Son fresco fresco dalla visione di The Zone of Interest, il nuovo film di Glazer. Fatevi un favore: andate a vederlo, è incredibile, è girato semplicemente in maniera perfetta. Di una potenza fortissima, così forte da esser attualissimo
Ma la ragazzina delle sezioni alla Hansel e Gretel riprese con camera negativa sono solo una trovata del regista e non hanno nulla a che fare con i personaggi del filone narrativo principale, giusto?
Mi ha messo la pulce lo stacco rapidissimo a colori quando lei entra in casa dopo aver parcheggiato la bicicletta.
probabilmente metafora, ovvero di come l’unico gesto umano del film sia visto “in negativo” ed al buio, come se il mondo normale, lucente e sereno, fosse quello crudele e immorale della famiglia tedesca e in questo quadro, coerentemente, il mondo invece come dovrebbe essere, quello della solidarietà e dell’umanità, sia buio e in negativo (il senso dell’ “opposto”).
Guarda, io ho avuto anche la fortuna di godermelo in lingua originale perché qua a Venezia c’è qualcuno che si è dato una svegliata e fa arrivare pure film come questi in originale. Però va visto assolutamente al cinema. Ha delle inquadrature pazzesche, per non parlare di un momento in cui la sala si tinge di rosso e vieni preso a calci nelle orecchie da dei droni che ti fan vibrare.
Son tanto restio a usare la parola capolavoro perché ormai o è tutto merda o è tutto magnifico, ma questo film è veramente cinema puro (si, tipo il meme di Scorsese ). Fotografia perfetta per quello che deve rappresentare. Attori con due palle così. Suono incredibile.
Eh beh, era il più scontato.
E ha vinto anche miglior sonoro, che, vorrei dire, è un film nel film.
Dico scontato, oltre al fatto che è un film stupendo, anche perchè negli ultimi anni se un candidato a miglior film internazionale è contemporaneamente l’unico tra gli internazionali candidato a miglior film, di solito vince.
Avete letto sì che la ragazza polacca è una persona realmente esistita e che il vestito e la bicicletta utilizzati nel film appartenevano davvero a lei?
allora, oltre che il film è bello carico e pregno di metafore io nel finale come accennato ne ho percepite grossomodo due:
è come se il protagonista affronta le conseguenze dei suoi atti passati. in quel momento che si ferma e volge lo sguardo verso di noi (molto meta cinematografico), finale crudo e potente, con lui che il suo corpo cede e il vomito che arriva. L’azione poi si sposta ai giorni nostri, rivelando gli effetti duraturi delle atrocità commesse nel passato.
Il museo è il simbolo tangibile delle tragedie passate (e “finalmente” vediamo quello che c’era oltre il muro oltre che sentirlo o vederlo dalla ciminiere), mentre le ragazze puliscono con indifferenza e serenità, possono evidenziare l’insensibilità persistente nei confronti di tali orrori.
Le pulizie diventano una metafora del tentativo di cancellare il passato e purificare la coscienza, ma si rivelano essere un placebo inefficace poiché il ricordo di quelle atrocità persiste. Credo che con questa narrazione voglia riflettere sulla responsabilità collettiva e l’eredità delle azioni passate, sottolineando che non è possibile lavare via le colpe, ma solo affrontarle e imparare da essa. (il ricordo resta, anzi, pulendolo lo rendi ancora più lucente.)