Cosa stai leggendo adesso? (Part 1)


I miei erano giudizi sull'originale, pretty obviously
Lo stile di Williams è pregevole e tutto il resto, e come posso dirlo? Avendolo letto in originale



Secondo me questo non c'entra niente con quello di cui discutiamo
Ho finito una raccolta di poesie di Tjutčev, edita da Adelphi, mi è piaciuto molto, seppur alcune poesie non le abbia apprezzate appieno.

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In realtà ci sono un sacco di considerazioni stilistiche fatte sulla traduzione da un sacco di critici per centinaia di opere. Capita che i maggiori esperti di un dato autore manco conoscano la lingua dell'autore.

Sono situazioni che possono avere senso in determinati contesti storici (e anche geografici), ma oggi e in Occidente non più. E poi ripeto: parlare dello stile di un autore in traduzione può avere perfettamente senso, purché ci si metta d'accordo sui limiti dell'operazione, cioè che si sta discutendo dello stile di una traduzione, non dell'originale, quindi alcune considerazioni possono reggere a prescindere, mentre altre incontrano limiti intrinseci. Sul 'sacco di critici' che sono i massini esperti di un dato autore senza conoscerne la lingua, dovremmo discuterne caso per caso: se li prendi da un contesto contemporaneo, scommetto che molti rientrano nella categoria di quelli che io chiamo capre Oppure sono persone che semplicemente fanno qualcosa di diverso da quello che tu pretendi facciano, e cioè persone che parlano di un autore nei limiti imposti dalla traduzione, ch'è cosa possibilissima, come ho detto. Ma, again, vorrei capire di chi parli.


No, ho detto che la tua critica, specifica e puntuale riguardante lo stile della prosa, è a mio parere inefficace poiché riguarda la lettura di un testo adattato e tradotto.
Con quanto affermi nel quote, unitamente alle domande che mi hai posto, stai mancando il punto della critica che ti è stata mossa.
Come per altro fa notare Number affermando questo «tu hai espresso un giudizio sullo stile Stoner. E questo, per le ragioni che ho espresso, non puoi farlo sulla base della lettura di una traduzione, salvo, appunto, voler esprimere un giudizio sullo stile della traduzione.
Ma, appunto, stai nuovamente mescolando le carte sull'oggetto del contendere».
Il tuo giudizio riguardante lo stile riguarda lo stile della traduzione, non all'opera originale.
A mio parere un adattamento in un'altra lingua porta a perdere delle peculiarità, delle sfumature dello stile dell'autore , etc.
Questo sia perché esistono differenze tra due lingue e anche perché, banalmente, sono fatte da due persone diverse; il risultato stilistico, sul quale ci stiamo concentrando, non potrà mai essere una copia-carbone tra le due versioni.
Quando Mo Yan ha vinto il nobel molti critici europei se ne sono occupati (alcuni se ne erano occupati anche prima ma vabé), non è che sapessero il cinese o magari lo avevano studiato 5 anni e lo sapevano come un bambino eppure i loro lavori sono considerati. Quasi nessuno si sogna di dire che dovrebbero stare zitti perché non sanno il cinese o che "le loro considerazioni sono solo limitate alla traduzione", perché in genere sanno che non c'è un Mo Yan "originario, cinese" e uno tradotto nella lingua X e un altro ancora nella lingua Y e che sono cose differenti quindi devi premettere che stai parlando di una cosa invece che di un'altra. Allo stesso modo non è che quando il critico cinese risponde al critico francese quello gli risponde "ma che ne sai, hai letto la traduzione in francese? Allora ti devi limitare a parlare della versione cinese".
Adesso vi ho capito ma non posso essere d'accordo. Per me lo stile di un autore resta ed è ben riconoscibile anche in traduzione, pur sapendo che questa non potrà mai essere il calco fedele dell'originale

E quindi? Non metto in dubbio che se ne siano occupati, ma le loro considerazioni incontrano limiti intrinseci, e non li definirei 'grandi esperti' di Mo Yan, anche se magari possono essere i massimi esperti in un contesto culturale che, appunto, conosce poco il cinese, la qual cosa dovrebbe già segnalarti il valore dell'operazione: è un'operazione che ha senso in ragione di determinate limitazioni culturali (la poco diffusa conoscenza del cinese), ma ch'è lungi dal potersi ritenere ideale.
Poi di che considerazioni parliamo, con esattezza? Odradek ha fatto considerazioni generiche e banali sul fatto che Stoner è brutto perché scritto da uno che insegnava scrittura creativa, e ch'è scritto con una prosa piatta. Mi sembra il minimo che gli si raccomandi — altrettanto genericamente — di leggere l'originale, prima di esprimere un giudizio del genere. Quando Odradek produrrà un pezzo di critica letteraria più approfondita e dettagliata, allora distingueremo fra i giudizi che reggono a prescindere, e quelli che non reggono, salvo che appunto vogliano essere meramente limitati alla traduzione.
Non fare sempre l'avvocato del diavolo

E comunque: vuoi parlare della letteratura cinese? Studia il cinese. Non ti va di farlo? Allora non parlare di letteratura cinese e lascia farlo a chi è competente di te, visto che al giorno d'oggi è pieno il mondo di studiosi occidentali che parlano il cinese. Ma il tuo esempio la dice lunga: Mo Yan è un fenomeno letterario del quale bisogna parlare perché ha vinto il Nobel, questo non rende automaticamente 'grandi esperti' tutti quelli che ne hanno parlato, fermo restando il fatto che alcune considerazioni possano reggere anche sulla base della traduzione.

E resta il fatto che stiamo parlando di una letteratura — quella cinese — che può considerarsi solo embrionalmente conosciuta in Occidente: quindi può avere senso parlarne in ragione di questa ch'è una mera contingenza storico-culturale. Più in generale, lasciando perdere il caso del cinese che non è poi tanto sconosciuto (e quindi dovremmo lasciar parlare di letteratura cinese quelli che il cinese lo studiano), ha senso parlare di libri provenienti da tradizioni linguistiche semisconosciute, perché non sempre c'è l'esperto che può farlo altrimenti, ma questo pur sempre nei limiti intrinseci dell'operazione.

Bo', a me sembra di dire cose che dovrebbero essere basic. Probabilmente alla base del rifiuto c'è una certa arroganza: dà fastidio pensare che i propri giudizi su Goethe o su Dostoevskij lascino il tempo che trovano in ragione di quella ch'è percepita come una mera barriera tecnica, ma tant'è. Il vostro giudizio su Goethe o su Dostoevskij, se non li leggete in tedesco e in russo, è assai incompleto e parziale Bisogna per forza essere esperti di tutto? L'essere 'esperto' è una cosa seria, mica una coglionetta.


Non si tratta di somiglianze e differenze tra due cose, ma di diversi aspetti di una stessa. Di come due o più immagini prese da angolazioni differenti restituiscano l'oggetto che è in sé opaco. E' come in Blow up, immagina tutti i discorsi, le traduzioni, l'originale, gli articoli sulle riviste letterarie ecc... come le foto appese, puoi guardarne una, tutte, una per volta, tutte insieme, tanto non saprai mai quello che è successo nel parco, nello stesso tempo le foto, tanto singolarmente quanto tutte insieme sono quello che è successo nel parco (la cosa).


Ma io non faccio l'avvocato del diavolo, non ho difeso Odadrek, gli ho detto che per me si sbaglia perché è difficile tacciare di operazione commerciale qualcosa che è stato un fallimento commerciale e perché lo stile di Stoner è efficace, anche se è piatto; è una scelta efficace per mettere in risalto il contenuto dell'opera. Accordo tra stile e tema (che non è l'unica scelta ma che comunque risulta una scelta riuscita nel caso specifico).



Ti contraddici perché prima vuoi far parlare gli esperti poi ne parli tu che non sei un esperto per i tuoi canoni. Parli di "vostro giudizio su Goethe o Dostoevskij" e arroganza, non è che ti debba spiegare io quello che significa questa piega nel discorso vero?

Non mi pare di essermi contraddetto: ho espresso giudizi di metodo, mica giudizi sullo stile di Goethe e di Dostoevskij, sul quale infatti mi guarderei bene dall'esprimermi


Si parlava dello stile di Stoner e tu dici



Che ne sai? Non sai com'è lo stile di Dostoevskij secondo i tuoi canoni. Ma il problema è che i tuoi standard vanno e vengono, cioè si applicano al "vostro" giudizio e diventano stellari e con pretese ridicole. E pure l'arroganza è "vostra"



Ah, dove si arriva pur di vincere una polemica Non credo che andare a pescare un'osservazione manifestamente iperbolica porti acqua al tuo mulino
Chiaramente quella non era un'osservazione analitica. Cazzo, non c'è solo il bianco e il nero
Era un'osservazione iperbolica e approssimativa che non ho difficoltà a definire tale, perché quella era la sua funzione retorica. Dovesse venire qualcuno a dirmi che mi sbaglio, e che lo stile di Williams non ha nulla da invidiare a quello di Dostoevskij, chiederei qualche dettaglio in più, ma nel complesso dovrei alzare le mani. Non ho problemi con ciò. Non so tutto, io.
Ho sempre pensato che Stoner fosse un libro che parlasse di droga
e invece

ho finito Disrupted che era stato consigliato da Sonne da qualche parte, carina la prima meta' dai
La seconda parte e' un delirio che mi spinse a controllare su google che non li avessero arrestati tutti.
Stupendo disrupted, letto due volte, forse è il libro che espone meglio le problematiche delle startup e degli startuppari e della devastazione sociale nella silicon valley
Il capitolo migliore IMHO e' quello della convention di Benioff. Anche se con il senno di poi l'autore si e' dimostrato incapace di capire il personaggio che si e' visto essere tutto l'opposto dello startupper bullshitter seriale.
Anche il capitolo del meeting con l'orsacchiotto e' un climax perfetto.
Lyons comunque e' finito a lavorare per uno show della HBO sulla silicon valley.


Mi ero segnato alcune frasi sparse sul kindle ma per qualche motivo non le trovo più, una che mi aveva fatto pisciare era proprio sull'orsacchiotto e larry page



Su benioff ha toppato completamente, altro che startupper.