpretazione valida. :asd:

No, intendevo come una persona possa professionalmente passare il proprio tempo navigando tra le difficoltà emotiva altrui rimanendo comunque sufficientemente empatico da poter costruire un legame produttivo e così diversificato considerando la varietà delle persone che scelgono di affrontare il precorso terapeutico, insomma come non cedere al cinismo funzionale.

Gli psicologi che io sappia sono a loro volta seguiti da altri psicologi :asd:
Tra l’altro al giorno d’oggi il settore è particolarmente piagato dal precariato, forse anche più della media nazionale :asd:

Avviene in maniera strutturale dunque ? Una forma di economia circolare ?

Precisiamo, non metto in discussione la validità della professione o l’importanza del ruolo di questi terapeuti, solo sono scettico possa essere un modello carrieristico tale poter essere esercitato continuativamente senza incorrere in un logoramento, ed appunto mi chiedo quando ciò dovesse putativamente avvenire quale possa essere l’impatto sul paziente in cura in termini di efficacia.

Parlo per sentito dire e non lo so con precisione, me lo sono sempre chiesto anch’io :asd:

Non metterei troppo a paragone psicologi e psichiatri che pur operando nello stesso ambito sono comunque cose abbastanza diverse per quanto tangenti :asd:
A voler esser larghi con un paragone un po’ così come mettere sullo stesso piano chiropratici osteopati fisioterapisti etc, è un parallelo che ci sta @BliZ o manco il cazzo :asd: ?

Ah si una metrica infallibile quella delle recensioni della clientela lol

Imo no perché la distinzione nel campo della psicologia è forse ancora più marcata, lo psichiatra è primariamente un medico che si occupa di prescrivere terapie farmacologiche. Poi esistono gli psichiatri psicoterapeuti ma è un altro discorso.

Btw anche psicologo vuole dire abbastanza poco di per sé, la formazione in psicologia non è assolutamente incentrata solo sulla psicoterapia ma anche sulla valutazione di una serie di problematiche legate a patologie (es. le demenze) di cui può ad esempio occuparsi uno psicologo ospedaliero.
Quando si parla di questi argomenti si pensa a chi fa psicoterapia solitamente, ma non è scontato in nessuno dei due casi (per lo psichiatra ancora meno per quanto ne so).

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Se non sbaglio pazienti con determinate caratteristiche hanno difficoltà a trovare qualcuno che li segua perchè sono rifiutati da tanti perchè “troppo pesanti” o “non abbastanza collaborativi”. E questi poi finiscono nelle mani di quelli più cinici che quando li vedono già pregustano il nuovo macchinone fatti sulla pelle del caso umano di turno. Poi vabbè è gente che studia e si prepara una vita per ridurre al minimo le problematiche del trasfert (mi pare si dica così)

Tra l’altro la tua osservazione mi ha fatto notare che oggi con i social siamo tutti in preda alle difficoltà emotiva di tutte le altre persone (sopratutto di quelli più capaci di vittimizzarsi magari senza avere problematiche così gravissime) e questo è uno dei fattori IMHO scatenanti di certe robe che vedo sopratutto tra i giovani. Ma non voglio deragliare troppo.

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Non ricordo bene, ma erano degli studi che confrontavano l’efficienza della psicoterapia vs “effetto placebo” (la parlata di sfogo) e risultava che la psicoterapia era notevolmente meglio dell’effetto placebo sul lungo periodo ma solo grazie a una minoranza di terapisti di “Serie A” che avevano risultati consistevolmente superiori al resto della professione, mentre gli altri ottenevano risultati non molto migliori che andare al bar e rantare con il barista (roba che ti fa sentire bene sul momento, ma la settimana dopo seì ancora lì a cagare il cazzo al poveretto mentre ti versa il Whiskey)

domanda secca: ipotizziamo che una persona va da un terapeuta e viene fuori che è depresso, e quindi tra le altre cose lavora di merda.
Dopo tempo si sente bene, ritrova la gioia negli hobby e nella vita familiare, e si rende conto che preferisce dedicare attenzioni a quello e non al lavoro.

cosa fa per te l’analista?
La mia idea è che si salutano…

stessa mia impressione.

perché in teoria, un terapeuta, deve arrivare preparato (dopo anni di analisi) alla professione.
Peccato che, a mio avviso (lieto di essere smentito), questo non accade

Comunque non volevo implicare l’esistenza di uno psico-complotto delle professioni sanitarie mentali; è una somma di sovratrutture socioculturalietpolitiche che formano un professionista in un certo modo, in un certo frame, con certe tecniche ed una certa etica. Alla fine esci che pensi di star facendo il tuo lavoro nel miglior modo possibile ma in realtà sei stato incanalato per ottenere certi risultati.

per quanto riguarda questo

ti rispondi da solo

quindi indirettamente il compito del terapeuta è stato rimetterti nella catena produttiva, magari rimestando l’ordine delle tue insofferenze, cambiando il significato dei simboli dietro (risolvi il conflitto con tuo padre autorità e allora non rompi i coglioni al capo > le mie sofferenze lavorative sono riverberi di conflitti famigliari e non dovuti a situazioni materiali) etc…

Che poi per dire, il fatto che tu non lavori o meno è tra i marker da osservare assolutamente quando si fanno diagnosi, roba che sta scritta bianco su nero sul dsm. Quindi il fatto che tu produci o meno è importante per la materia per giudicarti clinicamente

Sarei infatti curioso di valutare un modello di disamina delle predilezioni della totalità della clientela di un professionista del settore in maniera organizzata, perché essendo appunto un ruolo in cui la dinamica d’interazione sociale conserva un valore notevole nel proporre una risposta sensata allora, forse, per ogni dato terapista esisterebbe una differenza sostanziale tra l’esserne il cliente delle 14:00 del Martedì rispetto all’esserlo alle 18:30 del Venerdì e la qualità dell’esperienza può dipendere da una tale mole di fattori che sia molto difficile determinare perché la terapia talvolta funzioni e talvolta l’esatto contrario. Appunto l’impossibilità, più di altri campi, di offrire modelli di risposta deterministici alle aspettative.

E questo poi conduce all’omologazione della risposta del settore a dati quesiti, si propone un protocollo d’area e lo si segue.

Mi par che stiamo spaccando il capello di fronte ad uno che sta male e ha urgente bisogno di aiuto.
Tutto il sistema sanitario italiano è fatto di compromessi tra salute del paziente e sostenibilità del sistema… le visite preventive sono fissate ogni tot anni mica perché sono sufficienti, ma perché il sistema non ne può garantire di piu, in barba alla possibilità di beccare un tumore per tempo.
Vogliamo parlare della chirurgia di 100 anni fa? Era macelleria sociale.
Vogliamo parlare di chemioterapia, che praticamente è ingerimento di veleno?
Vogliamo parlare di numero di persone per Dottore di base? Il dottore che sta nel mio condominio deve fare 70/80 persone in 4 ore, un paziente in 3 minuti e mezzo.
Vogliamo parlare di code per entrare in RSA? In Veneto la coda per entrare in una PRIVATA sta intorno alle 1000 unità, praticamente devi prendere il numero arrivato ai 50.
La psicoterapia è la stessa cosa, indipendentemente da cosa sarebbe ottimale, è un supporto per aiutarti a sopravvivere in questo specifico mondo attuale, non nel mondo dell’ iperuranio.

Su ADDIO, se uno si sente un fallito perché non trova un lavoro decente e cerca una via di uscita, mica gli si può rispondere “EH è complicato, gli psicologi sono una manica di stronzi, il mondo del lavoro capitalista è una merda competitiva, devi puntare a diventare superuomo anche se nel tuo caso vuol dire diventare un delinquente”.

ma in che modo scusami?
nel senso, se saluti un paziente che ha deciso è entrato che lavora male, ed esce che decide che vuole continuare a lavorare male…

ecco, questo è interessante.
però va capito: è importante che produci, o che sei in grado di essere indipendente economicamente? Perché il lavoro può generare entrambi gli effetti.

Non ho letto tutto ma a colpi e dico solo una cosa: se lo psicologo/psicoterapeuta che trovate non vi stare “a vostro agio”, cambiatelo.

Trovare uno con cui potete veramente dire tutto ed essere schietti è fondamentale.

Però non cambiatelo solo perché la risposta che vi da non è quella che vi aspettavate, ma lavorateci sopra…

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Io sono uno che ci è passato (nel senso per un certo periodo della mia vita facevo fatica a mantenere un lavoro e a essere produttivo) e ci sono uscito ( ormai è anni che sono abbastanza “produttivo”, anzi per certi versi pure troppo) e per quanto la mia situazione ora non sia quella dei sogni perchè comunque preferirei fare altro che dedicare quelle 50-60 ore alla settimana a spostarmi, scrivere tonnellate di codice SQL, produrre report e trattare con clienti che di solito pretendono in maniera proporzionale al loro essere incompetenti non tornerei mai e mai indietro.

L’essere indipendente economicamente e la considerazione sociale che ti arrivano quando lavori, ma sopratutto il senso di identità e il “sentirsi utile” per robe banali tipo il trasmettere qualche nozione a un collega junior o risolvere un problema complesso o il ricevere offerte su offerte di lavoro e avere forza contrattuale invece di andare a elemosinare qualsiasi cosa è un qualcosa senza prezzo per la stabilità psicologica e la propria autostima

Come diceva l’economista Joan Robinson se c’è qualcosa peggio di essere sfruttati dal capitalismo è il non essere sfruttati dal capitalismo.

Aggiungo, che tutti i discorsi sui massimi sistemi che leggo mi sembrano roba da gente che confonde i sintomi del lavoro nel nostro attuale sistema economico (burnout, stress, poco tempo libero, etc etc) con i concetti di lavoro e produttività di per sè e finiscono a fare i marxisti che invece di mettere la dignità del lavoro e del produrre per la società al centro dell’analisi finiscono per vedere come “ribelli romantici” il figlio di papà che ha abbastanza soldi per potersi permettere di non lavorare o di chi abusa del reddito di cittadinanza e del welfare, l’hikikomori e disadattati vari.