mi sono rotto il cazzo di tutto

Io ho fatto fino ai 39 anni un lavoro che mi faceva iperschifo, inutile a livello sociale, stressante e impegnativo, ma con cui ho guadagnato bene e che mi ha concesso poi la scelta migliore dopo.
Sono passato da tabaccaio edicolante con 3 settimane di ferie comandate all’anno di cui una per sistemare il negozio e un ritmo circa 6 su 7 a settimana al pubblico impiego.
Adesso ho tempo libero ( che da quando sono nate le bimbe è tempo loro ma vabbè), non ho pensieri, ho 40 giorni all’anno di ferie, lo stipendio sarà quel che sarà, vivo anche in una zona con prezzi folli, ma grazie a prima e a non aver mai voluto strafare ora posso permettermi una casa solo mia con giardino e cortile, appena ristrutturata, in cui poter stare.
Downgrade, questa la parola chiave. Con gli anni che passano si arriva al capire che il tempo qui non sarà infinito e che il significato delle cose inizia ad essere più importante della Sulfuras di Molten Core.
Il paradosso di Easterlin, l’idea del satisfaction treadmill rende bene l’idea: serve dare senso alle cose, sia questo un sentimento religioso, filantropico o esistenziale come possono esserlo i figli o il “sociale”, questo almeno è il mio parere

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Ma è un lavoro fico no?
Preparati che se eri in proprio (o forse anche dipendente privato) dicono che unire i contributi precedenti a quelli del pubblico è un casino :asd:

chissà quanta gente con famiglia si ritrova così, e non lo ammette…
terrorizzante.

Io ho sempre pensato che chi ha una famiglia, la volesse…

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Non puoi capire

è una semi-cit? :asd:

Se avessi figli la coglieresti :) :) ;)

:asd: :asd: :asd:

Non è che voglia fare il contadino, c’è da dire però che se dovessi avere una proposta di un lavoro tipo in palestra, o fare qualcosa di manuale accetterei immediatamente se fosse per stessi soldi o di più. Immediatamente, solo che siccome sono nelle vendite è dura trovare qualcosa che paga di più.

Grazie. Hai ragione su tutto, ma il prezzo che sto pagando mi si sta ritorcendo contro sul lungo periodo, e la sensazione di gabbia non riesco a togliermela. Purtroppo è un po’ più profondo il problema, non è tanto “non mi piace il mio lavoro, voglio cambiare”.

Guarda, in linea di massima hai ragione ma mi sembra un pelo semplificare una situazione interiore di disagio e vuoto che ho da sempre. E’ un po’ come dire “cerca di stare calmo” a qualcuno quando è ovviamente non calmo. Ti/vi ricordo che la depressione non si cura con “esci a fare una passeggiata, vai in palestra e sorridi di più”. Cazzo, magari.

Certo, andare in palestra aiuta. Ma sono come antidolorifici, non sono la cura.

Come già detto sono consapevole di essere fortunato (mi sono anche fatto il culo eh btw), ma questa NON è una soluzione. In realtà non so nemmeno se esiste una soluzione, ho aperto il thread per fare un po’ di venting e magari leggere qualcuno che si sente affine.

Il malessere di madian è della vita. La sfera lavorativa però incide tantissimo, quando lavoraro in un posto che mi piaceva molto, ero molto più bilanciato.

Sì e no.

This. Che poi, non ho la pretesa di essere “felice”. A me basterebbe sentirmi sereno, o almeno normale, piuttosto che avere the darkness sul groppone 24/7.

Fake news, se fossero crisi di mezza età, che ho da quando ho 11 anni tipo dovrei essere morto a 22 E INVECIIIIEE checkmate

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Temo escano troppe cose che non ho il tempo e le energie di poter contrastare avendo famiglia → quindi devo sembrare normale a casa, almeno in presenza di mio figlio (sempre) e un lavoro → quindi pensare al lavoro, e siccome sono nelle vendite non posso risultare come un cadavere

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Tutti lo sappiamo che la depressione si cura con un percorso psicologico/psicoterapico.

Il problema sei tu che non ti vuoi curare e pensi che il modo migliore per guarire sia fare a lotta con i maschioni est europei di 100 kg in mutande tutti sudati. :asd:

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e aggiungo che già è un casino così perché ovviamente ho la carogna addosso e quindi non sono proprio un ottimo partner nella relazione e ovviamente lei dice che io sono egoista e penso solo a me stesso, purtroppo non posso nemmeno spiegarle come mi sento perché col cazzo che capirebbe quindi abbozzo

ma che c’entra, mica significa che uno non vuole la famiglia, e’ semplicemente il peso delle responsabilita’ unito al fatto che l’erba del vicino e’ sempre piu’ verde

io ho sempre vissuto cercando di non mettere radici, multiclassando, non prendendo responsabilita’ etc.etc. e a un certo punto della mia vita dopo aver cambiato citta’ per la terza volta e aver ricominciato da solo mi sono comunque trovato a pensare seriamente di appendermi per il collo…

quando ho procreato all’inizio l’idea della responsabilita’ che mi ero accollato mi distruggeva, ci ho messo parecchio per accettarlo e adesso la vivo bene ma penso sia normale che ogni tanto mi manchi la liberta’ di un tempo

Quindi accasarsi è stato un modo per arginare sta cosa?
Dunque ok la nostalgia ma che ti manchi quel tipo di vita che senso ha :asd: ?

no non dico che accasarsi e’ la ricetta per tutti, a me onestamente passare dal mangiare la pizza direttamente dal lavandino della cucina come un topo ad avere responsabilita’ mi ha aiutato

non mi manca necessariamente quella vita, decisamente non mi manca la solitudine, mi manca sapere di avere la possibilita’ di mandare tutto affanculo e andare a girare il mondo o smettere di lavorare 6 mesi bruciandomi i risparmi o qualsiasi altra cosa il mio cervello pensa sia ‘liberta’’

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Mi ci ritrovo molto con l’aneddoto della pizza, sarà una cosa tutta londinese.

Comunque è un iter frequente tra gli expat, soprattutto quelli che hanno girato come trottole per tot tempo.
Da un lato volersi ancorare a qualcosa perché la solitudine li distrugge, dall’altra sentirsi tarpati quando quell’ancora viene gettata :dunnasd:

Pensavo la specialità londinesi fossero le coltellate in metro

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quando abitavo io, solo attentati terroristici (di cui ho preso parte, ad uno!)

esatto, io di depressi non ne ho mai conosciuti cosi’ tanti come tra gli expat :asd:

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