Esiste il diritto alla filiazione naturale?

Il problema dello stare dall'altra parte del mondo l'ho tirato fuori per il fatto che si considera essa una terapia, ovvero portare il caso sul piano del SSN. Non tanto che ci voglia il consenso di Antonia.

Allora appunto, teniamo pure per buono il tuo discorso sulle funzioni oggettive degli organi: per la disfunzione erettile il SSN dovrebbe pagare il gigolò Mogambo, con una analogia praticamente perfetta. Se uno con disfunzione erettile si sente malato perché sua moglie non può ricevere il pene, perché non può farsi rimborsare Mogambo?
Forse non si capiva benissimo: l'esempio di sopra con fecondazione omologa è ben più accettabile intuitivamente, perché il prelievo del seme viene effettuato su Mario, unico portatore di malattia. Quindi almeno Mario l'hanno toccato una volta: non si può più dire che l'intervento sanitario - terapia - riguardante Mario, unico portatore di malattia, sia stato effettuato non toccando nemmeno Mario dall'inizio alla fine, a 10000 km di distanza, su un'altra persona, per quanto essa abbia dato il consenso


Ma la riproduzione è un atto puramente egoista.
E' l'atto più egoista che un essere vivente possa compiere.
E' in effetti l'atto egoista originale, dall'inizio dei tempi, prima che una recente moda degli ultimi 50.000 anni ne facesse una componente dell'etica.




Ma che differenza fa esattamente?
Una volta che il tuo sesso è stato scelto volontariamente invece che in modo casuale cosa ti cambia? Come percepisci te stesso? Ma quello è un problema tuo.
Nel momento stesso in cui vieni dato alla luce ti viene tolta la prima e più importante libertà: quella di non venire al mondo.
Non importa come, a questo punto.

Inoltre dall'esatto momento che diventa possibile fare una scelta, anche il non farla ha implicazioni etiche.
Quindi ora che in teoria è possibile sceglierte il sesso del nascituro (in genere tramite aborto selettivo, con conseguenza demografiche disastrose nei paesi culturalmente arretrati), lasciare fare al caso non è una scelta neutra.

In un paese in cui tutti i nuovi nati sono maschi, se un bambino nasce maschio perché i genitori hanno lasciato fare al caso pur conoscendo il problema di sbilanciamento, non sarebbe in effetti loro la responsabilità dei possibili futuri problemi di quell'individuo?


Vabbe ma quella è una citazione di Heinlein.
Su Malthus la penso più o meno come l'autore: un individuo deprimente, col brutto difetto di avere ragione nelle premesse.
Del resto come non si può provare un senso di oscura e perversa ammirazione per un uomo che scriveva cose come questa:
"Evil exists in the world not to create despair but activity."
Edit: e che in soldoni sosteneva che la cosa più crudele che si poteva fare a un affamato era dargli da mangiare.

Comunque anche io penso che per lo più le cose si sistemeranno da sole, però si può fare in modo che la transizione avvenga nel modo meno doloroso possibile, qualunque sia la destinazione finale.


Ricordo un documentario - Il grande silenzio - girato fra i monaci certosini della Grande Chartreuse, in cui un vecchio monaco, oramai cieco, sosteneva quale grande servigio Dio gli avesse reso privandolo della vista: permettendogli, così, di approfondire nuove sensazioni, di rendersi conto di cose mai prima avvertite e di avventurarsi in forme di contemplazione la cui profondità mai aveva prima raggiunto.
Il discorso è simile per il sordo: ovvio che questo difetto non lo renda meno uomo e plausibile che, in virtù della sua condizione, egli sia indotto a sviluppare abilità che prima non possedeva e che un uomo comune non possiede.
Ma:

- le abilità acquisite vanno comunque a compensare abilità che egli ha perduto, sperimentando in nuovi campi poiché altri gli sono irrimediabilmente preclusi;
- una prospettiva di questo tipo è così articolata, e le sue implicazioni sono psicologicamente così gravose, che nessuno dovrebbe poter presumere di arrogarsi una scelta di tal genere in vece di qualcun altro, come nel caso dei genitori sordi intenzionati ad avere un bambino sordo. Se e quando, quest'ultimo, raggiunta l'età della ragione, vorrà in piena coscienza sperimentare la condizione dei genitori, magari deciderà di farsi colare della cera nelle orecchie;

Inoltre, per quanto concordi su quel che ha precisato Number Six, ovvero che una condizione patologica implica anche una componente soggettiva - ovvero io sono malato anche nella misura in cui penso che la mia sia una malattia, o perché quella condizione che non è invalidante per lo stile di vita altrui lo è per il mio - non dobbiamo perdere di vista che esistono anche riscontri oggettivi nella definizione di una patologia: l'essere alti un metro e cinquanta è certamente scomodo in un mondo in cui il mobilio è pensato per persone di un metro e settanta, ma non è gravemente invalidante. La sordità, invece, è tale; e certamente ti preclude una gamma di azioni - e anche di piaceri - decisamente superiore rispetto al semplice essere bassi. Infatti, a proposito di riscontri oggettivi, la bassa statura, a meno di non essere l'epifenomeno di ben altre patologie, non pregiudica la funzionalità di alcun organo, la sordità invece sì.

Insomma, credo si possa concludere ch'è etico soltanto il generare individui dotati di tutte le abilità e le potenzialità che un corpo umano è, per l'ordinario, in grado di offrire: e non in ossequio ad un qualche mal definibile canone di "normalità" (anche se potremmo certo concludere che sia normale che un organo funzioni ed anormale che non lo faccia), ma perché qualsiasi limitazione in tal senso che sia decisa da altri - e a prescindere che una simile menomazione possa trasformarsi in impensata potenzialità - andrebbe a ledere la libertà del singolo, il suo diritto di fare della sua vita e delle sue risorse quel che più gli aggrada.
Distopia per distopia, facciamo anche un esempio di disturbo mentale: se io soffro di sindrome di Asperger posso anche decidere - ammettendo che si scopra un giorno trattarsi di una condizione genetica - che anche mio figlio ne sia affetto; magari ciò potrebbe persino assicurargli il successo, con un po' di fortuna, inducendolo a sviluppare una particolare e specialissima abilità, o competenza, in virtù degli interessi ossessivi ed estremamente ristretti che fanno parte della patologia. Ma metterei anche al mondo una persona maggiormente soggetta alla depressione, alle fantasie suicidarie ed in definitiva incapace di avere una soddisfacente vita relazionale. Chi sono, io, per deciderlo?

Personalmente, invece, trovo molto più accattivante l'altra provocazione che invece lanciavi; cosa accadrebbe se l'ingegneria genetica ci permettesse di generare individui non con sensi, o potenzialità, in meno, bensì in più?


L'ingegneria genetica penso di no, è un lavoro troppo complesso da produrre a livello di geni... Al massimo a livello di biomod. Ma lì diventa più una interfaccia ulteriore che puoi accendere o spegnere. Penso sarebbe molto spiacevole avere la vista IR hard-wired per esempio, non esisterebbe più il buio, per dire.
Sì, sensato, ma tanto stiamo andando a ruota libera: prova a pensarlo al livello di ingegneria genetica, come nell'idea di base di Fallout.
Insomma, spostiamo ancora oltre le soglie della distopia, immaginiamo che lavorando al livello di genoma si possa un giorno arrivare a conferire un'ampia gamma di sensi aggiuntivi od abilità inedite agli esseri umani: quale sarebbe l'esito, la creazione di classi di individui omogenee, ciascuna dotata della medesima abilità? In pratica si arriverebbe ad una strutturazione della società per gruppi di elevatissima specializzazione interdipendenti: a quel punto elimina la coscienza individuale, rimpiazzandola con una serie di reazioni coattive a stimoli chimici o sensoriali, e ottieni un superorganismo tipo insetti sociali.
Ah e cosa cambierebbe rispetto ad adesso? io invece mi stavo facendo un altro trip, cioè ho il sospetto che il Dio di Suck esista. In sostanza la selezione naturale ha sviluppato, in maniera cieca e non lineare, un funzionamento delle cose proprio per questo piuttosto intrecciato, fino al livello di ecosistema e oltre. Secondo me non puoi aggiungere moduli come fossimo esseri serializzati. Le modifiche che faresti creerebbero casini tali da renderle indesiderabili.

Ma è la stessa cosa, perché se non assegni alla natura una volontà, un progetto, puoi sempre fregartene. Un certo organo funziona così, ma tanto è così per caso, quindi decido di cambiarlo e farlo funzionare in maniera diversa o smettere di farlo funzionare perché mi va.


Però allora dovresti estendere il discorso.

Decidere di avere un figlio è un'azione più determinante e con più conseguenze dello scegliere se il figlio in questione sarà sordo o meno. Perché posso decidere della sua esistenza tutta e non di una piccola (in confronto) parte della stessa?


Entrambe le cose, perchè appare chiaro che a livello di una società basata sull'eugenetica non puoi avere l'una senza far insorgere l'altra,
non puoi controllare l'altra senza che la paranoia di essere (ed avere figli) geneticamente sani ad un certo punto insorga a tal punto da diventare un'ossessione collettiva e, per l'appunto,
qualora insorga invece un incidente od una patologia imprevista che possa oltretutto sembrare non curabile, l'unica soluzione logica a prescindere sarebbe quella di autoterminarsi o abortire.
E' impossibile tracciare una linea chiara su quello che sarebbe accettabile, per controllare (eu)geneticamente una nascita, e cosa no, il diritto di autodeterminazione dell'individuo
costruito da quel meraviglioso caos che si incastra indelebilmente nella nosta elica del DNA non dovrebbe essere lasciato ad altri, quantomeno non nel senso delle caratteristiche
che poi ci contraddistinguono come nostre ed inviolabili.
Ed il tutto farebbe parte di un bel quadretto aberrante a livello di società, che poi è esattamente quello che ti dipinge il film


Però non decidi del tutto. Ci sono gli aborti spontanei


Sì ma allora non leggi. Secondo il tuo ragionamento allora pure il miope che non vuole portare gli occhiali dovrebbe farsi rimborsare la SSN quindi che fai? Smetti di passare gli occhiali?
Dai su. Ho capito il giochino del "se fosse" ed è vero che bisogna pensare alle conseguenze ma se seguissimo il tuo ragionamento alla lettera non si farebbe mai nulla.

Altro esempio: scommetto quello che vuoi che, da qualche parte, è esistito qualcuno che si è volontariamente mutilato per poter usufruire di qualche vantaggio o agevolazione messa a disposizione dei malati. Per evitare questo cosa fai? Togli le agevolazioni oppure scegli di accettare che, nella statistica, ci potrà essere napercentuale minima di abusi?
La scelta mi pare ovvia.
No è che non ho capito l'esempio del miope (o del mutilato).


Sì esatto: è quello che sostengo. Ciascuno ha diritto di fregarsene oppure no.
Solo che nel caso uno non se ne freghi, non potendo rimediare autonomamente, deve usufruire della tecnica medica la quale deve operare solo sulle malattie.
Da ciò discende che hai bisogno di una definizione per "malattia" che tenga in conto sia gli aspetti fisici che quelli psicologici.
Sono andato a rileggere l'esempio degli occhiali ma non ci arrivo se ha già gli occhiali perché deve farsi leggere il giornale?


Intendo dire, in poche parole, che tu non mi sembri in grado di darmi una buona ragione perchè tu abbia dubbi sulla fecondazione assistita.
L'unica cosa che mi dici: ok, ma se un domani ci fosse una minuscola percentuale che ne abusa? Vietiamola altrimenti succederà!

Io invece ti rispondo che tale ragionamento, se applicato anche in altri campi, ti paralizzerebbe sempre e comunque perchè, con la fantasia, troverai sempre un modo per distorcere le finalità di una legge, di una regola, di un'agevolazione etc. etc.

E aggiungo anche che tutte queste discussioni sono così accese perchè c'è di mezzo la sessualità, argomento chem porta inevitabilmente con sè delle fortissime implicazioni psicologiche, sociali e culturali. Quando i miopi hanno chiesto gli occhiali, nessuno si è fermato a pensare che forse un occhio che non ci vede bene non fosse davvero malato.


Perchè è pazzo (o ha motivazioni sue) e preferisce il lettore umano agli occhiali così come il tuo immaginario sterile preferirebbe per ragioni sue l'utilizzo del gigolò a quello della fecondazione assistita.


È quello il prob, la malattia è indefinibile oggettivamente. Già così arriviamo oggi a una malattia la cui terapia non tocca nemmeno il malato. Comunque il mio esempio riguardava uno con disfunzione erettile così grave che nemmeno l'operazione funziona. Vedila tipo Breaking the Waves di Lars Von Trier. Per quel malato l'unica chance di provare piacere erotico è Mogambo. Non è una sua preferenza.


Non ci capiamo, il problema è la disfunzione erettile, non la sterilità, in tale analogia.

Edit: l'avevo detto che era da vedersi in parallelo, provo a fare uno schema con due persone diverse, 1 e 2, uno è solo sterile, all'altro solo non gli si alza (ma non vuole figli):

Malattia 1: sterilità.
Malattia 2: disfunzione erettile.

Caso 1: la sterilità richiede fecondazione eterologa
Caso 2: il cazzo è così rotto che neanche la pompa funziona, anzi è paralizzato dal collo in giù

Terapia 1: fecondazione eterologa.
Terapia 2: mogambo.

Punto dubbio sulla terapia 1: la fecondazione eterologa non ha la stessa funzione a livello di DNA. Il tizio, che dovrebbe essere il malato, non viene neanche toccato dalla terapia, che viene eseguita a 10000 km di distanza.
Punto dubbio sulla terapia 2: non è il tizio a scopare. Il tizio, che dovrebbe essere il malato, non viene neanche toccato dalla terapia, che viene eseguita a 10000 km di distanza.