no la soluzione è che ti compri i dischi che vuoi sentire (modello bandcamp, dove te li fanno pure sentire gratis all’inizio per farti decidere). cosi come ti compri i film che vuoi vedere se non sono in subscription
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no la soluzione è che ti compri i dischi che vuoi sentire (modello bandcamp, dove te li fanno pure sentire gratis all’inizio per farti decidere). cosi come ti compri i film che vuoi vedere se non sono in subscription
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ma veramente mi sembra abbastanza semplice: se vuoi campare di musica o riesci ad entrare nel favore di un gatekeeper o non lo fai; oggigiorno la centralizzazione via tecnologia fa sì che i gatekeeper siano sempre meno ed abbiano più discrezionalità nella gestione economica del valore su cui hanno controllo.
contemporaneamente, passare una fruizione della musica secondo logica del prodotto di intrattenimento lo mette in diretta competizione con tutto quel che sia normalizzato alla stessa maniera: se bisogna prezzare uniformemente l’intrattenimento allora abbiamo cinema, album, videogiochi e teatro in competizione.
se li metti in competizione devono abbattere margini per essere economicamente più favorevoli.
se devono abbattre i margini quel che ha meno tutele chiude baracca.
non capisco dove sia l’assurdità
ma non e’ trolling diobuono
se spotify si prende il 30% e distribuisce il 70% e’ ovvio che il problema non e’ nella stecca di spotify (il profitto, quello sporco fatto coi bit e le chiavi inglesi, mica quello artistico) ma nella ridottissima torta da cui si parte
spotify e’ colpevole di aver ridotto la torta? certo spotify se sapesse che venderebbe abbonamenti a 50 euro cmq li continua a vendere a 13 perche’ so’ stronzi
ma in tutti sti ragionamenti a te manca il passaggio, già spiegato anche questo, che la torta si è ridotta con spotify e col modello che è stato introdotto
e cosa ti impedisce di farlo ora (o di supportare l’artista su patreon via spotify)?
l’alternativa a basso costo?
e in che modo spendere 200 euro l’anno in dischi o in spotify cambia il totale che i musicisti si spartiscono?
l’ho già spiegato 20 volte
hai vinto tu
il topic va in mute
vivete veramente sulla luna non so cosa dire
Sei sul forum di musica; evita quindi di postare troiate che, ti assicuro, digerisco con molta fatica.
È stata un’ uscita un po’ infelice.
si ma void sulla situazione attuale siamo tutti d’accordo: e’ piu’ facile fare musica e arrivare sul mercato, la gente vuole spendere meno perche’ ha (nell intrattenimento) una offerta assolutamente gigantesca alternativa, questo ha portato ad una contrazione del mercato (meno soldi) e piu’ gente che se li spartisce.
tu non mi hai dato una singola soluzione a questo che vedi come un problema, che non sia ‘riportiamo l’orologio del progresso a 20 anni fa e facciamo finta che non siano cambiate le condizioni di accesso al mercato e l’offerta concorrente’
e’ colpa delle major? no, perche’ le major ci stavano anche 20 anni fa
e’ colpa della stecca che si prende spotify? no, perche’ numeri alla mano anche se prendesse zero i musicisti non ci camperebbero
e’ colpa del pubblico che vuole pagare sempre meno per una cosa che era abituata a pagare di piu’? boh puo’ essere ma diciamo che e’ qualcosa che viene da lontano e che esiste ormai in tutti i campi, tv, serie, videogiochi etc etc
mah, è la logica del profitto come unico indicatore del valore che entra a regime.
cercarci colpe in sezioni specifiche non mi sembra utile o necessario.
se non vuoi che il ridurre margini fino a far sparire la possibilità di esprimersi avvenga davvero devi scollegare una parte di “fruizione del prodotto” dall’avere solo il profitto come indicatore di valore.
per curiosita’, qualcuno ha dei dati su quanta musica si produceva 20 anni fa rispetto a quanta se ne produce ora?
perche’ a me pare che sia il contrario, le piattaforme di streaming e l’evoluzione degli studi casalinghi ti permettono di fare musica slegata dal profitto molto piu’ facilmente rispetto a 20 anni fa quando affittavi la sala prove, registravi il demo e lo facevi girare tra amici o per locali
a pelle ti direi che se ne produca più ora ma non puoi disaccoppiare piattaforme, streaming con il resto degli aspetti del fare musica: l’opportunità di imparare a capirla, di impararla, avere strutture per suonare, avere accesso agli strumenti, avere accesso ad altre persone che siano su un analogo percorso, potersi esibire davanti ad un pubblico (minuscolo che sia), avere possibilità di incanalare la propria retribuzione in tutte le cose dette precedentemente (per sé o per qualcun altro), la capacità di saturarazione per l’accesso a logiche economiche per i gatekeeper*…
*quest’ultima è complessa, ma chiunque abbia avuto a che vedere con un produttore locale capirà
Nessuna major mi ha mai puntato una pistola alla testa
ah certo che è utopia, lo dicevo pure io che è impraticabile per come siamo messi oggi
è un po’ triste però pensare che per avere una fetta equa per tutti, si debba ricorrere a soluzioni così estreme.
c’è anche da dire un’altra cosa, che forse è un po’ il filo conduttore del malcontento generale: i musicisti si trovano a proporre il proprio lavoro nello stesso calderone di quella che è industria di intrattenimento, il cui prodotto è sì tecnicamente lo stesso ma è profondamente molto diverso.
come un’artigiano che fa divani che deve competere con colossi come mondo convenienza/ikea/divani&divani e tutti usano lo stesso canale comunicativo per pubblicizzarsi. e come minchia fai?
purtroppo credo che il mercato di chi fruisce la musica si stia riducendo sempre di più di quella fetta di ascoltatori che hanno la passione per la musica, non per forza anche musicisti, ma persone che apprezzano l’artisticità e il lavoro che c’è dietro e che quindi decidono di investire su qualcosa che li fa stare bene. si stanno riducendo perché il bacino di utenza si sta allargando di giovani ascoltatori a cui non viene “insegnato” (passatemi il termine) che l’ascolto è un’azione attiva e non solo passiva. non fatta quindi solo di “vediamo cosa mi propone il DSP”. e chi gli da una colpa, son cresciuti con tutto il patrimonio musicale mondiale in un’applicazione, e non con “ho diecimila lire di paghetta, devo valutare per bene quale disco comprare perché se no non ho i soldi per il biglietto dell’autobus per tornare a casa”
senza ombra di dubbio da musicista l’idea di “riuscire a raggiungere tutti gli ascoltatori del mondo” non fa gola, di più. ma ecco, c’è qualcun’altro a cui ha fatto più gola
In che senso viene da lontano? A me pare che venga proprio da Spotify, Netflix, Gamepass e via dicendo.
Cioe’ questo fa le preghierine all’altare di Steve Jobs e gli integralisti siam noi?
Ma hai preso le medicine stamattina?
No please non degeneriamo dai per quello c’è il thread Apple , qui i commenti, pareri ma anche provocazioni sono ben accette per poter fare un discorso , non dico costruttivo ma almeno chiarificatore sui vari punti di vista. Ma se fate una provocazione almeno specificatelo altrimenti poi la gente vi prende apostrafa in vari modi
I miei toni sono stati civili, come al solito si passa alle minacce quando si vuole moderare le idee diverse.
Prenditi un gaviscon se i miei post ti creano problemi o passa oltre non so che dirti
Provo cmq a rispiegare il concetto.
Se oggi vuoi “fare musica” cantando e/o suonando, le barriere d’ingresso rispetto a 20 anni fa sono praticamente quasi zero dato che tutti hanno la possibilita’ di avere un computer e comprarsi un microfono e una chitarra (spesa massima 400-500 euro)
Ci sono un sacco di software gratuiti per poi editare, penso ad Audacity ad esempio.
Se vuoi distribuire le tue canzoni e’ totalmente gratuito e puoi fare upload su YouTube o altre piattaforme, che nel giro di qualche minuto rendono la tua canzone disponibile virtualmente in tutto il globo.
Se vuoi far conoscere la tua musica hai social network quali Facebook TikTok Instagram & so on dove puoi facilmente spargere la voce e farti conoscere.
Ora torniamo indietro a 20 anni fa e analizziamo la stessa situazione:
Un esempio a caso di artista che nata letteralmente dal nulla con una chitarra e un microfono.
The first song Beabadoobee wrote on her guitar was “Coffee”.[17] She released the song as well as a cover of Karen O’s “The Moon Song” in September 2017.[16] “Coffee” gained over 300,000 views on YouTube,[13] as well as the attention of Dirty Hit Records.[18] She signed to the label in April 2018.
In sostanza 300k visualizzazioni su YouTube nel giro di poco e come potete sentire si tratta dall’audio non si tratta di pedali da 2.5k (cit.)
Come questa ce ne saranno migliaia ma non sono certo un esperto musicale, gli esperti sono qui