Migrazioni e politiche di inclusione

perché se vai in un paese sei ospite di quel paese, e dovresti rispettarne la cultura.
Se poi vuoi rimanerci, è buona cosa integrarsi. Uno stato per funzionare deve avere una certa omogeneità culturale perché senno prima o poi ci saranno degli scontri.

Non sono d’accordo. Una o due generazioni fa tra un italiano e un tedesco c’era tutta la differenza del mondo. Oggi gli stereotipi sono molto più sottili e in tutta l’Europa c’è una cultura e dei valori comuni.

Ci sono alcuni aspetti delle culture che non possono coesistere in una nuova generazione e, per forza di cose, solo uno prevarrà.

Come questo accada dipende dal tipo di convivenza tra culture. Se quella ospite deve “rispettare” quella locale, ma quella locale ripudia quella dell’ospite… c’è solo una via!

In realtá paradossalmente le generazioni successive sembrano meno integrate a volte

Razzisti contro tutto e tutti e non lo nascondono, sopratutto con quelli dell’est, con la brexit ora hanno il paradosso di odiarli ma averne necessita

Aspetta, queste sono due cose differenti. Nessuno ha detto di non rispettare la cultura. Non credo che integrarsi significhi rispettare la cultura del paese di residenza.

Forse ho capito male io, ma la tua idea di integrazione sembra essere quella di abbandonare la propria identità e diventare un autoctono. Non accadrà mai.

Il discorso non e’ neanche solo rispettare le leggi perche’ non e’ che puoi fare di una cultura una legge.

Il discorso e’ che il cazzo di “melting pot” e’ una grandissima idea ma e’ stata lentamente abbandonata per un sistemico rigetto quando si e’ arrivati a quella parte di popolazione che non era ancora pronta ad abbracciare il “siamo tutti uguali e diversi”.

Noi ci siamo spostati qui in UK e per quanto continui a pensare che la cucina UK e’ uno scherzo di cattivo gusto, che la monarchia sia un cazzo di parassita, non e’ che vado in giro a urlarlo in faccia alla gente. Me lo tengo per me e rispetto il giorno in cui si festeggiano i 50 anni di regno (o quel che cazzo era) andando al parco vicino casa per passare tempo con i vicini vecchietti, appendo le bandierine fuori casa che festeggianosta roba, annuisco contrito quando sono i giorni del lutto perche’ e’ morta la zia elisabetta, e le varie meat pie inglesi mi piacciono pure.

Il problema e’ che poi ti scontri con la gente che invece ti dice “ma che vieni a fare qui al parco per il cinquantenario tu che manco sei inglese”. Poi dici perche’ le seconde generazioni si radicalizzano.

Edit:
Aggiungo che il discorso di essere “ospite” e’ il primissimo sbaglio della mentalita’ che c’e’ adesso. Non sono ospite di un cazzo, vivo sullo stesso pianeta, lavoro e pago le tasse come tutti e le mie tasse pagano la pensione dei vecchi di questo paese che non sono neanche i miei genitori per dire. Faccio piu’ un gesto di buona volonta’ io immigrato di “te” che qui ci sei nato ed hai privilegi solo perche’ sei uscito al mondo in questo angolo di pianeta.

Sì beh, ovvio, la penso come te. Parlare di “ospite” mi serviva per fare l’esempio.

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Le tensioni nascono, secondo me, quando una cultura cerca di prevalere sull’altra. Concordo pienamente sulla necessità di una cultura comune. È giusto integrarsi, ma è anche importante per il paese ospitante aprirsi a nuove culture (che non significa “ommioddio la sharia! Tutte le nostre donne dovranno mettere il burqa!!!11”)

@Nabbo ti faccio l’esempio del mio vecchio quartiere: va bene avere la moschea, i bazar, vestirsi come ti pare e mangiare quello che ti pare. Non va però bene fischiare alle ragazze, musica araba a palla dalla macchina, bloccare la strada perchè devi parlare col broer e tutte cose che magari nel tuo posto d’origine sono normali.

@Crius per ospite non intendo che ho meno diritti di te che sei del posto, ma che se certi atteggiamenti sono normali da dove vengo e da te no, allora li limito.
Io mica guido dove sto ora come guido quando torno a Napoli dai miei :asd:, nè parlo a voce troppo alta in un bar o tante piccole cose che dove sono cresciuto sono normali e qua no

Dovresti trovare un altro esempio, perché questo era all’ordine del giorno in Italia, fatto da italiani, quando ero adolescente io (sostituisci musica araba con gigi D’Agostino) :asd:

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Pensato la stessa cosa anche io :asd:

Prima che altri chiariscano, il mio non era in risposta a nessuno in particolare per il discorso “ospite” e’ che e’ un concetto molto comune e molto usato e, a mio avviso, assolutamente dannoso e tendente verso il lato “chiusura” della questione integrazione.

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Il problema dell’integrazione è strettamente legato al livello d’istruzione medio. Sia dei paesi degli emigranti che dei paesi ospiti. Purtroppo non c’è un cazzo da fare se non spingere sulla scuola a livello globale, è semplicissimo da capire ma estremamente complicato da risolvere. I problemi nascono sempre dall’ignoranza, non dalla differenza culturale.

Nei paesi più poveri sono ovvi i motivi per cui tanta gente è ignorante, ma anche nei paesi più privilegiati regna un sistema che non ha nessun interesse a far salire il livello culturale medio.

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Questo scenario è difficile da scansare nelle situazioni in cui un comportamento è espressione di un valore secondo una cultura, ed è espressione di disvalore secondo un’altra.

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Io porto la mia esperienza da sanitario dell’ovest Milanese.
Ci sono alcuni paesi della zona con una forte presenza di pakistani, che se 1/10 parla un minimo di italiano anche dopo 10 anni che vive in Italia è già tanto.

Quando vengono in Ps e faccio fatica a capire quello di cui hanno bisogno cerco anche di far capire che è nel loro interesse sapersi spiegare.
A 25 anni, che tu sia pakistano, francese o cinese non è accettabile che dopo 5 anni in italia parli solo urdu :wall:
Se sei turista passi ma se vivi in un paese la lingua DEVI impararla almeno a un livello basilare.
I cinesi per esempio su questo sono molto ben organizzati e si presentano con familiare/conoscente/amico che fa da traduttore.

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Hai qualche esempio specifico?

È purtroppo normale che questo possa accadere. La prima generazione può avere la repulsione ad imparare la lingua locale, superata una certa età. Come dicevo, gli italiani fecero lo stesso in America. Basta pensare che la mafia parlava siciliano.

I valori della società cristiana che vengono meno a scuola per il rispetto di altre culture.
L’argomento è sfruttato dalla destra di ogni paese.
Addirittura Meloni, come Renzi, arrivarono a dire la falsità che l’Europa volesse negare il Natale, quando invece invitò alla inclusione.
Se la seconda generazione non si integra, è colpa della società che è stata repulsiva.

Meh, da ateo questa cosa non mi convince. Quali sarebbero questi “valori cristiani” messi a rischio?
Il crocifisso nelle scuole ed il presepe a Natale?

Non l’ho scritto perché a me convince, ma perché c’è tanta gente che vede a rischio la propria identità religiosa, anche nelle scuole.