Incomunicabilità e vivere

Ho letto.

Ho pensato. Un turbinìo che non smette.

Come una rete neurale di pesi e contrappesi, scavo per trovare parole, ma vado a braccio.

Mi autoispiro mentre scrivo.

Serve trovare una ricompensa. Una ricompensa per la propria mente.

Da dove si inizia.

Si inizia dal passato, ognuno ha il proprio passato.

Ma è passato. Ergo andiamo al presente.

Metti un pezzo compà. Minchia che figo sto sound.

Andiamo a raccogliere lumache compà.

Spè devo cacare, eh ma ti vedono i passanti, ma non mi rompere la minchia e fammi cacare.

Compà sto male, accompagnami a casa.

Oh raga hans ha vomitato sulle casse dietro e non si sente più un cazzo.

Cazzomene, pure io sto male, abbassa sto finestrino che si crepa dal tanfo, e metti un poco di disco a palla che col
beat giusto poi il vomito stappa dal woofer.

Abbuò. C’hò sta cassetta dei bee gees, dicono sono bravini.

Oh raga, sto male portatemi a casa.

Compà, vedi che hans sta proprio uno schifo, e sto uno schifo pure io.

E grazie a staminchia, era un bidone da 10 litri di zibibbo, delle vigne mie poi, dopo le birre poi non è che è sta mano santa di salute.

Ahahahah, si ma tu stai guidando e hai bevuto il triplo, come cazzo fai.

Cazzomene, prendo solo strade dritte.

Compà minchia gli sbirri col mitra, mettetevi tutti sotto i sedili e vomitate nei tappetini.

(segue rumori vari di vomiti)

Paletta.

Mitra dentro il finestrino, l’altro dietro pure col mitra “favorisca i focumenti” prego, tuttappò, guardi che i suoi amici dietro non mi pare sono tanto in forma.

Eh, si, infatti li ho raccattati io, io sono fresco come una rosa se vuole le alito dove le pare a lei. Li sto accompagnando a casa e poi gli preparo un bidone di caffè.

Eh ma li accompagna a casa coi Bee Gees?

No, quelli servono per stappare il vomito dal woofer.

Abbuò, andate, mi raccomando li accompagni a casa, si vede che lei è uno con la testa apposto.

E a voi tre li dietro, manica di depravati, fate proprio schifo al cazzo, vi manderei a vendemmiare a tendone senza forbici, a la scarsa (a la scarsa vuol dire che il compenso è una brandina e il mangiare)

Al che mi alzai e mi uscì di bocca:

“gu-guardi che-che le-lei si sba-sbaglia a giu-giudica-giudicarci ma-male, no-non è perchè se-ssmbro schi-schizzatu per colpa dei ca-capelli lunghi a cazzo allora so-sono brutto, io mi mi sentu pre-PRECISUUUU invece”

@Nakiami tu sei un Diamante, tutti siamo dei diamanti, ora non so quanto nero serve levare per farlo brillare, ma ti assicuro che è come passare una pezza.

Un percorso dove erigi difese ma in parallelo apri altri cassetti piano piano, i tuoi cassetti, quelli belli, e inizi a trasmettere cose, lasciala andare la complessità o mettigli il bavaglio. O usala come fosse la tua schiava, non il contrario. Evolvi invece la tua di complessita, ma fatta di piccole cose, di stati comprensibili, di idee, di emozioni.

Abbraccia te stessa, fai uscire la tua arte, la tua passione. Ma non a comando, ma a flusso, tipo il flusso della DeLorean, suonalo quel pezzo per ricostruire la tua foto. Fallo. Inizia a vedere anche quello che non si vede, prenditi il tuo tempo, canta, dipingi, suona, recita, balla, ridi, piangi, respira. Ecco si, respira, respira te stessa, e poi abbraccia, tuo figlio come ti dissi in passato, è la tua arma segreta, di una potenza inimmaginabile.

Falla uscire allo specchio all’inizio, non giudicarti, trova il tuo angolo dove stare bene, e custodiscilo come la cosa più preziosa dell’universo.

Registra un audio di un ritmo disco-funk alla batteria e postalo qui, vediamo che succede.

Che se tutto fila liscio si fa un inedito tutti insieme, una specie di We Are Ngi.

Pensa, tu alla batteria, @panserbjorn e @Malanic che scrivono una lirica da riferimento, il team di musica @Attela che esce un arrangiamento coi controcazzi, poi ci mettiamo un coro di maschi che levati, pensa una strofa per uno, pensa a quella che potrebbe cantare che ne so, @Amon sui low kick o @crius sulle spirali, si vede dove trovare qualche femmina per rinforzare il roster dei cori per non sembrare brutti, vabè che a limite possiamo far fare i falsetti a quelli più fluidi del foro, si fa un video nonsense con l’ai, si mette sul tubo, @gnr ci fa da sponsor e attacca i qrcode deformi del pezzo nella palestra dove sudano i vip, famo un pacco di grana e ci ritiriamo tutti in marocco vista oceano a magnare datteri e noci di cocco.

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Dovresti metterla a frutto ed alla prova questa inclinazione da musichiere e l’indole da compositore.

e l’unico con cui ha fatto i pezzi neanche lo mette nella lista :bua:

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Per quanto capisco e, parzialmente, condivido il sentimento, anche io ci sono cose che dico solo alla mia compagna e nessun altro, ne amici ne famiglia, bisogna anche ricordarsi che i nostri partner sono, appunto, partner, e non i nostri terapisti gratis.

Può portare ad un burnut pesantissimo se una persona sfoga tutte le sue frustrazioni su di te e solo su di te. Soprattutto se si tratta di una persona con delle difficoltà nella vita e non uno che tutto sommato se la cavicchia e i cui unici stress sono il capo al lavoro.

My2 cents.

tu sei sempre nel mio cuore.

:love:

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se non posso parlarne con la persona più importante della mia vita, con chi posso parlarne?

poi…ci sono casi e casi, per carità.

Non ho molte cose intelligenti da dire, mi dispiace che ti senti così.
Anche io non sono letteralmente incapace di parlare con le persone (duuuuuh) anzi me ne starei zitto tranquillamente tutto il giorno.
Il contrario la moglie, ha proprio bisogno di parlare e confrontarsi continuamente (che riconosco essere un enorme valore), SOPRATTUTTO nei momenti in cui io voglio essere lasciato in pace quindi mi odia per questo.
Cioè anche scrivere i biglietti di aguri è un peso per me, non riesco a scrivere altro che „it is your Birthday“
Ma per me non è assolutamente un peso, ho passato una vita coi miei pensieri quindi purtroppo non imparerò certo adesso ad comunicare

Esattamente la frase che mi ripete continuamente la moglie

perché chi riceve il rant riceve un peso, ricevere mille rant comincia a stackare stress anche per il partner che ovviamente non è li per babysittare l’altro. E’ comunissimo che un partner che soffre un disagio prolungato finisce per esaurire la gente che ha intorno.

Provare fastidio per il partner non deve essere un taboo, può essere un segnale per smuovere le cose e fare un intervento. Ci sono literally decine di persone che mandano in terapia il partner che boh es dopo una malattia finisce in un turbino depressivo che rende ostili tutti i membri della famiglia. L’invio non significa che la famiglia vuole mandare la persona che sta male a fanculo, significa solo che lo stato delle cose ha messo in stallo una situazione che non si riesce a sbloccare dall’interno. “Non sopporto più moglie\marito\compagnǝ” non significa che li vuoi abbandonare in una situazione difficile.

Coinvolgere in una responsabilità troppo grossa un partner che magari a sua volta non ha tante risorse per gestire la sua vita + lo stress pure dell’altra persona rischia di far guiltytrippare pure l’altro che comincia a provare risentimento e non sente di poter sbloccare la situazione > evitamento, litigi, raffreddamento rapporti etc…

Il nucleo famigliare è una risorsa, ma non dovrebbe essere l’unica risorsa disponibile.

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comunque per capire tutte queste dinamiche basta semplicemente giocare a darkest dungeon :sisi:

Sto provando a scrivere un post da 20 minuti.

Quoto Grismi perchè l’ha messa meglio dei dieci tentativi che ho fatto io fin’ora. :asd:

@Drest questo non è un attacco personale a te ma solo una risposta a quello che hai detto, che probabilmente non riguarda te, am fatemi rantare sul tema :asd:

Io sono passato per un momento in cui RIGURGITAVO tutte le mie sofferenze sulla mia compagna, ed è stato il momento peggiore della nostra relazione di 10+ anni.

Ora ho imparato che non posso usare lei come terapista, lei è la mia compagna che amo e con cui voglio condividere la vita, nella sofferenza e nella gioa.

Specifico IN entrambi, perchè se inizio ad essere per lei solo fonte della prima (sofferenza) anche se io ne traggo la seconda (gioia) che senso ha?

È purtroppo una linea sottile che nessuno ci ha mai insegnato a percorrere. Ma va riconosciuto che il “compito” di un partnere non è subire tutto quello che noi sentiamo il bisogno di infliggere per essere felici, ma di condividere la vita.

Spero sono stato chiaro, anche se ho dubbi. :asdsad:

Come rispondi alla domanda “ma ce l’hai una rete di supporto”?

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this la risposta è sempre comunità e la famiglia non lo è propriamente

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Trovo interessanti tutte le vostre riflessioni, mi sto facendo pure tante domande.

C’è una frase che mi fu rivolta con particolare enfasi molti anni fa che più o meno è così:

Tu hai vissuto nella bambagia, non ti sei mai voluto sporcare le mani, hai scansato i problemi, questo alla lunga ti ha reso un rammollito, hai sostanzialmente rinunciato a combattere, ti sei tipo defilato dalla società proprio quando eri diventato tipo gesù cristo in zona per quanto in ambito locale, o se ci sei rimasto ti sei ibernato nel lavoro che ti ha demolito vista la premessa, hai buttato nel cesso il talento che avevi, mai un colpo di coda per avanzare nella vita, un ambizione di carriera, ma solo leggerezza e basta. E però a una certa serviva uscire i coglioni e metterli sul tavolino per non farti cacare in testa. E quindi quando ti è arrivata la prima merda addosso, che per assurdo non è nemmeno una merda, ma tipo una merdina, ma tu te la sei proprio autocostruita, allevata dentro come un cancro, amplificata al massimo perchè sei troppo empatico e vuoi salvare l’universo, ma non hai avuto strumenti mentali per affrontarla per il terrore che ti pervade da quando eri piccolo appena ti si para davanti la violenza anche solo percepita. E allora che devono dire quelli che ci hanno a che fare dalla mattina alla sera tipo io. Mi dovrei proprio sparare allora. Dopo l’hai messa troppo su per il quieto vivere, visto anche l’ambiente di relazioni predatorie che non agevola certi sviluppi e dove serve diventare robusti, e ti sei appoggiato a chi il culo se lo rompe davvero e non si lamenta, e però ti ho dovuto levare io la corda dal collo. Sei sostanzialmente un cacasotto.

Allora risposi solo “sei migliore di me, meno male che ci sei ora, ti voglio bene” ero troppo sottoterra per articolare una risposta.

All’epoca mi fece molto male sentirmi rivolgere queste parole, perchè nella mia testa era diverso, era l’effort la causa scatenante, praticamente il burn-out, cioè era “mi sono annientato per salvare il culo a tanti e me la prendo in culo io adesso”, oggi però le sto rivalutando, c’è un fondo di vero, forse nasciamo con una indole, quella è, ma probabilmente si può migliorare. Boh.

Forse la verità è che il modello ci costringe a venderci al meglio, ma per farlo devi trasmettere certezze. Ora per ottenere ste certezze studi, ti appassioni ma strada facendo la maggior conoscenza ti comincia a mettere delle ansie, vedi che non controlli un cazzo, che basta un colpo di vento e stai a zero, anzi sottozero, inizi a vedere i rapporti rischi benefici e ti sale per la tangente il dramma, così, all’improvviso, e capisci che il percorso è pieno di buche, ma se vuoi prevenirle tutte praticamente devi stare fermo, e allora ti riduci ad avanzare con maggiore lentezza fino a spegnerti.

Un altra persona mi dice spesso:

“la devi finire di farti tutte ste paranoie, guarda che gli altri mica sono meglio, le molliche fanno parte del viaggio, fattene una ragione asap se no ti riduci una larva, se stai fermo come cazzo pensi di poter cambiare uno stato di crisi, per magia o per imposizione delle mani?”

Io lo guardo silenzioso e penso. Pensieri sbagliati.

Sì avevo capito che è questo (e nella maggioranza delle volte ha ragione l’istinto, come fa giustamente notare la tua terapista) ma appunto la questione è che se una persona non è veramente molto dentro la dinamica non avrà il più delle volte abbastanza informazioni per sapere come sono andate le cose e quindi per dirti se è quanto la tua percezione delle cose sia sbagliata e sarà costretta a fare picking side.

A questo punto meglio fidarsi del proprio istinto che di un terzo online :mumble:

Ormai anch’io sto diventando così, ma perchè generalmente positività chiama positività mentre negatività chiama negatività, non pretendo che i miei amici mi capiscano o apprezzino in toto ma devono essere utili alla loro funzione: passare del bel tempo insieme

Sono sinceramente dispiaciuto per te.

suka

siamo su addio, ripigliatevi.

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sono io in genere la rete di supporto.

non sei una rete, sei una relazione