Incomunicabilità e vivere

Niente, io non sono capace di comunicare.

A parte non sapere e non volere intrattenere chiacchiere inutili, perché da un lato non ho mai imparato a farlo vivendo come una reclusa fin da piccola senza amici e, dall’altro, ora che sono adulta, non mi interessa, il punto è questo: la mia terapista mi dice che devo parlare con altre persone, anche dei problemi personali che ho al momento, perché devo rendermi conto che non sono totalmente pazza, che le mie impressioni hanno senso e ottenere un riscontro che sia vero.

Ha ragione eh. Lo riconosco.
Ma a parte non averne voglia, perché parlare è doloroso, sebbene a un certo punto io senta pure il bisogno di sfogarmi, il problema è che sono circondata da imbecilli o da persone poco empatiche o a cui devo fare un disegnino. Insomma, esseri umani normali con tutti i loro pregi e difetti.

Solo che io al momento nel mio stato psicofisico non sopporto proprio nessuno, men che meno me stessa.

Ho provato a confidarmi con un’amica. Non aveva idea della tematica di cui stessi parlando, era molto confusa, quindi alla fine le parlo quando lei, preoccupata, mi chiede aggiornamenti e resto sul vago perché mi rendo conto che è una questione troppo complessa per chi non si è mai posto il problema.

Mi sono confidata per parecchio tempo con un altro amico che, sebbene avesse idee piuttosto lontane dalle mie, mi ha offerto un grande supporto, un bel confronto, una vera spalla.
Se non che, una sera si ubriaca, decide di risolvermi la vita scrivendomi tutta una serie di cose terrificanti e umilianti che avrei dovuto fare - tipo se vuoi puoi, lascia perdere i farmaci, è colpa tua se non sei così e colà, datti una svegliata. Quando capisco che è ubriaco, io gli faccio presente gli errori nel suo ragionamento alterato, gli do delle risposte calme e comprensive, ma da allora non intendo più parlargli di niente di questo argomento.

Tl;dr
Non ho nessuno con cui parlare irl, non voglio parlare con nessuno né irl né online (tanti di voi sono molto comprensivi e mi hanno offerto aiuto), ma a volte arrivo al punto che mi sento scoppiare.
Non ce la faccio più.

Lo psichiatra dice che a questo punto i farmaci non possono aiutarmi ulteriormente, il cambiamento deve partire da me. Devo cambiare la situazione in cui vivo. Ma io sono stanca. Assai.

Ogni volta che ci riprovo, vengo travolta e buttata a terra. Sono tipo alla terza o quarta volta in cui riparto da zero, ridivento un essere umano funzionante per poi ricevere una nuova vangata in faccia.

Non trovo il senso in tutto questo balletto della vita. Ho persino capito perché i vecchi e le persone in fin di vita che soffrono si arrendono. Ho capito quel senso di stanchezza che prima trovavo così terribile, così innaturale perché la vita sa essere anche bellissima. Ma io sono stanca.

Come si ritrova la voglia di vivere?

La terapista dice che è normale, ho sofferto più che abbastanza ma bla bla.

Niente, è uno sfogo, non cerco una risposta vera perché la risposta non c’è. Non riesco a trovare un senso e nemmeno la voglia. La stanchezza è troppa.

So che avrei potuto scriverlo su carta invece che qua, ma magari ne esce una bella poesia di Hans.

Ciao

2 Likes

La tua terapista ha ovviamente offerto suggerimenti sensati, verosimili e concreti certamente, ma anche tanto ideali e difficili da circostanziare alla bisogna, francamente dubito molto sia in grado o’d emotivamente disponibile a conseguirli lei stessa quandunque possa averne bisogno; nella mia esperienza nel tempo in realtà il desiderio di socializzazione si riduce sostanzialmente perchè la propria matrice della personalità, a volte pure distorta o disfunzionalmente, qui non parliamo di armonia, si stabilizza e la disponibilità ad anche solo considerare intrattenere una conversazione articolata e reciproca sincera ed aperta cala, fosse solo perchè magari lo si è già tentato in mille i più occasioni precedentemente.

Perchè per poter parlare con qualcuno l’altro deve voler ascoltare, e quindi non tutto dipende da te. Le persone con cui intragisci potranno magari sentirsi meglio di quanto tu non sia, ma mai così bene come possano sembrare, sono anch’esse, spesso, stanche, amareggiate e solitarie, semplicemente non hanno voglia di ascoltarti.

Per me non hai effettivamente bisogno di un’inerte e vacua comunicazione, ma di un silenzio accompagnato in cui la presenza della controparte non ti irriti con la sua sola presenza, ma è un dono raro.

3 Likes

INFO: come mai deve essere IRL?

Perché io praticamente non esco mai e non ho contatti con altre persone che non siano figli e l’altro genitore.
Il rapporto irl include inevitabilmente dinamiche a cui ormai non sono neppure più abituata e, soprattutto, rende la comunicazione tendenzialmente meno ambigua. Spesso, per iscritto, possono esserci fraintendimenti nel tono che irl sono più facili da evitare.

1 Like

Non sono esattamente nella tua situazione perchè 6 mesi fa ho iniziato a lavorare, e quindi ho molti rapporti sociali (anche se superficialissimi) a lavoro. Però prima di allora, almeno dalla pandemia in avanti, quindi per un 4 anni buoni, tutti il mio socializzare è stato tramite telefono, principalmente videochiamate su Whatsapp.

E prima di quello, una decina di anni fa, avevo due o tre campagne di gdr giocate tramite “videochiamata” su internet (usavamo Google+ che funzionava molto meglio di tutti gli sturmenti disponibili al momento, purtroppo, ma penso che riuscirei anche con Discord o simili) con persone che con cui ai tempi avevo uno rapporto di amicizia strettissimo.

Ovviamento non ti sto vendendo una panacea, ma ti sto offrendo un punto di vista.

Mio padre (che è in pratica l’unico familiare con cui ho rapporti costanti) vive a 200km eppure ci sentiamo tutte le settimane per un’oretta tramite whatsapp.

A quello aggiungo che sia io che la mia compagna ultimamente abbiamo scoperto la gioia di riconnettersi con persone con cui non parlavamo da 10+ anni, e una telefonata/videochiamata ogni 3 mesi rispeto a messaggi o interazioni sui social è molto più personale e fullfilling a livello sociale.

Pensi che questo tipo di approccio potrebbe avere sbocchi anche per te?

1 Like

L’idea della poesia mi sembra molto molto suggestiva.

Dato che non tutta la comunicazione deve passare per forza tramite discorsoni (infatti Hans ne è la prova), non è che magari potrebbe farti bene scrivere poesie?

Secondo me non devono per forza essere seriose, scrivi di getto quello che ti viene.
Se ti va, condividile qui. Alla peggio diventa un gioco creativo, e potrebbe essere anche fatto in forma comunitaria: tipo che facciamo partire un thread poesia su un tema (non so, una parola come: malinconia, rivincita, inciampare, arancione, legno, sorpresa, paura, compagnia, borborigmi… unita a un registro: epico, serio, cazzone, colloquiale…). Poi thread in slow-mode e ciascun partecipante compone un verso cercando di ricollegarsi ai precedenti e nello spirito di tema e registro.

Potrebbe diventare interessante vedere se l’empatia che uno cerca nei discorsi si puo’ trovare anche quando cerchiamo di intrecciarci le poesie a vicenda.

1 Like

Quali sarebbero “le tue impressioni”?

E’ comunque non è detto che le persone ti diano un “riscontro vero”, specialmente online se non ti conoscono abbastanza l’unica cosa che possono fare è fare fede a come descrivi tu le situazioni e dirti sìsì hai ragione.

Dal vivo poi, dove questo “riscontro vero” è più fattibile, comunque vale sempre la regola che maggior parte delle persone è egocentrica.

La mia esperienza purtroppo è che (salvo rare eccezioni) se sei una persona pronta ad ascoltare non ci crederanno di aver a che fare con una persona così e ti useranno come valvola di sfogo per i loro rant ma non sono in grado o non vogliono contraccambiare, se lo fanno comunque useranno le tue debolezze contro di te al primo momento che hanno le palle girate (lo hai sperimentato te stessa con l’amico ubriaco).

Quindi quelle cose che ti dice la terapista sono (per usare i termini perfetti impegati da Malanic) ’ tanto ideali e difficili da circostanziare’ ie. puoi seguire i suoi consigli ma solo con persone ultra-selezionate e senza esagerare perchè altrimenti le allontani visto che c’è un limite all’emotional labour che una persona non afflitta da sindrome del crocerossino vuole impiegare nelle relazioni sociali.

il punto di attivarti a livello comportamentale forse è perché ha sospettato una tendenza evitante. Comunque in generale ti ha fatto aprire un thread su agorò che dietro i layers del digitale equivale (in parte) a “esci e ranta con gli altri”.

Insomma ti sta preparando a rompere la minchia agli altri e non a lei

1 Like

Stavo replyando e mi sono accorto, a proposito poesie e scritti in generale, di aver composto qualcosa di attinente. Per cui ve lo posto, sperando di non fare cosa fuori luogo o sgradita

Insieme

Se leggo il mondo con la mente, il senso comune

e l’abitudine, forme, colori, odori, suoni, oggetti,

ricordi, speranze, dolori, risate… niente di tutto

questo, di ciò che mi circonda, o ho esperito, o mi

aspetta lungo il cammino mi ha portato, mi porta

o mi porterà nell’unico luogo che sto cercando,

quel contesto in cui le barriere della materia

cadono, il velo del mistero si solleva e cede il

posto alla rivelazione, dove fare propria la

consapevolezza che esiste qualcuno in cui

dissolvermi completamente, che personifichi

affetto, cura, comprensione, indulgenza, fiducia,

perdono, con cui abbassare ora e per sempre le

difese, la tensione, l’autoconservazione,

dimenticare le parole ansia, dolore, paura, e

raggiungere la purezza, il candore, la grazia,

perché la mente, il senso comune e l’abitudine

dicono che tutto questo va oltre l’esistenza

terrena.

Ma mi chiedo: è davvero così? è possibile

trascendere e trovare tutto questo solo una volta

sepolti o cremati?

Per decretare il decesso il medico accerta

l’arresto del cuore… ma quante volte, di fronte a

quanti dolori, sofferenze, tragedie, il cuore si è

già fermato? quante volte si è già morti?

Forse allora, di fronte al dolore, alla sofferenza e

alla tragedia, sussurrando al cuore, dopo essersi

fermato, di andare oltre e sentire e vedere l’altro

non come nemico o nemica, amico o amica,

fratello o sorella, padre o madre, ma altri cuori,

altre anime eterne, di percepire il mondo

universale come un brulicare di esistenze

interconnesse, in cui tutti siamo solo cuori e

anime eterne, si può diventare per l’altro, l’uno

per l’altro, quel cuore, quell’anima eterna in cui

dissolversi completamente, che personifica

affetto, cura, comprensione, indulgenza, fiducia,

perdono, con cui abbassare ora e per sempre le

difese, la tensione, l’autoconservazione,

dimenticare le parole ansia, dolore, paura, e

raggiungere la purezza, il candore, la grazia.

C’è dunque davvero bisogno di essere sepolti o

cremati per trascendere la mente, il senso

comune e l’abitudine, sentire col cuore, amarci

insieme?

1 Like

secondo me è complicato’d

la dimensione socio-digitale è a tutti gli effetti una realtà quindi secondo me è giusto, come dici, considerarla come una risorsa disponibile importante, però è anche vero che esiste una dimensione fisica della quale tener conto. Sicuramente per alcuni pesa più una che l’altra però i rapporti umani fisici sono comunque significativamente più complessi. Se la necessità poi è proprio comunicare, una conversazione irl permette di dare\ricevere feedback più complessi ad es c’è la dimensione comunicativa non verbale che è comunque una componente molto importante.

Provo a farti una domanda, se hai la possibilità di scegeliere entrambi, no sbatt, preferiresti vedere l amic* del cuore irl dal vivo o online? Per me la risposta è irl

“Vedi i tuoi amici e ranta con loro irl” comunque può essere una boomerata psy cbt di vecchia generazione ma per molte persone può essere un aiuto importante. Uscire di casa è un processo super complesso che può restituire rinforzi esterni (“non volevo uscire perché mi sentivo giù, poi l’ho fatto, mi sono divertita e non volevo tornare più a casa. Ne è valsa la pena non vedo l’ora di rifarlo”), risorse (“ho recuperato il rapporto con l’amica, il suo supporto è stato prezioso, ci siamo abbracciate ci siamo ubriacate”; “sono stata brava alla fine ad uscire”; “sto imparando piano piano a comunicare”), senso di controllo (“sto riprendendo a parlare, quindi non sono così imbranata come pensavo”), gestire il caos che porta il mondo fuori restituisce senso di autosufficienza ed emancipazione etc…

C’è anche da considerare un altro layer, che la dimensione controllata di casa se non ha triggerato un miglioramento fino adesso, forse vale la pena fare un tentativo e rompere una routine che non va. Magari non è manco uscire di casa la soluzione però almeno ti incammini su un percorso che potrebbe anche funzionare… magari finisce per peggiorare tutto eh, però non lo sai :crasd: TL;DR tutta l’attività di uscire di casa per andare a vedere gli amici può mettere in moto lo skill up di diverse stats

3 Likes

io ero rimasto qua → “essere capiti è difficilissimo, farsi capire è una smisurata ambizione.”

Spero che a te vada meglio!

parole in libertà che spero possano avere un senso:
“cheattando contro quella cosa per cui le esperienze vissute condizionano l’aspettativa degli eventi futuri”.

quando ti trovi a dover esercitare intento verso una situazione dall’esito incerto, la proiezione mentale che ti fai è frutto della tua personalità e delle tue esperienze passate: se a esporre vulnerabilità della tua persona hai sempre ricevuto solo coltellate, ad una certa diventa impossibile pensare che possa esistere uno scenario in cui non ti arrivino coltellate esponendo una vulnerabilità.

come fai a scardinare questo meccanismo?

la risposta immediata è “cercando di costruire esperienze positive a cui appoggiare la proiezione”.
ma come faccio a farlo in casi in cui ho già il pozzo avvelenato?

il cheat che ha funzionato per me è “facendo altro che era meno avvelenato”.

ti potrei fare un mio esempio ma ovviamente la cosa è personale: io ho scoperto di avere un minimo di passione per il giardinaggio, e vedere che dopo un anno ho delle piante che mi stanno crescendo e fiorendo, è un’esperienza positiva che aiuta nella dinamica che ho descritto.
sto banalizzando, ma a me meglio di così non è mai riuscita.

vedi delle esperienze che potresti provare ad esplorare che non siano così avvelenate? dove forse è possibile che ci sia un esito positivo?

1 Like

Ti capisco, parecchio…
Zero interazioni è un cazzo di fardello, che alla lunga si fa sentire.
Trovare gente che abbia voglia di ascoltare i tuoi discorsi e poi non ti “tradisca” (o perche ti sputtana in giro, o perché si mette a giudicare) è chiedere la luna al giorno d’oggi, poi magari era lo stesso in passato.

Prova a partire dai tuoi interessi, trova persone che li condividano, e parla con loro di quelli.
Magari in quell’ambito prima o poi troverai anche una persona con cui ti senti a tuo agio ad aprirti un po di più.

E piu facile trovare persone empatiche e disponibili se fai attività di volontariato di qualche genere

1 Like

Per me sono i viaggi. Quando sento di non farcela più, di aver bisogno di staccare da tutto e offrire a me stesso i presupposti per ridimensionare, dimenticare, ritornare ad aver voglia di fare. Mi danno proprio una botta di vita, che siano viaggi in compagnia o da solo. Con la scusa della passione fotografica e del fatto che adoro camminare qualsiasi destinazione vicina o lontana è sempre interessante, può essere ad es. un weekend nella stupenda Roma da solo a scattare foto, o una settimana a trovare l’amico che vive nell’orribile Ruhr tedesca. La destinazione sembra non essere importante.
Infatti il periodo più brutto della mia vita è stato quando non potevo viaggiare e in parte non volevo neanche, perché mi ero dimenticato di quanto sia rigenerante e mi ero chiuso a riccio. E soprattutto mi mancava quella spinta verso il volersi bene, che ti porta a fare lo sforzo di uscire dalla comfort zone che alla lunga diventa asfissiante.

Ti auguro col cuore di trovare anche tu la ricetta giusta per una nuova e bilanciata serenità. Un abbraccio virtuale.

1 Like

Scusatemi, rispondo a tutti dopo con un multiquote quando sono al pc, da cell è un casino con le mie manine tremolanti :asd:

Volevo solo chiarire a Shenlong una cosa che, per come l’ho scritta, è facilmente fraintendibile, soprattutto perché non posso scendere nei dettagli.

Lei non intendeva “vai e parla con i tuoi amici che ti daranno ragione a prescindere da tutto”. Il discorso era legato a una situazione ben specifica che che sto vivendo, di manipolazione e gaslighting. Ho dovuto iniziare a scrivermi le cose che dicevo e che accadevano per rendermi conto che non ero io a capire male o ricordare male e, nonostante questo, vivendo nella mia bolla e in una situazione di dipendenza emotiva, faccio comunque fatica ad accettare e rendermi conto che quello che accade attorno a me non è né normale, né sano.

Lei mi ha semplicemente suggerito di confrontarmi con altre persone per ricevere altri punti di vista che non devono per forza darmi ragione, ma farmi rendere conto che io ho una visione distorta al momento e il mio istinto è quello che ha ragione, anche se fa male ammetterlo.

In realtà, le mie impressioni sono quelle sbagliate, cioè tutto il contrario di quello che pensi tu :asd: il confronto con gli altri mi servirebbe per rendermene conto, ricevere la quinta vangata in faccia in 10 anni e iniziare ad agire di conseguenza per il mio bene.

Praticamente una questione di allargare la base delle esperienze per evitare fragilità da solipsismo?

Ha senso. Comunque mica per forza devi parlare delle cose più personali con la qualunque. Puoi dosare la “profondità” a seconda di quanto ti senti a tuo agio. Probabilmente la cosa importante acquistare abitudine a confrontarsi con altri, e come in ogni esercizio umano la frequenza è la cosa importante, più che l’ampiezza.

è per sfidare gli schemi cognitivi. Tipo se fai la stessa esistenza ti scavi dei groove da solo dal quale è sempre più difficile uscire, e magari sono i groove che insieme creano una situazione generale di funzionamento depressivo

Io non sono poi così sicuro che da adulti e strutturati come siamo, sia una buona idea cercare relazioni al di fuori della propria famiglia con l’obiettivo di condividere aspetti intimi della propria vita (emozioni, fardelli emotivi, aspetti psicologici profondi, etc…)

Mi rendo conto che sto mettendo molto di me stesso in questa affermazione, ma io nei contatti sociali cerco semmai l’opposto: leggerezza. Cazzeggio. Chiamalo come vuoi.

Pretendo invece più profondità e un safe space di confronto alla mia compagna

1 Like

Mmmm…
Vedi, quando hai un disagio /una malattia mentale non è necessariamente una buona idea condividere col partner.
Il la partner potrebbe non essere pronta a gestire la situazione, potrebbe dare risposte sbagliate, potrebbe generare in lui /lei una montagna di insicurezze nella relazione.
In pratica rischi di avvelenare l’unico pozzo nel giro di 50 km.

Non voglio dire che bisogna tenersi tutto dentro, o non condividere, ma che si è meno “liberi” quando lo si fa, da vincoli economici, affettivi, rapporti di forza /debolezza etc… etc…

In alcuni casi, da distinguere caso per caso, è meglio gestirsela a parte.