[LSC] Late Stage Capitalism: thread lollino, depressino e rageino (Part 3)

Ah GNR metti un po’ il braccio così :asd:? Che se uno studio di avvocati va in crisi per pagare il singolo praticante che hanno di solito dentro, devono riciclarsi in fruttivendoli.

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Se prendi il caso specifico certo sono d’accordo.
Ma si parla di sistema economico complessivo, che non ha solo avvocati, e di pari opportunità per le persone che dovrebbero avere una istruzione quanto più comparabile possibile per rimanere competitivi nel mercato del lavoro.
Non so cosa ci sia di così contraddittorio nel sostenere che lo Stato dovrebbe agevolare questo processo esattamente come lo fa con l’educazione complessiva.

Non credo che l’Italia sia l’esempio dello status quo ideale, si possono giudicare le cose con altri standard imho

Ma in realtà è vero il contrario ed è ciò che comunemente accade, l’imprenditore non vuole dare una formazione specifica perché non vuole accollarsi alcun costo, perché se affrontasse costi sarebbe disincentivato poi nel fare il solito giochino del ti faccio il contratto del cazzo/apprendistato->ti spremo finché posso perché da precario per forza di cose galoppi il triplo, sei un dipendente di serie B e ho agevolazioni sulla tassazione etc->quando arriva il momento dell’eventuale rinnovo definitivo non rinnovo e ricomincio il ciclo col nuovo sfigato possibilmente under29.

Se devi investire sul dipendente tutto sto teatrino che è la prassi in moltissimi ambiti salta, ed infatti nonostante ne abbiano bisogno tante imprese al momento pur di non fare formazione restano in carenza di personale.
Chiaro che è una visione assolutamente scema e miope ma non c’è più alcuna programmazione sul medio lungo termine ormai, il tutto sta nel risparmiare il più possibile e qui e ora.
Alcune si stanno svegliando e si cominciano a muovere ma a rilento a seconda del settore, tipo autotrasporti dice i datori anticipano i vari costi di patente c CQC etc (ma i salari comunque non li aumentano lol)

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Si si, anche, sono d’accordo.
Però come lo risolviamo?

L’impresa investe nella formazione specifica che le serve con i costi, di tempo ed economici, che questo comporta :dunnasd:
Chiaro che la formazione di base universitaria o comunque scolastica è statale, e ci mancherebbe (e infatti Confindustria per tramite fdi sta facendo di tutto per metterci mano, liceo del made in italy anyone? Coi risultati che vediamo :asd: ) di lì la formazione più specialistica deve stare poi alla singola impresa.
Il problema prob è che la piccola impresa è vero che può fare effettivamente fatica a formare tutto il personale adeguatamente viste le dimensioni, l’ideale sarebbe magari formazione organizzata in comune tra le aziende nello stesso ambito in una data zona, ma questo è uno dei molti problemi legati ad un tessuto industriale vincolato a piccole medie realtà del cazzo :asd:

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E se i costi di organizzare sto baraccone lo dessero in forma di tasse ad enti pubblici che se ne possono occupare con tutte le sicurezze sociali del caso? No? :asd: Se non c’è il Signor Rossi Idraulico che forma il garzone a suon di coppini non siamo felici? :asd:

Boh ma il problema è che si tratta di formazione abbastanza specifica per cui vedo più complicato fare fare il giro tramite tasse ai tremila corsi specifici che farlo direttamente erogare alle aziende interessate, no :asd:?
Avevo postato l’altro giorno una notizia in merito proprio qui :asd:

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Si è ribaltato il forum, gnr statalista e crazy privatizzato, siamo nel sottosopra

Lol no ma poi è proprio un modo per contrastare la piaga del precariato visto che lo stato non ha alcuna intenzione di agire in modo netto (comunque cosa fattibile senza che esploda l’economia eh, tipo come hanno fatto in spagna :asd:)
Se devi investire in formazione ti diventa semplicemente meno conveniente il giochetto del non rinnovo dei precari, a quel punto non rinnovi veramente solo per “valide ragioni” :asd:
Ed è un modo di attirare lavoratori senza piagnucolare che i giovani non vogliono lavorare e ti mancano figure mentre tiri il pantalone di papà stato

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No è che se parliamo della formazione per le procedure specifiche della tua attività darlo ad una gestione statale fatico a pensare potrebbe funzionare. Esiste qualcosa di simile per certi ambiti specifici, tipo i corsi di panificazione della regione. Impari a fare un prodotto da forno e si presume che tu esca dal corso sapendolo fare, ma per il semplice motivo che l’attività resterà verosimilmente molto simile a prescindere dal panificio in cui poi mi troverò a lavorare.
Faccio davvero fatica ad immaginare una situazione simile e dei paralleli in lavori più specialistici o dalla variabilità elevata. Perfino in sanità il workflow e le modalità di lavoro cambiano enormemente a seconda della struttura o del reparto in cui ti trovi a lavorare ANCHE svolgendo sulla carta la stessa mansione, e stiamo già parlando di lavori che hanno una impostazione universitaria con una marea di tirocinio. Comunque non risolve il problema.

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Gnriatore dice che se devi investire in formazione prendi solo gente che sa già lavorare imho, se invece ti arrivano gia belli formati dopo qualche esperienza remunerata con dei programmi universitari/professionalizzanti fatti bene forse hai meno problemi.

Personalmente peraltro ho visto che alcune università tipo Politecnico di Milano sono già molto proattive in questo senso, contattano direttamente le realtà più rilevanti, fanno inserimenti gratuiti, stipendiano lo studente nel mentre dello stage etc etc. Anche a colloquio è arrivata gente molto molto preparata nonostante fosse la loro prima esperienza, quindi volendo si può anche fare in modo abbastanza sensato, è che a livello nazionale è battaglia persa.

Ho capito cosa intendi e sono d’accordo, sicuramente ci deve essere un inserimento nelle situazioni che dici (ma credo per tutti, anche uno più senior, da quello che hai spiegato).
Io stavo ragionando forse un po’ tanto implicitamente a situazioni più generiche ed alto livello specialmente per centro sud

Sì ma tanto il pattern sarà quello, l’università italiana è un’anomalia in accademia, ci rubano tutti gli studenti nel 60mo percentile almeno perché ideologicamente ancora persiste un moto che voglia far più cultura che formazione ma non esiste un meccanismo per trarne beneficio internamente: il resto d’occidente è più orientato all’educazione bespoke per l’industria di cui lo specifico centro sia orbita, il Polimi è quello che sta pionierizzando questo concetto in Italia, ma l’andazzo comunque è che le università italiane prima si trovano i benefattori meglio è per loro.

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Ma secondo me il problema è alla base intendersi su ciò di cui stiamo parlando, a me pare che per formazione tu intendi quella più “generica” universitaria in base al settore di riferimento dove ovvio che parliamo di una funzione statale, ha riassunto già bliz per il suo ambito, mica deve fare i corsi universitari il privato eh :asd:
In b4 università del made in italy

Non ho capito :asd:

Ma infatti non ho ben capito di cosa si stia parlando. Il mio post iniziale sugli imprenditori che whinano sul non avere i dipendenti pronti per magia a sapersi muovere nella loro azienda, si basava proprio sul fatto che quando ti allontani dai soliti discorsi da paraculo di un Briatore non si capisce poi bene quale sia la formazione che manca. Se la formazione universitaria c’è, di fatto dovresti saperti muovere nel tuo ambito di competenza. Se l’azienda richiede skill extra (es. un linguaggio di programmazione) sarà un suo problema cercare candidati che hanno già queste skill però pagandoli di conseguenza, o scegliere persone che non le hanno ancora ma sono interessate a formarsi e che forse potrà inizialmente pagare di meno.
Non c’è proprio alternativa, trovo appunto calzante l’esempio dell’ambito sanitario perché sono lauree estremamente specializzanti durante le quali si fanno ANNI di tirocinio ma comunque il cazzo che quando hai finito ti puoi inserire in qualsiasi contesto di lavoro senza adattamento ed un periodo di affiancamento. Il che non vuole dire che tu non abbia le skill di base della tua professione, ma il resto imo son sogni bagnati da imprenditore :dunnasd:

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Avere dei programmi di formazione, aggiornamento professionale e inserimento su base nazionale, in sintesi.
Ma non parlo di come hanno organizzato gli inserimenti con l’rdc :asd:
Dopo cerco qualcosa dal sito di stato danese e vi pubblico qualche traduzione, che sicuramente si intende meglio cosa intendo.

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Des RH au BDSM : histoire d’une reconversion réussie

J’ai commencé dans les ressources humaines mais mon côté militant a été un peu… heurté par la pratique des ressources humaines en entreprise

Ecco il titolo e una riga dell’ultimo articolo che mi è stato suggerito nel mio feed di notizie :asd:

Insomma, il BDSM è meno umiliante delle risorse umane verso le persone.

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Questo era scontato visto che tra l’altro è fatto per scelta :asd:

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si la tassazione e alta, su chi paga, e cioè solitamente pensionati e lavoratori dipendenti :asd:

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potrei essere d’accordo nel momento in cui un azienda licenza per “sopravvivenza”, le cose vanno male, e se non licenzi l’azienda fallisce e ci vanno di mezzo tutti, in quel caso è assolutamente dovere dello stato intervenire, ma potremmo anche discutere che a quel punto lo stato dovrebbe sostituire l’imprenditore per tutelare il lavoro e l’esistenza di quella attività.

ma nel mondo d’oggi la maggior parte della gente mica viene licenziata con la casistica sopra, come dicevamo viene licenziata perchè :
-devi far vedere i conti belli per boostare le azioni
-devi far vedere i conti belli e attraenti per farti acquistare da qualche mega gruppo

è un vero e proprio modus operandi aziendale, che scarica danni sulla società per ancora più profitto.
se licenzi un dipendente per motivo random X magari non ti si può imputare una responsabilità sociale

se lo fai sistematicamente come dice invece il tizio del tweet, e se fai come i colossi del web che dall’oggi al domani leggi le news di 10k licenziati come se fossero caramelle, allora la società ne riceve un danno e deve rivalersi, perchè le azienda HANNO anche una responsabilità sociale, che può/deve essere integrata dalla Stato ma non può lo Stato diventare come al solito la “socializzazione” delle perdite, mentre i profitti se li tiene tutti l’imprenditore.

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