Il senso della vita per me è la vita.
Ossia vivere.
In cosa consiste vivere è il grande dilemma.
La natura ci ha dotati di un intelletto fuori parametro, non c’è verso di misurarlo, e quando lo misuri è già mutato, esso ci procura passioni, desideri, voglia di scoprire il mondo, voglia di capire come funziona il tutto.
Ci sentiamo tutti come maschere che arrancano, di fatto il desiderio più primordiale è trovare un senso, in questa ricerca bulimica, ci rifuggiamo nel lavoro, poi nella famiglia, poi in serate improbabili, poi nel divano e poi nella bara.
Ci muove il desiderio di usare il tatto, l’udito, la vista, il gusto, l’olfatto.
Ma c’è anche il sesto: la mente.
E il settimo: il corpo.
Ci muove il desiderio della nota piramide, fisiologico, sicurezza, accettazione, stima e ego.
Una roba di una potenza mostruosa.
Annienterebbe chiunque se decidiamo di liberarle.
Allora iniziamo a mettere un paletto qui e uno la di contenimento.
Ma ti nasce proprio il desiderio di usarli al massimo, per crearti un tuo mondo, affermare il tuo se. Sentirti utile, realizzato, al sicuro.
Poi una mattina si spegne la mente e senti solo il bisogno di magnare, cacare, dormire e respirare, vuoi il silenzio, la pace, la serenità, ma non ci sono cazzi, hai esagerato, come diceva Pozzetto, hai esagerato, e arriva il conto, con gli interessi alla francese, ma non potevi non esagerare, era come non vivere, come comprare una ferrari e andarci a comprare il pane al market sotto casa.
La ferrari la vorresti usare su una cannonball run che va da Tunisi a Città del Capo mentre declami a cappella il decamerone col sottofondo dei doors a rotella.
Oggi ho incontrato un ragazzo che viene dal Marocco.
Gli ho chiesto “Com’è il Marocco?”
mi ha risposto in uno slang italofrancese:
“È bellissimo, dovresti andarci, c’è un posto dove dalla spiaggia vedi le isole, io purtroppo devo stare qui, ma mando i soldi a mia madre.”
L’ho guardato e gli ho dato quello che mi ha chiesto facendogli un piccolo omaggio.
È andato via sorridendo e io mi sono fatto un miliardo di domande senza risposte.
Anni fa invece conobbi una persona che mi raccontò di quando portò in visita in occidente dei bambini africani che noi occidentali riteniamo terzo mondo.
Il senso era di dare anche a loro modo di vedere un altra parte del pianeta.
Una vacanza anche per chi non se la può permettere.
Da capire da cosa pensai.
Devo dire anche con probabilmente un po di supponenza tutta occidentale di ritenere il nostro modello come il migliore.
Questi bambini furono ospitati a casa di famiglie diciamo benestanti.
La frase di uno di quei bambini fu:
“Avete tutti delle case bellissime, enormi, con tantissimi giocattoli, con cibo abbondante, pulitissime e profumatissime, ma vuote, senza vita, con pochissimi bambini con cui giocare, perchè fate così pochi bambini?”
Quella frase mi fece capire l’assurdità del mondo in cui viviamo.
Personalmente trovo grande sollievo nella musica, mi fa smettere di desiderare cose e mi procura un nuovo tipo di desiderio che non so descrivere bene ma è molto appagante, mi rende sereno, è il mio rifugio praticamente.
Sono in una fase della vita dove ogni mio slancio che non abbia nella controparte un moto di empatia mi appare effimero, utile come un buco di culo nel gomito.
Ma è una cosa tutta mia dato che ho vissuto sia il prima che il dopo, il prima a tavoletta e il dopo azzerato, manco saper più fare due+due a mente.
Al minimo cenno di sopracciglio nell’interlocutore divento peggio di un androide, si, prego, desidera, fatto.
I peggiori sono quelli col bastone nel culo, li vedi già come deambulano, poracci, stanno nel limbo, soffrono come dannati, ma non vedono più nemmeno la loro faccia tirata.
E tra questi mi ci metto pure io, si perchè gli istanti di verità sono solo interiori, fuori dal palcoscenico, e ti fai bastare i ricordi che diventano sempre più lontani, di quando non c’era bisogno di chiedere che lavoro fai per giocare insieme.
Io odio rispondere a questa domanda, non è il lavoro che ci qualifica come viventi, ma ben altro, ma se devo rispondere di solito dico che di lavoro faccio il genitore sminchiato e il marito deforme un ora al giorno e nel tempo libero faccio lo schiavo 12 ore al giorno.