Andando con ordine:
- Igiene personale
E’ cambiato letteralmente l’odore che ho. Avete presente come si dice che gli uomini puzzano di caprone e le donne profumano di violette? Ecco, senza ironia, è verissimo: l’odore corporeo dipende tantissimo dagli ormoni. C’è un’enorme variazione da persona a persona ovviamente, e dipende anche da quanto ci si lava, ma in linea di massima chi ha il testosterone in circolo ha un odore più marcato e più acre di chi ha gli estrogeni.
Io ho sempre avuto un olfatto abbastanza sviluppato, e con il trattamento ormonale si è acuito, quindi c’è stato un momento magico in cui non mi era ancora cambiato l’odore corporeo e sentivo la mia stessa puzza 
Ma allo stesso modo, è cambiata la mia pelle. Soffrivo tantissimo di dermatite atopica, adesso molto meno; ma ho anche dovuto cambiare i prodotti che uso per l’igiene personale, sceglierne di meno aggressivi.
- Postumi dell’operazione
Precisamente. Per farla breve, l’operazione ha separato i muscoli del pavimento pelvico, creando un’apertura dove non c’era. I muscoli erano “abituati” a stare chiusi, e tendono a stare chiusi, quindi devo tenerli aperti a forza. Ogni sera mi metto a letto e, prima di addormentarmi, passo un’ora con 20 cm di plexiglass infilati su per la topa 
Ovviamente la frequenza con cui devo fare le cosiddette dilatazioni è diminuita nel corso del tempo, per i primi due mesi ero a tre al giorno (mattina, mezzogiorno, sera), poi sono andata a mattina e sera, adesso solo la sera. Quando saranno passati anni posso aumentare gli intervalli, ho un’amica che ha fatto l’operazione nel 2008 e che fa la dilatazione una volta a settimana.
- Se mi sento bella
Mi sento me stessa, e questo mi basta. Mi sento bella nel senso che mi apprezzo. (A parte quando mi vengono i – per fortuna rari – attacchi di disforia, allora in quei casi mi faccio schifo.)
- Decorso ospedaliero
Innanzitutto prima di fare l’operazione ho fatto tutta una serie di analisi del sangue (compreso un test HIV), ed una radiografia al torace. In Italia, le ho mandate al chirurgo. Allo stesso modo ho dovuto fare due (2) perizie psichiatriche che attestassero che sono sana di mente e che sapevo le conseguenze di quello che stavo per fare, oltre che a chiedermi se magari qualcuno non mi stava obbligando a fare l’operazione. (Fare le perizie psichiatriche è stato complesso perché io non avevo mai visto uno psichiatra in vita mia. Per il percorso di transizione avevo visto psicologi, che mi avevano assistita, ma psichiatri mai, quindi ho dovuto trovare chi lo facesse.)
Poi arrivata in Thailandia si è svolto:
- Venerdì mi hanno presa dall’hotel e portata in clinica: visite preliminari, intervista con il chirurgo che mi ha spiegato cosa si andava a fare. Poi mi hanno dato le istruzioni su come comportarmi prima: da venerdì a pranzo ho smesso di mangiare cibi solidi, solo dieta liquida, e lassativi e clisteri per “ripulire il tutto”.
- Venerdì ora di pranzo sono tornata in hotel, passato tre giorni lì, facendo come dicevo dieta liquida.
- Lunedì mattina mi hanno prelevata dall’hotel e portata in clinica. Mi sono cambiata mettendomi il camice, poi le infermiere hanno rasato tutta l’area che sarebbe stata coinvolta dall’operazione.
- Circa mezzogiorno mi hanno fatta stendere sul letto a ruote e portata in sala preoperatoria, dove ho incontrato l’anestesista. Mi ha chiesto di confermare chi fossi, se sapevo dov’ero, e l’operazione che stavo per fare (proprio mi ha chiesto di dirglielo, non l’ha detto lui). Ok, tutto a posto, dopo un 10-15 minuti mi hanno portata in sala operatoria, ho salutato il chirurgo, mi hanno siringata, e buonanotte.
- Mi sono svegliata in sala postoperatoria che saranno state le undici di sera. Passato lì un’ora abbondante sotto controllo, poi mi hanno riportata in stanza della clinica. Nel corpo avevo: flebo in un braccio, epidurale, drenaggio all’inguine (che entrava proprio dentro attraverso la pelle), e catetere. Lì sotto era tutto bendato, con un impacco di garza dentro.
- Passata una settimana in clinica, di nuovo con dieta liquida. Dopo due giorni mi hanno tolto la flebo, dopo cinque il drenaggio, l’epidurale (che non avevano mai usato comunque), ed i bendaggi, e le garze e mi hanno mostrato come fare le dilatazioni. Negli ultimi due giorni mi hanno incoraggiata a muovermi in giro per la stanza, ovviamente con cautela.
- Durante il soggiorno in clinica mi è venuta una complicazione: una reazione allergica probabilmente al detersivo che usano per lavare le lenzuola, io ovviamente non ho visto niente ma mi ha detto mia mamma che avevo piaghe sulla schiena. Mi hanno dato un antistaminico e mi è passato.
- Il martedì (non il giorno dopo l’operazione, il martedì della settimana dopo) mi hanno riportata in hotel. Da lì ho ripreso la dieta solida, mi hanno incoraggiata a mangiare cibi proteici (carne e uova) per favorire il rimarginarsi delle ferite.
In hotel ho passato tre settimane a riposo quasi completo, non sono mai uscita dalla stanza se non gli ultimi giorni. Dilatazioni tre volte al giorno. Una volta al giorno veniva il team di infermiere a visitarmi in stanza di hotel, controllava che andasse tutto bene; dopo due giorni che ero in hotel hanno tolto il catetere, e ho iniziato ad andare di corpo autonomamente.
La prima volta che ho fatto la cacca è stato terrificante
avevo paura che si scucisse qualcosa 
Dopo due settimane e mezza in hotel ho fatto la visita di controllo con il chirurgo, ha guardato, abbiamo parlato, tutto a posto. Dopo tre settimane sono tornata in Italia. Il viaggio l’ho fatto chiedendo l’assistenza alla compagnia aerea, mi hanno portata con la sedia a rotelle dal check in fino all’aereo, dall’aereo all’altro aereo quando ho fatto scalo, e dall’aereo all’uscita dell’aeroporto.
Quando sono tornata in Italia (un mese dopo l’operazione) ero già autonoma, ma dovevo fare attenzione ad alcune cose, ad esempio a non sollevare pesi (mi facevo portare la spesa a casa). Dopo un altro mese sono tornata autonoma al 100%, e dopo tre mesi in totale ho ripreso a fare sport.