Indovina la citazione [Libri, manoscritti, pergamene, testi geroglifici]

Scusate :asd:
La protagonista è donna.
Il secolo è diciannovesimo.

Pensate che io credevo fosse troppo facile e che la conoscessero tutti lol

Madame Bovary.

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Sì è quella, e sì, col senno di poi era facile, però da una riga di quote non così facile :asd:

Secondo le regole del giochino ora tocca a suck, corro a prendere la mia copia del manifesto

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Io ero, in quell’inverno, in preda ad astratti furori. Non dirò quali, non di questo mi son messo a raccontare. Ma bisogna dica che erano astratti, non eroici, non vivi; furori, in qualche modo, per il genere umano perduto

Abbastanza facile direi.

Dalla struttura della frase scommetterei che e’ in originale in italiano :asd:

Mi butto random su Celine, Viaggio al termine della notte

Not, è autore italiano ha ragione Pjem.

mmmh

E’ un autore importante del 900 italiano, sono abbastanza sicuro che un tot di voi abbia letto questo libro per le vacanze alle medie o al biennio delle superiori. Qualche anno sarà stato pure scelto da qualche parte come libro di narrativa.

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Ma che cazzo di scuole hai fatto

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Sarà mica Svevo?

Sì infatti, sarà mica la Coscienza di Zeno?

Di cui tra l’altro ho letto solo 1/3 perché poi mi ero rotto le balle :look:

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O è Svevo o è Pirandello

Mia moglie ha indovinato. Ho controllato su google e ha detto il libro giusto.
Io non ci sono arrivato nemmeno vicino

Uno dei pochi libri che non sono mai riuscito a finire

No, non è Svevo, metto il passo esteso, sia perché è un incipit famoso, sia perché è fichissimo, se nessuno indovina dico qual’è e passiamo oltre.

Io ero, in quell’inverno, in preda ad astratti furori. Non dirò quali, non di questo mi son messo a raccontare. Ma bisogna dica che erano astratti, non eroici, non vivi; furori, in qualche modo, per il genere umano perduto. Da molto tempo questo, ed ero col capo chino. Vedevo manifesti di giornali squillanti e chinavo il capo; vedevo amici, per un’ora, due ore, e stavo con loro senza dire una parola, chinavo il capo; e avevo una ragazza o moglie che mi aspettava ma neanche con lei dicevo una parola, anche con lei chinavo il capo. Pioveva intanto e passavano i giorni, i mesi, e io avevo le scarpe rotte, l’acqua che entrava nelle scarpe, e non vi era più altro che questo: pioggia, massacri sui manifesti dei giornali, e acqua nelle mie scarpe rotte, muti amici, la vita in me come un sordo sogno, e non speranza, quiete.Questo era il terribile: la quiete nella non speranza. Credere il genere umano perduto e non avere febbre di fare qualcosa in contrario, voglia di perdermi, ad esempio, con lui. Ero agitato da astratti furori, non nel sangue, ed ero quieto, non avevo voglia di nulla. Non mi importava che la mia ragazza mi aspettasse; raggiungerla o no, o sfogliare un dizionario era per me lo stesso. Ero quieto; ero come se non avessi mai avuto un giorno di vita, né mai saputo che cosa significa essere felici, come se non avessi nulla da dire, da affermare, negare, nulla di mio da mettere in gioco, e nulla da ascoltare, da dare e nessuna disposizione a ricevere, e come se mai in tutti i miei anni di esistenza avessi mangiato pane, bevuto vino, o bevuto caffè, mai stato a letto con una ragazza, mai avuto dei figli, mai preso a pugni qualcuno, o non credessi tutto questo possibile, come se mai avessi avuto un’infanzia in Sicilia tra i fichidindia e lo zolfo, nelle montagne; ma mi agitavo dentro di me per astratti furori, e pensavo il genere umano perduto, chinavo il capo, e pioveva, non dicevo una parola agli amici, e l’acqua mi entrava nelle scarpe.

suck però non puoi scrivere qual’è dai :no:

La so! L’autore si chiama Win Hans

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