[RPG] Non ci sono più le razze di una volta

Il 2025 inizia con il botto!

E andiamo!

Questo è il mio stato d animo dopo aver letto la notizia

Ma che cazzo c è da essere inclusivi in un gioco di ruolo dio scannato.

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Boh invece sarebbe una riflessione interessante da fare, solo che siamo su internet nel 2025 e l’unica risposta giusta alla tua domanda è “prot”

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@amon non capisco il tuo commento, cosa c’è che non ti quadra esattamente? Per me (ex giocatore di dnd) i concetti di razza e allineamento erano meccaniche vecchie da rivisitare, sto leggendo l’ultimo manuale quindi per ora non mi esprimo, ma non mi sembra si aver letto nulla di strano, specialmente il prevedibile comportamento dell’oligarca citato a mio avviso alquanto pittorescamente nell’articolo (ma chi se lo incula quello lì come opinionista di rpg).

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premesso che per me roba tipo d&d dovrebbe essere libertà completa della fantasia
alcune cose le posso capire tipo violenza sessuale o droga (ma qualcuno mette veramente sta roba nei racconti dnd?)
il concetto di razza e allineamenti o caratteristiche invece ho sempre visto come cose corrette e non vedo la necessità di cambiamenti

cioè chiamare razza gli elfi quale problema di sorte crea?

Tralasciando i “rant” su “razza”, “specie”, boh, che poco cambia, alla fine fine sono parole ed il linguaggio si evolve con la società, il levare i “tratti” delle razze (specie?) mi sembra senza senso, tanto vale levarle del tutto allora. :asd:

Ma con ancora meno senso mi sembra il voler mettere i “disclaimer” su cosa non fare nei giochi di ruolo, “Non fate le cose brutte nel gioco se no poi le fate davvero” :dentone: boh mi sembra l’equivalente di quando si identificavano i giocatori di ruolo come tutti satanisti. :asd:

POSTILLA: mi sto basando solo su quello che ho letto nell’articolo, non ho approfondito.

“Razza” è una parola che si riferisce a concetto impreciso in senso biologico/tassonomico, e se applicata alle società umane si porta dietro un contesto di traumi sociali che è masochista introdurre di default in un’attività di intrattenimento.

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Che a pensarci bene poi, ha più senso parlare di “specie” anche prendendo per buono il concetto di “razza” inteso in senso moderno, cioè se si vuole fare un discorso borderline ipergeek nel quale fare un collegamento tra l’evoluzione e la mitologia della creazione delle “razze” (specie) in D&D, un elfo sarà simile esteticamente ad un umano più che altro per convergenza evolutiva oltre al fatto che sono stati “creati” diversamente, cioè un elfo è proprio un’altra roba rispetto ad un umano.

Sì ho chiesto anche io a me stesso che cazzo stessi scrivendo.

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L’idea è che la differenza tra “elfo” e “nano” sia solo estetica e casomai culturale ma senza introdurre vincoli meccanici al giocatore. L’obiettivo è minimizzare le barriere all’onboarding di nuovi giocatori, per avere buona crescita di utenti.

Mica stupida come cosa. Tra l’altro facilita un po’ il ruolo del game master, che deve preoccuparsi leggermente meno di eccezioni, varianti e build semi-rotte.

Ma i “tratti” sono sempre (almeno da quando ricordo io e da come li abbiamo sempre interpretati noi giocando) sempre stati un “mix” di cultura/fattori ambientali/educazione.

Cioè che un nano ci veda al buio è perché è stato creato/si è evoluto per vivere sottoterra, non è una “limitazione” all’interpretare un ruolo, è una cosa intrinseca.

Quello che viene tolto è il vincolo di default per tutti.

Nulla vieta al singolo tavolo di implementare una specifica visione.

Invece, a tener le regole vecchie, il regolamento impediva formalmente al singolo tavolo di implementare la visione libera.

Benissimo la rimozione del termine “razza” che oltre ad essere sbagliato (specie è molto più adatto per distinguere drow da umani da gnomi da orchi), si porta dietro dei riferimenti culturali che sarebbe anche ora di condannare senza se o ma.
Per il resto, non vedo il problema a suggerire a un master di usare al 100% la propria fantasia e creatività, tenendo sempre conto che tutti i presenti si devono divertire e non è detto che prima di sedersi al tavolo abbiano raccontato di quella volta che sono stati stuprati dallo zio, perché sono anche cazzi loro. La violenza (fisica, verbale, psicologica) è presente in ogni avventura di gioco di ruolo (giusto perché c’era chi diceva: ma chi mette stupri e tortura nelle avventure?) e quindi va benissimo che ci sia una particolare attenzione del master a mettere tutti a proprio agio.
Per il resto Musk è capace come Salvini di dire sempre la puttanata più grande. Ormai è una garanzia.

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Mah si potrebbe argomentare che il gioco di ruolo non è il contesto ovvio in cui far condanne per quanto giuste.

Ma non c’è bisogno: la parola “razza” si rimuove solo perché inutile, fuorviante e masochista.

Ecco magari per noi che siamo per lo più bianchi, il concetto di razza è solo sbagliato e amen.
Per chi invece è nero, rosso, giallo etc, la parola razza porta con se un bagaglio negativo che non aiuta a divertirsi (perché alla fine si gioca per divertirsi) proprio come giocare un’avventura con uno stupro come elemento drammatico, non è piacevolissimo per chi è stato stuprato.
Alla fine il succo dell’inclusività è proprio cercare di fare stare tutti a proprio agio.
Chiaro che i maschi bianchi mai stuprati non vedono il motivo di rimuovere la parola razza o inserire una safe word per le avventure con stupri.

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Boh, ricordo che quando abbiamo creato un mezzelfo allevato da nani dovendo tener conto di fare un “mix” delle caratteristiche culturali e razziali esistenti che avesse un senso logico è stato divertente, più che un ostacolo. :asd:
È che i tratti non li vedo come “vincoli”, ma come… Fattori intrinseci che danno un senso di credibilità anche ad un mondo fantasy. :asd:
Poi ognuno può fare quello che gli pare comunque, però per assurdo l’impressione in questo senso è che si “perda” qualcosa invece di guadagnarla a livello interpretativo.

Esatto, è quello che sostengo.

Solo raccomando di non vestire la cosa di intento dichiarativo.

Francamente, bianco o nero, uomo o donna, privilegiato o oppresso, se voglio giocare a un gioco di ruolo sono felice di sedermi a un tavolo che è attento a tutte queste tematiche ma nel tema del gioco (spiegando per esempio i sistemi di gestione/dichiarazione di soglie narrative per gioco confortevole e sicuro), ma non mi sognerei mai di sedermi a un tavolo che vuole fare un’ora di discussione preliminare su quanto sono cattivi i nazi.

Il punto è che bisogna saper distinguere i contesti e gli scopi.

Esattamente: fattori che sei libero, in accordo col tavolo, di implementare proprio per favorire il meccanismo che per voi era divertente.

La perdita la provano solo quelli che sono in cattiva fede, o quelli troppo pigri per riconoscere che i sistemi di gioco ottimali sono quelli che pongono il numero minimo di vincoli. Poi certo, ci sono anche quelli col feticcio liturgico del tomo di regole. Forse non molti si ricordano che Advanced DND aveva una lista di proficiencies che sembrava il syllabus dei corsi di un’università: volevano fare una cosa tipo il Tabboz simulator dell’avventuriero, ma d’altra parte il contesto “sportivo” è quello americano dove se non hai orge di numeri allora non sei soddisfatto.

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Mah per me è una grande esagerazione mettersi lì a discorrere su razze ed affini, non ha senso.

È un gioco per il dio cristiano.

Io la penso così.

Oh, però questo non mi pare lo indichino da nessuna parte come necessario ad una sessione di dnd. A leggere quella monnezza di articolo dell’Ansa mi pare che l’idea sia: ci sono parole, concetti e temi che per la maggioranza sono ok (per abitudine, anche solo) ma per alcuni assumono connotazioni negative. Vogliamo rimuoverli e pensare a meccaniche diverse per rendere il gioco più al passo coi tempi e accessibile a tutti.

Per te è irrilevante quanto meno perché sei abituato ad astrarre.

Già dire che non ha senso mi sembra discutibile, ho argomentato già numerosi punti.

Ci mancherebbe. A sentire le frignate di Musk e company parrebbe rilevante invece.

C’è una ragione non banale, pero’, suggerita in un vlog dal buon Immanuel Casto se non ricordo male.

Cose inclusivamente dichiarative (dai pronomi alle bandiere, passando anche per le press releases di questi cambiamenti in DnD) non rispondono necessariamente a problemi specifici oggettivi, ma fanno certamente parte di un linquaggio meta-sociale che segnala che un particolare angolino come minimo ha ragionato su temi e traumi legati a uno specifico conflitto sociale.

Puo’ essere che quell’angolino sia militante, oppure no.

I salvini, musk, grummz, … rispondono coi loro mezzi all’ipotesi che l’angolino sia militante, e fanno del loro meglio per ridurre la cosa a battaglia tra tifosi (dato che sono in maggioranza e possono poi schiacciarti coi numeri).

L’aspetto chiave è che lo status quo culturale (e la sua trasformazione) viene per definizione realizzato dalla maggioranza non militante, in risposta all’esito del conflitto tra le parti militanti, ma specialmente a seconda della propria lettura dello stesso. Progresso o regresso dipendono da questo.

L’ultima cosa che i salvini/musk/grummz vogliono, è che le persone comuni notino che i pronomi non tolgono nulla a nessuno: cioè che esistano potenzialmente innumerevoli angolini inclusivi e al tempo stesso non militanti. Tant’è che dicono letteralmente “I don’t want this to be the new normal”, oltre a propagandare le becere cazzate tipo “assedio alle nostre tradizioni/identità”.

Per quello, secondo me, vanno infatti combattuti mediante l’ovvietà del buon senso, e cercando di riservare il contesto del conflitto tra tifoserie ai luoghi, ai tempi e ai modi dove:

  1. ci sono probabilità di vittoria
  2. la vittoria è oggettivamente utile e visibile
  3. i modi della vittoria non rafforzano la loro retorica
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