Si prega di non grattare

  • disclaimer

Questo è un account alt, per ovvi motivi. E questo è un topic a metà tra lo sfogo, la satira amara e magari, ma non necessariamente, per avere qualche utile consiglio su come agire nel lungo periodo per eventuali cause (tocca ferro, perché spero non serva per ovvi motivi) o come affrontare psicologicamente la situazione e far fronte al mix di tragedia e farsa.

Sono quasi sicuro che non serva dirlo, ma lo faccio comunque. Non prendete il topic troppo sul serio. Sdrammatizziamo, se possibile. C’è tanto per cui piangere, ma anche molto da ridere. Tanto più che ormai le vacche sono scappate dal recinto.

  • Introduzione

Tutti abbiamo un collega rompicoglioni. E tutti abbiamo anche un collega fanfarone, che parla a vuoto, si inventa cazzate a raffica e, sostanzialmente, ama parlare senza dire nulla di intelligente, ma è sempre sul pezzo nel senso che ha un buon tempismo con l’argomento. Peccato che poi dica stronzate.
Il più delle volte.
Poi capita che il collega rompicoglioni coincida con il collega fanfarone. Due menti in un solo corpo. Emisfero destro rompicoglioni, emisfero sinistro fanfarone.
In pratica passa le giornate a rompere i coglioni per motivi chiari solo a lui. E in genere non ha mai ragione. Tranne quell’unica volta che non viene ascoltato.

  • Background

Immaginate un palazzo del ventennio. Fiero cemento fascista. Squadrato e brutale. A vederlo, probabilmente a Mussolini venne un’erezione. Poi il regime crollò, i fasci littori furono strappati dai muri, le lettere dei proclami pure e passarono i decenni al punto che riemersero - sconfitti, ma mai vinti del tutto - le ombre delle scritte: CREDERE OBBEDIRE COMBATTERE. Le lettere d’ottone sono finite in qualche magazzino, ma a guardare controluce si vede dove erano appiccicate. L’ideologia è sconfitta, ma non del tutto. Può tornare, sul muro magari, ma anche altrove.
Immaginate stanze grandi, lunghi corridoi, un inferno d’estate, un ghiacciaio d’inverno.
In qualche modo bisogna riadibire il palazzo che era del Partito che ora non c’è più. Bisogna dargli un nuovo utilizzo. Ma è tanto grande e costa. Negli anni '70 c’era un materiale molto economico, con cui ci si poteva fare tutto. Come il Thneed. Ecco la sciarpa magari no, ma lo potevi usare per insonorizzare e per isolare termicamente. Costava poco, durava tanto. Fantastico, no?

  • Sembra Linoleum ma non è

La prima votla che ho sentito il collega rompicoglioni-fanfarone lamentarsi il mio cervello ha filtrato tutto. Si lamentava sempre. Si lamentava dei colleghi, del dirigente, delle colazioni in servizio (quelle degli altri), del caffè della macchinetta, dei computer che emettono raggi X e delle tasiere non ergonomiche, delle sedie rotte, le radiazioni del cellulare, il 5g, del tessuto delle poltrone che macchia i pantaloni bianchi, della colla Coccoina che non incolla abbastanza, delle graffette che si inceppano, degli straordinari non pagati, degli straordinari non autorizzati, di quelli autorizzati e pagati ad altri e del pavimento che è cancerogeno.
Si.
L’ho sentio.
Cancerogeno.
Doveva dire Amianto per Dio. Ma ha detto cancerogeno.
Per lui il vaccino è cancerogeno, cancerogeni i monitor CRT per i quali ha chiesto l’installazione di schermi tipo saldatore (così opachi che alla fine poi non si deveva più un cazzo), cancerogeno lo zucchero, il 5g e le merendine, la cocacola, il rivestimento dei cruscotti delle auto, quello che si appiccica d’estate quando fa tanto caldo.
L’ho sentito ma ho filtrato. Era una delle tante banfate. Oppure no?
Il lineoleum non è cancerogeno, quindi è una cazzata. Una delle tante.
Magari non è linoleum, dovevo chiedermi. Non l’ho fatto.

  • Una toppa nel pavimento

Quando qualcuno si lamenta di una cosa e poi viene accontentato, logica vuole che magari aveva ragione. Non il rompicoglioni-fanfarone. Lui si lamenta finché non viene accontentato. Quale sia la lamentela. Basta che insista e alla lunga si fa il possibile per accontentarlo. Come quando un bimbo fa i capricci, la parte datoriale con lui finiva per contrattare: “Il galato no, perché l’hai mangiato questa mattina, ma puoi avere una mela. Va bene?”
Quindi a nessuno venne il dubbio che avesse ragione. Aveva solo esercitato l’arcana arte del rompere i coglioni, abilità di cui lui era maestro.
Poi venne trasferito. Al suo posto - cioè dove aveva la scrivania e i supporti della sua sedia a rotelle avevano scavato il pavimento - comparve una grossa toppa.
Strano, pensammo.

  • Un nuovo arrivo

Fast forward 10 e rotti anni. Nei corridoi dove eravamo stati messi di fretta e furia per un picco di lavoro - ed eravamo rimasti in condizioni disastrose con cavi di rete penzoloni, ciabatte in ciabatte in ciabatte a sfidare ogni regolamento e ispezione dei vigili del fuoco e che poi avevamo lasciato liberi per essere trasferiti in altri corridoi abbandonati, ma un pò meno - si trasferì un ente che forse era meno peggio del nostro.
Fece subito una grande impressione.
A noi c’avevano messo li alla buona: pronti e via. Lavorate!
I nostri nuovi vicini, invece, arrivarono e fecero un’ispezione. Li abbiamo visti entrare guardare in aria, cercare le prese dell’elettricità, guardare i muri, constatare la solidità delle pareti, guardare l’impianto elettrico (e sospirare profondamente), entrare turandosi il naso nei cessi disastrati. Tutti con bloccetti degli appunti e li vedevamo scrivere e scrivere.
Dopo di loro le ditte a smantellare, tirare tubi, spaccare.
Poi pausa.
Per una settimana più nessuno.
Fino a quando…

  • Who you gonna call?

Li abbiamo visti, montare barriere di plastica ed entrare con respiratori e maschere. Sembravano venire da ET.
“Ma che hanno trovato?”
“Bho pare amianto”
“Ah, ma ci abbiamo lavorato per 20 anni noi.”
Si, esatto. Quando ci misero dentro non badarono a prendere campioni e controllare. Due prolunghe 5 ciabatte un paio di switch (non le console, purtroppo) e via. C’è da produrre. L’altro ente però lavora bene. Fa le cose sul serio. Come han guardato, han visto che qualche cosa non andava.
“Ma è nei muri?”
“Forse nelle tubature”
“L’amianto si usava per isolare. E’ nelle pitture o nei tubi. Magari anche nei muri perimetrali, oppure sul tetto.”
“Ma stanno sistemando il primo piano.”
“Sul soffitto allora”
Abbiamo scritto lettere, fatto rimostranze. C’è chi - io - ha anche chiesto al nostro ente di chiedere all’altro ente i risultati delle analisi che loro hanno fatto, ma il nostro no.
Ci hanno risposto? Nah.
Però hanno preso la cosa molto sul serio e un giorno si è materializzato un tizio in tuta a fare prelievi. Lo abbiamo visto guardare il pavimento e dire :“Ahia”.
Lo abbiamo visto chinarsi e prendere dei campioni. Poi ha detto “mmh”.
Solo dal pavimento, cosa che ci ha indirizzati a pensare che il problema fosse, appunto, il pavimento. Ed è curioso che sapessero già così, a colpo sicuro, che il problema era il pavimento, perché poi ci spiegarono che l’altro ente mica aveva risposto per dire dove stava il problema.
Ma se 1+1 fa due…

  • Intermezzo

Molto breve. Il giorno dopo il prelievo, l’RSPP passa con fogli di plastica e nastro adesivo trasparente a sigillare “non si sa mai” i buchi fatti dai prelievi e i punti in cui il pavimento, causa età e logiro, si sbriciola.

  • Giorno zero

Arriva una lettera riservata con i risultati della analisi.
Da noi le cose riservate sono così riservate che io - che ero in ferie - l’ho saputo mezz’ora dopo. Gli altri prima di me.
“Oh, c’è l’amianto. Ci spostano tutti.”
Io faccio come Capello a Caporetto. Non marco visita ma mi metto in ferie un altro giorno.
Troppo incazzato al pensiero che ho camminato per venti anni su un pavimento in vinil amianto (non era linoleum) e nessuno ha mai controllato. E quando il rompicoglioni-fanfarore l’ha azzeccata, lo hanno spostato e messo una toppa.
Ah si, l’economa dell’epoca disse “no, tranquilli, ho chiesto a mio marito e ha detto che non c’è nessun rischio!”
Tanto lei era in un’altra sede.
I colleghi, attoniti, si chiedono che fare. Poi timbrano il cartellino e vanno a casa.

  • Giorno uno

Arriva l’ordine via pec a tutti: divieto assoluto di transitare in un terzo dell’edificio.
Io riprendo ferie. La mia capa mi chiama: tutto ok? Non le aveva concordate.
Le dico chiaro e tondo che non è il momento di fare la puntigliosa, che ho 20 anni di rimostranze. Lei capisce e abbozza.
Prendo carta e penna (lol, no, per niente, prendo la tastiera) e scrivo una pec pure io, ma all’RSPP, all’RSU, all’RLS e al Grande Capo esponendo la mia … esposizione all’amianto… e chiedendo di essere visitato dal Medico Competente e spostato o collocato in smart working.
La capa legge la mail e mi risponde dicendo che è dispiaciuta (20 minuti prima era scocciata) e che ho ragione e bla bla bla. Ma lei alla fine è arrivata tipo due mesi fa. Ovviamente non ce l’ho con lei.
Il Grande Capo non risponde, ma a sera emana una seconda PEC a tutto il personale e ci assegna, chi di qui e chi di la. A me danno - LETTERALMENTE - la suite presidenziale con tanto di bagno privato tutto mio. Poi per salvare le apparenze (o perché non hanno idea di chi realmente sia in servizio) mettono in stanza con me una persona in missione in altra regione, una persona in part time orizzontale, diagonale e verticale che si vedrà, forse, a settembre e una persona in ferie per due settimane.
I colleghi timbrano il cartellino e vanno a casa sconsolati.

  • Giorno due

Vado a lavoro, ma incazzato.
Lo faccio vedere a tutti. Ne faccio un punto d’onore. Appena incrcio qualcuno, mi fermo ed esprimo il mio malcontento. Ogni motivo è buono, tanto nel giro di due frasi pronuncio la magica frase “e questo è niente. Pensa che sono venti anni che lavoro in quell’ufficio di merda!” e via a lamentarmi dell’amministrazione, dell’economa, dei colleghi e persino del rompicoglioni che per una volta poteva essere chiaro e far capire che non stava dicendo la solita cazzata, ma parlava sul serio.
Vocalizzo ad alta voce, quasi sperando che qualche capo mi senta. Se mi sentono stanno ben rintanati negli uffici. Più probabilmente sono altrove, a discutere con il Grande Capo che cosa fare, perché ci hanno detto di spostarci, ci hanno vietato l’accesso, ma non abbiamo tavoli, sedie, cancelleria e computer. Non abbiamo un cazzo di niente per lavorare.
Io però nella mia suite presidenziale ho 3 poltrone di cui una doppia.
Mi ci sdraio perché ovviamente prendo quella doppia.
Arriva una collega e si siede davanti a me. Apprezzo molto l’impegno con cui lei vocalizza la sua rabbia. Niente male!
Si materializza la capa e ci vede far nulla:
“Non possiamo permetterci di non lavorare!” bofonchia.
Pessima idea. Le facciamo una breve ma intensa lista dei motivi per cui invece possiamo non lavorare.
“Ma non potete andare a prendere i computer?”
“C’è il divieto assoluto di accesso a quel ramo dell’edificio”
Lei riflette. E’ l’ordine del Grande Capo. Lo ha diramato per pararsi il Grande Capo Posteriore, parte anatomica che generalmente è ben protetta da penetrazioni. L’ordine assoluto e tassativo senza eccezioni è utile per questo: parare il Supremo Deretano.
Però non para quello dei Capi inferiori che si trovano con personale disoccupato.
“Un pò di collaborazione, però!” esclama la capa.
Lo sguardo di 4 occhi incazzati l’ha consigliata bene. Esce sbuffando.
Si passa un paio di ore a inveire, ridere, lamentarsi, urlare. C’è un collega, S, che è più bravo di tutti a urlare. Urla con un tono che non sembra nemmeno arrabbiato e dice cose che non sembrano offensive. Ma i decibel, quelli ci sono tutti. Lo sentono anche al piano sotto, ma solo dalla parte destra del corridoio, dove si può transitare. S’, perché la differenza tra il Qui si può e il Qui non si può è una porta a vetro. A sinistra c’è linoleum a destra vinil amianto logoro. I colleghi non evacuati sono anche più incazzati dei colleghi evacuati. Io poi ho la suite presidenziale, quindi posso incazzarmi un pò meno degli altri.
Arriva il collega M. Non lo vedo da mesi. Arriva, fa due chiacchiere e mi spiego la sua presenza li perché è un fatto memorabile che ci siano così tante persone sul suo piano, generalmente abbandonato causa blocco turn over.
“Scusa…” mi dice dopo un minuto di silenzio, dopo che abbiamo esaurito ogni argomento di discussione.
“Dimmi.”
“Posso usare il tuo bagno? E’ così bello.”
Gli dico di andare a cagare. In senso buono.
Ore 12 arriva una telefonata. E’ la capa che mi dice “Arriva il Grande Capo, mi raccomando, facevi vedere che.. fate qualche cosa”.
“Certo non si preoccupi” e torno a sedermi sul divano della mia suite.
Il Grande Capo arriva, ma prima di lui arrivano altri colleghi.
“Ma che fai? Alzani. Sta arrivando”
Sbuffo e mi alzo, andiamo nella sala riunioni secondaria, quella piccola, perché quella grande è off-limits e anzi è una delle stanze con pavimento più ammalorato quindi potenzialmente più tossica.
Arriva il Grande Capo e inizia con le dovute supercazzole del caso
“abbiamo avuto al segnalazione che l’Ente ha riscontrato la presenza di Amianto nel ramo dell’edificio che gli è stato affidato”, “ci siamo posti la domanda”, “Abbiamo fatto delle indagini”, “prelevato dei campioni”, “fatto delle analisi”, “con massima celerità”, “con grande scrupolo, abbiamo selezionato un’azienda specializzata”, “requisiti stringendi, molto sveri, molto severi” e così via.
Il succo è: tutto tranquillo, a titolo SUPER PRECAUZIONALE evacuiamo, ma il pavimento è sicuro, certo, se è ammalorato potrebbe rilasciare fibre, ma siamo sicuri che è poco, una sciocchezza, dobbiamo fare altri esami, ma in altri enti avrebbero prima fatto gli esami e poi sgombrato. Siamo fortunati. Siamo in buone mani.
No, questo no, cazzo. Devo dire qualche cosa.
“faccio presente che una ventina di anni fa, in quella parte dell’edificio dove l’altro ente è entrato e ha fatto subito la bonifica, c’era il nostro ente. C’eravamo io e altri tre colleghi”
I tre colleghi presenti salutano con la manina.
“quando siamo stati messi li noi, il pavimento era conciato e nessuno ha fatto nessuna analisi. Ci hanno messi a lavorare e basta. L’altro ente invece prima di collocare i lavoratori ha fatto esami e poi bonificato”
Imbarazzo.
“eh, non so dare spiegazioni, non c’ero io, ma il vecchio Grande Capo. Ora non mi sembra il caso di perdere di vista la questione e andare a cercare responsabili”
Interviene S col vocione da urlo
“Se qualcuno si ammala, i responsabili li dovremo cercare sì”
Parte un caos di qualche minuto di gente che si lamenta, appoggia S, critica S, chiede scusa per S, spiega al Grande Capo che S ha la voce settata su Alto o ALTISSIMO.
“ora faremo degli esami e se dovessero esserci i presupposti, tornerete come mi asupico a lavorare negli uffici. Noi comunque vogliamo bonificare perché l’altra soluzione sarebbe ricoprire le zone ammalorate con delle toppe e non ci sembra il caso”.
Mi mordo la lingua. Non abbastanza velocemente.
“E’ quello che è stato fatto dal precedente Grande Capo.”
“come scusi?”
“Nell’ufficio di rompicoglioni-fanfarone c’è una grossa toppa. Il pavimento era ammalorato ed è stato ricoperto. Questo dimostra che si sapeva, ma non siamo mai stati avvisati.”
Segue caos con S che alza la voce. Nel senso che la alza ancora di più del solito. La sua voce spiccava su quella di tutti, ma comunque non si capiva un cazzo.
Dopo qualche minuto il Grande Capo cerca di concludere.
“Allora dopodomani faremo un altro incontro e vi daremo altre disposizioni. Nel frattempo il Medico Competente ha detto che potete andare nelle aree interdette con guanti e mascherina FFP2”
La capa interviene: “Così potete spostare i computer”
Mi rimordo la lingua, ma sono sempre troppo lento.
“Guardi per il poco che so dell’argomento (ho googlato per 3 ore :asd:) prima di andare a prelevare oggetti, specie cose che potrebbero avere accumulato polveri come fascicoli e computer, con il rischio di contaminare anche questi uffici, converrebbe aspettare l’esame dell’aria e vedere se i limiti di legge sono superati o no. In quel caso anche gli oggetti vanno bonificati.”
pausa drammatica. La capa accusa il colpo. Lei ci sperava di avere di nuovo l’ufficio funzionante. E invece no.
Il Grande Capo fa 1+1 e si ricorda di aver ommesso qualche cosa.
Scartabella tra le pratiche che ha in mano e poi trova quel che cercava.
“Ecco ho qui la relazione del Medico Competente, vediamo cosa dice, maschere e guanti… il personale potrà VISIONARE le pratiche cartacee negli ambienti a rischio. Ah, non fa menzione di spostare materiale”
Io annuisco soddisfatto.
La capa sospora.
“Va bene allora dobbiamo organizzarci con quello che abbiamo. Vi faremo avere guanti e mascherine. Ci penserà il Dott X”
Accanto a lei si materializza in una nuvola di zolfo il Dott. X. C’è chi dice che era già li dall’inizio della riunione, ma io non credo.
“Comprò subito guanti e mascherina per tutti”, annuncia contento Dott. X. Poi scompare nuovamente alla vista.
Ci congediamo come fanno gli statali, andando alla macchinetta. Solo che lungo la via ci ricordiamo che dobbiamo passare per un corridoio inibito.
C’è chi fa finta di nulla, forte del fatto che il Grande Capo è presente, e chi invece fa il giro largo proprio perché c’è il Grande Capo.
Io vado nella mia suite presidenziale, poi timbro il cartellino prima del dovuto perché mi sta venendo un abiocco notevole e vado a casa.
Penso che la giornata sia finita, ma no, il destino ha in serbo per me un’ultima sorpresa.
Mi chiama la Capa.
“Buona sera, mi spiace disturbarla a quest’ora.”
“Mi dica pure.”
“lei per caso ha usato il bagno della suite presidenziale?”
“io no, ma diversi colleghi si.”
“E come mai?”
“Immagino per fare i loro bisogni.”
“No intendo come mai lo hanno usato”
“immagino perché abbiamo un solo bagno in tre piani visto che gli altri due sono inibiti. QUindi hanno usato il bagno della mia suite presidenziale che, diciamolo, è anche più carino.”
“il problema è che si è intasato e si è allagato l’ufficio sotto”
“Oh che peccato” ho detto, a metà tra il divertito e il dispiaciuto. era comodo il bagno. Mi faceva sentire importante. Però è anche vero che ora M dovrà andare altrove.

Domani segue con il Giorno tre

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mi dispiace per te ma aspetto il giorno 3

Il giorno tre era oggi, ma lo racconto domani. Lo lascio decantare.

De Sica Si sono io Parlate di me Sono proprio io Hai azzeccato

Spero non finisca dove immagino…
Ma sono curioso :look:

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Tutta sta cosa mi odora di Piazza Vittoria a Brescia.

Mi viene solo da dire che il pubblico è davvero un ambiente umano di merda, come sempre.

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Fantozzi Paolo Villaggio Apprezzamento Bontà Cibo Delizia

non so chi sei, mi dispiace per questa storia di merda in cui come al solito la sicurezza del lavoro viene meno perché bisogna pillare.. Però scrivi da paura :sisi: seguo per il day 3

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Bella la parte dell’ufficio allagato.

Altrimenti, anche per me

Stir

Buco per dire che ho letto, scrittura gradevole

Buco per dire che quando ho demolito il pavimento di un magazzino del mio ex datore di lavoro per fare uno scavo per portare dei tubi dell’acqua per costruire uno spogliatoio, man mano saltavano fuori pezzi di tettoia, al terzo pezzo lo osservo meglio, in mezzo al polverone di cemento sollevato dall’effetto del demolitore.

Poi guardo la tettoia sopra di me, osservando il solito discreto numero di pannelli più nuovi rispetto agli altri, con una voce nella testa che cerca di dirmi qualcosa…

Riguardo il pezzo e mi rendo conto, tipo così:

che erano i pezzi di alcuni pannelli del tetto in Eternit che erano volati via qualche anno prima durante una tempesta, ed anche santa barbara dammi la forza oserei aggiungere.

Vi presento l’eroe della giornata.
Ecco a voi il Vinil Amianto

È comunque pazzesco come, nonostante si ipotizzasse già dagli anni '30 la sua pericolosità, infilassero l’amianto ovunque, persino nei dentifrici e nei dispositivi di filtrazione dei liquidi alimentari because fuck you. :rotfl:

Tl:dr?

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ChatGPT è tuo amico

Sintetizza tutto questo testo in 2 frasi corte

Dopo vent’anni passati a ignorare le lamentele di un collega fanfarone, scopriamo che aveva ragione: lavoravamo su pavimenti in vinil-amianto ammalorato, senza saperlo.
Ora ci troviamo evacuati in fretta e furia, senza strumenti per lavorare, tra PEC, suite presidenziali, e bagni allagati — una farsa grottesca con venature da tragedia.

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DOMANDA VOLANTE, PER CASO LAVORI NEL PUBBLICO?

Povero vinile amianto, maltrattato per anni senza che nessuno neanche lo riconoscesse per quello che è, una fibra di vetro con un’anima in puro amianto

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Beh, sono la superficie standard della pavimentazione scolastica post-bellica in Italia mi pare.