Migrazioni e politiche di inclusione

Su questo sono in parte d’accordo. L’integrazione deve essere voluta da entrambe le parti.
Sia dagli immigrati, sia dagli autoctoni. Ipotizziamo un bambino di terza (quarta, quinta…) generazione, nato e cresciuto in Italia, a tutti gli effetti italiano. Secondo voi come si può sentire quando gli chiedono “di che paese sei? Certo che parli bene italiano, complimenti!”

Bisogna in qualche modo normalizzare il fatto che si può essere italiani anche non avendo la pelle bianca, facendo gli scontrini, o accettando la carta per pagamenti di un euro.

Io ormai dopo averci avuto a che fare per lavoro, ho notato che un marocchino con una certa cultura e integrato è più simile a me di un milanese.

Un po’ è una battuta, un po’ non lo è.

Secondo me religione e tradizioni diverse non sono un ostacolo, lo diventano quando si ha a che fare il corrispettivo islamico della testa di cazzo che abbiamo anche in Italia.

Stranamente il fattore comune per evitare le teste di cazzo, è l’istruzione. Di solito quello istruito che ha ricevuto un educazione decente si integra pur conservando tutte le sue tradizioni e particolarità e questa gente ci arricchisce, o almeno è quello che è capitato a me con miei due colleghi magreb che sono rimasti amici.

E questo lo dico nonostante 2 mesi fa 3 ragazzini marocchini in bici mi hanno fermato circondato e preso a calci perché gli detto “guarda questi stronzi” dopo che stavano impennando contromano :asd:

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dal titolo pensavo fosse in thread sui permabannati

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Passaggio cruciale, suppongo il problema principale, perlomeno tra quelli perduranti tra le diverse generazioni, sia correlato all’accesso all’istruzione, con annessa fruibilita’ della stessa, ed in maniera ancor piu’ marcata il tenore di vita, perche’ uno degli elementi piu’ distorcenti e’ sempre rappresentato dall’iniquita’; poi eventualmente il modello di distribuzione diffusa dei nuovi arrivati, combattendo in ogni modo la creazione di ghetti e’ cruciale per evitare di alimentare la percezione di alienazione di gruppi culturali differenti, e questo in particolar modo temo sia necessario imporlo pure in maniera coercitiva.

Nel complesso, e nonostante tutto, l’Italia non ha fatto un cattivo lavoro fino a questo momento, ed i problemi nascenti hanno un’altra origine.

Poi dipende cosa si intenda per integrazione eh, posto sia fondamentale proteggere la liberta’ di scelta, appunto evitare l’alienazione, l’importante e’ il rispetto di regole condivise poi non mi aspetto la rinuncia alle proprie origini ci mancherebbe, perche’ se il modello liberale propugnato e di cui gli europei sono giustamente orgogliosi e tanto convinti della superiorita’ dello stesso diviene preferibile allora accadra’ naturalmente.

Non sto a quotare tutti quelli che l’hanno detto ma 100 punti a griffindoro per il “va investito nell’istruzione”.

Peccato un po’ ovunque invece si stia facendo l’esatto contrario.

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Concordo, anche se l’istruzione è condizione necessaria, ma non sufficiente.
Alla base del razzismo c’è anche la mancanza di empatia. Stando a Galimberti, è uno dei grossi problemi della società attuale. Senza empatia ti puoi scordare l’inclusione.

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Verissimo, ma anche se adesso non ricordo i paperz, ci sono studi che dimostrano che l’empatia è una di quelle caratteristiche che sono attive naturalmente (mi viene da dire in qualunque animale, ma sicuro nell’essere umano). È uno di quei tratti che non viene “imparato” ma piuttosto disimparato a causa dell’influenza dell’ambiente circostante.

E, di nuovo, puoi combattere l’influenza dell’ambiente circostante con una scuola efficace. Alla fine, da una certa età in poi, un bimbo passa più tempo a scuola che in casa. E il compito della scuola non è solo fare imparare le tabelline, è imparare come vivere nella società oltre la tua famiglia.

Che è fare anche educazione civica, che equivale a fare politica, che le destre bollano come propaganda e che vogliano tu non faccia. Giriamo sempre lì attorno :asd:

Quando dissi le stesse cose anni fa arrivarono in 200 a darmi del nazista :asd:

Pensa come stia messa l’Italia su certi diritti civili, ad esempio come sia vista una famiglia di due persone dello stesso sesso.
O come si rapporta alle droghe leggere.

Per certi versi questa dinamica è più facile vederla internamente, perché si può osservare un conflitto nell’espressione di un rapporto di potere solo se tale rapporto di potere non è eccessivamente iniquo - il soggetto che “andrebbe integrato” ha talmente poco potere che non è in grado di generare un conflitto visibile.

Ma se vuoi un esempio più ortodosso alla discussione, pensa alla frequenza di notizie in cui una famiglia Islam-afferente compie reati verso le proprie figlie, reati che vanno dalla privazione di libertà che per noi sono sacrosante fino anche all’omicidio, reati commessi in risposta al loro integrarsi nella nostra società. Non so manco se sia un fenomeno frequente, non ho dati alla mano - è solo un esempio.

Che siano fottuti finché una parte sostanziale del mondo ha paura del cambiamento? oh, si.

Risposta alla Salvini: “mi vorresti dire che se ammazzano una figlia perché vuole essere libera è colpa nostra?”

:asd:

Sono d’accordo al 100%

Ed io ti risponderei “sì”, perché chi scrive le regole dell’integrazione è la parte di società che ha il vantaggio nel rapporto di forza. Scegliere di lasciar ghettizzare una minoranza immigrata è un modo di esercitare tale vantaggio.
Certo, è anche facile abusare di questa posizione, perché la deumanizzazione del prossimo è sempre dietro l’angolo

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Lol quando dicevo che bisognava impedire alle minoranze di ghettizzarsi è arrivato Chimay con la bava alla bocca a dirmi che stavo classificando le persone su base razziali, poi c’erano Elion e altri che hanno sclerato duro con i paper che dimostravano che i ghetti fornivano ai migranti maggiori misure di supporto e volevo farli vivere male.

Ora che è dimostrato da Svezia e Danimarca che i ghetti sono il male (cosa che tra l’altro io dicevo ma allora vi era ancora il denial su queste cose e parlare di società parallele a Malmo era ancora considerata una cospiracy theory di destra) mo sono le maggioranze che obbligano le minoranze a ghetizzarsi esercitando il potere :rolleyes:

Interessante come si cambiano le carte in tavola pur di non abbandonare le teorie semplicistiche che i problemi di integrazione siano dovuti esclusivamente a una mancanza di volontà della maggioranza di voler integrare il diverso e non che effettivamente ci sono delle problematiche che richiedano più nuance e un vaglio più oggettivo delle responsabilità di entrambe le parti (e anche di un sistema che lascia sempre più persone competere per una fetta di torta più piccola), invece di scusare tutti con un “poverini non hanno il potere, sono vittime delle circostanze”.

Shenlong, non ce ne frega niente di cosa diceva chimay, i pugnetti in Pm.

Il tuo è razzismo malcelato, spiaze

Da quanto vivi in inghilterra Crius? Quando parli in inglese hai ancora l’accento italiano o hai una pronuncia britannica o americana?

OT con il trust level 1 mi sa’ che puoi fare solo 9 post e devi aspettare 11 ore zzzzz

Mi rendo conto non essere forse un soggetto particolarmente inerente l’argomento principe ma ho il sospetto uno dei più pressanti problemi antropologici contemporanei sia la mancanza di tempo che le persone dedicano a se stesse, per necessità, per contesto, per scelta o per induzione non saprei, i contesti sono troppo variabili, e quindi implicitamente nell’elaborare la crescente quantità di informazioni ricevuta.

E concordo massimamente con la seconda parte del messaggio, il ruolo della scuola non può necessariamente essere di natura formativa a scopo di inserimento lavorativo, di perché il lavoro è, e deve essere solamente uno degli aspetti della vita, appunto il concetto precedente per cui l’alienazione culturale degli immigrati mi chiedo quanto possa essere sintomatica di un contesto generale su cui, a prescindere dal fenomeno generale, eventualmente valutare, come in realtà mi pare stia timidamente accadendo.

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IMHO in uk piu che razzisti sono proprio classisti