[how to] andare dallo psicologo

se ti senti un fallito perché non riesci a trovare un lavoro per manterti dignitosamente, è qualcosa per cui andare dallo psicologo o no?

La risposta, imho, è dipende.
Ti spiego usando iperboli in modo che il concetto sia chiaro, ovviamente nella vita non è bianco o nero.

Sei un tipo alla " come l’ olio a 36 anni" che dopo due tentativi ti senti un fallito e non ci provi più, si hai bisogno di supporto psicologico, perché non stai vedendo le opportunità che la vita ti mette davanti.

Se sei una persona che le ha provate tutte, ma la vita gli è andata in culo, no, hai bisogno di una persona che ti aiuti a reinventarti professionalmente.

Questa è una visione un po self-help. I fattori esterni influenzano la psiche che influenza i fattori esterni. E’ una situazione da uovo e gallina, infatti il gioco delle attribuzioni lo fa qualcuno un po per capire gli schemi cognitivi e non per andare a cecchinare il da farsi.

Assolutamente no. Anche questa posizione parte da una visione self-help dell’esistenza psichica. L’ambiente ha totale (assoluta) influenza sull’individuo e quindi non si parla mai solo di “natura personale”.

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non sono d’accordo.
la mia era una domanda un po’ di provocazione, perché alla fine, la differenza che pensi ci sia tra i due casi, è semplicemente troppo sottile

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Certo che lo è, è un primo approccio alla questione per capire dove andare a sbattere la testa.
Sono profondamente d’accordo con quello che dici on so many levels, ma stai già andando ad un livello successivo della questione, PER ME.
Se una persona deve cominciare ad approcciare il problema, non può perdersi nel tuo ragionamento, altrimenti non ne esce vivo, perché idealmelmente allo stesso tempo dovrebbe percorrere un percorso di terapia psicologica e anche fare un percorso di ri-professionalizzazione.

La domanda
Cerco di ri-professionalizzarmi infilandomi nel cuBo il fatto che mi sento un fallito…
o…
cerco di non sentirmi un fallito e vedere se cambia qualcosa"
Una persona se la deve fare, e non può darsi una risposta veloce e approssimativa perché rischia di investire tempo ed energie nella direzione sbagliata.
Da qui la necessità di “semplificare” la situazione reale, dove cause esterne ed interne si rimbalzano la palla in continuazione

Questa è una domanda complicata e la risposta è difficile perché bisognerebbe prima inquadrare lo psicologo come un agente politico, anche se si vuole farlo passare come una figura “scientifica” (v. discussioni sul patriarcato ste settimane) e quindi, superficialmente, al di sopra di certe dinamiche.

La società capitalista del lavoro e del consumo è impostata per farti vivere in uno stato di insicurezza umiliante sistematica per funzionare. Lo psicologo “etico” dovrebbe disinnescare le insicurezze sistemiche costruite ad hoc per farti stare male, ma cosa ne esce fuori? Diventi un contadino-solarpunkabbestia che si isola dalla società? Diventi un depresso totale (kras-mazovian socioeconomics) perché metti le lenti di They Live? Vai contro la società che ti ha dato una posizione professionale, che ti chiama in tv, ti chiama sui giornali a gonfiare di prestigio la tua materia?

Per questo lo psicologo è formato per sentirsi uno scenziato (si fa così perché è scienza) che osserva l’individuo in una misura circoscritta (famiglia, padre, madre, colpe tue, natura individuale), dove certe osservazioni ad ampio spettro non vengono mai fatte o vengono lasciate in mano all’individuo che non ha strumenti per capirle. Vai dallo psicologo ma per vivere sufficientemente bene per i prossimi tot anni, per farti produrre. Se la psicologia applicata alla clinica fosse stata una pratica anticonformista non avrebbe mai raggiunto storicamente la posizione che ha raggiunto.

Per dire, la strada della consacrazione è stata solcata dalla psicanalisi prima come pratica esclusiva dalla borghesia e poi pavimentata come pratica di iperconformizzazione culturale in ottica di contenimento socaile dei movimenti radicali di sinistra nei 50s.

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Vabbè, analisi perfetta :lode:
Il problema è che anche volendo lo psicologo individualmente può fare poco, ha le mani legate, anche volesse non è che può risolvere problemi sistemici lavorando sull’individuo, se è un minimo accorto penso lo realizzi da solo.

Tra l’altro il percorso d’analisi in questo senso diventa un paradosso perché è banalmente una spesa che si aggiunge alle altre che già uno ha (mutuo/affitto, bollette, dentista, meccanici etc) che per risolvere dei problemi economicamente in un certo senso lo diventa a sua volta (ci sarebbe quello della mutua ma come dicevi sopra lassamo stà).

Aggiungerei che delegare la risoluzione di tutti i problemi allo psicologo diventa un modo per non doverlo affrontare a livello sociale ma vabbè viriamo troppo rispetto all’op :asd:

Se vogliamo fare un discorso generale, provo a dirti la mia, ma forse andiamo OT.
Lo psicologo (o il terapeuta) non ha in genere la minima idea di cosa significhi fare il proprio lavoro in maniera efficace :dunno:

Questa idea che lavorino tutti in combutta per “per farti produrre” gli da realmente una capacità che a mio avviso non hanno.

Ora, con questo però non voglio dire che:
-non esistono psicologi/terapeuti che lavorano con tale obiettivo
-non esistono psicologi/terapeuti che riescano a puntare realmente verso il benessere psichico di una persona.

Poi Grismi, magari è come dici tu, quanto penso si basa su esperienza personale diretta/indiretta, ma per forza di cose, limitata.

sacrosanto.
ma se la società ti fa sentire una merda per tot motivi, o genera persone incapaci di viverci ma desiderose di farlo, non è che ci siano molte alternative :(

Ma io sono d’accordo con te che gli psicologi in realtà sono una categoria che nel bene e nel male può fare poco e ha sostanzialmente le lance spuntate, la frase che dici non va interpretata come “c’è il gomitato dei tagliapietre psicologi che complotta per fare produrre di più la gente” ma semplicemente che si seguono le direttive socialmente accettate per ritenere una persona “sana”: una persona è considerata socialmente sana (si usa il termine “funzionale”) nel momento in cui è produttiva, indipendente, consumatrice e possibilmente (ma adesso questo aspetto conta sempre meno) accasata.
Non è che c’è il gomblotto degli psicologi che come dici contano zero, semplicemente l’ideale di persona sana che si percorre (il goal che si persegue) alla fine si riduce a valutare se sia indipendente e produttiva, mettendo il resto in secondo piano.
Ovviamente è un discorso super generalizzato, chiaro, e non significa che andare dallo psicologo sia assolutamente inutile o dannoso, ci mancherebbe

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asp, in realtà il mio discorso non è proprio “contano zero”, ci tengo 1 sec a specificarlo.
Per me sono gli unici che in certi casi possono intervenire e possono fare davvero la differenza.
Purtroppo è una professione che richiede caratteristiche personali che pochissimi hanno, ed è qua che si arriva ad una conclusione “negativa”

Per il resto, per me, il discorso è ancora più elementare.
Una persona la vedono sana se semplicemente non va più a lamentarsi da loro.
Da come la mettete sembra ci sia una rieducazione di “regime” che deve re-indirizzare la persona ad accettare il turbocapitalismo in toto.

A mio avviso questo è qualcosa che avviene a livello societario, non quando si sta in seduta.

Ma contano poco era riferito al loro ruolo nella società, non nei confronti del paziente :asd:
Poi t’ho già detto che non c’è il gomitato dei tagliacervelli, non si intende quello, non saprei in che altre parole dirtelo :asd:

La cosa notevole è che in realtà funziona così anche gran parte del resto della medicina.

Gli psicologi non operano mica al di fuori della società. Quello che si intende è che anche il modo in cui la medicina (ed in questo caso la psicologia) interpretano la clinica è filtrato attraverso i valori della società in cui si vive ed inevitabilmente si cerca di “far tornare i conti” su quello che è scienza in accordo con i valori del proprio tempo.

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Bho io ho provato alcuni psicologi, psichiatri e psicoterapeuti (da quella offerto dalla Regione gratuitamente con i vari progetti assistenza post-covid a quelli da 100 euro a botta) in passato e non è semplicemente questa l’impressione che ho avuto.

Il più delle volte ti stanno ad ascoltare, ti chiedono quello che vorresti ottenere e quali sono i tuoi traguardi e ti danno consigli esterni (più o meno scontati) e magari ti propongono esercizi per sovvertire problematiche specifiche o al massimo farmaci.

Ora non ne ho più molto bisogno perchè sto relativamente bene e i soldi che mettevo lì mi danno comunque più utilità marginale investendoli in vestiario, cibo, corsi (non c’è un cazzo da fare se ti senti un fallito inutile che non sa fare nulla il modo più rapido per fartela passare è imparare skill e usarle per essere utile agli altri) e qualche serata ogni tanto.

Considerando anche che la maggioranza degli “strizzacervelli” sono abbastanza scarsi, avevo letto su non quale rivista che il 90% delle recensioni più positive convergono verso il 10-20% dei professionisti che è più o meno la mia stima di professionisti validi nel settore.

Non mi però chiaro come uno psicoterapeuta possa effettivamente mantenere continuità ed efficacia operativa nel tempo, fino a costituirne una carriera invero, senza arrivare a soffrire a propria volta di almeno alcune delle problematiche di cui la professione si farebbe carico, ed eventualmente come una tale eventuale determinata progressione in una o nell’altra direzioni influisca successivamente sulle metriche dell’operato di ciascuno.

Non capisco che intendi

Dalla serie “mi iscrivo a psicologia così risolvo i miei problemi?” (che è probabilmente il motivo numero 1 per cui la gente lo fa insieme a “c’è un botto di figa” per maschi e lesbiche)

Boh, anche magari, non era parte dell’insieme a cui volessi far riferimenti ma sembra un’interpretazione valida. :asd:

No, intendevo come una persona possa professionalmente passare il proprio tempo navigando tra le difficoltà emotiva altrui rimanendo comunque sufficientemente empatico da poter costruire un legame produttivo e così diversificato considerando la varietà delle persone che scelgono di affrontare il precorso terapeutico, insomma come non cedere al cinismo funzionale.

Gli psicologi che io sappia sono a loro volta seguiti da altri psicologi :asd:
Tra l’altro al giorno d’oggi il settore è particolarmente piagato dal precariato, forse anche più della media nazionale :asd:

Avviene in maniera strutturale dunque ? Una forma di economia circolare ?

Precisiamo, non metto in discussione la validità della professione o l’importanza del ruolo di questi terapeuti, solo sono scettico possa essere un modello carrieristico tale poter essere esercitato continuativamente senza incorrere in un logoramento, ed appunto mi chiedo quando ciò dovesse putativamente avvenire quale possa essere l’impatto sul paziente in cura in termini di efficacia.

Parlo per sentito dire e non lo so con precisione, me lo sono sempre chiesto anch’io :asd:

Non metterei troppo a paragone psicologi e psichiatri che pur operando nello stesso ambito sono comunque cose abbastanza diverse per quanto tangenti :asd:
A voler esser larghi con un paragone un po’ così come mettere sullo stesso piano chiropratici osteopati fisioterapisti etc, è un parallelo che ci sta @BliZ o manco il cazzo :asd: ?