la problematica politica del nostro tempo

Condivido pienamente l'analisi di Qfwfq. L'economia non è disincastrata e cio' perché continua a esistere un insieme di norme, istituzioni e regole che orientano e limitano i comportamenti economici, dall'acquisto di verdura al mercato sotto casa alle grandi transazioni finanziarie. E questa struttura normativa dipende in ultima istanza dalle scelte "politiche" di alcuni attori, che decidono di istituire, mantenere o abolire certe regole del gioco. Ed è proprio qui che emerge il problema che mi ha spinto ad aprire la discussione: ammesso e non concesso che la motivazione che spinge gli attori a modificare o a mantenere certe regole del gioco non coincida meramente col loro interesse economico strictu sensu, ma sia anche il risultato di una assiologia, di un insieme di valori e credenze che strutturano il mondo secondo una gerarchia, ed ammettendo che queste assiologie siano più d'una (altrimenti non si capirebbe donde viene il conflitto politico), il problema diviene per l'appunto la definizione di queste assiologie, cioè degli orientamenti politici che aspirano a stabilire le nuove regole del gioco.

Molti affermano che l'opposizione è oggi tra coloro che vogliono un'economia subordinata alla politica e coloro che vogliono una politica subordinata all'economia. Ma, come è stato qui più volte ripetuto, l'economia è sempre subordinata alla politica, alle regole del gioco decise da qualcuno e che sono osservate in virtù delle sanzioni negative e positive associate alla condotta ad esse conforme e difforme. In un'ottica di chiarificazione concettuale si dovrebbe dunque mettere in guardia dalla retorica "politica versus economia" e mostrare invece quali sono le regole del gioco invocate dai due schieramenti.


Porto la questione di qua per non fare off-topic, e riesumo il thread per non aprirne altri.

Volevo sapere da Iroel e dagli altri cosa ne pensano della sinistra movimentista, antagonista, operaista ecc. Pensate che i nietzschiani di sinistra abbiano contribuito a questa formazione politica? E se sì, in che maniera? Positiva o negativa?

Sinceramente io ci vedo un'influenza e la vedo in maniera negativa. La sinistra sorelliana (che alla fine la loro idea mi pare sia quella del sindacalismo rivoluzionario) alla fine disperde l'energia del proletariato (inteso in senso lato, come i non detentori dei mezzi di produzione) in movimenti che rifiutano il potere, e dunque le istituzioni. A parte che non ho inteso come ciò dovrebbe migliorare la situazione. Puoi fare tutti i centri sociali ed isole felici che vuoi, ma alla fine se la sanità cade a pezzi perché hai abbandonato le istituzioni sei in merda lo stesso.

Insomma, io ci vedo tante energie disperse che, al suono de "non partecipare al compromesso borghese parlamentare" alla fine nega il fatto che le condizioni migliori per il proletariato si sono raggiunte con le lotte incanalate in un partito politico.

Non saprei, forse mi sfugge qualcosa. Vorrei un'opinione da chi ne sa più di me al riguardo.

PS: https://www.vanityfair.it/news/politica/2018/01/29/toni-negri-merkel-elezioni

"«Mi auspico che Bruxelles prenda le redini dell’Italia dopo il 4 marzo. Non lo desidero, per me la burocrazia europea è il grande nemico. Però è meglio avere qualcosa, che il nulla più completo. Angela Merkel, fatti avanti…». Toni Negri ha le idee chiare per quello che si augura dopo le elezioni politiche italiane. [...]

Adesso, però, il teorico dell’estrema sinistra italiana pensa che la sinistra italiana non esista più. «Sì è polverizzata. Non è riuscita a inventare il futuro. Ha massacrato tutti quelli che potevano darle una dritta».
A chi si riferisce?
«A noi, alla sinistra degli anni 70».
Lei chi voterebbe?
«Nessuno, mi fa schifo votare questo sistema di partiti. Spero che un Gentiloni o un Padoan di turno prendano in mano il Governo. Altrimenti salta anche l’euro italiano». [...]

Gli ultimi sondaggi indicano i giovani sempre più lontani dalle urne.
«Viviamo in un torpore politico. Ma attenzione, è sbagliato credere che non ci sarà un risveglio rumoroso».
Un risveglio rumoroso…
«Ci sarà uno scoppio di felicità, di rottura, come c’è stato nel ’68. Ogni 10 anni avvengono dei risvegli: nel 2000 il movimento dei No-Global; nel 2011 quello di Occupy. Tra poco chissà. Il problema è l’organizzazione».


A me sinceramente sta roba fa rabbrividire, e mi dimostra come la sinistra extraparlamentare sia la seconda faccia della medaglia neoliberista.
1) La sinistra extraparlamentare può pure essere l'altra faccia del neoliberismo ma questo semplicemente perché ogni cosa è "l'altra faccia del neoliberismo". Ogni tentativo antagonista può essere ricondotto e cooptato a quella logica, essere ecologisti oggi è avere il cane di razza con le crocchette al fegato prelibato, essere anti-sessisti non è altro che comprare i prodotti estetici da donna e i vestiti queer per andare alle feste birichine.

2) La locuzione "movimenti che rifiutano il potere, e dunque le istituzioni" non ha senso, perché il potere e le istituzioni sono il tessuto del mondo, non c'è alcun "al di fuori da". Da cui...

3) Ci si rifugia in questo ipotetico "altrove" sia per il motivo di cui al punto 1, sia per il paradosso del potere. Il potere non si possiede mai, si è sempre in sua balia. Per questo tutte le proposte che ho letto negli ultimi anni (Piketty, Zizek...) si incartano a un certo punto su se stesse. Puoi anche costruire il governo mondiale che tassa i ricchi ma quel potere alla fine sai che non lo farà una volta messo in atto, più probabilmente avrai messo le basi per quealche distopia di serie Z, oppure "ci serve un organo sovranazionale per combattere la crisi ambientale", ma crea quell'organismo ed hai Indastria di Miyazaki in pratica. Il potere ti serve, ma non puoi averlo, più ne accumuli e più ti si ritorce contro.
1) Per altra medaglia intendo che, lasciando cadere l'ipotesi della conquista dello Stato, lasci sostanzialmente fare e creare lo Stato minimo. In questo senso, una politica che si prefiggesse di conquistare il governo, potrebbe almeno instaurare politiche fortemente keynesiane, andando contro l'ordine neoliberista.

2) Eh lo so che dal potere non ci sfuggi, ma non mi sembra l'abbiano capito. Perché alla fine mi pare di aver capito che per Foucault e Deleuze, almeno per principio, c'è qualche movimento di evitamento. Non saprei, ci vorrebbero esperti.

3) Questa metafisica del potere su cosa si basa? In ogni caso, appurato che ti serva, come fai se ti si ritorce contro? E per quale motivo dovrebbe farlo?

Secondo me no, perché le politiche keynesiane le puoi mettere in atto solo in certi contesti nei quali sono tollerate dal capitale e non è che puoi fare una guerra mondiale per fare il keynesiano dopo. Non vedo come si possa essere keynesiani oggi, né con un approccio internazionalista né con uno nazionalista alla Corbyn per capirci.



Io sono un fan dell'inefficienza. Per me l'unico modo per gestire il potere e il capitale è renderli inefficienti, quindi burocrazia pachidermica fatta in modo da rendere impossibile rapportarcisi, ostacolare la comunicazione tra le istituzioni nello stato, rendere problematica la programmazione ecc...

Vuoi fare la nuova azienda smart del futuro? Eh ma serve il modulo 27bis dello sportello a42, quando vai allo sportello l'impiegato sta in malattia, quell'altro che deve occuparsi dei turni sta a giocare a tennis e più tempo ci perdi dietro alla procedura e più ti incarti e non puoi venirne fuori. Quando devi fare la guerra per appropriarti delle risorse i missili non funzionano perché li hai fatti progettare da uno che aveva comprato la laurea su internet e non sapeva fare un cazzo, poi le revisioni non ci sono state perché il modulo è andato perso e chi se ne doveva occupare ha fatto spallucce e bon. Quando devi spostare i soldi nel paradiso fiscale non puoi perché internet è down quel giorno, forse rimetteranno, quando? Le faremo sapere e così via. Tutto così tranne quelle tre o quattro cose che ti servono per campare senza rotture di coglioni.
Politica è una cosa difficile. A volte non capisco niente.