Secondo me il grande problema di tutte le coppie è quando vengono manifestate le insofferenze o peggio quando vengono solo somatizzate.
Quest’ultima ipotesi molto pericolosa se la si lascia lievitare dentro. È anche vero che spesso non c’è un cazzo da fare, quello sei, mica puoi recitare. Tipo “Ma quanto mi fai schifo quando mangi, non ti sopporto, ma mettiti nel ripostiglio, fai un rumore odioso.” oppure “ahhh ma perchè non mi hai stirato la camicia?”
Le peggiori poi sono quelle con tono pacato, dette con spregio calcolatore. Così aggratis, spesso nemmeno con l’intento demolitivo, ma come fare un rutto o pisciare, di chi si è rotto i coglioni insomma. Tipo “sei un deficente deforme con i vermi nel cervello è la vemtimiliardesima volta che ti dico di non entrare con le scarpe in cucina, ma perchè non muori.” oppure “sei cosa da marciapiede, anzi peggio, almeno quelle si fanno pagare”
Poi ci sono le esternazioni dette in pubblico che creano faglie nel mantello terrestre. Tipo “mio marito ce l’ha piccolo o mia moglie non sa cucinare”. Qui poi servono sedute a pagamento di recupero del karma, ma minimo da 10k euro a salire.
Poi ci sono le esternazioni con l’intento definitivo, tipo “ti devo parlare, siediti” che subito pensi “porca puttana devo aver fatto qualcosa di molto grave”. Al “siediti” se osi anche solo esternare un niente di territorio, fosse solo una sgrullatina, perchè tu pensavi A ma invece era B, sei nella merda fino ai capelli. Semmai va raccontato bene il fatto e poi si attende il verdetto con serenità senza umiliarsi, da noi si dice “meglio una volta arrossire che cento volte impallidire”
Poi ci sono anche gli sguardi di insofferenza, roba che creano buchi di lava che levati. Tipo se esci con le scarpe vecchie, cioè lei tutta in tiro e tu sembri un barbone del cazzo e le sue amiche ti guardano lei ti brucerebbe col pensiero, tipo la fenice. In pulviscolo proprio. Oppure lei parla a rotella di cose tue con l’amica, che non ti va di spiattellare, ti va il sangue al cervello.
Poi per assurdo anche all’estremo opposto solo micio micio su ogni cosa conducono a “sei peggio di un vegetale, se volevo un cane non c’era bisogno di mettere su tutto sto film del cazzo a rate, tanto una minchia per il sabato la trovavo uguale.”
Sostanzialmente si entra nel reame dell’odio e del “volere” e “avere” anzichè stare nel reame del “dare” e del “condividere”.
Chiaro anche che deve essere reciproco l’intento di cacare nello stesso cesso.
Per cui alla domanda:
“Come si regola il volume della tv che lo alzo e non si sente un cazzo” non bisogna esordire con “ahhhh hai rotto il cazzo ma come fai a essere così deficente” ma con “guarda, sul telecomando c’è una freccina, se clicchi a destra ti compare una barretta, poi schiaccia la freccina sopra e taaac si sente a palla, dimmi quando hai fatto”
Purtroppo si giunge a tale stato di quiete mentale solo nel lungo termine, tutto il tempo intermedio è smussamento di spigoli e botte di culo o di sfiga, tipo le carte di magic.
Purtroppo la maturità emotiva, la complicità degli sguardi, la condivisione di un idea, la scelta in due, sono di fatto delle conquiste graduali, mai perfette, su un campo minatissimo di miserie assortite.
Si dedicano effort elefantiaci alla customer satisfaction 12 ore al giorno dal lunedi al venerdi, incluse le scuse formali se no il cliente ti manda affanculo, per avere in cambio un pezzo di pane avariato, anzi alcune volte pure a debito insoluto, perchè si.
Invece la partner satisfaction in cambio di un abbraccio la si dimentica, anzi, ci mettiamo un effort assurdo a sotterrarla proprio.
E si resta ingessati su questioni di vanagloria e ferimenti di orgogli.
E fino qui siamo al livello base, roba da tiktok insomma, poi c’è il livello serio, tipo un cancro, un incidente, un pompino in ufficio, la disoccupazione, il pignoramento, il terzo figlio a 50 anni, un parto trigemellare, il carcere, la morte, il trasferimento in alaska, la figlia all’altare, la morte di un figlio, cose così.