[7 Ottobre 23] Crisi Palestina-Israele (Part 2)

ma quand’é che votate per l’indipendenza e ri-entrate in europa?

Era meglio Corbyn

sevono 2 cose, la possiblità di indire il referendum che deve essere avallata da Londra (che nn lo farà più) e un po’ di vecchi nostalgici dell’impero che nn vogliono staccarsi dall’uk
il 2 motivo è los tesso per cui il nord irlanda nn ha ancora mandato in culo albione (loro hanno il permesso x il referendum volendo)

Boh, però immagino il tonnellaggio trattato sia comunque impattato, specialmente se la questione dovesse prolungarsi oltremodo, per il momento sono solo poche settimane in cui questo fuoco d’interdizione sia in corso, la risposta degli armatori è stata progressiva ed il crollo dei transiti rimane questione recente, vedremo se l’insicurezza del passaggio nello stretto rimarrà tale nei prossimi 4-6 mesi come il mercato degli spedizionieri si regolerà a seguire.

È da fine dicembre-inizio Gennaio che le navi hanno cambiato percorso (dicembre sono schizzati i costi delle vie aeree, non solo per la doppia combo natale-futuro spring festival, ma anche per questo motivo; ora son rimasti alti).
La risposta degli armatori è stata immediata, perché nessun vuole perdere navi, quella che doveva arrivare il 6 gennaio, è stata ferma giusto un giorno o due all’imbocco di Suez, poi ha cambiato rotta.
Il mercato si è già regolato, prezzi più alti, tempo di percorrenza aumentato, altro che 5-6 mesi :asd:

I costi sono saliti proprio per percorrenza, assicurazioni e tutto. Ma è tutta roba già vista negli ultimi due o tre anni. Tanto che è già a un plateu l’indice del costo-container.

Edit - cioè io lavoro principalmente con DB Shencker e parlo direttamente con il capoccia italiano delle ocean sales. Diciamo che ci tengo a essere aggiornato su sta roba :dunnasd:

Quello a cui stai pensando è la risoluzione 181 delle Nazioni Unite, che prevedeva una divisione della Palestina Mandataria (sotto il controllo britannico dalla fine della Prima Guerra Mondiale) in due parti, una a controllo ebreo e una a controllo arabo-palestinese, con Gerusalemme e Betlemme città a gestione condivisa.

La risoluzione fu approvata con 33 voti a favore e 13 contro; non sorprendentemente, tutti gli stati arabi - cioè gli unici che sarebbero stati coinvolti da questa decisione - votarono contro. Il piano, comunque, non andò mai da nessuna parte perché le tensioni già presenti da tempo nell’area fra ebrei sionisti e arabo-palestinesi degenerarono in una vera e propria guerra civile prima, e in una guerra aperta fra il neonato stato di Israele e gli stati arabi poi. Israele vinse questa guerra, prendendo il controllo di tutto il territorio che avrebbe ricevuto come parte della risoluzione, più parte di quanto sarebbe stato assegnato agli arabi. La West Bank invece fu occupata dal Regno di Giordania e Gaza dall’Egitto.

Per quanto riguarda la tua domanda, sì, a livello di legge internazionale la risoluzione 181 è ancora valida.

In teoria, no, non può: il diritto all’autodeterminazione è riconosciuto dalle Nazioni Unite, non dipende da agenti esterni, ed è stato riaffermato più volte nel caso dei palestinesi (per esempio dalla ICJ nel 2004, con la cosiddetta Wall Opinion).

Nella pratica, però, l’unico organismo che ha la possibilità di imporre la legge internazionale è il Consiglio Supremo delle Nazioni Unite, dove gli Stati Uniti hanno diritto di veto. Quindi qualunque tentativo di imporre la formazione di uno stato palestinese finirà per scontrarsi con la loro opposizione.

Israele, per inciso, non ha mai visto di buon occhio la creazione di uno stato palestinese, che vede come una minaccia alla sua sicurezza. Il momento in cui si è arrivati più vicini alla creazione di uno stato palestinese è probabilmente stato il summit di Camp David, che però si è concluso in un nulla di fatto. I motivi sono controversi, nel senso che i palestinesi dicono che gli israeliani avanzavano troppe pretese e viceversa.

Praticamente da allora, politicamente Israele è stato sotto il controllo della destra, da sempre non solo fortemente opposta a uno stato palestinese ma anche promotrice attiva della creazione di nuove colonie nella West Bank.

La banalizzazione è presentare questo messaggio come sincero.

A Netanyahu di uno stato palestinese non gliene è mai fregato nulla punto. Quello della “ricompensa per il terrorismo” è una scusa, che - ricordo - è arrivata accompagnata da un completo rifiuto della legge internazionale.

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Si, i dati confermano la probabile deviazione iniziale delle navi cargo con elevato numero di container, perlomeno guardando il calo nel tonnellaggio transitante stimato, figuro per il valore economico di ogni singola spedizione, quindi le percorrenze successive saranno state coperte da vascelli di capacità di carico inferiore, ed adesso anche il loro numero in termini assoluti si riduce; comunque sia, tu non pensi, eventualmente, la pericolosità di transito di uno dei 2 accessi primari al bacino del Mediterraneo possa condurre ad una marginalizzazione dei suoi porti ?

Immagino per i carichi provenienti dall’indo-pacifico le destinazioni finali preferibili diverranno i porti spagnoli e marocchini, lasciando poi a trasferimenti secondari da questi verso i porti regionali per il commercio locale, compromettendo il valore dell’Italia come hub di trasferimento verso il resto d’Europa.

Siamo circondati da conflitti attivi, vi saranno bene delle conseguenze.

Che faccia di merda che c’hanno in Israele :rotfl:
La loro stessa esistenza e’ una ricompensa per il terrorismo che promuovono da sempre nella regione, cristo santo lo stato di israele stesso e’ figlio del terrorismo della nakba e non ha conosciuto altro che ricompense per gli orrori che ha commesso :rotfl:

https://www.axios.com/2024/02/23/netanyahu-gaza-war-palestinian-authority-reconstruction

Netanyahu ha per la prima volta presentato in maniera concreta e ufficiale i suoi piani per il post guerra. In breve:

  • l’esercito israeliano continuerà a operare “indefinitamente” nella Striscia di Gaza, controllando anche - assieme all’Egitto - il valico di Rafah;
  • la Striscia di Gaza sarà demilitarizzata e deradicalizzata; per questo secondo obiettivo, Netanyahu auspica la cooperazione di altri stati Arabi;
  • la ricostruzione potrà iniziare solo dopo che sarà finita la demilitarizzazione e avrà avuto inizio il processo di deradicalizzazione, e sarà pagata da stati approvati da Israele (eh certo);
  • per l’amministrazione civile, il piano parla di impiegare “elementi locali con esperienza nell’amministrazione” specificando che non devono essere identificati con organizzazioni che supportano il terrorismo, quindi niente elementi dell’amministrazione di Hamas. Sembra però possibile un coinvolgimento dell’autorità nazionale palestinese;
  • chiusura dell’UNRWA e sua sostituzione con altre associazioni umanitarie internazionali (notare che perfino l’intelligence statunitense mette in dubbio le connessioni fra UNRWA e Hamas date per certe da Israele)
  • questo articolo non ne fa menzione ma il documento si chiude con il già espresso rifiuto di qualunque riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina, chiarendo che a questo si deve giungere solo tramite accordi bilaterali (cioè mai, se va come vuole Netanyahu).

L’ultima è importante perché giusto ieri l’ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite, Riyad Mansour, ha dichiarato che cercheranno di fare in modo che lo Stato di Palestina venga accettato come membro a pieno titolo (ricordo che presso l’UN la Palestina è sì presente, ma come osservatore). Non è la prima volta che la Palestina prova a intraprendere questo percorso ma di sicuro gli eventi degli ultimi 4 mesi hanno reso molto più centrali le discussioni in merito. Linko direttamente il discorso di Mansour dove ne parla perché non ho trovato articoli su siti affidabili.

bonus clip:

https://twitter.com/halalflow/status/1760687835819204660?t=9cYfdUWwiGphiNJMw_cNSQ&s=19

Menzogne, semplicemente perchè non può permettersi una normalizzazione del quadro sociale, la conflittualità attiva e costante rimane l’unica circostanza in cui l’attuale modello politico ed ideologico possa perpetuarsi, tornare ad una situazione precedente al ritiro del 2005 reitererà le stesse problematiche dell’epoca, solamente amplificate da una crescita demografica notevole e tanto, tanto risentimento recente.

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Grazie mille per avermi tolto qualche dubbio.
Credo di aver capito, però, che, allo stato attuale, gli USA vorrebbero questo stato palestinese, “due popoli due stati”, cosa molto improbabile se Trump dovesse vincere le elezioni.

Se sono tutti (Israele a parte) d’accordo con questa cosa dello stato palestinese, cosa stanno aspettando?
Netanyahu ha intenzione di portare avanti questa “lotta al terrorismo di Hamas” finché non ci saranno le elezioni in USA (inizi novembre 2024 quindi) con la speranza che venga eletto Trump?

Mi sembra di aver letto che Netanyahu non abbia la simpatia di nessuno ora come ora, che senso ha tutto questo?

Il fatto è che in teoria sono tutti per l’autodeterminazione (devo ammettere che ha fatto sorridere leggere che le delegazioni della Russia e della Cina all’ICJ sono state critiche nei confronti dell’occupazione israeliana, dicendo che viola il diritto all’autodeterminazione, che è un sopruso nei confronti della libertà dei palestinesi, che la resistenza armata all’occupazione è legittima… insomma, dai).

Nella pratica però questo diritto finisce in secondo piano rispetto alla politica estera delle grandi potenze. Perché a parole anche gli Stati Uniti sono a favore dei due stati, però allo stesso tempo non vogliono perdere il forte legame che hanno con lo stato di Israele, che permette loro di avere una specie di “base avanzata” in medioriente molto più ideologicamente affine di quanto possano esserlo per esempio Turchia o Arabia Saudita (che pure sono considerati importanti alleati). Quindi sì bella l’indipendenza Palestinese però deve giungere solo a termini che vanno bene a Israele.

Sicuramente sta cercando di stallare più possibile, o almeno di potersi garantire una vittoria contro Hamas (che può essere solo simbolica: anche catturare Yahya Sinwar non fermerà Hamas, che è storicamente stata molto resistente all’eliminazione dei suoi piani alti, né fara cessare il risentimento nei confronti di Israele da parte dei palestinesi) da poter spendere politicamente per rimanere al suo posto.

Altrettanto sicuramente a Biden preferirebbe Trump, che ricordo da presidente ha non solo spostato l’ambasciata americana a Gerusalemme, ma anche dato il via agli accordi di Abramo, un processo di normalizzazione dei rapporti fra Israele e vicini sulla questione palestinese… senza consultare i palestinesi. La domanda però è quanto a lungo Biden sarà ancora disposto a mettere a rischio una sua possibile rielezione pur di continuare a sostenerlo.

Beh… è pieno il mondo di leader che non sono certo brave persone ma con cui si continua a stringere accordi perché fanno comodo per un motivo o per l’altro :asd:

il governo israeliano i palestinesi li vuol vedere morti nel deserto, altro che stato di palestina.

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Preferibilmente nel deserto del Sinai, così diventano un problema degli egiziani

;) ;) ;)

Ma le botte al corteo “cessate il fuoco a Gaza” vanno qui o nel 3d dei millifez? Sono indeciso.

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Botte da orbi.

Guardate che pure la popolazione israeliana in larga parte è a favore delle operazioni a Gaza e (non dimentichiamolo) nel West Bank

Non fate sembrare il governo Netanyahu come isolato, perché non è vero

Fonte: contatti diretti e non :asdsad:

nuovo 3d contenitore per le botte?