[Split] Salute mentale

Tutti i disturbi di personalità presenti sul DSM (che, comunque, per quanto manuale statistico, proviene da una dottrina fondamentalmente politica della disciplina) hanno una componente ereditaria.


Secondo me sì, considera poi che

a) A differenza del credo comune, le manifestazioni "tipiche" dell'OCD coinvolgono solo una piccola parte di chi soffre del disturbo (ad esempio l'ossessivo lavarsi le mani, o l'amore per l'ordine, io non ho nessuna delle due )

b) I pensieri intrusivi li hanno tutti, è normale e anche desiderabile (sarebbe strano non averne perchè il cervello ne ha bisogno per "distinguere" tra pensieri utili e intrusivi), la caratteristica di chi soffre di OCD è il non riuscire a metabolizzarli.

Io (per fortuna?) soffro di una forma che è quasi esclusivamente ossessiva, ho pochissime compulsioni, che tra l'altro sono facilmente "giustificabili" dall'esterno, quindi sono socialmente più avvantaggiato rispetto a chi ha una forma più compulsiva e quindi si trova a dover spegnere e riaccendere la luce cinquanta volte, ad esempio.


ne parlavo nel post prima (in risposta anche a rui), diventa complicato capire se e quanto pesa l'aspetto genetico e l'aspetto ambientale, è abbastanza logico che crescere in un certo ambiente ti influenzi in determinate meccaniche, è un cane che si morde la coda.
Sicuramente l'ereditarietà è un aspetto fondamentale, ma a differenza di malattie tipo quelle cardiache per fare un rapido esempio(che anche quelle nella mia famiglia galoppano) è più complessa la correlazione genetica.
Certamente confermo quello che dice bard, anche per patologie come la depressione più comuni e sottovalutate (che poi si presentano spesso in concomitanza di altra, per cui la depressione diventa una fase della malattia) c'è una forte componente ereditaria.

Un buona esempio empirico in questo senso sarebbe di più un figlio adottato che cresce in ambiente e contesto completamente diverso da quello della famiglia biologica e finisce a manifestare la medesima patologia, cosa magari gia osservata ma più difficilmente studiabile.

L'aspetto genetico comunque è sicuramente da scoprire e chiarire, perché x quanto sia pienamente concorde su quello che diceva baracco (ambiente e società) trascurare un aspetto così fondamentale è dannosissimo a livello di cura.

Bard so che ne hai già parlato varie volte in passato, ma se te la senti vuoi magari raccontare qualcosa della tua esperienza, anche solo magari qualche nozione sul funzionamento dell'ocd (che sinceramente conosco poco)? Solo se vuoi ovviamente.
Rui propone un altro tema interessante, quando parla di fattori esterni che triggerano, la latenza.

È un discorso amplissimo che coinvolge anche persone senza patologie, ma sollecitate negativamente. Nell'ambito patologico però sicuramente ci sono dei casi in cui una predisposizione dell'individuo (che se non sollecitata poteva rimanere "silenziosa" a vita) grazie a fattori esterni (es. stress, traumi etc) si manifesta.
Limitando un po' il campo però mi viene ad esempio il rapporto tra predisposizione e droghe, restando nel tema latenza mi viene in mente l'uso prolungato di cannabis che in determinati individui può attivare latenze, ovvero patologie che diversamente si sarebbero manifestate più tardi o magari mai neanche veramente. È l'esempio della schizofrenia, che pare abbia un'incidenza leggermente più elevata nei consumatori abituali; va altresì detto che la correlazione non è ancora stata del tutto chiarita, e quali fattori entrino in gioco, e comunque onde evitare inutili allarmismi e demonizzazioni l'incidenza non è troppo elevata rispetto ai non consumatori.
Era solo un piccolo esempio che sì, fattori esterni di varia natura possono in qualche modo in cui è predisposto ad una patologia farla manifestare, così come in realtà avviene anche nelle malattie fisiche.
Dei problemi mentali non se ne parla, perchè chi è sano, non li riesce a capire.

provo ad apportare un contributo: 1) il problema del denaro e 2) i caregivers.

  1. chi è invalido (e dio solo sa quanto sono invalidanti certe malattie mentali) deve avere diritto a una pensione che sia per lo meno dignitosa. i soldi non fanno la felicità ma aiutano: ho conosciuto uno bipolare come me ma ucraino (stigma su stigma) con permesso di soggiorno e la mamma malata di tumore al cervello, non aveva neanche i soldi (gli ho prestato 60€, puntualmente restituiti) per farsi fare una relazione psichiatrica necessaria per ottenere l’invalidità… io in dieci anni dalla diagnosi ho “lavorato” (metto in virgolette perchè erano borse-lavoro, praticamente mi pagava l’asl -massimo 2/300€ mese - per fare delle ore di lavoro a scopo riabilitativo) nel 2013/2014 tre mesi e nel 2020 due mesi, ma la malattia mi ha impedito qualsiasi continuità. sono riconosciuto invalido all’80% dal 2015, prendo 297 euro al mese. mercoledì ho rifatto la visita medica all’inps e spero mi riconoscano il 100%, il che mi darebbe diritto a ben 5/600 euro al mese. in totale eh, non in più, e fino a pochi mesi fa col 100% prendevi 300€ come io adesso, poi qualcuno ha dovuto riconoscere che era una cosa indecorosa.
    ragazzi, io ci ho provato in tutti i modi: non sono in grado di lavorare, nemmeno con borsa lavoro. lavorare mi fa stare male, sempre, e la psicoterapia non è servita a risolvere questo problema. la mia lucidità non vi tragga in inganno, le mie difficoltà sono squisitamente emotive, ma questo non le rende meno reali e concrete. NON AVETE IDEA dei sensi di colpa per queste mie “carenze” (anzi vogliamo chiamarle caratteristiche?) che ho dovuto superare.
    i soldi non fanno la felicità, ma con l’abbassarsi progressivo al di sotto di una certa soglia la situazione diventa logaritmicamente intollerabile: alla sofferenza intrinseca della malattia (un osso rotto fa male, immaginate di avere rotti i pensieri, rotte le emozioni, rotta la percezione di te, del mondo, della vita) si aggiunge una costante preoccupazione dovuta alla precarietà economica.

e a me va ancora bene perchè posso contare su:
2) i caregivers, ovvero quelli che si prendono cura di te. la tanto bistrattata famiglia è l’unico mio baluardo fra un tetto sopra la testa e la vita sotto un ponte. lo Stato ti dà uno psichiatra e i farmaci, a volte nemmeno quello. per tutto il resto c’è la mamma e il papà, quelli che quando la moglie ti lascia perchè sei malato (in salute e in malattia? col cazzo!), quando perdi il lavoro, quando tutti gli amici uno dopo l’altro non ti chiamano più… ti raccattano da terra e ti fanno la spesa quando non riesci a uscire di casa da due mesi, ti accompagnano fisicamente alle visite quando hai un’ansia che ti impedisce di respirare, ti ascoltano quando ripeti per l’ennesima volta che “stavolta sono guarito, ne uscirò” e dopo due giorni sei incartato nel letto che vuoi morire (letteralmente, senza iperboli).

io mi appoggio a loro ma loro prima o poi moriranno, e sì, ho tre fratelli che mi aiuteranno, ma avranno le loro vite e io sarò sempre più solo, in senso letterale. se otterrò il 100% di invalidità avrò diritto a una certa percentuale della pensione dei miei, la reversibilità, diversamente graverò necessariamente sui miei fratelli.

tldr la malattia di per sè fa soffrire, lo Stato dovrebbe garantire un sostentamento dignitoso in caso di invalidità riconosciuta e una rete di supporto che non faccia gravare al 90% la cosa sui famigliari.

cmq la tag split è quantomai azzeccata :asd:

È vero, alla tag non c'avevo pensato

Che dire panser, ti capisco pienamente. Il senso di precarietà è un mattone per tutti, a maggior ragione per una persona la cui stessa mente lascia in uno stato di precarietà. I soldi servono, punto.

Indubbia la funzione indispensabile (a cui non assolve) dello stato, delegando spesso a privati etc funzioni che dovrebbero essere sue. È appunto come dici tu non è solo aiuto economico, ma una rete di supporti forte che tolga di dosso un macigno alle famiglie (ovviamente non intendo che il malato è di per sé un macigno, intendo tutta la situazione da gestire etc)


Su ngi non ho questa impressione, in generale sì.

Però in generale per lo stesso motivo non si parla di molto altro, per dire non si parla di gw perché fuori nevica e non lo riesci a capire, non si parla dei campi in Libia perché fuori i neri hanno 6 cellulari e non lo riesci a capire ecc, allora non si parla di niente di importante e infatti
Boh, non se ne parla perchè la maggiorparte delle persone non è toccata da questi problemi.

La gente parla di ciò che occupa per la maggiorparte la propria vita (i soldi, lavoro, famiglia), e quando non sa di cosa parlare si mette a parlare di politica, di calcio, stronzate etc.
Un po' come il forum: durante il weekend posta pochissima gente, durante la settimana chi al lavoro non sa come farsela passare si mette a discutere sul forum (specialmente il venerdi dove nascono le discussioni più grosse)
A parte chi è veramente interessato all'argomento.


mha insomma, anche se parliamo di disturbi mentali (piuttosto che di roba molto più comune come la depressione), tra il 10 e il 15% della popolazione ne soffre, se ampliamo il caso a fobie e altre patologie secondo me raccogli almeno 1/4 della popolazione. Se estendiamo ulteriormente il campo ad ansia generalizzata, depressione, etc becchiamo molte più persone

Poi hai tutte le persone che devono stare vicine a queste persone in varia forma: caregiver, familiari, partner, amici, co-inquilini, datori di lavoro o dipendenti o colleghi etc.

Insomma tantissima gente è toccata in modo diretto o indiretto da questi problemi, secondo me non se ne parla per i motivi spiegati già magistralmente da Sergio Baracco () ma in generale per taboo sociali, stigma e ignoranza.
Tanti ne sono toccati ma è rarissimo che le vulnerabilità personali siano oggetto di discussione aperta.
Si intendevo comunque che molti non ne parlano perchè nemmeno si rendono conto di avere il problema. Pensano di essere apposto e la loro vita è ok, perchè non si fermano mai un attimo a rifletterci su.

C'è un sacco di gente che non si rende conto che non sta vivendo bene, ma pensa sia dovuto a ciò che gli sta attorno e magari non da qualcosa di interno.
Probabilmente perche' la societa' umana opera perlopiu' in funzioni di utilita' sociale percepita, ed ogni carenza specifica non esplicita viene spesso equivocata, talvolta deliberatamente; sarebbe utile riconoscere importanza agli individui prescindendo da tale supposta utilita', ma anche la cognizione di umanita' forse e' ben piu' labile di quanto vantato.


Sì molti disturbi mentali sono egosintonici, una mia ex partner è legittimamente convinta che il problema siano gli altri che non l'accettano per come è e non che lei autosabota tutte le relazioni minimamente significative con i suoi comportamenti inaccettabili.

infatti in passato ha cercato terapia per gli aspetti egodistonici del suo problema (ansia, depressione, l'OCD in comorbidità) ma se le fai notare che molti suoi comportamenti sono abusivi va su tutte le furie o al massimo ti risponde con robe super infantili ma che per lei hanno senso (avendo interiorizzato certe dinamiche già nell'ambiente familiare) tipo "i bambini che si comportano bene vanno premiati quelli che si comportano male vanno in punizione, giusto no?", " Se mi fai male io ti devo far capire quanto mi hai fatto male" e il disturbato ai suoi occhi sei tu che non capisci la totale logicità e banalità del suo ragionamento.



Infatti ormai evito di parlare di problematiche mentali (sopratutto se personali) perchè il normie lo percepisce come giustificazione o scusa per una carenza.
Discorso genetica: di certo è un fattore condizionante, specie per alcune tipologie di psicosi, come ad esempio la schizofrenia, ma non è mai la causa principale o l'unica causa.
La genetica condiziona il grado di possibilità di insorgenza di alcune patologie, ma da sola non è determinante.

Per capire l'essere umano non si può fare una scissione fra una parte biomeccanica (il corpo) e in una parte puramente psichica (la mente, l'anima ecc). Bisogna sempre considerare l'insieme, compreso il contesto storico: la psiche non è indipendente dal corpo e viceversa (l'errore infatti della Butler è proprio questo: teorizzare una supermente che fa cultura di tutto, dimenticando come anche le inclinazioni mentali derivano anche dal corpo che abitiamo e dalle possibilità che questo ci offre o preclude) e l'individuo non esiste in uno spazio astratto ma è e si forma in una rete di relazioni e significati.

Anche in caso di patologie conclamate e molto gravi, fa tantissima differenza il come la persona è accolta, ascoltata e trattata: ri-consiglio "una stanza piena di gente" dal mio post precedente e anche il bellissimo "diario di una schizofrenica" (sia libro che film) per farsi un'idea. Tutto questo senza contare anche che molte forme di patologia sono lodate dalla società (sociopatia, narcisismo ecc) e non sono problematizzate.

La libertà umana, quindi, è uno stare-in e stare-con non un assoluto (da solutus ab, sciolto da tutto).

Il discorso che vorrebbe risolvere tutto, o la maggior parte, con il fattore genetico è affascinante e seducente per molti proprio perchè cristalizza la situazione e la rende inevitabile, schivando così tutte le altre questioni.



Sì, menzionavo proprio questo del DSM perché fondamentalmente è un manuale statistico in cui si misura come e quanto tu non sia un elemento utilitariamente funzionale della società; inoltre, l'ereditarietà rimane un problema di predisposizione, a fronte del fatto che in qualsiasi caso è l'ambiente sociale stretto il maggior catalizzatore dello sviluppo di sistemi di difesa impropri. Un genitore con un disturbo non gestito, ha possibilità da modeste a medie di aver tramandato una disposizione, ma ha possibilità quasi certe di aver inculcato un comportamento che sfoci in un disturbo.


Bisogna vedere che si intende, narcisisti e psicopatici sono fin troppo funzionali al nostro modello attuale di società e i secondi sono notevolmente sovra-rappresentati in certe professioni che richiedono uno certo "stomaco", per esempio tra i chirurghi, che però sono fondamentali per ovvie ragioni.



Questo è indubbio


Questo apre ad uno spunto di riflessione mi pare; posto non si abbiano informazioni sufficienti per poter determinare la diffusione delle condizioni mentali oggi considerate invalidanti nel passato, per mancanza di rigore d'analisi e per differente percezione pubblica del concetto di interazione interpersonale stessa, mi chiedo se le recenti dinamiche evolutive socioculturali non abbiano una corresponsabilità nel determinare negativamente sull'indice di incidenza nella qualità della vita psico-emotiva dei singoli di tali condizioni. Se fondamentalmente la mente umana per progressione evolutiva non sia semplicemente stata in grado di produrre un adattamento al cambiamento degli stili di vita nell'arco di tempo offerto, posto chiaramente questo sia complessivamente possibile, largamente sorpassata dalle circostanze.
Avete postato un sacco, con calma poi recupero.

Come gia fatto notare non solo da me, non è semplicemente vero che un tema ampio come la salute mentale riguarda tocchi solo una nicchia, tutt'altro. Dalla "banale" e comune ansia di una società ipercompetitiva su tutto che può cronicizzarsi con conseguente gravissime per mente/corpo (attacchi panico/cardiovascolari etc), alla depressione etc lo spettro è amplissimo e tocca tutti gli strati sociali, razziali e di genere.
La salute mentale NON riguarda ovviamente solo "nicchie" tipo disturbo bipolare o ocd.

Non è che non se ne parli perché problematica poco diffusa, non se ne parla per una serie di tabù legati a n mila motivi diversi di cui parlava ad esempio anche baracco.


verissimo ma non solo, una serie di comportamenti patologici sono proprio premiati (psicopatia, la famosa triade oscura etc) a livello sociale e promossi per cui come diceva mi sembra iroel ti trovi coi manager di wall street che hanno incidenze di queste caratteristiche maggiori rispetto alla maggior parte di altri ruoli, avviene una scrematura alla base per cui chi ne è affetto più facilmente può raggiungere determinati ruoli, se ne era gia parlato in merito a LSC.

Cioè se sei povero e hai ste caratteristiche e più facile vengano riconosciute come problematiche e (non sempre) trattate, se stai facendo la scalata a WS invece sono accettate e sostanzialmente richieste.

Ho letto ora baracco e mi rendo conto stiamo dicendo un po' le stesse cose (anche altri ne parlano), verissimo che poi la predisposizione genetica lavori in tandem con ambiente familiare e sociale, ritengo comunque la genetica ricopra una percentuale significativa in base poi al singolo caso. Va detto che la scienza mi pare su sto discorso sia ancora un po' in alto mare, si riscontrano nessi ma il peso dell'elemento genetico resta tutto da studiare, confido col tempo ci sia più chiarezza (e invito ovviamente chiunque lavori nel campo a spiegare eventualmente la situazione su quello che sa)