Proverò a esporre un mio punto di vista, consapevole che sarà fallace.
Per farlo, mi guarderò il mio di comportamento, e il mi è rafforzativo, deforme nell’intimo, oltre che statisticamente irrilevante.
Come una mossa del busto per scansare una freccia che proviene da lontano.
Nella vita c’è una fase iniziale bulimica che crea le passioni e poi le passioni che creano interesse bulimico. In un mare di interferenze.
Quando queste passioni sono su più aree - artistiche, scientifiche o filosofiche -, decolla per la tangente la ricerca di informazioni, un caos conseguente, che resti ad assaggiare di tutto, come un pazzo furioso, ma resti in superficie perchè orizzontale ti pare meglio del verticale. Un menù a portate infinite.
Incompiuto per eccesso di interessi. Come svuotare il mare con un cucchiaino capisci che non basta una vita a saziare la mente. Ma ci resti intrappolato, con la sabbia in mano. Vorresti trattenerla ma essa scorre inesorabile.
E ti capita di comprare intere enciclopedie monotematiche a rotella.
Pure quella dei misteri e della cucina anni 80, che se vedi oggi le foto ai piatti ti viene una paresi al labbro senza botulino. Se le monti in sequenza viene un film sulla fame nel tempo che levati. Storie di piselli in umido, di carbonare con la panna, di sformati per metabolismi del passato oramai estinti.
Vagoni di fumetti, libri a tre a tre dalle bancarelle, de sade, kennedy, omero, i promessi sposi usati, numeri di le ore dalla monnezza, il postalmarket, il calendario del monaco, manuali per partorire in acqua, guide di televisioni notturne, atlanti geografici di politiche fisicate, roba illegibile, da incubi proprio, trascorrere pomeriggi in biblioteca a leggere le peggio porcate per disegnare atomi, carte magiche per prevedere il futuro e leggere nella mente il commensale di fronte, questa non ve l’ho mai raccontata, ma esiste davvero una carta magica. Roba da restarci no vabè. La storia di un asso di cuori.
Provi pure a scrivere un libercolo, ci fai pure il disegno satirico, un mostro senza denti che tutti in fila venerano, a colori, lo metti pure in scena al teatrino, ti inventi pure il sound col c64, una sirena con un for next, detta la Sirena ForNex senza la t, fai anche il giullare, monti dei film interi sul genere nonsense, vedi tutti ridere a recite di parodie di ospedali, dignità perse, nel senso che erano degne prima, insomma cerchi di ottenere il più possibile dall’ambiente in cui ti trovi per provare a esistere o a resistere allo schifo che vedi sui marciapiedi a seconda dei punti di vista. Manco fosse benzina.
Poi un giorno arriva internet e si apre un pozzo senza fondo. All’inizio assorbi come un forsennato tutto quello che ti capita sotto gli occhi. Ti metti pure a compilare drivers di schede video su linux per non vedere un cazzo uguale, e a fare lan party con il Duca e la meusa.
Diventi un supereroe nella fascia dei 25 anni. Il primo terzo. Ti viene pure di metterti il mantello sul davanzale del balcone per vedere se vola.
Fai dei viaggi notturni nel medioevo in macchina fino all’alba ascoltando il libro di Jim ad alta voce da un amico che sembra uscito da ulisse, che ne ha una versione vecchissima e usatissima che porta sempre con se nella tasca sul culo dei jeans, dove lo trovi oggi uno che si porta le poesie nel culo, mentre mette la cassetta dei portoni e inizi a comporre sogni mastodontici. E sul più bello esci il libro di Heidi, edizione cartonata, un mattone da due chili, regalatomi dalla mamma, e parte un delirio concettuale tra chi è meglio tra Jim Morrison o l’amica sulla sedia a rotelle di Heidi.
In pratica sali a bordo della cerchia che ti capita. E resti vivo non si sa come. Passi da un poeta che legge anime a uno che si esprime a grugniti, come un cervello negli scivoli, I cessi diventano libri infiniti. Luoghi dove urlare o dove dormire.
Poi una mattina così di botto ti viene il vomito. Sei diventato serio. Uno schifo. La memoria a breve termine oramai è fottuta dai tuoi stessi interessi. In realtà visione romantica di una mente invecchiata male.
Gli occhi sono rossi per il bruciore e 40 anni di lavoro a leggere cordiali saluti ti hanno demolito nel profondo, ma decidi che ne vuoi ancora e “affanculo mi sono rimaste solo le orecchie”.
Per cui per tornare a leggere i libri dovrei decidere di annientarmi dal digitale, fuggire in Africa, e mettermi all’ombra con un vassoio di datteri.
Ma non esistono più le librerie, quelle poche che sono rimaste sembrano farmacie, manca proprio l’aria, i commessi ventenni che ti consigliano libri avariati. Tu li guardi e gli chiedi “ciao, lo sai chi ha imventato l’america?”
E pure nel deserto ci stanno i balneari ormai, sono quelli con i cammelli e i posacenere di osso, e il fatto di dover ordinare un libro su internet oggi mi manda al manicomio.
È troppo facile, non c’è sforzo, non c’è scoperta, non c’è odore, polvere, manca la chimica dell’inchiostro, non c’è più voglia di leggere il pil, solo un apatico gesto di un dito pieno di merda.
Una vana ricerca di pieni da svuotare. La raggiunta consapevolezza di non valere lo sforzo. Il desiderio di togliere per sentire meglio il silenzio.
Fateci caso, quei libri esposti urlano bastoni nel culo, con quelle copertine lucidate. Ma poracci anche loro devono magnà. Si ma le anteprime sono aggratis. Marò come andare in libreria e leggerselo nel cesso e poi rimetterlo nello scsffale.
Ho provato anche i podcast ma mi scende il latte alle ginocchia. A parte quello della lucarelli che uso come sonnifero.
Mi è rimasto solo youtube, se me lo levi non ricordo più un cazzo.
La morale? Che è tutto amorale. I libri una volta erano pericolosi, poi è arrivato colpo grosso e sono finiti nel garage in mezzo si sorci.
In sintesi non compro più libri perchè leggo il foro. Speriamo di guarire.