[topic politico]3.6 Millifez, Terza reichpubblica, Dalle banane ai Meloni (Part 2)

Se Gramellini lascia la rai allora han fatto anche cose buone?

poi uno dice: perchè renzi è sempre cosi aperto e dispomnibile verso la meloni “se vogliono fare questo, noi ci siamo. se vogliono fare quello, noi ci siamo”

non ho accesso all’articolo ma non mi stupisce

Roger!

Articolo

ROMA - Non è un governo per poveri. Lo dice ora anche Bankitalia e lo rende visibile in un grafico spiazzante. Le misure di sostegno alle famiglie con i redditi più bassi, quelle più impattate dall’alta inflazione e dal lavoro precario, varate dalla prima manovra di bilancio dell’esecutivo Meloni, sono state vanificate dalla stretta sul Reddito di cittadinanza. Da una parte il governo ha erogato aiuti per 4,8 miliardi per il 2023, con un vantaggio medio annuo di 193 euro a nucleo: taglio del cuneo, bonus bollette, assegno unico maggiorato per figli. Dall’altra però ha fermato il Reddito dopo sette mesi per una parte dei percettori, annullando l’effetto degli altri benefici.

Nuovo Reddito bocciato

Un’analisi impietosa, destinata solo a peggiorare. Perché non tiene conto della riforma del Reddito in vigore dal 2024 che taglierà ancora la platea - calcola Bankitalia - del 40% tra le famiglie italiane e del 66% tra quelle straniere. Ottenendo un risparmio da 1,8 miliardi all’anno per il prossimo biennio, con la spesa che scende da 8,8 a 7 miliardi. Ma senza realmente distinguere tra chi è occupabile o meno. Anzi, “entrambi i gruppi presentano livelli di istruzione mediamente bassi”, scrive Bankitalia. E non si prefigura “una probabilità di reinserimento occupazionale significativamente migliore” del gruppo destinato all’indennità da 350 euro al mese, non ripetibile, per i soli mesi in cui seguirà un corso di formazione.

Il primo scaglione dell’Irpef

La doccia fredda di Via Nazionale arriva all’indomani di un’altra vaga promessa ad effetto sciorinata dalla premier Meloni ai sindacati, nell’incontro a Palazzo Chigi di martedì: l’ampliamento del primo scaglione dell’Irpef, quello tassato al 23% fino a 15 mila euro di reddito, per “includere quanti più lavoratori possibili”. Ipotesi nuova, non prevista nella delega fiscale in discussione in Parlamento.

Non è analizzata dagli economisti di Palazzo Koch, ma anche qui, calcoli alla mano, si tratta di un piccolo beneficio per un grande esborso, visto l’alto numero dei beneficiari. Se la soglia del primo scaglione salisse, ad esempio, da 15 a 20 mila euro, il guadagno annuo per 5,4 milioni di contribuenti dal taglio dell’aliquota (dal 25 al 23%) sarebbe di appena 37 euro in media all’anno, 3 euro al mese. Di 100 euro annui per quelli sopra i 20 mila euro di reddito, altri 19 milioni di contribuenti. Costo per lo Stato: oltre 2 miliardi.

Il governo non sembra avere un disegno chiaro di politica fiscale e dei suoi impatti redistributivi su quelli che stanno peggio. Non si capisce poi come questa nuova idea possa conciliarsi con la riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef. E con il costoso taglio del cuneo contributivo da rendere strutturale nel 2024.

Il cortocircuito degli aiuti

Il grafico di Bankitalia sugli aiuti vanificati dalle strette conferma anche un altro paradosso delle misure del governo. Mentre le prime due fasce di reddito - le famiglie più povere - subiscono l’effetto boomerang della doppia mano (una dà e l’altra prende), le ultime due più ricche registrano un altro cortocircuito. I pensionati sono molto penalizzati dal taglio della rivalutazione degli assegni all’inflazione. Mentre le partite Iva, la cui flat tax è stata allargata da 65 mila a 85 mila euro, godono di super benefici.

Bankitalia la definisce “disparità di trattamento” tra contribuenti. Il reddito delle famiglie dei lavoratori autonomi quest’anno “cresce in media il doppio di quello delle famiglie dei dipendenti: +1,5 contro +0,8%”. Mentre "si riduce quello dei nuclei che vivono per lo più di assistenza (-0,8%) e delle famiglie dei pensionati (-0,2%). Ne risente “l’equità orizzontale”.

Contrattini e precarietà

Bankitalia smonta poi anche un’altra narrazione governativa. I beneficiari del Reddito di cittadinanza non stanno diminuendo per la stretta normativa introdotta da Palazzo Chigi. Ma per via della “fase ciclica positiva”, ovvero per l’economia che va bene e offre più posti di lavoro. Il fenomeno è iniziato l’anno scorso, quando le famiglie col Reddito sono scese del 4,6% a 1,7 milioni. E “il calo prosegue nei primi mesi del 2023”.

Anzi Bankitalia fa notare che il reddito delle famiglie italiane l’anno scorso è aumentato - in termini nominali, perché l’inflazione l’ha falcidiato, portandolo sotto al livello 2019 - proprio grazie alle famiglie più povere che hanno incrementato il numero dei componenti che si sono trovati un lavoro, vero ammortizzatore sociale. In realtà un lavoretto, soprattutto nei servizi “a basso valore aggiunto” e nelle costruzioni.

La precarietà in Italia non è sana flessibilità. Lo ripete ancora una volta il governatore Ignazio Visco: “In molti casi il lavoro a termine si associa a condizioni di precarietà molto prolungate. La quota di giovani che dopo 5 anni ancora si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20%”. Eppure il governo Meloni estende l’uso dei voucher, rende più facile l’uso dei contratti a tempo senza causale. E chiude, senza se e senza ma, al salario minimo. Non è un governo per poveri. E neppure per lavoratori stabili.

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Il report di Bankitalia dice:

E ancora

Ah ecco, allora è un documento più aggiornato di quello che ho pubblicato io. Come non detto.

Hanno tagliato il reddito ma aiutato gli evasori, checkmate :sisi:

Merdacce

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sempre peggio :rulez:

Queste sino alcune delle politiche fiscali adibite alla repressione inflazionistica, per quanto sbagliate, vili ed abiette che siano certo, sobillare deliberatamente lo stato di necessita’ delle fasce di popolazioni in condizioni economiche meno favorevoli per stimolare la partecipazione al mercato del lavoro a qualunque condizione, e sfruttando quindi l’iniquita’ nella contrattazione, per venire indirettamente incontro alle richieste di una parte del mondo imprenditoriale di maggior mandopera e diminuire per quanto possibile la domanda di aumenti retributivi per tentare di compensare il calo di competitivita’. Mi chiedo per quanto una simile strategia sia funzionale.

Tanto quando c’è inflazione o tagli sopra o tagli sotto. La scelta è ovvia, ed è la stessa scelta di tutti i governi e di tutte le banche centrali, qualcuno di questi soggetti cerca un minimo di confondere le acque altri manco ci provano. Tipo la fed: che volete fare per l’inflazione? Abbassare i salari e creare disoccupati. Così dritto.

La parola d’ordine è FLES-SI-BI-LI-TA. [CIT.]

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questa flessibilita’

Il problema sono dinamiche le cui conseguenze siano note, ripetute in ogni contesto sociale e culturale in ogni continente ovunque siano state applicate, ed in questo caso sospetto non ingenerino neppure quel piano di riforme che, per quanto rappresenti un disastro in potenza per vita civile del paese, possano almeno sviluppare un modello vagamente piu’ competitivo e dinamico.

Meglio il 3% di disoccupazione con “flessibilità” o il 10% col posto fisso? Domanda stupida, ma il mercato del lavoro è cambiato dagli anni 80 quando andavi in fabbrica e ci restavi 40 anni

Poi bisogna capire cosa si intende con flessibilità. Togliamo i call center e simili, per un laureato oggi il tempo determinato è utilizzato 1-2 anni per valutare la persona, se ti integri ti fanno l’indererminato
A me due aziende mi hanno fatto questa proposta e non sono un’eccellenza

No, decisamente non direi che tu lo sia

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Chiedilo al 3% disoccupato flessibile se è meglio. :ahsisi:
Che poi non mi pare la disoccupazione in italia sia ferma al 3%.
E la flessibilità non riguarda solo i disoccupati.

Il 3% di disoccupazione è considerato di una economia “sana” dagli economisti. La Germania per anni è stata al 3-4%

Qui dice il 5%

https://scholar.google.it/scholar?hl=it&as_sdt=0%2C5&q=unemployment+rate&oq=unemplo#d=gs_qabs&t=1685646627438&u=%23p%3DuKxzgmfSXoIJ

Si tratta di persone difficilmente occupabili che sempre ci saranno nella società. Per esempio, un 50enne con la terza media è senza lavoro per colpa della flessibilità?

Secondo me bisogna fare dei distinguo. Male chi propone contratti di un mese, e ne ho visti. Bene chi propone un anno di contratto con scopo assunzione.

Se tu mantieni la disoccupazione al 3% significa che anche se flessibile il lavoro comunque tutti ce l’hanno.

In Italia su 23 milioni di dipendenti, sono 3 milioni i contratti a termine.

Tornando al punto iniziale, non puoi mica pretendere lo 0% di disoccupazione. Nessun paese la raggiunge

E sticazzi?