Ma è quello che ho detto io, lavori su entrambi i soggetti, e non a livello di lotta di sessi, tutti indistintamente ne devono essere consapevoli.
Sul secondo punto mi trovo in disaccordo, una persona normale (normale è un termine sbagliato imho, io parlerei di equilibrio) non si lega a determinati soggetti.
La persona che vi si lega non è neanche consapevole di quali sono i propri aspetti interiori che permettono questo legame, al punto da non riuscire a capire come e perché sia stato possibile accettare determinati eventi, al punto da vedere con grande ritardo quando supportata da un professionista come realmente si era presentato a sé il partner.
Si diventa una persona profondamente diversa, che ha raggiunto un equilibrio, e quell’equilibrio le permette di vedere chi era prima, da quali porte sia entrato il partner tossico, e questi varchi vengono chiusi ai prossimi. Se questo lavoro giunge a compimento.
Il fatto che il tossico attui l’omicidio nel momento in cui viene espulso è una generalizzazione e fortunatamente non è la norma. Gli output sono che o si ammazza, o uccide, o cerca un’altra vittima, che spesso è quello che fa.
E non è una roba che va da zero ad assassinio in una settimana, passano mesi se non anni di menzogne, incoerenze e manipolazioni.
Ma è un tema talmente intricato e stratificato che richiederebbe l’apporto di letteratura, ricerche, libri ed esperti in materia.
L’azione, indipendentemente da quale sia, mentire a qualcuno, ucciderlo, assecondare la minaccia, accettare la menzogna, riconoscere o non riconoscere un red flag e attribuirgli tale valore o meno, sono tutte azioni appunto che vengono mosse dalla mente di ogni parte in causa, per questo io continuo a vedere il tema primariamente di natura psicologica e la società ed i suoi prodotti un suo sotto insieme.