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Iraq, colpire l'energia per condannare un popolo
Il popolo iracheno ha elevati livelli di dipendenza nei confronti delle infrastrutture statali. Colpirle significherebbe provocare un disastro umanitario per 23 milioni di persone.
di Melissa Bertolotti
BAGHDAD – Un disastro umanitario per 23 milioni di civili. Questo potrebbe essere il dopoguerra in Iraq. Perché basterebbe un attacco missilistico a una centrale elettrica, voluto o accidentale, per indebolire drasticamente un già fragile equilibrio di sussistenza. A mettere in guardia dalla crisi che potrebbe presto abbattersi sui civili iracheni è il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. Che, leggendo uno stralcio della risoluzione 1143, fa riferimento alla costante “minaccia di un crollo totale” della produzione energetica. E osserva che le conseguenze umanitarie di un attacco alle infrastrutture di Baghdad e dintorni “potrebbero superare per gravità tutte le altri difficoltà patite dal popolo iracheno negli ultimi anni”.
Un disastro annunciato. I perché, di tale disastro umanitario, sono parecchi. Innanzitutto, però, serve ricordare come la popolazione irachena sia fortemente dipendente dal suo regime. Diversamente da quella afghano, fondamentalmente rurale, il popolo dell’Iraq vive in una dimensione urbana e di assistenza a cui è difficile trovare un’alternativa. Soprattutto se questa viene imposta dai ritmi serrati di un conflitto armato. Nella regione irachena, osserva la sezione britannica di Save the Children, ci sono “livelli di dipendenza senza precedenti”, perché la sopravvivenza delle famiglie dipende dalle razioni di cibo distribuite dal governo. La stessa associazione insiste: “I livelli di dipendenza sono così elevati che qualsiasi colpo inflitto al sistema provocherebbe direttamente e inevitabilmente un disastro umanitario”. Solo nella zona autonoma curda, al nord dell’Iraq, le derrate alimentari “non durerebbero che poche settimane se venissero interrotte le vie di comunicazione” con i depositi di Kirkuk e Mosul.
Colpire l’energia, stremare un popolo. Per caprine i danni basta leggere il rapporto dell’Harvard Study Team, secondo cui “in Iraq la salute pubblica è fortemente collegata all’energia elettrica. Senza elettricità non si può purificare l’acqua, non si possono trattare i liquami, si diffondono malattie a trasmissione idrica e gli ospedali non riescono a far fronte a malattie perfettamente curabili”. Lo shock della guerra, si legge nel rapporto “Iraq advocacy strategy”, provocherà “danni alle infrastrutture civili essenziali” e “avrà un effetto catastrofico sulla salute e sul benessere di una popolazione estremamente vulnerabile”.
La storia insegna. Secondo le stime del Fondo monetario arabo, durante la guerra del 1991 sono andati distrutti infrastrutture e beni economici per un valore complessivo di 232 miliardi di dollari. Nella prima Guerra del Golfo, infatti, le forze militari statunitensi colpirono ben 800 impianti elettrici e petroliferi. Alla fine del conflitto, diciotto sui venti impianti energetici iracheni erano stati messi fuori uso, con una riduzione dell’elettricità al quattro per cento. E lo scenario potrebbe, oggi, ripetersi.
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Fabio Alberti, presidente di Un Ponte per Baghdad, lancia l'allarme: se colpiranno una centrale elettrica sarà il caos. E avverte: gli iracheni hanno scorte di cibo per sole tre settimane.
di Melissa Bertolotti
BAGHDAD – Gli iracheni rimangono chiusi in casa. Con le provviste sufficienti per sopravvivere almeno tre settimane. E l’incubo che i bombardamenti angloamericani possano, da un momento all'altro, colpire le centrali elettriche, impedendo il rifornimento di acqua depurata. E’ questo lo scenario che, dalla capitale irachena, descrive Fabio Alberti, presidente di “Un ponte per Baghdad”, organizzazione umanitaria operativa in Iraq dal 1991.
Le emittenti televisive di tutto il mondo trasmettono immagini di Baghdad soffocata dalle bombe. Ma come vivono, i civili, con l’incubo del conflitto?
”Rimangono chiusi in casa. Cercano di uscire il meno possibile. E anche l’affluenza ai nostri ospedali è ridotta al minimo dall’inizio del conflitto”.
La scarsa affluenza agli ospedali significa anche che pochi civili iracheni hanno finora subito i danni della guerra?
”Purtroppo è solo questione di tempo. E poi noi, come anche le Nazioni Unite, siamo convinti che il bilancio delle vittime di guerra non si fa con i caduti sotto le bombe. O almeno, non solo. Il numero delle morti, infatti, si ingrossa con quelle indirette”.
La popolazione irachena dipende molto dalle infrastrutture statali. E’ per questo che, secondo lei, il bilancio delle vittime potrebbe aumentare con quelle che definisce “morti indirette”?
”Proprio così. Temiamo, e ci aspettiamo a breve, un’esplosione delle malattie gastroenterinali. E, a causa di queste, un numero imprecisato di morti per le malattie più banali, dalla diarrea al tifo, dovute all'inquinamento batteriologico”.
Ci spiega il collegamento tra le bombe americane e un inquinamento batteriologico che si prospetta come letale?
”Prendiamo l’esempio di Bassora. I bombardamenti sferrati su questa città mineranno presto i sistemi di depurazione dell’acqua e le centrali elettriche. Questo colpo, inferto a un sistema di depurazione dell’acqua tanto precario com’è quello iracheno, causerà forti infezioni”.
Possiamo già presumere quali saranno le prime vittime di questa indiretta ondata di morte?
”Prima di tutto i bambini. Soprattutto quelli che, già oggi, soffrono di malnutrizione. E poi le fasce più povere della popolazione”.
Previsioni tragiche che, però, non fermeranno i bombardamenti. Voi, come Ponte per Baghdad, cosa fate per fermare questa spirale micidiale?
”A Baghdad abbiamo allestito un centro per l’accoglienza dei rifugiati. A Bassora, invece, stiamo già lavorando da due mesi per dotare gli ospedali delle medicine essenziali. Ora, invece, abbiamo installato alcune cisterne per consentire ai luoghi di prima emergenza acqua depurata”.
Quante persone contate di salvare con il vostro intervento?
”Con la nostra rete d’emergenza per l’acqua contiamo di aiutare 200mila persone. Per raggiungere questo obiettivo stiamo anche attivando centrali di depurazione mobili. Ognuna di queste può servire 60mila persone. Inoltre siamo pronti a riparare generatori elettrici malandati o fuori uso”.
Acqua in primo piano, quindi. Cosa ci dice, invece, sulle dispense alimentari?
”Abbiamo constatato che gli iracheni hanno fatto grandi provviste in vista della guerra. La loro efficacia, però, dipende dalla durata del conflitto. Le famiglie più povere, infatti, potranno sopravvivere al massimo tre settimane con quanto hanno messo da parte”.
Tra tre settimane, quindi, comincerà a scarseggiare il cibo?
”E’ quello che temiamo. E per questo ci stiamo organizzando per portare rifornimenti”.
Un’operazione d’intervento massiccia. Ma fate tutto da soli?
”No, ci siamo coordinati con altre trenta associazioni per essere più efficaci. Con lo scopo di cooperare, e non pestarci i piedi a vicenda, riceviamo il sostegno dei gruppi più diversi: dalle tradizionali organizzazioni non governative ai sindacati. Insieme abbiamo creato il Tavolo di solidarietà con la popolazione dell’Iraq”.
Contate anche sulle donazioni dei privati?
”Ce lo auguriamo. Sono due i conti correnti su cui si possono fare donazioni. Uno, postale, è 507020. Un secondo, bancario, è 108080 su Banca Etica. Per entrambi l’intestazione è “Solidarietà Iraq”.
per l'ultima riga...posso mettere anche il mio di C/C ? 
ho in garage un buon generatore che va a benzina...e loro di quella ne hanno
su mandate che sono bisognoso

ho in garage un buon generatore che va a benzina...e loro di quella ne hanno
su mandate che sono bisognoso

E' precisa intenzione degli Usa distruggere il meno possibile le infrastrutture sul territorio. Altrimenti avrebbero proceduto ad un "vero" bombardamento e sarebberò già a baghdad. Voglione essere percepiti come liberatori, almeno da una buona fetta della popolazione. Preservare vite e cose per quanto possibile, ecco l'ordine che hanno i militari. Il prezzo di tutto cià è una battaglia di terra, che sta diventando tanto più dura quanto più ci si avvicina alle città. Se questa strategia non funzionasse... beh allora vedrete cosa significa bombardare una città sul serio

Io lo spero per il popolo iracheno, visto che nel 91 non è stato così spero che non si ripeta quanto è già accaduto.
credo che sia proprio così braddock
ora si gioca una partita molto più importante. gli americani cercano di entrare in iraq passando per liberatori.
sono convinti di questo ruolo e solo riducendo al minimo i danni e i cadaveri iraqueni riusciranno ad avere un futuro nella stabilizzazione politica della nuova nazione iraquena.
ora si gioca una partita molto più importante. gli americani cercano di entrare in iraq passando per liberatori.
sono convinti di questo ruolo e solo riducendo al minimo i danni e i cadaveri iraqueni riusciranno ad avere un futuro nella stabilizzazione politica della nuova nazione iraquena.
Questa è la strategia attuale. Lo afferma gran parte degli analisti, e mi sembra peraltro evidente. Gli americani si stanno prendendo un bel rischio, accettando di mettere la battaglia sul piano gradito al nemico, ma non hanno scelta. Se calcassero la mano come è ampiamente nelle loro possibilità si scatenerebbe una reazione a catena apocalittica con estensione del conflitto ai paesi vicini. Devono vincere ed allo stesso tempo "convincere" il mondo arabo che sono lì per liberare, per combattere contro saddam e la nomenklatura, non contro la popolazione.
cazzo allora da 3 notti stanno buttando volantini...
sarebbe stato molto più facile bombardare a tappeto con "semplici" bombe a contatto che con costosi missili da 1 milione di dollari l'uno guidati via satellite
sarebbe stato più economico, più veloce e men ocomplesso
ma evidentemente quando non si vuol capire ci si riesce benissimo
sarebbe stato più economico, più veloce e men ocomplesso
ma evidentemente quando non si vuol capire ci si riesce benissimo

Se vuoi ti passo un pò di immagini di veri bombardamenti a tappetto della seconda guerra. Ne ho moltissime. In 40 minuti radevano al suolo un quartiere con una media di 3000 morti. Cmq stanno buttando anche volantini, ma forse non lo sapevi


Toh. Axl Rose is back.



mi chiedo semplicemente quante siano queste infrastrutture militari visto che bombardano con i b-52 da un bel pezzo.
siete bellissmi tutti e due

dopo 10 anni che gli usa impongono l'embargo per ripicca , dopo 10 anni che bombardano nelle noflyzone a loro piacimanto , dopo 10 anni che gli usa impongono l'oil for food , adesso pretendono di essere accolti per liberatori .
patetici .
ps dolore per i morti ..... tutti
tu hai una minima idea delle conseguenze mondiale di un'atto del genere?
Se lo fanno, lo fanno perchè per i loro interessi devoon togliere saddam e nn provocare una guerra mondiale....
Bombarda l'iraq a tappeto e vedi come scoppiano tutte le comunità mondiale di mussulmani, senza contare come molti paesi dell'opec potrebbero decidere di chiudere i rubinetti e venderlo a un prezzo fuori da ogni norma giusto per approffitare della situazione....
Beh c'è da dire che la campagna militare sta prendendo una brutta piega ... ora pensano di prendere le città assediando i difensori ... a Bassora hanno già tagliato luce e acqua. Non credo che tutto questo sarà molto salutare per i civili. Del resto non sarebbe nemmeno salutare una battaglia urbana casa x casa ...
Forse era meglio lasciar lavorare gli ispettori
Forse era meglio lasciar lavorare gli ispettori

....non credo...
a quel punto gli USA si papperebbero anche quelli

e chi la potrebbe fermare ?
la UE ?

la russia ?


la cina ?...na...sono gia alleati con gli USA per la divisione del medio oriente...
C'è poco da ridere ... se gli iracheni messi come sono riescono a dare filo da torcere alle forze della coalizione ...
Ricordiamo il vietnam...
il vietnam, se lo avessero voluto veramente prendere...ci mettevano una settimana.....ad andare piano

Certo. E la russia sganciava qualche milionata di bombe nucleari su tutta l'america....
MAD.... ricorda...