Non ho mai scritto su addio, e ringrazio di doverlo fare per un motivo abbastanza ‘leggero’ rispetto ai soliti tread pubblicati in questa sezione.
Oggi ho dato le dimissioni dal mio primo vero posto di lavoro.
Ci sono da gennaio 2008, praticamente subito dopo il diploma; 15 anni di esperienza.
Entrato con dei fondi europei insieme ad altri 20 ragazzi, oggi che me ne sono andato ero il penultimo di quei 15.
Ho trascorso la maggior parte del tempo come tecnico hardware nell’ospedale/ASL della città (e tutta la provincia), praticamente 10 anni.
Dai miei 20 ai miei 30 anni.
Inutile dire che era il lavoro dei sogni: tecnico in una struttura pubblica dove dovevo semplicemente gestire i tiket.
Ero il ‘ragazzo dei computer’.
In qualsiasi reparto andavo, mi volevano bene: adesso era l’ora del caffè, adesso c’era un compleanno o un pensionamento, insomma non mancava il cazzeggio.
Tutto contornato dal fatto che io mi gestivo il da fare ed i capi non erano in sede, ma in ufficio distaccato.
5 anni fa circa, tutto cambia, mi chiedono di salire in sede perché erano necessari programmatori.
Io molto riluttante, dico di si; sapevo come era la vita in ufficio: 8 ore al PC, sempre seduto, deadline, studio costante per essere al passo.
Insomma dalla libertà di un ente pubblico (cazzeggio e chiacchiera) alla stressante vita del developer SAP…
I primi anni non riesco ad ingoiare il rospo, voglio tornare in ospedale, l’ufficio mi soffoca…
Un paio di anni fa però cambia tutto, quasi per scherzo mi iscrivo su linkedin e completo il profilo con la mia scarsa esperienza.
Almeno una volta al mese mi arriva il messaggio di un qualche recuter, a cui sinceramente non do molto peso, però la cosa mi fa riflettere sul tipo di carriera che ho intrapreso e tutte le possibilità che mi da rispetto al tecnico hardware…
Il COVID inoltre ha aiutato il settore dei developer, ingrandendo in maniera esponenziale lo smartworking (come tutti sappiamo).
Intanto in ufficio alcuni colleghi se ne vanno, ed io divento il quasi tuttofare: programmatore, gestione router, gestione NAS, gestione account microsoft, tecnico PC per problemi, sistemazione punti rete, manutenzione software in essere di vecchi colleghi.
Intanto l’aria in ufficio diventa pesante, complice anche un responsabile non molto accomodante con il mio codice, che a detta sua fa sempre schifo…
Vedo che amici vari con il mio stesso lavoro riescono a permettersi case migliori, ed intanto i soldi sul mio conto corrente con 2 figli diventano ogni mese poco meno.
A fine giugno mi arriva l’ennesimo messaggio su linkedin.
Penso: “massì proviamo, tanto non costa niente”.
E BAM, nel giro di un mese supero colloquio tecnico, colloquio HR e mi offrono una ral aumentata di 10K, buoni pasto e smartworking al 50%.
Attualmente la mia sede di lavoro è nella stessa città, 10 minuti da casa e sono al timbratore, con la nuova sede devo andare in altra città a 45 minuti di macchina.
Faccio due conti e vedo che mi conviene sia economicamente che come crescita professionale.
Piccola impresa VS multinazionale.
Firmo e stasera stessa ho parlato con i titolari per comunicare le mie dimissioni.
La mia azienda è piccola (15 dipendenti), mi ha sempre trattato bene, mi ha sempre dato permessi anche chiesti al volo e l’aria è più o meno tranquilla.
Mi ha permesso di farmi una casa, il matrimonio ed una famiglia.
Quando spiegavo i motivi delle mie dimissioni mi veniva comuque il magone, abbatanza evidente.
I capi si sentivano ‘traditi’, perché mi hanno dato le conoscenze che ho ed hanno investito su di me.
Lato mio c’è da dire che ho sempre fatto un ottimo lavoro e non hanno mai ricevuto lamentele, e tutto quello che mi veniva chiesto era sempre fatto (hardware e software).
Hanno detto che ne potevamo discutere, e non voltare le spalle dall’oggi al domani.
Io ho detto che da qui a 5/10 anni non so come mi sarei visto se fossi rimasto lì.
Gli ho spiegato della situazione difficile con il mio responsabile, che proprio ieri mi aveva umiliato per l’ennessima volta in call con esterni e della situazione economica, dove i soldi continuavano a scendere.
Gli ho detto che l’ho fatto soprattutto per la famiglia e la mia crescita personale.
Sempre con il magone, chiedendo scusa per quello che stavo facendo.
Il capo scherzava spesso con me e ripeto, il clima era familiare.
Ad ora, se ci penso, mi sembra di avergli fatto un torto…