Cosa stai leggendo adesso? (Part 1)



Tradotto sembra "banale" e "make-you-feel-good" forse



Non per fare quello che cerca il pelo nell'uovo ma son curioso, quelle due cose le hai scritte due ore fa, se non riesci a rispondere in merito come hai fatto a tirarle fuori?


Perché sono un po' autistico e dopo aver letto un libro scrivo qualche appunto o mi segno dei passi importanti/che mi sono piaciuti

Poi comunque le sensazioni di lettura restano, sono i dettagli che sfumano


Diciamolo, aveva avuto il libri seal of approval
mamma mia che emozione, sono riuscita a recuperare un testo che costa 63 euro solo in versione kindle
Transnational Soldiers: Foreign Military Enlistment in the Modern Era della Palgrave Macmillan UK Ci sono nomi e cose molto interessanti, finisce subito nelle mie letture di servizio. Il libro di Babbo Attela lo comincio appena finisco Hell's Angels che si sta rivelando più arrancante del previsto
Allora, su Stoner, secondo me è proprio bello per il modo in cui rappresenta le vicende emotive del protagonista. Stoner, per definizione, non è esattamente un inetto né un mediocre, però le sue esperienze relazionali ed emotive sono sempre un incompiuto, un qualcosa che finisce per sfuggire al suo controllo e che rimane a metà.

Spoiler

Vedi il modo in cui finisce la relazione con l'amante, il suo rapporto coi genitori, e soprattutto il rapporto con la figlia.



Ecco, lo stile di Williams è molto abile nel trasmettere l'immagine di questi incompiuti, di questa indefinitezza. Per esempio il modo in cui è inventato e gestito il rapporto con la figlia, tanto dal punto di vista narrativo, quanto dal punto di vista dello stile, è semplicemente splendido.

Spoiler

Io ce l'ho ancora in testa l'immagine di questa bambina che da piccina si siede quieta quieta nello studio del padre, ma che poi gli viene sottratta. Altro che un romanzo senza niente di memorabile...



Comunque credo anche che sia metodologicamente scorretto criticare precisamente lo stile di un romanzo che si è letto in traduzione.


Posso darti ragione solo in parte. Per dire, se è vero che in traduzione si perda sempre qualosa, e che certi autori fuori dalla propria lingua non abbiano senso (Gadda per esempio), è anche vero che alcune delle analisi più belle e profonde le abbiano fatte autori che non potevano leggere i testi in originale. La conoscenza della lingua, per quanto auspicabile, non è una garanzia di comprendere un'opera

Personalmente credo che lo stile oltrepassi la lingua, e che con un certo grado di approssimazione (inevitabile) si possa godere anche in traduzione. Prendi Tolstoj e Dostoevskij: sono due scrittori della stessa generazione, dello stesso paese e con gli stessi riferimenti letterari, ma anche in traduzione è evidente che il loro modo di narrare, di descrivere gli ambienti, di impostare dialoghi e persino di strutturare la frase sia molto diverso - eppure non li leggiamo in russo, come facciamo a dirlo?


Mi auguro che quantomeno l'abbia letto in inglese, altrimenti non avrebbe alcun senso la sua critica.
Per altro, proprio per questa incompiutezza e mancata realizzazione (o fallita in certi episodi della sua esistenza), mi sfugge come sia possibile parlare di "sentimentalismo consolatorio".
Perché, andando con la memoria al libro, non mi pare di ricordare alcunché di molto consolatorio o che fornisca in conclusione una visione positiva dell'esistenza di Stoner.


Tu hai criticato esplicitamente un autore per la sua "prosa piatta", avendone però letto l'adattamento e la traduzione effettuata da una persona terza che, per quanto brava, va a influenzare inevitabilmente il risultato (non a caso esistono comunque adattamenti e traduzioni migliori di altre).
L'hai addirittura messa al primo posto come critica a quel testo.
Se non pensi che si possa giudicare lo stile di un autore tradotto ho l'impressione che per te i testi tradotti siano tutti identici, riconoscibili solo dal nome in copertina e sostanzialmente intercambiabili. Mi chiedo addirittura il senso di leggere libri non scritti in italiano a questo punto, preso atto che siano tutti parte di un pastone omogeneizzato chiamato "traduttorese"

Comunque, sentimentale perché melenso (così ricordo), consolatorio perché è un apologo della vita minuta, modesta e appartata; e qui io preferisco un approccio più problematico e conflittuale, dato che si parla di contrasto tra aspirazioni e la vita vera, tra desiderio di essere felici e il mondo che ti dice di no. Martin Eden che si suicida è una cosa, morire nel proprio letto dopo una vita di confortevole infelicità è un'altra


Per me dovresti, prima di tutto, rivedere la tua capacità di comprensione del testo scritto (es. «[...] ho l'impressione che per te i testi tradotti siano tutti identici» quando in conclusione del mio post ho fatto notare l'esistenza di adattamenti e traduzioni migliori di altre) e, in secondo luogo, evitare di attribuirmi conclusioni partorite unicamente dalla tua mente.

Io, come mi pare d'aver già scritto, ho contestato il fatto che la tua critica sia estremamente precisa, indirizzata specificatamente alla "prosa piatta" di un libro adattato e tradotto.
Ponendola per altro come elemento primario nella tua "recensione".
Odradek, stai confondendo le carte. Per es.:

Ma non è questo l'argomento del contendere.
La conoscenza della lingua non è garanzia per la comprensione di un'opera, no, ma è il minimo sindacale perché possa esprimersi un giudizio fondato a proposito dello stile.

Oltretutto, fermo restando che anche il giudizio sullo stile di Dostoevskij o di Tolstoj non può essere espresso appieno se non sulla base di una lettura dell'originale, mi stai portando l'esempio di due autori sui quali c'è una lunga tradizione di studio e di traduzione, mentre Stoner è stato tradotto in Italia per la prima volta nel 2012, quindi il tuo ragionamento presuppone una serie di premesse tutt'altro che provate, e cioè che sia stata realizzata una traduzione ben scritta, rispettosa dell'originale e aderente al suo stile.

I libri tradotti non sono tutti identici, però sarebbe un errore ritenere che siano un calco dell'originale: la traduzione è il risultato dell'incontro di due sensibilità artistiche differenti, ma anche di contesti storici differenti, nonché delle mere peculiarità fonetiche e sintattiche di due lingue diverse: ovvio che la traduzione di un Dostoevskij e la traduzione di un Tolstoj saranno differenti, ma questo ancora non significa che le due traduzioni siano un calco dell'originale e che qualunque discussione sullo stile della traduzione rifletta lo stile dell'originale in maniera più che solamente approssimativa.

Poi questo non è solo un vezzo o una strategia per darti torto sul punto in questione (cioè su Stoner). Sono realmente dell'idea che la lettura in originale sia il minimo sindacale per l'espressione di un giudizio sullo stile. Si può parlare dello stile di un'opera a partire dalla traduzione, certo, basta che sia chiaro il significato dell'operazione: si sta discutendo lo stile di un'opera in traduzione, che anche solo tradotta può introdurre le proprie peculiarità e il proprio rilievo nella comunità linguistica d'arrivo (quindi può avere perfettamente senso che se ne parli), ma ch'è comunque cosa diversa dallo stile dell'opera in lingua originale.

Io posso dire che Die Wahlverwandtschaften di Goethe mi piaccia anche per il suo stile, ma non mi imbarcherei mai in un giudizio sullo stile di Goethe, avendolo letto solo in traduzione. Comunque io vengo da una scuola di pensiero nella quale si lavora sugli originali: il lavoro — e il giudizio — sulle traduzioni è lecito, ma vale assai poco. Sostenere il contrario, secondo me, è sintomo di pigrizia o di difetto metodologico.
ma davvero vi state leggendo tra voi?


*


Mi hai detto che non posso giudicare un testo perché tradotto, perché c’è di mezzo un’altra persona che funge da mediatore e nel mentre qualcosa si perde per forza. Questo mi porta a chiedermi: 1) un testo tradotto è così diverso dall’originale, per cui esprimere un parere non è possibile? 2) se è così, che senso ha leggere libri tradotti? 3) perché si può apprezzare un libro nonostante sia tradotto, ma non lo si può criticare?

Number Six alcuni tuoi appunti posso condividerli, ma come scritto a Elke ti domando: come si fa ad apprezzare un libro tradotto e allo stesso tempo a dirmi che non posso criticarlo perché l'ho letto in traduzione? Giustamente parli di premesse non provate, ma non capisco perché valgano solo per me e non per chi lo ha letto con piacere

Se mi concedi che la mia critica sia lecita ma che valga poco sono d'accordo, è il mio giudizio di lettore ed espresso per giunta su un forum. La conoscenza della lingua è una condizione imprescindibile per chi lavora in ambito accademico, per chi studia edizioni critiche, ma la si pretende anche da parte mia nel discutere con i miei pari

Sul leggere in traduzione non siamo d'accordo, perché credo nell'adagio "traduttore-traditore" ma anche che l'arte vada oltre le barriere linguistiche, ma capisco quello che dici

Faccio notare che in nessun post ho affermato di avere la verità in tasca, ho sempre espresso un mio parere di lettura basato su preferenze personali; né tantomeno ho criticato i giudizi degli altri
Ma che domanda è?
La risposta è molto semplice: apprezzamento, critica, etc., sono sulla traduzione, non sull'originale.




La differenza è che io non ti vengo a dire che non puoi sostenere che ti sia piaciuto davvero solo perché l'hai letto in traduzione

Non è quello che ho detto, mai. Tu puoi dire che ti sia piaciuto o che non ti sia piaciuto: mai sostenuto il contrario. Ma, avendolo letto in traduzione, al posto tuo io mi fermerei qui. Quello che hai fatto tu è andato oltre l'espressione di una preferenza: tu hai espresso un giudizio sullo stile Stoner. E questo, per le ragioni che ho espresso, non puoi farlo sulla base della lettura di una traduzione, salvo, appunto, voler esprimere un giudizio sullo stile della traduzione.
Ma, appunto, stai nuovamente mescolando le carte sull'oggetto del contendere.
Non capisco, prima mi hai scritto che hai molto apprezzato questa e quella cosa dello stile di Williams, ma io non posso dire che invece non mi è piaciuto. Qual'è la differenza? Che i tuoi erano giudizi sulla traduzione di Stoner e i miei sul romanzo, senza fare distinzioni?


Secondo me è sintomo di aver capito che non esiste alcun originale. La traduzione, la critica e il discorso sull'opera sono l'opera stessa, detto in altro modo l'opera è sempre opaca. Non c'è alcun "livello originario" nell'opera.