[how to] andare dallo psicologo

eh per quello ti dicevo magari fino a gennaio chiedi se fanno online. Nel senso a parte gli psicanalisti con il palo in culo, gli psicologi si adattano alla tua routine quindi puoi chiedere 1 sessione ogni X giorni ma puoi anche customizzare la modalità. Tipo la crisma che ultimamente aveva delle rogne si vedeva con la videochiamata di whatsapp col suo terapeuta.

Più che altro per cominciare a fare spazio mentale che esiste anche sta cosa, senno c’è il rischio resti cuckato in eterno a lavoro perché ora stanno sti progetti poi magari te ne danno altri o vattelappesca lavorativo e rimandia febbraio, poi marzo etc…

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Sìsì assolutamente, tendo a cuckarmi a lavoro: in due anni e mezzo ho accumulato 6 settimane di ferie.

Diciamo che almeno all’inizio volevo fare (una/due?) sessioni in presenza, poi no problem alternare con quelle online.

Comunque sì alla fine come dicevo all’inizio è che sono people pleaser e antepongo le necessità di altri (in questo caso lavorative) alle mie. Tant’è che infatti non voglio prendere due ore di permesso per portare avanti i progetti che ho in ballo. Oppure non vado mai in ferie. O salto serate perché ho lavorato troppo e sono stanco. Da qui il burnout e le dimissioni.

Il pattern è chiaro, devo schiodarmi da sto comportamento :asd:

Puoi schiodartelo prenotando sto minghie di psicologo cercando di pleasare lui/lei

Mi rivedo molto nel problema sul lavoro, anche io tendo ad avere un alto senso del dovere e le mie 9-10h al giorno non me le leva nessuno, oltre che essere quasi costantemente reperibile (più per volontà che necessità ovviamente). Gestisco un team 45 persone e il carico di responsabilità che arriva dall’alto e dal basso è molto rilevante (ma in un certo senso anche rewarding).

Detto questo, ho trovato il tempo per andare dal terapeuta (che comunque vedo per un motivo diverso e legato al lutto di mio padre, ma che ultimamente mi sta aiutando anche a gestire le ansie lavorative e il dover sempre essere al 120% dell’impegno nonostante abbia un problema personale estremamente più rilevante da elaborare).

Il consiglio che ti posso dare è di bloccare a calendario il tempo per andarci e considerare quelle ore al pari di una visita medica o un esame. Avere un lavoro un po’ flessibile aiuta ovviamente, ma ti assicuro che non casca il mondo se ti assenti un’ora per fare del bene a te stesso. Anche solamente sapere che quell’ora hai il telefono in do not disturb e che stai facendo un investimento su di te, è terapeutico già di per sè.

Da me teniamo conto delle ferie nostre, dei supplier e delle autorità in ogni planning.

Forse il fatto che abbiamo 9 settimane va tenuto in conto, soprattutto con l’obbligo di 3 d’estate e 2 a Natale :asd:

Comunque “incredibile” che al netto dei problemi e delle sfighe più o meno gravi che ci puppiamo individualmente (famiglia, salute etc) il vero collante dei problemi che fanno fare una vita miserabile alla gente provengono dal lavoro, l’elemento che accomuna sta sempre lì, basta leggere molti post qui per farsene un’idea :asd:

Ah dici che non é colpa del rapporto con tua madre

Padre, la chiave è il rapporto col padre!
Comunque sempre così, va tutto bene benissimo poi ti metti a parlare un attimo e il 90% delle persone elenca gli stessi problemi lavorativi ormai al netto della posizione che copre e dell’ambito in cui è, però guai a parlare di problemi strutturali :asd:

Smettiamo di dare la colpa al sistema economico in cui siamo immersi perché porta al massimo della felicità.
Abbiamo qualche migliaio di persone super felici e questa è l’unica cosa importante!

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Imho, trovo abbastanza normale che il lavoro sia un problema comune, visto le ore che ci passiamo /anno, e che da quello dipende anche l’autonomia finanziaria personale/familiare.

Detto questo, vedo il lavoro come un problema “normale” ovvero esterno a se stessi; è un problema che ha un impatto sulla psiche ma è esterno.
I problemi per cui andare dallo psicologo hanno Natura diversa, sono personali e influiscono il modo in cui affrontiamo il mondo, e a volte anche il modo in cui affrontiamo il mondo del lavoro.

se ti senti un fallito perché non riesci a trovare un lavoro per manterti dignitosamente, è qualcosa per cui andare dallo psicologo o no?

La risposta, imho, è dipende.
Ti spiego usando iperboli in modo che il concetto sia chiaro, ovviamente nella vita non è bianco o nero.

Sei un tipo alla " come l’ olio a 36 anni" che dopo due tentativi ti senti un fallito e non ci provi più, si hai bisogno di supporto psicologico, perché non stai vedendo le opportunità che la vita ti mette davanti.

Se sei una persona che le ha provate tutte, ma la vita gli è andata in culo, no, hai bisogno di una persona che ti aiuti a reinventarti professionalmente.

Questa è una visione un po self-help. I fattori esterni influenzano la psiche che influenza i fattori esterni. E’ una situazione da uovo e gallina, infatti il gioco delle attribuzioni lo fa qualcuno un po per capire gli schemi cognitivi e non per andare a cecchinare il da farsi.

Assolutamente no. Anche questa posizione parte da una visione self-help dell’esistenza psichica. L’ambiente ha totale (assoluta) influenza sull’individuo e quindi non si parla mai solo di “natura personale”.

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non sono d’accordo.
la mia era una domanda un po’ di provocazione, perché alla fine, la differenza che pensi ci sia tra i due casi, è semplicemente troppo sottile

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Certo che lo è, è un primo approccio alla questione per capire dove andare a sbattere la testa.
Sono profondamente d’accordo con quello che dici on so many levels, ma stai già andando ad un livello successivo della questione, PER ME.
Se una persona deve cominciare ad approcciare il problema, non può perdersi nel tuo ragionamento, altrimenti non ne esce vivo, perché idealmelmente allo stesso tempo dovrebbe percorrere un percorso di terapia psicologica e anche fare un percorso di ri-professionalizzazione.

La domanda
Cerco di ri-professionalizzarmi infilandomi nel cuBo il fatto che mi sento un fallito…
o…
cerco di non sentirmi un fallito e vedere se cambia qualcosa"
Una persona se la deve fare, e non può darsi una risposta veloce e approssimativa perché rischia di investire tempo ed energie nella direzione sbagliata.
Da qui la necessità di “semplificare” la situazione reale, dove cause esterne ed interne si rimbalzano la palla in continuazione

Questa è una domanda complicata e la risposta è difficile perché bisognerebbe prima inquadrare lo psicologo come un agente politico, anche se si vuole farlo passare come una figura “scientifica” (v. discussioni sul patriarcato ste settimane) e quindi, superficialmente, al di sopra di certe dinamiche.

La società capitalista del lavoro e del consumo è impostata per farti vivere in uno stato di insicurezza umiliante sistematica per funzionare. Lo psicologo “etico” dovrebbe disinnescare le insicurezze sistemiche costruite ad hoc per farti stare male, ma cosa ne esce fuori? Diventi un contadino-solarpunkabbestia che si isola dalla società? Diventi un depresso totale (kras-mazovian socioeconomics) perché metti le lenti di They Live? Vai contro la società che ti ha dato una posizione professionale, che ti chiama in tv, ti chiama sui giornali a gonfiare di prestigio la tua materia?

Per questo lo psicologo è formato per sentirsi uno scenziato (si fa così perché è scienza) che osserva l’individuo in una misura circoscritta (famiglia, padre, madre, colpe tue, natura individuale), dove certe osservazioni ad ampio spettro non vengono mai fatte o vengono lasciate in mano all’individuo che non ha strumenti per capirle. Vai dallo psicologo ma per vivere sufficientemente bene per i prossimi tot anni, per farti produrre. Se la psicologia applicata alla clinica fosse stata una pratica anticonformista non avrebbe mai raggiunto storicamente la posizione che ha raggiunto.

Per dire, la strada della consacrazione è stata solcata dalla psicanalisi prima come pratica esclusiva dalla borghesia e poi pavimentata come pratica di iperconformizzazione culturale in ottica di contenimento socaile dei movimenti radicali di sinistra nei 50s.

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Vabbè, analisi perfetta :lode:
Il problema è che anche volendo lo psicologo individualmente può fare poco, ha le mani legate, anche volesse non è che può risolvere problemi sistemici lavorando sull’individuo, se è un minimo accorto penso lo realizzi da solo.

Tra l’altro il percorso d’analisi in questo senso diventa un paradosso perché è banalmente una spesa che si aggiunge alle altre che già uno ha (mutuo/affitto, bollette, dentista, meccanici etc) che per risolvere dei problemi economicamente in un certo senso lo diventa a sua volta (ci sarebbe quello della mutua ma come dicevi sopra lassamo stà).

Aggiungerei che delegare la risoluzione di tutti i problemi allo psicologo diventa un modo per non doverlo affrontare a livello sociale ma vabbè viriamo troppo rispetto all’op :asd:

Se vogliamo fare un discorso generale, provo a dirti la mia, ma forse andiamo OT.
Lo psicologo (o il terapeuta) non ha in genere la minima idea di cosa significhi fare il proprio lavoro in maniera efficace :dunno:

Questa idea che lavorino tutti in combutta per “per farti produrre” gli da realmente una capacità che a mio avviso non hanno.

Ora, con questo però non voglio dire che:
-non esistono psicologi/terapeuti che lavorano con tale obiettivo
-non esistono psicologi/terapeuti che riescano a puntare realmente verso il benessere psichico di una persona.

Poi Grismi, magari è come dici tu, quanto penso si basa su esperienza personale diretta/indiretta, ma per forza di cose, limitata.

sacrosanto.
ma se la società ti fa sentire una merda per tot motivi, o genera persone incapaci di viverci ma desiderose di farlo, non è che ci siano molte alternative :(

Ma io sono d’accordo con te che gli psicologi in realtà sono una categoria che nel bene e nel male può fare poco e ha sostanzialmente le lance spuntate, la frase che dici non va interpretata come “c’è il gomitato dei tagliapietre psicologi che complotta per fare produrre di più la gente” ma semplicemente che si seguono le direttive socialmente accettate per ritenere una persona “sana”: una persona è considerata socialmente sana (si usa il termine “funzionale”) nel momento in cui è produttiva, indipendente, consumatrice e possibilmente (ma adesso questo aspetto conta sempre meno) accasata.
Non è che c’è il gomblotto degli psicologi che come dici contano zero, semplicemente l’ideale di persona sana che si percorre (il goal che si persegue) alla fine si riduce a valutare se sia indipendente e produttiva, mettendo il resto in secondo piano.
Ovviamente è un discorso super generalizzato, chiaro, e non significa che andare dallo psicologo sia assolutamente inutile o dannoso, ci mancherebbe

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asp, in realtà il mio discorso non è proprio “contano zero”, ci tengo 1 sec a specificarlo.
Per me sono gli unici che in certi casi possono intervenire e possono fare davvero la differenza.
Purtroppo è una professione che richiede caratteristiche personali che pochissimi hanno, ed è qua che si arriva ad una conclusione “negativa”

Per il resto, per me, il discorso è ancora più elementare.
Una persona la vedono sana se semplicemente non va più a lamentarsi da loro.
Da come la mettete sembra ci sia una rieducazione di “regime” che deve re-indirizzare la persona ad accettare il turbocapitalismo in toto.

A mio avviso questo è qualcosa che avviene a livello societario, non quando si sta in seduta.