Elezioni USA mid term: 2 novembre 2010

Appena tornato gia' hai trollato, THX. Mi hai rotto i coglioni.
La prossima volta e' per sempre


Figuriamoci, come minimo ti avranno anche steso il tappeto rosso all' ingresso.

mi scrive in PM dicendo che mi sono sbagliato di persona :O, insulta, insiste, e alla fine dice "mollami, lasciami perdere etc..", insomma è bravo solo a fare i monologhi.

ma so chi è esecutore e dovrei passare dalla postale invece di venire qua a scrivere sul forum.. poi oggi queste cose sento dire che le prendono molto più sul serio dopo il caso Tartaglia..


http://gaming.ngi.it/showpost.php?p=12689951&postcount=356



che dire, si io ti conosco esecutore, e non mi sbaglio di persona.
ciao.
toh una faida
adoro le faide
E' una minaccia fisica quella che leggo?
Dimmi di sì, Thx, ti prego, fammi cominciare bene la giornata.

Coraggio, fatti ammazzare
/
ma esecutore perchè non lo fate moderatore ? tanto vedo che già ora gode di libertà assoluta.
Povera vittima
Eppure ero stato chiaro, THX: tu qui non sei gradito. Sei solo tollerato. Al primo sgarro, vai fuori in men che non si dica.
E non rispondermi qui: usa i pm, se hai lamentele.

aspe ma un link più utile no?




c'era un sunto in italiano sul sito del PD, purtroppo sono passati 3 anni e non ricordo il link preciso

da wiki:

It was signed into law by President Bill Clinton and it repealed part of the Glass-Steagall Act of 1933, opening up the market among bankingsecurities companies and insurance companies. The Glass–Steagall Act prohibited any one institution from acting as any combination of an investment bank, a commercial bank, and an insurance company.
etcetc etc

è nato per favorire la nascita di Citigroup.

American Express attempted to own almost every field of financial business (although there was little synergy among them). Things culminated in 1998 when Citibank merged with Travelers Insurance creating CitiGroup. The merger violated the Bank Holding Company Act (BHCA), but Citibank was given a two-year forbearance that was based on an assumption that they would be able to force a change in the law.

The Gramm–Leach–Bliley Act passed in November 1999, repealing portions of the BHCA and the Glass–Steagall Act, allowing banks, brokerages, and insurance companies to merge, thus making the CitiCorp/Travelers Group merger legal.


non sono io che posso giudicare se fu una porcheria o no.

SI ) il problema è che questi conglomerati hanno rastrellato il mercato, ed hanno comprato società di assicurazione compreso quella sanitaria,
quando il conglomerato fallisce le persone restano senza copertura; * si presumeva che fossero società talmente grandi e potenti da non poter fallire ( cosa sbugiardata dal caso citigroup tenuto su per i capelli asd )

NO ) la teoria di Greenspan vuole che le startup debbano essere finanziate a pioggia, per creare ciclicamente nuovi mercati.
dopo il boom del trading online di inizio anni 80 ci fu il crash nel 1987, c'era bisogno di un nuovo boom, e grazie anche a queste fusioni che permettevano una liquidità spaventosa arrivò la bolla speculativa di internet.. circa il 2000.
i finanziamenti non si negavano a nessuno, ragazzini compresi.
cadute le società "fasulle" ( vi furono molti affaristi che crearono società che non producevano assolutamente nulla, avevano solo una facciata .com ) la bolla esplosa ci ha lasciato cmq molte società in grado di innovare davvero.
su wiki ho trovato questo: http://en.wikipedia.org/wiki/Dot-com_company
cdnow ->

dopo questa bolla, inventarono i derivati, ma non ha avuto un grande successo tranne quello di dare l'illusione di possedere una casa a tutti quelli che ne chiedevano una.
adesso tocca alla bollicina dell'oro, totalmente senza senso -_-

adesso per me si dovrebbe aspettare che le società restituiscano i soldi allo Stato, poi annullare il Gramm–Leach–Bliley Act
e lasciare che sia il mercato a curare le sue ferite, quando vengono inferte, insomma citigroup per onestà nei confronti di tutti i piccoli che sono caduti senza protezione sarebbe dovuta fallire, senza tanti e se e ma.
cattiva gestione del gruppo, non mangi il panettone, invece li hanno salvati tutti.
Ronald Reagan ieri avrebbe compiuto 100 anni. Christian Rocca, su rignt nation, ha scritto un bellissimo articolo per ricordare il più amato presidente della recente storia americana.

http://www.rightnation.it/2011/2/6/reagan-nation-christian-rocca.aspx

Cento anni fa nasceva Ronald Reagan, il quarantesimo presidente degli Stati Uniti. La data è il 6 febbraio. Trent'anni fa, il 30 gennaio 1981, il Grande Comunicatore entrò per la prima volta alla Casa Bianca. La mattina che ne uscì, a fine gennaio 1989, il suo consigliere per la Sicurezza nazionale Colin Powell, primo afroamericano a ricoprire quel ruolo, gli disse una frase da classico happy ending di un film hollywoodiano: «The world is quiet today, Mr. President». Il mondo era tranquillo.
La frase di Powell era un omaggio al presidente che aveva vinto la Guerra Fredda.
Era un successo ottenuto grazie a un ottimismo incrollabile, a una fede nella superiorità del modello capitalista e alla precisa volontà di diffondere il vangelo della democrazia. Reagan credeva nella libertà individuale, nel libero commercio ed era certo che il fascino del mercato sarebbe stato irresistibile per tutti e ovunque nel mondo.

Reagan è l'uomo che ha fatto sognare l'America, dopo gli anni del "malessere" di Jimmy Carter. Reagan ha invocato una «nuova mattina» per il suo paese e una nuova missione per «la città illuminata sulla collina». L'America di Reagan, come diceva Abramo Lincoln e come ripete anche Obama, è «l'ultima e la migliore speranza dell'uomo su questa terra». Reagan era un entusiasta dell'innovazione e del progresso tecnologico, ma da buon conservatore era anche il sacerdote delle memorie del passato (e il passato, per lui ex democratico e sindacalista, erano anche le conquiste progressiste del New Deal di Franklin Delano Roosevelt).

Ma la Guerra fredda fu vinta anche grazie a un aumento straordinario dell'apparato militare, ai tempi male interpretato dagli oppositori come una folle corsa verso la guerra. Reagan, invece, era ossessionato dal pericolo di una guerra nucleare. Era certo che l'Unione Sovietica fosse economicamente troppo vulnerabile per competere con l'America in una precipitosa e costosa corsa agli armamenti. Definiva Mosca «l'impero del male», tra lo sgomento dell'establishment di politica estera occidentale, perché credeva che il messaggio di libertà e di speranza avrebbe trovato ascolto all'Est e invigorito la dissidenza comunista. Quando individuò in Mikhail Gorbacev l'interlocutore adatto a chiudere il conflitto con i sovietici, andò avanti senza preoccuparsi di chi lo accusava di essere un ingenuo. Margaret Thatcher disse che il grande merito di Reagan è stato quello di aver vinto la guerra senza sparare un colpo.
ggi in America è in corso un revival di Reagan, non solo per le polemiche scatenate dal libro di suo figlio Ron, My dad at 100, secondo cui avrebbe governato il paese sapendo di avere l'Alzheimer.

C'è molto di più. Obama s'è portato in vacanza una biografia di Reagan di 800 pagine, splendidamente scritta da Lou Cannon, dal titolo President Reagan: The role of a lifetime. Tra le proteste di Hillary Clinton, in campagna elettorale Obama aveva detto che Reagan era stato capace di cambiare la traiettoria dell'America. Qualche settimana fa, in occasione della ratifica del trattato nucleare con la Russia, Obama ha rispolverato l'antico adagio sovietico usato da Reagan in occasione delle sue trattative con i sovietici: «Fidati, ma verifica».

Il primo dibattito tra i possibili sfidanti repubblicani di Obama si svolgerà tra due mesi nella Simi Valley, in California. Non in un luogo qualsiasi, ma all'interno della biblioteca dedicata al presidente-attore. Reagan è venerato dai Tea Party. Destra e sinistra lo citano come esempio. I commentatori liberal lo scelgono come modello politico che Obama dovrebbe seguire per garantirsi la rielezione alla fine del prossimo anno.

La destra americana, dopo gli anni del conservatorismo solidale di George W. Bush, sogna di tornare all'epoca mitica del reaganismo. Ai candidati alla presidenza del Partito repubblicano, un paio di settimane fa, è stato chiesto chi fosse il loro eroe politico. «A parte Reagan», naturalmente. A destra, the Gipper (questo era il suo soprannome) non si discute. Al punto che se ne inventano uno non sempre aderente alla realtà.

Sarah Palin non parla d'altro. Le élite intellettuali liquidano l'ex governatrice dell'Alaska come un peso leggero, senza la gravitas necessaria per candidarsi alla presidenza, inadeguata al più alto ruolo istituzionale. La stessa cosa dicevano di Reagan. Ma Palin non è Reagan. The Gipper sfruttò l'aura della celebrità cinematografica per sfondare in politica. Palin sembra interessata al percorso inverso: utilizzare l'allure politica per conquistarsi un ruolo nel mondo dello spettacolo.

Reagan era accusato di essere un attore di serie B, di non conoscere i dossier, di farsi guidare dai suoi consiglieri. A lui dava fastidio che non gli riconoscessero i meriti di una lunga carriera cinematografica, ma era vero che dimenticava nomi e fatti, che non era interessato ai dettagli, che si annoiava ai meeting politici (tanto da interromperli con storielle sui vecchi tempi di Hollywood). Lo accusavano di essere stupido, ma ci fossero stati dubbi la lettura postuma dei suoi diari ha dimostrato il contrario. Reagan si fidava del suo staff, leggeva i mini-memo che gli preparavano, non si separava dei cartoncini con le frasi da ripetere anche nei colloqui personali. Era una scelta. La sua energia e il suo interesse erano concentrati, scrive Cannon, nella performance pubblica della presidenza.

Il giorno che uscì dalla Casa Bianca, Reagan disse ai suoi che durante i due mandati da presidente aveva raggiunto la pace attraverso la forza, ridotto le tasse, abbassato l'inflazione, creato posti di lavoro e tolto di mezzo lo stato dalla vita dei cittadini. «Lo stato è il problema, non la soluzione», era uno dei suoi slogan preferiti. Reagan, però, non ha smantellato il dipartimento dell'Istruzione, ha aumentato la spesa pubblica e ha presentato otto finanziarie in deficit, anche se a metà degli anni 90, con la riduzione delle spese militari resa possibile dalla fine della Guerra fredda, quel rosso è diventato surplus di bilancio.

La ricetta politica di Reagan, scrive Cannon, era semplice: amore per il proprio paese, sfiducia nell'apparato statale, fede nelle nuove opportunità, odio per la regolamentazione dell'economia, idealizzazione del libero mercato. Oggi si riparla di Reagan perché i repubblicani sono alla ricerca di un'identità, ma soprattutto perché Obama deve trovare il modo di governare con un Congresso in parte guidato dall'opposizione, scansando il fuoco amico della sinistra che lo accusa di cedere ai compromessi e gli insulti della destra che lo giudica un sovversivo.

Reagan riuscì con determinazione a unificare il paese contro un nemico, l'Unione Sovietica, in fase calante. Con la guerra al terrorismo islamista, Obama non fronteggia un nemico così potente. Ma deve anche affrontare l'impetuosa crescita di un concorrente, peraltro creditore, come la Cina. Reagan ebbe un rapporto leale e straordinariamente produttivo con lo speaker democratico alla Camera, Tip O'Neill. Assieme rilanciarono l'economia, assicurarono la sicurezza sociale e non fecero mai mancare i fondi per la difesa del mondo libero. Obama sa che è stato questo metodo bipartisan, moderato e rispettoso delle posizioni altrui a consentire a Reagan di chiudere la sua ultima performance con un meritato applauso.
solo una domanda: cosa cazxo c'entra un post su regan nel tread su obama?


amarcord...
dev'esserci un problema al database


questo non è un thread su obama ma è nato come thread per parlare delle elezioni di mid term, come si nota dal titolo. dopo le elezioni, è diventato un thread dove parlare della politica americana (visto il numero di messaggi non c'è certo bisogno di aprire tanti thread separati ogni volta, ne basta uno), ed in questo fa certamente parte anche il centenario della nascita di ronnie (che è stato del resto ricordato da tutti i siti politici americani).
Reagan era accusato di essere un attore di serie B, di non conoscere i dossier, di farsi guidare dai suoi consiglieri. A lui dava fastidio che non gli riconoscessero i meriti di una lunga carriera cinematografica, ma era vero che dimenticava nomi e fatti, che non era interessato ai dettagli, che si annoiava ai meeting politici (tanto da interromperli con storielle sui vecchi tempi di Hollywood). Lo accusavano di essere stupido, ma ci fossero stati dubbi la lettura postuma dei suoi diari ha dimostrato il contrario. Reagan si fidava del suo staff, leggeva i mini-memo che gli preparavano, non si separava dei cartoncini con le frasi da ripetere anche nei colloqui personali. Era una scelta. La sua energia e il suo interesse erano concentrati, scrive Cannon, nella performance pubblica della presidenza


aaaaaaaaaaahhhh ora capisco come mai reagan piaccia tanto a tharghan. tutto torna.


trollata

ah è un fatto di forma? e dillo che non ci arrivi
cosa c'entra la gestione dalla politica degli anni 80 con la gestione della politica del 2010?


Stai scherzando?

edit

uh uh uh

tharghan sarà caduto dalla sedia a vedere quella copertina.
Il bello è che ci sono tonnellate di analisti seri che con il senno di poi riconoscono che la "deregulation" di Reagan è stata un flagello che ha creato le premesse per la problematica situazione attuale, ma tharghan come al solito vive in una bolla artificiale in cui la realtà è filtrata e passano solo i messaggi che lui vuole passino.

Poi è chiaro che molti siano restii a parlarne in modo apertamente critico, essendo risultato uno dei presidenti più popolari di sempre anche a dispetto dei suoi modesti meriti.


Il merito più grande: essere presente mentre l'impero sovietico si suicidava.
Volendo essere generosi gli si può riconoscere di aver dato la spintarella finale.