Ha trascorso una vita a occuparsi di criminalità organizzata, nel 1994 Francesco Saverio Borrelli lo ha voluto nel pool di Mani Pulite e insieme alle toghe più celebri d’Italia ha contribuito a spazzare via la prima Repubblica. Ha indagato sul terrorismo rosso e su quello islamico. Suoi sono stati alcuni dei casi giudiziari più celebri e controversi degli ultimi trent’anni: dal processo a Renato Curcio al caso Abu Omar.
E sua potrebbe essere anche la pietra miliare in materia di intercettazioni, in attesa che il disegno di legge Orlando ancora dormiente riesca a prendere vita. Armando Spataro, oggi procuratore capo di Torino, è riuscito a precedere persino il governo Renzi. Firmando la nuova linea guida in materia di intercettazioni – con le nuove norme che eliminano dagli atti notizie e frasi inutilizzabili, irrilevanti o che contengano “dati sensibili” – attraverso una circolare sottoscritta da oltre 50 pubblici ministeri. Una direttiva che “non vuole limitare la stampa” ma solo “tornare a dare alle intercettazioni lo scopo che realmente hanno: dimostrare la colpevolezza (o l’innocenza) di un imputato”.
In attesa che anche a Roma il legislatore si pronunci sul tema, lei a Torino ha anticipato tutti.
Questa mia direttiva è in linea con quella che almeno dal 1998 è la premessa di ogni discussione in ambito politico, accademico e giuridico. E cioè che le intercettazioni sono finalizzate ad acquisire prove di responsabilità degli indagati e imputati. Ma allo stesso tempo si deve ricordare che all’interno del sistema è prevista la tutela dei dati inutilizzabili, irrilevanti e sensibili perché evidentemente non servono a provare questa responsabilità. Il meccanismo che io prevedo si adegua a questi principi già esistenti. A prescindere da eventuali nuove norme che potranno essere varate.
Estrapolare le intercettazioni ritenute non rilevanti allungherà i tempi delle indagini? E chi avrà l’ultima parola su una eventuale distruzione delle intercettazioni?
Assolutamente no, neppure per un secondo. E spiego perché: se prendiamo in considerazione la fase in cui il Pm trasmette al giudice intercettazioni utili a sostenere una richiesta di misura cautelare, nessuna perdita di tempo deriverà dal prevedere di non inviargli comunicazioni, da un lato inutilizzabili per legge e, dall’altro, irrilevanti e sensibili insieme. Anzi, la valutazione del giudice potrà essere persino più veloce. Se, invece, prendiamo in esame la fase di chiusura delle indagini preliminari, la direttiva prevede che il pm depositi tutti gli atti per i difensori (e di questi essi hanno diritto di ricevere copia) ma nello stesso tempo dia loro avviso che per un determinato elenco di conversazioni registrate, di cui saranno citati gli estremi identificativi, comunque non contenenti sintesi dei colloqui e identità dei dialoganti, egli intende chiedere al giudice lo stralcio in vista di segretazione e successiva distruzione. E i difensori, come è previsto nel provvedimento, potranno, entro cinque giorni, ascoltare le conversazioni in questione, senza però ottenerne copia, In tal modo, davanti al giudice, essi potranno argomentare in ordine alla richiesta del PM di stralcio, condividendola o opponendovisi. A quel punto, garantito il contraddittorio e il diritto di difesa, sarà il giudice a decidere se le conversazioni sono effettivamente inutilizzabili, irrilevanti e sensibili insieme. Ma questa procedura – già prevista dalla legge ma poco utilizzata alla fine delle indagini - non ritarderà affatto l’altra e diversa decisione del giudice in ordine al rinvio a giudizio degli imputati. Che potrà avvenire – come già oggi accade - sulla base di tutti gli altri elementi di prova a disposizione.
La distruzione del materiale però è definitiva. E se qualcuno sbagliasse, cancellando intercettazioni poi ritenute cruciali?
Non è esatto parlare solo di “distruzione” senza approfondire il tema. La legge già prevede i casi di distruzione effettiva, ma solo sotto il controllo e su disposizione del giudice. In sostanza: sono le parti che specificheranno le ragioni della eventuale richiesta di distruzione immediata, ed è il giudice che deciderà se accogliere o meno tale richiesta. Diversamente, come prevede il codice di procedura, le intercettazioni dal giudice ritenute inutilizzabili e irrilevanti saranno custodite dal Pm fino al passaggio in giudicato della sentenza. Ma vorrei ribadire che ciò è già previsto nella legge e non è novità della direttiva. La novità sta solo nel fatto di rendere doverosa tale procedura al termine delle indagini, nel pieno rispetto del diritto di difesa, evitando, cioè, che sia il pubblico ministero, con decisione unilaterale e priva di controllo, a sottrarre alla difesa il diritto di conoscere quei materiali e di chiedere al giudice di poter utilizzare anche le conversazioni che il pm intenda invece stralciare”.
Non ha paura di ricevere critiche da parte della categoria dei giornalisti, che difendono il diritto alla pubblicazione di tutte le intercettazioni, penalmente rilevanti o meno?
Sarebbero critiche del tutto prive di fondamento e di attenzione alle regole di ogni democrazia. Io sono stato impegnato per molti anni con giornalisti e Consigli dell’Ordine professionale contro i progetti di cosiddette “leggi bavaglio” che per fortuna non sono mai andati in porto, almeno fino a questo momento. Ma impegnarsi a favore della libertà di informazione non significa affatto dimenticare che le intercettazioni sono finalizzate non a garantire la circolazione dell’informazione attraverso la stampa, ma a raccogliere elementi di prova a carico dei ritenuti responsabili dei reati oggetto delle indagini. Nell’ambito di questa impostazione logica e giuridica, conseguentemente restano divieti di utilizzabilità e quelli di protezione della riservatezza personale. Il dovere di informare, insomma, non deve essere confuso con il doveroso divieto di circolazione di dati inutilizzabili o sensibili e irrilevanti. A proposito della rilevanza giudiziaria di una notizia o di una conversazione, aggiungo che si tratta di valutazioni che non si possono disciplinare per legge e che vanno invece rimesse, di volta in volta, a pm e giudici, nel contraddittorio con i difensori . Nella mia direttiva è previsto che anche la polizia giudiziaria valuti la utilizzabilità o meno delle intercettazioni, così come se esse riguardino dati sensibili e irrilevanti. E nei casi dubbi, potrà essere consultato il magistrato.Facciamo un esempio: immaginiamo un politico imputato di corruzione. Non sono rilevanti solo le telefonate in cui si parli di scambio tra soldi e favori illeciti. Ma anche quelle che, dimostrando la rete di potere degli indagati, avvalorino il giudizio di responsabilità dei medesimi. È altro discorso, invece, quello che riguarda la deontologia del giornalista che ottenga comunque una notizia di questo tipo e decida di pubblicarla: qui entrano in ballo altri principi, come quelli sulla estensione del diritto-dovere di informazione, elaborati anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’uomo. Principi che non riguardano solo i fatti conosciuti attraverso le intercettazioni.
Pensiamo alle inchieste sulla corruzione dei politici. Le intercettazioni sono considerate importantissime, dal punto di vista della stampa, anche per tracciare il profilo di un imputato. In modo che il lettore venga a conoscenza non solo della sua condotta penale ma anche morale.
È proprio questo interrogativo che rimanda ai principi elaborati dalla Cedu di Strasburgo e non solo. Lì si afferma che, rispetto ai fatti che riguardano personaggi che hanno responsabilità di guida politica di uno Stato o che vi rivestano funzioni istituzionali di alto livello, il dovere di riservatezza si restringe e si allarga il diritto di informare i cittadini. Ma ripeto: è altra questione, non certo connessa alla mia direttiva”.
Lei – sempre in merito alla sua circolare - ha detto di non aver seguito le linee del governo in materia di intercettazioni. Però di fatto di governo auspicava che le nuove norme si muovessero proprio in questa direzione. E la circolare di Torino potrebbe influire sulla futura legge Orlando. Cosa si aspetta da questa legge sulle intercettazioni?
Ho letto poco fa una interrogazione parlamentare dell’onorevole Buemi il quale auspica che il governo si ispiri a questa circolare ai fini delle proprie scelte. Non so ovviamente cosa accadrà. Ma non è minimamente un tema che mi riguarda. Nell’elaborare la mia direttiva non ho minimamente preso in considerazione i disegni di legge che sono in campo o quelli che si sono succeduti dal 1998 almeno e che sono fortunatamente finiti su binari morti. Io lo dico sempre: la magistratura deve essere eccentrica nella sua azione, esterna rispetto alle preferenze del governo o del Parlamento”.