Cologne sex attacks: Protest against gang assaults on women

Tolto il simbolo togli la cosa, ma non puoi identificare la cosa con il simbolo. Ne avevo già parlato in realtà:


Il fondamentalismo di oggi snatura la tradizione secondo te e secondo altri che, della tradizione passata, privilegiano alcuni aspetti anziché altri. I fondamentalisti islamici, invece, privilegiano altri aspetti anziché alcuni, e secondo loro è la tua visione che snatura la tradizione. Una tradizione complessa come quella islamica contiene tutto e il contrario di tutto: quindi, dal punto di vista storico-filologico, ha senso isolare un momento o un elemento di quella tradizione e ricostruirlo nelle sue linee essenziali. Ma questo isolamento presuppone già una scelta, non giustifica la scelta dell'aderente di aderire a questa ovvero a quell'altra versione della tradizione. E se anche fosse possibile riassumere le linee di fatto dominanti lungo tutta l'evoluzione storica di una tradizione, anche questo isolamento non potrebbe definire l'identità degli aderenti odierni: perché io – aderente odierno di una tradizione – dovrei conformarmi all'estrapolazione delle linee fondamentali da quell'amalgama di tendenze contraddittorie e storicamente situate che si sono manifestate in millenni di tradizione? Quindi non ha senso parlare di autenticità sul terreno di una teoria della tradizione: ciascun aderente sceglie la propria versione attraverso una selezione variamente determinata degli elementi che la compongono, e tale selezione non può trovare legittimazione vis-à-vis i caratteri della tradizione in un dato momento storico, né vis-à-vis le linee dominanti della tradizione nel suo complessivo percorso storico. Ciascuna interpretazione ha lo stesso valore di qualunque altra.
Il discorso del tipo 'la tua interpretazione tradisce la nostra tradizione, la mia tradizione è quella giusta' è un discorso interno, ha senso fra gli aderenti che si contendono la primazia delle rispettive interpretazioni. Ma, oggettivamente, sul terreno di una teoria della tradizione, non c'è un'interpretazione più legittima delle altre.

Non posso identificare interamente il simbolo con la cosa, ma posso farlo molto più di quanto tu creda. Se tu intendi il simbolo come idea simbolica in una sorta di binomio pensiero/azione, allora non ci intendiamo. Ma il simbolo non è ben definito come idea simbolica. Il simbolo è meglio definito come forma della pratica (cultuale, nel nostro caso; e le pratiche hanno vita a sé e sono relativamente indipendenti rispetto alle idee). Come forma della pratica, il simbolo è una cosa reale, il simbolo è struttura della realtà e del reale.


Ma non è vero che io credo che la realtà sia dietro il simbolo, l'ho detto chiaramente proprio nel post precedente, se abolisci il simbolo non hai accesso alla realtà, al massimo ti trovi di fronte al "reale". L'esempio del Khmer Rouge è illuminante secondo me: aboliamo il simbolico! Ma non ottieni l'accesso alla realtà, finisci a precipitare semplicemente nel reale, cioè in una brutalità inspiegabile (non hai una parola per dire il reale), nella sofferenza ingiustificabile di una vita nei campi di lavoro e infine una fossa comune.
Il fraintendimento probabilmente nasce da una sfumatura, quando tu dici che il simbolico è la realtà hai ragione, ma c'è un modo sfumato di aver ragione nella questione, cioè soltanto includendo anche l'antitesi in questa posizione (non facendo una media tra le due, bada bene).
Quando Heidegger e anche tu, dite: c'è una cosa solo ove vi sia una parola; avete ragione, ma come? Soltanto se, questa proposizione sottintende anche il contrario: solo dove non vi è nulla ci può esserci una parola. Cioè c'è sempre una differenza minima tra realtà e simbolo, questa differenza è la realtà stessa, quindi il simbolo è la realtà, ma come è questa realtà (qual'è il suo modo di essere realtà)? Nella differenza minima che lo separa da essa.

Al di la della questione teoretica, quando chiedi qual'è la peculiarità della narrazione religiosa rispetto alle altre la mia risposta è che dipende dal paradigma di riferimento. Il problema della religione nel contemporaneo si declina come conseguenza di una domanda epistemologica che sorge all'indomani dell'illuminismo: la cosa esperita dipende dal mio sguardo, oppure il mio sguardo dipende dalla contingenza della cosa esperita perché immerso in essa? A secondo di come si risponde a questa domanda si ricade in due trappole differenti (che mi diverte paragonare a quelle che Stalin chiamava le derive di destra e di sinistra del comunismo ). Nel primo caso (deriva di sinistra) finiamo nel discorsivismo storico alla Foucault che poi sfocia nel postmoderno che andava di moda nella seconda metà del ventesimo secolo, nel secondo (deriva di destra) nel riduzionismo scientifico dominante dell'immediato contemporaneo.

- Se rispondiamo A quindi: la religione non ha nessuna peculiarità universale, solo peculiarità particolari, è un modo come un altro di organizzare e prescrivere la realtà nel simbolico. In sostanza è una scienza come un'altra (corollario, la scienza è una religione come un'altra).

- Se rispondiamo B invece: la religione è il supplemento della scienza. Siccome la scienza è limitata dalla contingenza, ad un certo punto devo abbandonarla e affidarmi alla religione. E' curioso come però questo passaggio logico sia rigettato dai riduzionisti in una specifica modalità: fare della scienza stessa la religione (al contrario dei discorsivisti per i quali la scienza è una religione tra le tante, per i riduzionisti la scienza è LA religione).

Come si sfugge a questa trappola? Secondo me trovando una soluzione alla domanda epistemologica di cui sopra al di fuori di quelle che sembrano le uniche possibili risposte. In sostanza serve venire a patti col fatto che il moderno (l'illuminismo) divora se stesso, nelle sue premesse c'è la sua morte (qui serve Marx, altro che il capitalismo divora se stesso, col cazzo, l'ho visto quanto divora se stesso , ironia della storia è stato proprio il marxismo invece a divorare se stesso). La scienza moderna (il modo di iscriversi nel simbolico) è impossibile per se stessa (pone una domanda irrispondibile) da qui la necessità della religione che emerge come supplemento, alternativa o come scienza stessa. L'unico modo per non rimanere perennemente in questo limbo di impossibilità è una buona teoria del soggetto, che però non può essere scientifica, si dovrebbe mutuare dall'idealismo o dalla psicoanalisi, il che sembra inaccettabile, ma se non si fa ci si ritrova in una posizione munchausenesca (a tirarsi fuori per i capelli da soli). Insomma per rapportarsi al simbolico bisogna capire che il soggetto è nello sguardo del simbolico e non il contrario (non è che io vedo la realtà nel simbolico, sono io a essere visto dall'ordine simbolico), in questo modo si può anche pensare la mancanza del simbolico (io sono visto da qualcosa che non esiste, l'altro non c'è, solo c'è lo sguardo dell'Altro) e quindi farne a meno assumendolo in sé.

Nota a margine sulla tua chiusura: secondo me quello che tu chiami piccoli successi nella riduzione della sofferenza in ambiti circoscritti è solo una delocalizzazione della sofferenza. Delocalizzazione che ritorna indietro proprio sotto forma di reale (la bomba che ti esplode nel teatro), proprio come ti torna indietro la lavatrice prodotta in Cina che ti ritrovi al supermercato (Tarkovski is amused)

Quindi il tutto si riporta ad una mera questione di sintassi. Abbastanza comodo.
di fatto stai foraggiando il lavoro minorile e quindi contribuendo al perpetrarsi di un sistema corrotto che ti risulta comodo.
E no tu cittadino medio che non componi la compagine di Governo che stringe le mani quando non sei tu a farlo, non puoi esimerti da quel ragionamento dato che di quelle strette di mano e di quegli accordi con le scimmie urlanti Allah-snackbar (Cit.) ne trai anche dei benefici.
Petrolio? Gas? Fondi di investimento che entrando come azionisti di societa' Occidentali? = (se vi lavori) ricadute occupazionali. Immobiliare? Ecc ...

Se non ti sta bene con chi stringe accordi il Tuo Governo (che tu l'abbia votato o meno) hai due possibilita': mandarlo a casa ed eleggerne uno migliore (secondo i tuoi principi) o emigrare verso una Nazione autarchica che persegue una diplomazia di tipo binario
E (ripeto) tutto questo per ribadire il concetto secondo cui ridurre tutto a "E' l'Islam il problema" e' una baggianata in quanto si chiude lapidariamente con un "Non ci si puo' discutere. Con gente come questa, non ci sono piattaforme da cui partire" quando invece nevvero.
Tant'e' che se sgozzano ragazzini sono dei cattifi da cancellare dalla faccia della Terra (come se tutti i Musulmani fossero bestie assetate di sangue, sgozzatori dell'ulttima ora LOL) pero' se c'e' da discutere di Gas e Petrolio e contratti commerciali, gli argomenti e le occasioni per parlare si trovano.
Se l'Islam e' il problema lo e' sempre.
Invece il postulato e' sbagliato in quanto sancisce l'inutilita' di circa 1Mld di persone a prescindere.
LOL^2


E io non lo applicherei solo ai trattati commerciali. Se l'Islam è sempre il problema allora voglio vedere corroborato questo fatto, per esempio da una sistematica misoginia da parte di tutti i musulmani: ok ma questa non c'è. Come dice Suck non esiste questo fantasmatico Islam ma esistono molte realtà diversificate e complesse. Mi si fa notare che la distinzione tra fondamentalismo e religione che io faccio è questione interna loro ed è arbitrario da parte nostra stabilirlo: ma allora lo stesso vale per le caratteristiche problematiche dell'Islam che fungano da contenitore uniforme su cui mettiamo l'etichetta "problema". Il fatto è che c'è una forte eterogeneità, quindi o prendiamo at face value questo oppure ci immischiamo nelle loro faccende quale che sia il verdetto: Islam problema in sé e per sé oppure no. E' un altro esempio di double standard.


Qualsiasi atto risulta in questo comunque, l'alternativa è andare a vivere come eremiti su un'isola deserta
Per l'appunto quindi estremizzando il discorso (cioè accetto l'assioma secondo cui l'Islam è inconciliabile con il creato) si finisce sempre con l'accettare un compromesso ovviamente sulla piattaforma che più conviene secondo una coscienza dei diritti dell'uomo, a geometria variabile.


Guarda che conoscevo già questi episodi. Pero i genitori non sono stati "santificati" come nel caso del ragazzo islamico, ma puniti. Il problema nel caso dell'islamico e' che c'era un mucchio di gente accecata dalla fede.



continuate a mescolare "Islam" con "musulmano".

Sono due cose completamente diverse, l'islam e' una dottrina che dice ABCDE, il musulmano per un motivo per altro può prendere solo parte della dottrina, ABC, BDE, etc. Peccato che in quell'ABCDE si trovino esplicite dichiarazioni di morte ad apostati, infedeli, supposta inferiorità della donna, eccetera. Sono aberrazioni e nessuno dovrebbe avere dubbi al riguardo.

E stiamo parlando solo del libro rivelato, il Corano, non degli Hadith.

Sapete perché dico che l'islam e' il problema? e' molto semplice: si tratta di un'ideologia che limita le libertà personali dell'individuo. Solo questo fa suonare in me un campanello d'allarme (si tutte le religioni sono un problema, ma l'islam e' la più problematica di tutte). Poi oh.. per qualcuno di voi la libertà personale sicuramente non e' importante

Gli affari d'oro con gli islamici sono irrilevanti, tant'è che li faremmo comunque anche se non fossero islamici (infatti non si trovano particolari restrizioni dal punto di vista economico nel corano, a parte forse sui prestiti ad interessi -e anche questo si tratta di un attentato alla libertà personale, seppur in forma diversa). I problemi intrinsechi dell'islam che cozzano con i valori dell'occidente sono ben altri, e di natura individuale.

se l'islam non fosse un problema, non ci sarebbe gente come Ali Sina, Iqn Warraq che stanno combattendo per le libertà personali dell'individuo, che hanno riconosciuto il problema.

Ci sono centinaia di testimonianze di ex-musulmani che hanno fatto coming out e sono diventati dei paria nella loro famiglia o società. E stiamo parlando di famiglie normalissime, non wahabiti. A me queste famiglie "normalissime" fanno infinitamente più paura dei terroristi.

I have no words to express my feelings. I want to rejoice in every moment, to live every moment to the full. I want to rejoice in this beautiful earth and our wonderful human race, in spite of the ugly misery they live in because of the cult invented by the psychotic, evil terrorist Muhammad. I wish you every success Mr Sina. Let no one demoralize or deter you in your dream, a dream which i promise you is shared by many, many more. A dream of a world free of vicious, inhuman ideologies like Islam which enslave, corrupt and distort the human spirit. The task is not as hard as it may seem. Islam is a house of one billion cards. If a man 100% ready to blow himself up like me can change so fast so can the others. Carry on with your task undaunted. I hear of a book you are launching. There will be tremendous, frightening opposition even you may not have envisaged. If Salman Rushdie's book was treated the way it was, what of yours?


Around the age of 14, I realized how much of life I was missing out on. How my father commanded that I do my prayers 5 times a day and never play any sports because they would only lead me to the devil. One night I was talking to my parents about college and my father said that I would never go to college because he had chosen a boy for me and I was about to get married to him as soon as I turned 18. I was shocked! My mother ran out of the room crying. I began to plead with my father to let me go to college. But he said no. When I asked him why, he told me that Muslim women are not supposed to be educated or go to work. They are supposed to be good wives, who never disagree with their husbands and be good honorable women. I couldn't believe my ears. This man was still living in the dark-ages.

Unfortunately not many people take the time to sit back and ponder on why Muslims get angry at the slightest hint of reformation of Islam or any sort of insult, perceived or real, directed towards Mohammed. People will blame everything but Islam itself for the reactions and behaviour of Muslims. The so called liberals and left wingers take the cake, perhaps they are more Islamic than the Muslims themselves. They will go to any extent in order to justify the crimes and brutalities perpetrated by Muslims. I feel that we are living in a crazy world where people have a misplaced sense of Justice and thought.

Si potrebbe andare avanti per secoli.

Io sto dalla parte di queste persone e riconosco che l'islam e' uno stramaledettissimo problema.


Guarda che continui a rispondere a lato.

Nessuno qui dice che i musulmani sono tutti cattivi,ma che "il loro ideale di società è diverso da quello occidentale".

Non c'è nessun problema ad avere degli stati a maggioranza musulmana e che seguono le leggi del loro paese. A me non interessa quello che succede negli altri paesi. Se però le leggi del mio stato sono messe in discussione per via di una diversa visione del mondo, non sono d'accordo.

Se in Arabia Saudita sono contenti con la lapidazione, il taglio delle mani, la pena di morte, ecc. non sono affari miei. Se sono contenti di vivere in quel modo, pace. Ma non voglio avere persone all'interno del mio territorio che vogliono cambiare le leggi fondamentali dello stato, cosucce come la libertà d'espressione.

Ho spiegato meglio cosa intendo – e cosa io credo dobbiamo intendere – quando diciamo che la religione appartiene alla dimensione simbolica:

Quest'approccio però richiede, io credo, strumenti concettuali un po' diversi da quelli che introduci nel tuo discorso (quindi al massimo, se non siamo d'accordo, possiamo accordarci in termini kuhniani sul fatto che i nostri paradigmi siano inconciliabili ).
Premessa n. 1. La religione dev'essere intesa soprattutto come set di pratiche (c'è dell'altro, nella religione, ma non è il carattere principale: la concezione schleiermacheriana della religione come fatto personale e spirituale rappresenta solo un epifenomeno del tentativo di reinventare la religione in una società che propendeva verso il secolarismo, ma definisce assai male il concetto di religione; ovviamente dovremmo anche intenderci su cosa sia una pratica, etc.).
Premessa n. 2. Attraverso la religione, facciamo cose in maniera simbolica (per es. il rito della circoncisione in una data società può avere un preciso significato psicologico-sociale, etc.).
Segue: se la religione è un set di pratiche e fa le cose in maniera simbolica, possiamo definire il simbolo come forma della pratica. Questo significa che il simbolo non è un'idea attraverso la quale strutturiamo la realtà: il simbolo è la struttura che la realtà assume attraverso il dispiegamento del simbolo medesimo. Mi va bene descrivere la religione come simbolo perché comunque essa assiste funzioni della vita psichica e della vita associata, ma le assiste in piena autonomia, strutturando la realtà attraverso la propria scansione del tempo, dello spazio, dei corpi e delle relazioni.
Questo è quello che fa la religione e il modo in cui lo fa.

Ovviamente tutto questo deve essere parzialmente corretto e integrato con le osservazioni di chi (principalmente Talal Asad – osservazioni che generalmente condivido) osserva che religione non è un fenomeno analiticamente identificabile, trans-storico e transculturale, ma è costituita da un insieme di pratiche e di discorsi eterogenei che meritano di essere scorporati e analizzati individualmente.

Quindi qual è la peculiarità della religione? La religione serve a definire l'identità del soggetto e a strutturare i rapporti di questo col mondo e con gli altri uomini. Questo è quello che fa la religione. La religione non è il supplemento della scienza e non costituisce neppure l'antenato della scienza come credevano gli antropologi evoluzionisti, perché le loro funzioni principali sono completamente diverse: la scienza spiega le cose, la religione crea le cose (crea soggetti, rapporti, etc.).
La religione non è neanche un modo di prescrivere la realtà. La religione diviene prescrittiva solo in un secondo momento (in un secondo momento logico, non storico): le cose sono così, quindi è giusto che siano così, specialmente perché da queste cose dipende l'identità del soggetto, i suoi rapporti col mondo e con gli altri uomini; se facciamo le cose diversamente, sono cazzi; segue che la religione diviene prescrittiva. Ma principalmente la religione non prescrive, la religione crea. Poi l'uomo la guarda e pensa: ah, ma allora è così che devono essere la cose, e la religione diventa prescrittiva. Ma l'essenza della religione, il suo fare, il suo essere pratica, è nell'avere creato le cose come sono; il giudizio prescrittivo costituisce un momento logico successivo.

Poi c'è la domanda se si possa fare a meno della religione, e secondo me sì. Non dico a livello planetario, non è necessario pensare così in grosso: limitiamoci a ragionare a livello più individuale o comunque circoscritto. Serve una teoria del soggetto, sono d'accordo, anche se non sono sicuro che intendiamo la stessa cosa. Serve una teoria del soggetto come superamento della funzione della religione nello strutturare il soggetto e i suoi rapporti col mondo e con gli altri uomini. Il soggetto può essere spiegato scientificamente, sì, e questa spiegazione scientifica è fondamentale nel superamento della religione, ma non è la spiegazione scientifica a sostituire la religione: la religione è sostituita dalla consapevolezza della sufficienza della spiegazione scientifica (nella sua necessaria insufficienza). La spiegazione scientifica in sé non può sostituire la religione. Mentre i rapporti del soggetto con gli altri uomini possono essere strutturati attraverso valutazioni razionali. E, bada bene, non sto dicendo che si possa rinunciare ai simboli. Sto dicendo che si può rinunciare a quella particolare categoria di simboli che costituisce le religioni, con le proprie caratteristiche e funzioni.

Ah, dimenticavo questo:

Non sono del tutto d'accordo. In parte rimanda al discorso del se sia o meno colpa nostra se stanno male. No, secondo me non è interamente colpa nostra e, soprattutto, non è in diretta relazione col superamento della sofferenza promosso dal mio discorso. D'altra parte il 'buon selvaggio' era un tipo assai più violento e assai più 'debole' di noi moderni.

Non è una 'questione di sintassi'. Ti ho detto: il tuo discorso al massimo prova che io sia stronzo/ipocrita, etc., mica che il lavoro minorile sia giusto.



Ci sono molte possibilità, e non credo che stiamo discutendo di quale io segua personalmente, giusto?
Poi resta il fatto ch'è un po' complicato essere assolutamente integerrimi, che la semplice esistenza è un fatto immorale e che, se vogliamo discutere di un'etica praticabile, dobbiamo essere disposti a fare dei compromessi, altrimenti l'unica alternativa etica è il suicidio. Ma questo discorso ci porterebbe un po' troppo lontano.



No, no, e no. Quello che dici non ha assolutamente senso.
Punto primo. Se il mio gelataio è un terrorista islamico e io compro il gelato da lui, questo non prova assolutamente che coi terroristi islamici, in fondo, è possibile discutere ed è possibile un punto d'incontro sul terreno della loro cultura, dato che io e lui scambiamo soldi con gelato. Non sequitur.
Punto secondo. Personalmente io non sono un magnate del petrolio e, se è per questo, non sono neanche un imprenditore. Quindi, se proprio vuoi farmi esempi di trend della cultura islamica coi quali io possa intendermela sulla base di valori comuni, per lo meno non portarmi esempi di magnati del petrolio e affini


Una breve precisazione: io ho parlato di scienza come strumento di simbolizzazione non perché la scienza abbia una particolarità ontologica, avrei potuto parlare di poesia, ma perché oggi siamo storicamente nell'era in cui il simbolico è scientifico, la poesia non se la incula nessuno, invece...
Mi sono innamorato di tizia >>> Darwin
Mi piacciono i Radiohead >>> Per via dei neuroni a specchio
ecc...

Quindi hai "scientificamente torto" ( ) quando dici che la scienza non simbolizza mentre la religione si. Lo fa anche troppo secondo me, ed è qui il mio punto quando parlo di teoria del soggetto. Il soggetto non è scientifico (nel senso di empiricamente esperibile), non lo puoi esperire e non lo puoi nemmeno pensare come oggetto, che poi è il fraintendimento cartesiano, cogito ergo sum per cogito me cogitans, quel "me" è impossibile da cogitare perché ogni volta che cerco di averci a che fare trovo solo sue manifestazione performative, mai la sua sostanza (non ne ha alcuna in effetti). Però se vuoi una conoscenza scientifica ti serve un soggetto, per sapere come sono le cose ti serve qualcuno a cui far sapere come sono le cose, da qui la necessità per salvare la scienza di abbandonarla (affidarsi al non scientifico).

In sostanza, quando Ratzinger dice che la Chiesa è l'unico bastione contro l'irrazionalità della scienza ha più ragione che no, nonostante non sia la mia posizione, almeno lui ha capito che la scienza è impossibile per sé stessa, cosa che invece gli scienziati faticano a capire, proprio perché sono irrazionali.

Concludendo, quando dici che si può fare a meno delle religioni io sono d'accordo con te, ma il modo in cui si può fare a meno delle religioni è solo essendo religiosi, da cui la mia posizione per la quale essere cristiani oggi è il modo di essere atei (il cui corollario è che i fondamentalisti non sono per niente fondamentalisti nel senso di radicalmente religiosi come dicevo in un post di parecchio tempo fa).
Non credo proprio.


Concordo. Dunque non sto capendo di cosa vuoi parlare tu con me.

Io contestavo a nomeacaso l'affermazione l'Islam è il problema che è oggettivamente una stronzata.

Ma il tuo discorso rimanda appunto alla differenza fra una teoria scientifica e il modo in cui possiamo usare una teoria scientifica. Infatti io sono dell'idea che il primo criterio di un approccio corretto alla scienza è quello di riconoscerle i suoi limiti, altrimenti sì che la scienza diventa un'altra metafisica (come lo è per molti). La scienza non risponderà mai alle domande del quadro di Gauguin, ed è importante accontentarsi di questo. Però, ecco, io credo che la scienza sia centrale nel superamento della religione, non perché la teoria scientifica in sé possa sostituire la religione, ma perché comunque ci permette di guardare a un mondo di forze relativamente comprensibili; quel tanto che basta per non sbandare rifugiandoci nelle strutture solide ma artefatte delle religioni.


Sarai mica un fascista?

Abbiamo una dottrina con una serie di norme che limitano la libertà personale. Questo e' un problema.
Visto che qui si continua a negarlo, mi piacerebbe sapere qual'e la scala dei valori degli utenti del forum.


Leggi il mio thread sull'EPR dai che nessuno se lo caga


Infatti su questo siamo d'accordo credo, parafrasandomi ancora, è quando si carica la scienza di una richiesta impossibile che il suo fallimento (apodittico) fa esplodere la religione anche nelle sue manifestazioni più abiette. Il problema è che è la scienza stessa a pretendere l'impossibile da se stessa. Da cui...

...quando parli di soggetto scientifico non ho veramente idea di cosa tu intenda. A un primo acchitto mi viene semplicemente da essere tranchant e dire che è una cosa impossibile.

Quindi tutto ok. Non hai problemi a compare il gelato dal terrorista.
Ma che stai a dì?
A parte che ripeto, contestavo l'affermazione inconsistente de l'Islam è il problema e non con i terroristi ci si può trattare.


Il fatto che tu non sia un magnate del Petrolio come ho già scritto, non implica che tu non goda di quegli accordi stipulati da chi hai (o non hai) votato, con elementi di caratura opinabile, come l'Arabia Saudita ad esempio.