Diamoci ai classici... cosa leggere?

Di Tolstoj hai consigliato tutto tranne Guerra e pace, che è quello che sto leggendo ora Ho iniziato col meno adatto? Eppure mi sta piacendo abbastanza, nonostante qualche calo di ritmo e la concezione della storia di Tolstoj che mi suona quantomeno buffa.
Non l'ho consigliato perché non ho niente da aggiungere rispetto a quello che probabilmente saprà già Borzo visto che non l'ho letto.

Invece sono affermazioni come quella che rendono questo forum un luogo migliore di tanti altri forum d'eguale argomento che si trovano in giro per la rete.
E di ciò dobbiamo ringraziare persone competenti e intelligenti come Iroel e Shocker (non dico Qfwfq che non posta quasi mai in questa sezione), grazie alle quali non ti è possibile rassicurare e rassicurarti che non sono certi lettori a essere ineducati e ignoranti, bensì sono gli autori a possedere tutti il medesimo valore.

Che poi, lo possedessero tutti il medesimo valore: ancora devo vedere interventi, da parte di certi soggetti, in cui si esprimano apprezzamenti - che so - per un film di Bergman o per un libro di Bergson. Insomma, gli autori sono tutti uguali ma alcuni sono più uguali degli altri, e i 'più uguali' sono invariabilmente robaccia come Tom Clancy e Pacific Rim


Esatto, quello che mi inquieta di Lucrezio è l'essere - od il giocare ad essere - irrisolto, ambiguo; il portare avanti agli occhi dei lettori un antidoto che oggi risulta affatto convincente e che forse - come osservavi - anche all'epoca non poteva prestarsi ad altro che ad un'adesione di principio.
L'incertezza lucreziana, diciamo il grado altamente discutibile delle sue personali convinzioni all'atto di farsi corifeo dell'epicureismo, è parte integrante del dramma che egli mette in scena; per me il contrasto fra abisso e consolazione è funzionale - forse scientemente funzionale - ad esaltare l'immanità dell'abisso, nella misura in cui i rimedi proposti brillano chiaramente, e sin da subito, per la loro palese insufficienza.

Essi, allora, balzano alla nostra attenzione come fratelli, sia pure maggiori, dei nostri miserrimi tentativi di opporci ad un fato smisurato e crudele; ancor più crudele perché impersonalmente tale, in quanto circuito cieco, teso all'incessante formazione e distruzione della materia e che non tiene in alcun conto l'evenienza che una frazione di questa stessa materia possa - per puro e drammatico accidente - farsi cosciente del destino che la attende.
Questo è il vero vertice dell'orrore, un vertice che a mio parere Lovecraft non tocca perché un simile meccanicismo, nella sua poetica, è pur sempre ontologizzato: egli vi approda nell'intelletto, ma poi non traduce fedelmente su carta la sua conquista di pensiero.
Nel farlo, ricorre ad una sorta di pantheon di allegorie, anche perché un impianto puramente meccanicistico mal si piegherebbe alle esigenze del genere weird, ai suoi canoni, al complesso e "traboccante" universo popolato di spiriti, demoni ed entità consacrato dalla letteratura di genere: il vuoto è fugato, le sue divinità sono indifferenti ma comunque presenti o, meglio ancora, esistenti ed esercitanti una precisa volontà scientemente portate al male, talché l'insensatezza e l'impersonalità di un simile processo tende a smorzarsi.
Per evocare gli aspetti di questo circuito impersonale Lovecraft ricorre comunque ad una personificazione: Azathoth, il dio cieco e idiota che gorgoglia e bestemmia al centro dell'universo, circondato dalla sua corte di demoni. È come se, in un certo senso, H.P.L. riesumasse quell'aspetto della mitologia ch'è stato, storicamente, il significare sub specie di immagini accettabili, comprensibili, fenomeni e meccanismi che sfuggano alla sicura - e soprattutto serena - presa dell'intelletto.

In tal senso il vero, grande discepolo di Lucrezio è Leopardi, non Lovecraft: e non intendo con questo comparare la qualità letteraria dell'uno con quella dell'altro, che sarebbe ovviamente come paragonare il caffè alla cicoria (a maggior ragione perché l'estro lovecraftiano versifica con una pena autentica). Intendo pormi esclusivamente sul piano di quel pensiero filosofico da cui muovono poi gli esiti delle rispettive poetiche: ed in ciò è il Leopardi del pessimismo cosmico ormai maturo, che conduce la lezione lucreziana alle sue estreme conseguenze: quelle del Cantico del gallo silvestre, per intenderci. Ed egli, peraltro, approda ad una posizione, dall'alto della sua sterminata erudizione, che si salda perfettamente in un circolo virtuoso - o vizioso, dati gli esiti - alle premesse intellettualistiche di Lucrezio: l'ignoranza è, certamente, indegna dell'uomo, egli lo dimostra nella pratica, con l'accanimento delle sue ricerche. Ma la sua coltivazione non può che approdare alla contemplazione sconsolata del crudo vero: essa stessa deve essere finalizzata a questo traguardo terribile, nella misura in cui una brutta verità è sempre preferibile ad una bella menzogna.
Una posizione, questa, che lo stesso Lovecraft parrebbe aver condiviso, al di fuori della pagina stampata, nel proliferare erudito dei suoi interessi. Ed in parte anche entro la pagina stampata, perché tutti i suoi personaggi condividono nella caduta, nella morte, nella follia, la dinamica della hybris greca: scontano il loro aver voluto saper troppo, l'essersi spinti oltre una soglia che non avrebbero dovuto calcare. Ma nessuno di loro, al pari del loro creatore, recede dal farlo.
Comunque, per tornare alla richiesta dell'OP, a questo punto è molto chiaro cosa cerchi.
Non so ora, ma una decina d'anni fa era frequente che vari quotidiani e settimanali allegassero al giornale una collana di classici in uscita settimanale. Ecco, quelle collane contengono il genere di selezione che cerchi: da Frankenstein a Moby Dick, da Hugo a Kundera.


Ma guarda numero, secondo me stai proprio delirando, facendo di tutta l'erba un fascio sia con gli autori che con gli utenti. Paragonare King a Tom Clancy a livello qualitativo significa, azzardo una ipotesi, che non hai mai letto né l'uno né l'altro e che parli semplicemente dall'alto delle tue posizioni. A volte funziona (con Tom Clancy non hai bisogno di avvicinarti per sapere che è merda), a volte no.

Poi per carità, King ha scritto tanta roba che chiaramente almeno la metà sarà merda, ma la poca roba che ho letto (It e Per Sematary) è assolutamente meritevole di una lettera.


Son due paragoni che non stanno proprio in piedi.
Nel caso del film, comunque, risponderei evita Kubrick
Vabbè ma a te non piacciono i romanzi in generale Q.
Ora faccio la mia personale lista di libri che uno dovrebbe aver letto (così mi linciate tutti, evviva).
Premessa: a me piacciono i romanzi e le letture leggere, quindi i libri qui citati sono libri piacevoli e non impegnativi e sono tutti relativamente recenti.

- La giornata di uno scrutatore di Italo Calvino
- Uno nessuno centomila di Pirandello (o uno di pirandello a scelta)
- Jules e Jim di Henry-Pierre Roché, non ne puoi fare a meno, famoso per il film di Truffaut più che per il romanzo.
- almeno un libro di Milan Kundera, il più famoso è L'insostenibile leggerezza dell'essere, ma a me piacciono di più gli altri.
- Narciso e Boccadoro di Hesse
- La linea d'ombra di Conrad
- Cent'anni di solitudine (oppure La incredibile e triste storia della candida Eréndira e della sua nonna snaturata oppure Cronaca di una morte annunciata) di Marquez.
- Animal Farm e 1984 di Orwell, possibilmente in quest'ordine

- On the Road, Kerouac. è un libro che personalmente detesto, mi annoia a morte e non sono mai riuscita a finirlo ma penso che almeno una decina di pagine per farsi un'idea vadano lette.

Se me ne vengono in mente altri li scrivo, ora mi preparo alla shitstorm.


Edit:

- La metamorfosi di Kafka.
- Il ritratto di Dorian Gray, scontato ma almeno una volta nella vita va letto Wilde.
- Canone inverso

Poesia recente:
- L'antologia di Spoon River di Masters
- Le foglie morte di Prevert


Questo non significa che non ne legga.

Ho preso due nomi a caso da una certa 'fascia' di 'merito' (Clancy e Pacific Rim). Considerato che il riferimento era più ampio che a questa sola discussione, dov'è il paragone fra King e Clancy devi dirmelo te. King manco l'ho nominato
Uno nessuno e centomila è una lettura "leggera"?
Di certo non è un trattato medioevale sull'etica.
L'etica non è un problema particolarmente dibattuto, nel medioevo; l'universale accettazione della morale cristiana vi supplisce.
lo so.
Oh, I see.
Io credo che Q abbia bisogno di una rinfrescata

Si inizia sempre così, peccato che poi si finisca come Malcolm Gladwell.


Tii prego, illustrami come i vampiri di Salem o Jolanda, la figlia del Corsaro nero, potrebbero rinfrescare la mia decrepita educazione.
A me da piccolo piaceva Salgari. Salgari e Verne, li adoravo
Q, sei insopportabile
No, mi hai frainteso, non intendevo una rinfrescata all'educazione, non mi permetterei mai. Io intendevo una rinfrescata agli stimoli, non ho ben seguito i tuoi vari tracciati letterari in giro per i topic ma l'impressione che mi hai dato è quella di un selezionatore troppo pesante. Magari dovresti lasciarti andare, rinfrescare le tue voglie letterarie, smaliziare le tue curiosità

o magari non ho capito una ceppa, ma mi sentivo comunque di fare questa osservazione