Lutto, addio papà

Condoglianze.

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Non so cosa voglia dire perdere un genitore in un modo così improvviso. Posso solo lontanamente capire il dolore.
Quello che puoi fare è andare avanti per portare avanti il ricordo di lui in tuo figlio e trasmettergli a sua volta quello che lui ha insegnato a te.
Sii fiero di lui, di te, e di quello che sei.
Pensa alle cose belle che hai avuto assieme.
Col tempo andrà meglio, ne sono sicuro.
Un abbraccio

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È passato esattamente un mese, il dolore è ancora tanto, se lavoro e mi tengo occupato si và avanti, ma appena mi balza il pensiero che non c’è più, sto ancora veramente tanto male

Ci vogliono anni e il vuoto resta comunque.

Lo trasformerai in qualcosa di diverso.

Hai visto uno specialista?

Chiedo eh, se non vuoi rispondere va bene uguale. Ti abbraccio intanto.

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Come ha detto Borzo dubito che passerà.

Ma se ora il dolore è percepito come distruttivo, col tempo diverrà costruttivo. Quando lo penserai ci sarà il dolore, ma sorriderai perché è bello poter ricordarlo.

All’inizio, come tutti i lutti è quasi impossibile accettarli, soprattutto quando sono inaspettati. Le domande che ti fai saranno sempre quelle, perché? perché ora? ho fatto abbastanza? avrei potuto fare qualcosa?

Non avrai mai risposta a queste domande, e il tempo ti aiuterà ad accettare che la vita non ha sempre una spiegazione e non ti farai più quelle domande.

Come stai a casa invece, la tua relazione con mugliera e prole? Ne stanno risentendo, o contieni il dolore solo quando sei con te stesso?

Borzo per ora no, non sono ancora andato da nessuno.
In casa riesco un po’ a tenere botta, ma a volte inizio a piangere e mi dispiace per la mia compagna perché si preoccupa.
Cerco di non farmi vedere piangere, anche se non c’è niente di male da quello che leggo / sento
Però non voglio dare pensieri alla compagna

No, non c’è niente di male. Chiedo per sapere come gestisci la cosa.

Ne parli con la consorte del dolore che provi o nisba? Imo aiuta, non le dai preoccupazioni, è la tua dolce metà e hai perso tuo padre. Penso che sia uno dei dolori più grandi.

Secondo me dai più preoccupazioni se non ne parli per niente con lei.

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non tagliarla fuori
non le dai alcun pensiero se piangi davanti a lei, anzi, vi aiutate a vicenda

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Nono , con lei ne parlo, alla fine pure lei gli voleva un bene assurdo, lo conosceva da 20 anni ormai, metà dei suoi anni.
Mi ha detto che per lei era il suo secondo papà, ma penso sia molto più forte di me…
Comunque si, ne parliamo, ne parlo pure con i miei fratelli

Loro come li vedi? Come stanno?

Mio figlio penso abbia capito che il nonno non c’è più , ma non ha capito ancora il senso di morte nella vita “reale” , cioè se vede un cartone dove non c’è la mamma o il papà o gli succede qualcosa inizia a piangere all infinito, ma lo penso perché sono mamma e papà, purtroppo con i nonni a parte le domeniche e le feste , non se li è goduti :/
Per la mia compagna, penso che … Non lo so forse l ho vista piangere un paio di volte ma se lo fa , lo fa di nascosto per non farmi stare male , penso

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Intendevo i fratelli, come la stanno vivendo?

Mia sorella è talmente impegnata con cose burocratiche che riesce a pensarci poco, però è come me, appena ci pensa sta male, mio fratello somatizza e gli vengono dolori da tutte le parti, penso che per ora è ancora dura per tutti

E’ normale piangere, a volte ancora oggi mi vengono attacchi di disperazione e non li nascondo.
La tua compagna è lì per te, anche solo un abbraccio dopo un pianto sono importanti, non reprimere, non nascondere.

Io ogni tanto mi blocco con lo sguardo nel vuoto e la mia compagna che ormai mi conosce bene si gira e mi fa “tua madre?”

quindi includila, è la vita

Siamo tutti bambini finchè non affrontiamo la morte dei nostri genitori, a quel punto diventiamo adulti. Io almeno la vedo così ormai.

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Mio padre è morto nel 2018, gli ho stretto la mano insieme a mia madre in un letto di terapia intensiva fino a che non ha smesso di respirare. Tra le ultime parole che ho sentito da mio padre c’è stato uno straziante “non ce la faccio più voglio morire”.

Io sono figlio unico, mia madre era chiaramente distrutta, venivamo da due anni di tribolazioni con lui che ciclicamente gli andava l’acqua dei polmoni; qualche volta è andata “bene” ed andava in medicina, 2 volte in terapia intensiva e l’ultima volta ci è morto.

I giorni successivi alla morte sono stati convulsi e non ho pensato praticamente mai a mio padre. Essendo solo mi sono fatto carico di tutto, non ho chiesto l’aiuto nè a mia moglie nè ai suoceri, ho il mio modo di ragionare ed agire ed in situazioni critiche vado avanti come un treno in corsa. Immediatamente in banca, pompe funebri, da organizzare la funzione con l’arma dell’aeronautica, la cremazione, gestire la gente che veniva a farci le condoglianze. Mio padre non l’ho visto nella bara, non l’ho visto come mi sono rifiutato di vedere qualsiasi persona di mia conoscenza che è morta. La prima immagine che voglio vedere nel cervello quando ripenso a loro è quando sono in vita. Se li vedessi nella bara, mi rimarrebbe in testa quell’immagine e non esiste.

Il primo momento in cui ho di nuovo pensato a mio padre è stato alla funzione quando ho voluto ringraziare personalmente i tanti presenti e li per un attimo ho avuto un groppo alla gola che ho rimandato giù: purtroppo non piango, devo ricordarmi l’ultima volta che l’ho fatto e non ci riesco, non l’ho fatto neanche quando due anni fa è morto un mio carissimo amico di un male bastardo che l’ha portato via in un anno e neanche un anno fa quando la mia ex è stata stroncata in strada da un infarto appena uscita da PS dove aveva lasciato l’holter. Sono sinceramente convinto che non piangere in certe situazioni sia un grave errore della natura perchè non ti permette di sfogarti pienamente quindi se ti viene di farlo non trattenerti, indipendentemente da chi hai di fronte.

Ad oggi posso dirti che penso a mio padre molto spesso. Al contrario di mia madre che a tutt’oggi non vuole una sua fotografia in casa, io ne ho diverse, tipo quelle del matrimonio, alcune di quando lavorava in aeronautica. Ho tenuto ed uso un pò di cose che erano appartenute a lui, tipo gli attrezzi da lavoro (era come me o meglio sono come lui, ho cercato di imparare a fare tante cose da solo a parte mettere le mani alle auto dove lui era veramente un dio).

Ognuno di noi somatizza la morte delle persone care in maniera diversa, c’è chi rimane lucido e “se la cava” e chi si fa avvolgere dal dolore ed in quest’ultimo caso è a mio avviso giusto sia coinvolgere nel proprio dolore le persone che ti stanno intorno, sia darti del tempo da solo.

I rammarichi che stai provando sono del tutto normali e non sarebbe normale se tu non li avessi. Ne ho anche io tantissimi nonostante sia una persona che controlla molto i suoi sentimenti. Anche io gli avrei voluto dire tante cose quando era nel letto della terapia intensiva ed era ancora un pò cosciente ma non l’ho fatto. Dopo la sua morte mi sono reso conto che nei mesi precedenti alla sua morte (lui è morto ad aprile ed era già stato in terapia intensiva a dicembre) avrei potuto essere più presente e chiamarlo di più ma fondamentalmente mi è venuto questo pensiero perchè avrei avuto più cose “fresche” da ricordarmi di lui. Ad esempio mi ricordo come se fosse ieri quando a dicembre uscì dall’ospedale dopo 2 settimane di terapia intensiva ed una in medicina generale e lo portai a fare la spesa di natale all’eurospin. Riempì il carrello, sembrava un bambino dentro un negozio di caramelle, a pensarci adesso è come se dentro di se volesse fare un super pranzo di natale perchè poteva essere l’ultimo anzi, conoscendolo bene sicuramente ha pensato esattamente questo.

Ho il grande rammarico di non aver fatto un figlio prima per fargli fare il nonno per un pò; mia moglie era legatissima a mio padre, tutt’oggi ogni tanto si ferma e mi dice “quanto si sarebbe divertito mirko con tuo padre”.

Ti rimbalzeranno per un pò in testa le frasi “se gli avessi fatto” o “se gli avessi detto”, c’è poco da fare.

Con il tempo i rammarichi non ti faranno più male come adesso perchè capirai sempre di più che i ricordi VIVIDI che hai di lui sono l’unica cosa veramente importante e che devi coltivare e nutrire per sempre. Verrà ad esempio il momento in cui racconterai oer bene a tuo figlio di suo nonno, chi era e quello che faceva. Io con il mio che ha 5 anni ho gradualmente dovuto affrontare il discorso perchè mia madre con assoluta naturalezza l’ha nominato guardando una sua foto che tengo a casa. Adesso lui sa che ha un altro nonno che è dovuto salire in cielo perchè era troppo vecchio e che lo guarda da lassù. Quando sono in garage da mia madre a fare qualcosa lui ogni tanto se ne scappa con “ma questo attrezzo era di nonno?” ed a me fa terribilmente piacere rispondergli di si.

Non abbracciare troppo i rammarichi ma stringiti nei ricordi che rappresentano con concretezza quello che era tuo padre per te.

Poi vedrai che i ricordi ti aiuteranno a somatizzare il lutto e ti daranno ancora più forza per la tua vita.

Tuo padre è nei tuoi ricordi, non è scomparso.

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Grazie

Ho perso mio padre quando avevo sei anni, non ci ho capito molto, ma ho sempre percepito la mancanza.
Aveva trentatré anni.
Mi piacerebbe dire che se l’è portato via una malattia incurabile, un incidente, qualcosa di simile.
Purtroppo no, è morto di HIV perché era tossicodipendente, anni '80, eroina.
Ne ha portati via tanti.
Per quanto lo sospettassi, perché c’era qualcosa che non mi tornava, ho avuto la conferma quattro anni fa da mia madre.

Mia madre è morta il 1 Dicembre 2022, a sessant’anni.
Mi ha lasciato improvvisamente, da un giorno con l’altro.
Era mia madre, ma era anche una mia amica, un punto fermo e una grande rappresentazione di cosa voglia dire essere forti e crescere un figlio unico.
Perché mi ha praticamente cresciuto da sola, con gli alti e i bassi - molto profondi - che le ho regalato.
La mela non cade tanto lontana dall’albero.

Di mio padre non ricordo neanche la voce, di lei invece mi ricordo tutto.
Il giorno prima che la trovassi, riversa in bagno dalla sera prima, eravamo a pranzo a casa sua io e la mia compagna.
Il venerdì a pranzo scherzavamo su che regali voleva, la macchinetta per fare il caffè e un coso per pulire i pavimenti.
Il sabato stavo scegliendo la sua bara e il vaso per le ceneri.
Era stato tutto come al solito, cavolate, risate - Dio quanto ridevamo insieme, mi manca tantissimo - e il giorno dopo non c’era più.

Ho fatto io la chiamata, il ritrovamento, tutto.
Sono operatore volontario del 112 (sono diventato di recente Istruttore regionale) e ho perfino collaborato con l’equipaggio dei soccorsi arrivati.
Già lo sapevano perché mi ero identificato in chiamata.
Ho avuto immagini intrusive del ritrovamento, ma fin da subito ho cercato di contrastarle immaginandomi semplicemente che l’abbracciavo e la stringevo a me.
A quanto pare è servito molto e l’ho fatto inconsciamente.

Attraverso il 112 ho fatto un primo incontro per gestire i traumi da servizio, un servizio di supporto psicologico che viene offerto attraverso la rete del soccorso regionale lombardo.
D’altronde si è trattato di un para-servizio.
Dopo qualche mese ho deciso poi di iniziare un percorso psicologico, facendo un incontro a settimana e sono andato avanti tre mesi.
Ho fatto progressi e ho smesso d’andarci quando è sembrato fossi sulla giusta strada.

Sono ancora sulla giusta strada, ma è una strada difficile e di merda.
Perché a ogni svolta incontri un ricordo o vivi qualcosa che vorresti condividere.
Senti la mancanza alle ricorrenze, che sia il tuo compleanno o il suo (cade il 24 Agosto il suo, ma lo sto già accusando ora).
La mancanza non si colmerà mai del tutto, ma io quel cratere che mi è rimasto, io lo sto riempiendo di ricordi, di momenti, di pensieri.
Ho anche preso la decisione di vivere a casa sua, che è stata anche la casa in cui sono cresciuto.

L’aveva appena finita di ristrutturare, con enormi sacrifici, e mi dispiaceva lasciarla vuota, o fredda, morta insieme a lei.
Così l’ho riempita di nuovo io, cambiandola e rinnovandola, ma son contento che ci sia ancora vita, risate e gioia, di nuovo.

Dopo un anno e mezzo ti vorrei dire che migliora e tutto, ma ti dirò, non passerà mai la sensazione che provi. I momenti di pianto e di tristezza capitano e capiteranno, come la malinconia che alle volte ti prende e non ti lascia.
Impari lentamente ad accettarli questi momenti, che non sono di debolezza, sono manifestazioni d’umanità. Piangere è la cosa migliore, non va represso, lasciati andare e sfogati. Ti può capitare anche “a caso”, nel corso della giornata, o magari dopo un qualcoa di felice e sì, magari fino a cinque minuti prima eri felice.
Ma è normale.

Non aver timore di rivolgerti a dei professionisti per affrontare il lutto, perché è una cosa grande, soprattutto quando avevi un buon rapporto.
Parla con la tua compagna, condividi, parla anche con te stesso ma non roderti la testa su potevo fare questo o quello, nah. Lascia perdere.
Non credere poi che ci siano scorciatoie, è un percorso purtroppo lungo ed è un cammino lungo. È un qualcosa che ti accompagnerà per il resto della vita, perché ci penserai sempre.
Ma quantomeno, con il passare del tempo, saranno i ricordi più belli, per quanto malinconici, ad avere la meglio e saranno quelli che, alla fine, riusciranno a strapparti ancora un sorriso, o anche una risata, riuscendo a renderti leggero e più gestibile quel peso, che diventerà lentamente carico di bei ricordi.

Edit - figurati che io di base sono un “pirla”, sempre fatto black humour. Mi sento poi un coglione quando mi auto-faccio da solo battute a riguardo, sentendo un po’ la voce di mia mamma che mi da del pirla.
Che ci vuoi fare ma, ho sempre preferito far ridere piuttosto che piangere, e la gente con la morte ha un brutto rapporto.

Vabbè, comunque ho scritto un sacco, pensavo di scrivere meno.
Non ho scritto neanche in maniera molto lucida, l’ho fatto di getto, non l’ho riletto e ho pure pianto da credo metò post in avanti.
Per chi è arrivato alla fine GG WP.

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Grazie mille.

In questi giorni sono andato a Igea Marina, posto dove andiamo ormai da 40 anni.
Pieno di ricordi di ogni tipo , avevo paura di andare ma alla fine sono andato lo stesso.
Sono con i miei fratelli, ci siamo fatti qualche pianto, cercando di non coinvolgere i figli / nipoti.

Ormai sono passati quasi 3 mesi, se ci penso ancora a volte rimango ancora stupito, confuso e incredulo.
E come diceva E1ke , la tristezza / disperazione arriva in modo casuale.

È assurdo perché mi sembra che tutto quello che faccio mi riporta a lui.
Era un uomo così buono, e pensare che sia morto da solo nel letto , mi fa uscire fuori di testa.

Sto andando avanti , non vorrei dire una cazzata ma sembra che con il tempo ,tristemente , il dolore un po’ sta diminuendo, ma ancora mi sembra così tutto troppo strano.

Vi ringrazio ancora tutti per i vostri stupendi post.

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Prima di tutto condiglianze.

Vorrei rassicurarti sul comportamento del bambino. Purtroppo ho perso anch’io mio nonno a quell’età e ricordo bene parecchi momenti del periodo. Fu quando iniziai a realizzare che purtroppo non duriamo in eterno. Ci volle un po’ per avere il quadro della situazione e mandare giù l’amara pillola.
Spero ti aiuti sapere che anni dopo diventai un fan delle “storie sul nonno” che mio padre mi raccontava e che mi facevano sentire l’amore che mio padre ha per lui.

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