Concordo spassionatamente con Predy.
Avevamo un’erboristeria in famiglia, e ci ho lavorato per molti anni (durante gli studi universitari e successivamente con impegno da part-time a full-time). Nonostante fosse un buon lavoro e fossimo una delle due principali erboristerie di Biella (che è una città con un numero francamente sorprendente di negozi di questo tipo tra città e dintorni), quando mia mamma ha deciso di andare in pensione io ho consigliato di vendere. Lei mi aveva offerto di rilevarla e portarla avanti, ma alla fine l’abbiamo ceduta.
In Italia il piccolo commercio è una via crucis di piccoli obblighi e regole che ti tolgono la voglia di vivere. Se poi hai un dipendente entri in un girone dantesco inenarrabile, e se vuoi essere aperto dalle 8:30 alle 20 6 giorni su 7 non è esattamente opzionale.
Tra l’altro nella mia città le autorità avevano la caratteristica di tenere in buon conto chi lavora con precisione e cura, quindi finanza, asl e altri se dovevano fare un’ispezione bussavano con regolarità alla porta di mia mamma, che da buona svizzera era maniacalmente precisa nel tenere registri e documenti in ordine.
Per loro quindi era tutto super easy, anche se poi alla fine è facile che ci sia qualcosa di fuori posto: abbiamo preso multe per la posizione dell’estintore (dietro al banco, dove avevamo la gran parte delle prese di corrente e dove stavamo per il 90% del tempo e non all’ingresso, che dava sulla galleria), per la bilancia dove pesavamo le erbe (avevamo una bilancia super figa che pesava con la sensibilità di 2g, mentre dovevamo averne una che pesasse il singolo grammo. Soluzione: prendere una bilancia del cazzo da 1g e continuare a usare l’altra, che memorizzava le tare e faceva i parziali per erbe sciolte che comunque si vendevano all’etto), per la dimensione dei cartelli vetrina (esposti all’interno, c’è una tassa da pagare anche sulla superficie di quelli), etc.
Ci sarebbero mille altre storie da raccontare, ma il succo è che se sei un negozio etnico nessuno verrà mai a fare un controllo per non avere sbattimenti di lingua, e nel mentre la GDO ha avuto nel tempo tutto il supporto legislativo per andare a fare concorrenza sempre più feroce al piccolo commercio (per esempio il corner parafarmaceutico per noi è stato un chiodo sulla bara, dato che eravamo un’erboristeria molto spostata sulla fitoterapia - mia mamma è stata una delle prime diplomate in tecniche erboristiche).
Il piccolo negozio ha senso solo se trova una nicchia piccola e in cui può offrire un servizio di valore diverso da quello dei concorrenti: sul prezzo i minimarket cinesi/indiani e i discount sono imbattibili, e sulla comodità e ampiezza di gamma la GDO non lascia speranze.
TLDR - Troppi cazzi burocratici, lassa stà.