la problematica politica del nostro tempo

Spero che in questo luogo claustrale troverò degli interlocutori.

Sempre più spesso si sente dire che "destra" e "sinistra" non sono più categorie pertinenti per comprendere gli orientamenti politici più significativi della nostra epoca. Le questioni politiche più urgenti, si dice, non sono riducibili alla diade tradizionale: nuove opposizioni, nuove antinomie strutturano il campo politico, per esempio quella tra partiti moderati e partiti radicali o "anti-sistema", come il movimento 5 stelle o il front national (questi ultimi potendo essere ricondotti solo con difficoltà ad uno dei due termini della diade destra-sinistra), o quella tra partiti "mondialisti" favorevoli ad una mondializzazione economica e politica e partiti "comunitaristi" contrari a questi processi. In ogni caso, anche se la diade destra-sinistra non fosse più utile per rendere conto dei conflitti politici contemporanei, è evidente che le differenze di orientamento politico esistono e tendono a strutturarsi in opposizioni binarie. La domanda che vi pongo è allora la seguente: qual è la grande diade politica del nostro tempo? Esistono due (o più) termini idealtipici, due tipi di orientamento etico-politico opposti tra loro, o in ogni caso divergenti, che definiscono le credenze, i valori e le azioni degli individui, ai quali possiamo associare una serie di politiche pubbliche, di personalità storiche, di manifesti teorici, di partiti politici, etc., e che definiscono in qualche modo l'universo delle scelte possibili ai vari attori in gioco?
Secondo me non c'è bisogno di andare oltre "destra e sinistra" per identificare un partito, è solo che la sinistra ha perso, quindi non c'è più bisogno della distinzione. In sostanza tutti quei partiti che dicono "superiamo il dualismo destra e sinistra" sono di destra.


esattamente , quella frase è usata da partiti fascisti/populisti o neoliberali, la terza via è esattamente la prima con meno immigrati o più gayrights a secondo di chi chiedi
Bene, ma allora mi dovete dare la vostra definizione della diade destra-sinistra. E di certo non potrete trascurare alcuni fatti emblematici che si sono amplificati negli ultimi decenni: per esempio, il fatto che il soggetto politico classicamente associato alla sinistra, cioè la classe operaia, sia oggigiorno più vicino a dei partiti di destra o dei movimenti antisistemici (vedi in Francia il FN che è il partito più votato dagli operai o in Italia i vari partiti di Berlusconi, la lega nord e il movimento 5 stelle) o il fatto che su molti temi i partiti che vengono chiamati di "estrema destra" e di "estrema sinistra" siano molto più simili fra loro che con le rispettive ali moderate (vedi per esempio il tema fondamentale della democrazia diretta, della critica della democrazia parlamentare e delle professionalizzazione della politica, il tema della comunità e il rifiuto dell'industrializzazione, le posizioni sulla politica estera e la globalizzazione, la critica dei diritti umani, etc.). Io non sono un fanatico del discontinuismo, del volere vedere a tutti i costi differenze tra il presente e il passato; credo però che l'ipotesi di una trasformazione del contenuto dei diversi orientamenti politici non sia azzardata.

Non è vero infine che il discorso sulla fine della diade destra-sinistra è appannaggio di fascisti o neoliberali. Potrei citare su due piedi due nomi di intellettuali che affermano l'inutilità della diade: Cacciari e Preve, che non appartengono né al neoliberalismo, né al fascismo. E ce ne sono senza dubbio molti altri.
Che il "proletariato" sia schierato con partiti populisti e difficilmente un problema. Lo e` sempre stato. Lo era nella russia zarista, e lo era nella germania degli anni 20.

Secondo me il problema e` che le politiche di sinistra si sono basate su una confluenza tra un progetto universalista con gli interessi di una classe emergente (prima la borghesia per i liberari poi il proletariato per i marxisti) mentre oggi gli interessi delle classi emergenti non sono piu` allineati con l'interesse collettivo.
La classe di lavoratori specializzati del settore Tech cerca sempre piu` di isolarsi dal resto della societa` e smembrare qualsiasi opposizione politica al loro potere economico (anche al costo di rinunciare alla democrazia, vedi dark enlightenment).

Dall'altra parte i mercati emergenti creano classi i cui interessi sono allineati con gli stati-nazione a cui appartengono piuttosto che un generale ideal universalistico.

Se la sinistra sta diventando qualcosa in questi giorni secondo me per capirlo bisogna girare lo sguardo al problema della diseguaglianza e come questa possa causare instabilita` sistematiche sul lungo periodo (vedi il libro di Piketty, che non ho letto e non so come sia, forse Sonne se ci legge ci dira` qualcosa a riguardo). Quindi una sinistra conservatrice che propone pratiche redistributive in quanto sono il modo migliore per sostenere ed espandere la corrente organizzazione societaria.
Non ho ben capito quello che vuoi dire e provo a elaborare.

Quello che vorrei stabilire è l'ideale generale degli orientamenti politici (per esempio l'eguaglianza o la solidarietà o la protezione dell'ecosistema) e come questi ideali si traducono in decisioni e posizionamenti durante delle dispute particolari (per esempio se costruire una centrale nucleare o se intervenire in Siria).

L'interpretazione classica della diade destra-sinistra è per me quella di Bobbio: l'uomo di sinistra vuole più eguaglianza (oppure, se si preferisce, più livellamento), l'uomo di destra vuole più ineguaglianza (o meno livellamento). Ma questa interpretazione trova molti limiti una volta che si prova ad applicarla a dei casi concreti. Bobbio ammetteva già che per esempio nel caso dell'aborto sorgevano dei problemi: quelli favorevoli all'aborto vogliono rendere la donna più eguale all'uomo, ma quelli contrari potranno sempre rinvendicare di voler rendere l'embrione più eguale all'adulto. Ma questi casi concreti sono in realtà innumerevoli: se è vero che i partiti "di destra" sono contrari all'apertura delle frontiere nei confronti dei migranti poveri, è anche vero che questi partiti vogliono proteggere i piccoli commercianti e gli operai (i "pesci piccoli") dalla finanza internazionale e dalle grandi corporazioni (i pescecani). O ancora, come si fa a ridurre la questione ecologica all'asse eguaglianza/diseguaglianza? Certo, i più deboli e più poveri sono quelli che soffrono maggiormente i danni legati all'industria (per esempio vivendo o lavorando in zone inquinate), ed è anche vero che il desiderio di proteggere le generazioni future riflette un ideale egualitario, ma in questo caso bisogna spiegare perché i partiti più "ecologisti" si trovano all'estrema sinistra e all'estrema destra, invece che solo a sinistra. E lo stesso vale per la questione della globalizzazione (estrema destra ed estrema sinistra sono contrarie, le ali moderate sono favorevoli). O ancora la questione della democrazia diretta: ancora una volta sono i partiti non riconducibili all'asse destra-sinistra che rivendicano una maggiore partecipazione, mentre quelli moderati accettano la rappresentanza parlamentare.

Insomma io non capisco se esiste un asse unico che struttura le dispute politiche e in tal caso quali sono gli estremi (gli ideali) di questo asse.


La cultura techies è la cosa più orripilante del mondo, basta guardarsi un qualsiasi filmato di quell'obbrobrio di fast-food culture del TED(che tra l'altro rappresenta l'ala progressista dei techies ,manco quella che si fa le seghe su ayn rand) "ehy va tutto benissimo,viviamo nel migliore dei mondi possibili e se qualcosa va male arriverà la nostra tecnologia a risolvere tutto come un deux ex machina"

E il motivo per cui quando succedono cose come queste http://pando.com/2014/03/22/revealed-apple-and-googles-wage-fixing-cartel-involved-dozens-more-companies-over-one-million-employees/ sotto sotto ci godo un pò
E' vero che i confini tra destra e sinistra sembrano confondersi e sovrapporsi su molti temi e si parla di come Breivik fosse favorevole ai matrimoni omosessuali pur essendo un ultra nazionalista di destra e cose così, però mi sono fatto l'idea che questi siano per lo più temi minori usati come pretesto o bandiera per nascondere il punto della questione, cioè la distribuzione del potere. A mio avviso più il potere è concentrato e più siamo a destra, più è frazionato e più siamo a sinistra.

Per precisare, io credo anche che conti la posizione riguardo a questo tema di chi tira i fili, cioè per identificare se un gruppo, partito, movimento sia di destra o di sinistra bisogna capire come la pensa su questo punto chi decide, chi detta la linea, il pecorame è indifferente in questo caso, perché è spesso solo strumento.

Ad esempio in Ukraina il nuovo governo è di destra, perché chi tira i fili sono quei centomila nazisti militarizzati che hanno in mano i fucili, cosa pensi il dimostrante in piazza non conta niente e anche fosse un super egalitarian non ha alcun mezzo per affermarsi.
Putin è sicuramente di destra, anche se fa parte di un partito (ex?) comunista ecc...
Ma Pierre, la tua definizione di dettaglio è problematica in qualunque contesto storico cerchi di applicarla.


Comunque, io credo che il punto più saliente l'abbia colto Iroel:

Ampliando la sua riflessione, può darsi che la polarità destra-sinistra non sia più concepibile laddove manchi una vasta classe sociale subalterna e omogenea, rivendicante maggiori libertà, diritti, eguaglianza: al di fuori di tale quadro, l'opposizione fra destra e sinistra perde senso e capacità descrittiva.

Ciò vale a dire che, nel nostro tempo, le classi subalterne hanno ottenuto tutto l'ottenibile (nei limiti delle pretese universalizzabili: le pretese di ogni singola categoria subalterna, invece, naturalmente non finiscono mai); oppure ottenere oltre sarebbe controproducente, dannoso nei propri stessi confronti (forme sempre più flessibili di lavoro sono presentate come necessità, se non addirittura come valori a vantaggio dei lavoratori medesimi; persino la disoccupazione è divenuta un valore, sintomatica di un sistema economico sano entro il quale garantisce la necessaria mobilità). Oppure dette classi subalterne sono state indotte a credere l'una o l'altra cosa (perché dopotutto ha vinto la destra, come direbbe =]kBz[=suck).

Forse c'è una classe che non ha esaurito le proprie rivendicazioni, ma queste si collocano ben al di fuori delle tradizionali polarità: è la classe del 'non politico', dell'apolitico, la cui opposizione al 'politico' caratterizza, a ben vedere, orientamenti e movimenti italiani e stranieri degli ultimi anni. E' il non politico che, dettagliando idee eterogenee che pescano dalle sporte tradizionali della destra quanto della sinistra, cerca di combattere il politico e di riprendersi ciò di cui il politico l'ha apparentemente defraudato.


mha, problematica questa definizione....in URSS il potere era concentrato prevalentemente nel Partito Comunista e nella nomenklatura eppure non mi sentirei di dire Stalin=destra


Quello che dice Iroel è un po' quello che dice Zizek, che infatti identifica nella "parte dei senza parte" la nuova classe sociale di sinistra. Quella classe che ha tutto l'interesse nel distruggere se stessa e nello smettere di esistere (rock bottom delle favelas, reietti degli slumps urbani ecc...), non a caso l'aria di sinistra degli ultimi anni si respira più in sud america che nelle democrazie liberali, dove come dici giustamente, l'operaio o il lavoratore precario non ha alla fine grande interesse a un cambiamento perché è, o credere di essere apposto così, quindi gli va bene Berlusconi.


Credo che dipenda dal momento. Lo stalinismo è sinistra se si pensa che qualche anno prima c'era lo zar, il liberal borghese dreifusardo è sinistra quando si contrappone all'antica nobiltà, oggi il liberal invece è destra (ma con i gayrights come fai giustamente notare ).


Il punto della questione secondo me è la distribuzione della ricchezza e del lavoro. Il fatto che sinistra e destra siano venuti a coincidere o il fatto che si parla del superamento di questo dualismo è, a mio parere, dovuto all'allineamento nell'egemonia neoliberista. Nelle democrazie liberali non si mettono manco in discussione quei fondamenti, perché ci hanno fatto uscire dalla crisi del 73 ecc...

Gli anarco-capitalisti e i libertari americani sono contro la guerra, per la liberalizzazione delle droghe, per i diritti degli omosessualie etc... è quando si parla di salari, ricchezza, benessere e mercato che si diverge. A mio avviso più la ricchezza è concentrata più siamo a destra, più è frazionata più siamo a sinsitra.
Infatti, tanto potere e ricchezza van di pari passo nella grande maggioranza dei casi.
Oltre a quanto avete detto voi, aggiungerei anche il crollo della cultura umanistica e il trionfo della cultura scientista e tecnicista nello scacchiere politico.
La sinistra può esistere laddove vi sia un'interrogazione seria e un dibattito di un certo livello, che prenda in considerazione un sacco di cose considerate inutili se non totalmente superflue. Oltre a questo è necessaria anche la politica, cioè la capacità di intervenire non solo come correttivo tecnico ma anche nell'indirizzare, almeno su un piano ideale, l'andamento della società. La sinistra nasce non solo da un discorso sulle disuguaglianze ma sopratutto dalla domanda "dove vogliamo andare? Che mondo vogliamo costruire?".

Non è un caso che sparita dall'orrizonte pubblico e anche dai salotti delle elites che governano questa domanda, sia sparita, di fatto, anche la sinistra storica. E non è un caso nemmeno l'affermazione della categoria dell'apolitico di questi anni, che in realtà apolitico non è perchè si traduce a un supino accettare le posizioni che vengono proposte e/o limitarsi a una critica sul correttivo tecnico più adatto da utilizzare, piuttosto che impostare un discorso che vada a toccare le fondamenta del vivere comune.


hai dimenticato "economicista", che poi è la peggiore
Il fatto è che destra e sinistra hanno senso di esistere come concetti solo quando esiste una spinta rivoluzionaria di stampo classista, e se la sinistra se ne fa motore, la destra se ne fa reazione. Sarebbe infatti riduttivo definire destra tutto ciò che non è sinistra. Come diceva Armin Mohler, ogni rivoluzione partorisce insieme a se' stessa una forza contrapposta che tenta di annullare la rivoluzione stessa. La destra non può esistere senza la sinistra insomma, e se la sinistra non esiste non esiste nemmeno la destra. Se la sinistra è debole, lo è anche la destra. Aggiungerei che le due differenze principali tra destra e sinistra sono che la prima ha una visione ciclica della storia e si appoggia al concetto di Mito come lo intendeva Sorel, la seconda ha una visione lineare e si appoggia al concetto di utopia.

Detto questo, resta da vedere come mai questa spinta rivoluzionaria (e di conseguenza anche la reazione) al momento sia così debole. Sin dalla rivoluzione francese, nella storia occidentale questa tensione non è mai cessata del tutto. Direi che tre fattori hanno avuto importanza nell'affievolire quella tensione, almeno per il momento, e cioè la nascita, esistenza e crollo dell'Unione Sovietica, il rimescolarsi e il crearsi di nuove classi sociali, e la globalizzazione della politica.

Al giorno d'oggi, l'internazionale socialista non esiste più, così come non esiste una coscienza di classe. Per quanto riguarda il terzo punto poi la sinistra è notevolmente svantaggiata: per la prima volta dalla Rivoluzione Francese ci apprestiamo a vedere quello che può sembrare un governo di portata mondiale, un governo di stampo imperiale però, e nell'Impero il popolo non ha sovranità. Ne consegue come moto di rigetto un rivolgersi a ciò che è rimasto della destra, che ha avuto la fortuna di poter reinterpretarsi in veste di reazione alla rivoluzione mondiale della globalizzazione. In tal senso la destra ricopre il ruolo che ha l'Islam nei paesi del Medio Oriente.

In sostanza, la destra esiste oggi solo in versione riciclata e in funzione di reazione alla globalizzazione, e la sinistra si sta riorganizzando. Quando vedremo la nascita di un movimento rivoluzionario internazionale di affrancamento delle attuali classi oppresse e sfruttate, vedremo il ritorno della sinistra e quindi anche della destra nella sua funzione classica.


TED è un'enorme presa per il culo.

"Ideas worth spreading". Ma chi lo decide cosa è worth spreading? Esempio, assieme allo scienziato che espone la sua teoria ti piazzano a tradimento un umanista come Niall Ferguson che espone in un clima neopositivista le sue idee, e ai più viene normale recepire le sue idee come è stato recepito il resto: accettazione di una verità provata scientificamente.
Cerco di riassumere le ipotesi emerse nella discussione; ditemi se ho male interpretato i vostri propositi.




Ipotesi 1 (Bobbio, Iroel, Suck, Shenlong, N'uovo, Number Six): l'antinomia politica più significativa del nostro tempo resta la diade destra-sinistra, che rappresenta la distinzione tra gli universalisti e i particolaristi, cioè tra coloro che in una data situazione vogliono distribuire un set di risorse (potere, ricchezza, diritti, capacità di vario genere) in modo più eguale e coloro che vogliono distribuire lo stesso set di risorse in modo più diseguale.
Esempio: nella situazione della Francia pre-rivoluzionaria, un gruppo ristretto di élites gode di immensi privilegi economici, politici e simbolici, privilegi di cui la vasta maggioranza della popolazione è del tutto sprovvista. In tale situazione, un individuo orientato "a sinistra" è colui che - per un motivo dato (che può essere anche l'interesse economico personale) - difende in modo relativamente concreto una distribuzione più eguale dei privilegi, e viceversa l'individuo orientato "a destra" è colui che difende una distribuzione più diseguale dei privilegi.
Problemi:
1) La definizione è debole nei casi in cui vi è una divergenza circa i soggetti da includere nella redistribuzione. Due esempi: il caso già citato dell'aborto (rendiamo la donna più eguale all'uomo o l'embrione più eguale all'adulto?); il caso dei recenti partiti neo-nazionalisti (come il fronte nazionale o la lega nord), i quali vogliono una situazione più eguale all'interno dello Stato-nazione pur accettando al tempo stesso una diseguaglianza più grande tra Stati-nazione.
2) Dal punto di vista logico, la diade così come è definita non prende in considerazione le giustificazioni elaborate a destra e a sinistra sul perché si debba volere più eguaglianza o più diseguaglianza, né le motivazioni che spingono un individuo ad orientarsi verso l'uno o l'altro termine dell'antinomia. É inevitabile ciò nonostante che la formulazione della diade non piacerà agli individui orientati "a destra" perché essa sembra presupporre implicitamente che la motivazione di questi ultimi sia l'interesse personale, mentre quella degli individui orientati "a sinistra" sia la ragione e l'altruismo. La questione è dunque se una definizione di un'antinomia politica debba precisare o no le giustificazione dei diversi orientamenti (ad esempio, le giustificazioni "di destra" della disuguaglianza secondo le quali quest'ultima è favorevole all'efficienza economica e previene l'anomia individuale e collettiva).

Ipotesi 2 (Sergio Baracco): i due principali orientamenti politici non si distinguono solo per una diversa valutazione delle disuguaglianze, ma anche per una diversa modalità dell'azione: gli individi orientati "a sinistra" vivono un'esistenza riflessiva, si interrogano sul senso delle proprie azioni e adeguano il loro agire ad un progetto concepito mediante la riflessione; gli individui orientati "a destra" vivono un'esistenza irriflessiva, si limitano a rispondere in modo efficiente a degli stimoli e il loro comportamento è motivato meccanicamente dalla tradizione, da pulsioni biologiche, dall'interesse economico, dal costume, dalla moda, dai media.
Esempio: gli esperimenti di Asch. Alcuni individui sono vittima della pressione di gruppo e avranno la tendenza "a un supino accettare le posizioni che vengono proposte" dai complici dello sperimentatore. Questi conformisti sono dunque "di destra" perché non hanno riflettuto individualmente prima di scegliere il percorso da intraprendere (cioè la risposta alla domanda dello sperimentatore). Un individuo "di sinistra" sarebbe stato capace di riflettere autonomamente e dare la risposta giusta. Ovviamente questo esempio non ha un carattere "politico", ma d'altra parte tale ipotesi sembra avere un campo di applicazione che si estende a qualsiasi tipo di azione.
Problemi: questa ipotesi individua l'antinomia tra orientamenti politici non già al livello dei contenuti, degli enunciati politici ("più uguaglianza!", "più disuguaglianza!", "più ecologia!", "più educazione!", "più missioni spaziali!", etc.) ma al livello dei motivi che spingono gli individui ad orientare il proprio agire politico in una o nell'altra direzione. Si propone in questo modo di dinstinguere gli individui razionali, coloro cioè che perseguono degli obbiettivi sui quali hanno riflettuto, dagli individui irrazionali, coloro che sono semplicemente "spinti" da forze irrazionali come la tradizione, le pulsioni, gli interessi o le mode e perseguono dunque degli obiettivi (per esempio, "voglio un macbook!") sui quali non hanno riflettuto (pur avendo riflettuto sui mezzi più efficaci per raggiungerli, per esempio, trovare un lavoro per pagare il macbook). Questo dualismo è inaccettabile per due ragioni. Primo, tutti gli "obiettivi", anche quelli sui quali si riflette, sono causati da qualcosa, sia ciò una pulsione, una causa di natura sociale, la pressione di gruppo, un desiderio egoistico o altruistico: non esistono valori, obiettivi, ideali liberamente scelti o creati da un individuo, credere il contrario è cadere vittima dell'illusione romantica. Secondo, è inevitabile pensare che i fautori dell'ipotesi 2 siano semplicemente ostili a certi valori e obiettivi (per esempio, l'obiettivo di acquistare un macbook) e abbiano la spudoratezza di credere che se una persona "pensasse veramente" escluderebbe immediatamente certi obiettivi e valori. Ma come si può mai provare che se i fans della Apple "pensassero veramente" getterebbero nella monnezza i loro gingilli tecnologici e si dedicherebbero ad attività più importanti? E soprattuto, anche se così fosse, non è più utile parlare in termini di differenze di valori e obiettivi (cioè quali sono queste attività importanti che tutti svolgerebbero se potessero pensare) piuttosto che di differenze di motivo, la cui assunzione è tra l'altro potenzialmente de-politicizzante (come puoi pensare di convincere una persona irrazionale a cambiare idea?)?


Ipotesi 3 (Number Six): un'antinomia politica significativa (più o meno della diade destra-sinistra?) è quella tra l'orientamento politico e l'orientamento impolitico. Non ho però ben capito il suo argomento e chiedo quindi precisazioni.
Si ma li uochi